Telegiornaliste
anno III N. 19 (97) del 14 maggio 2007
Silvia Carrera, il volto giovane di Studio aperto
di Giuseppe Bosso
Nata a Cremona, Silvia Carrera è
giornalista professionista dal 2005. Dopo una parentesi a SkyTg24 è
entrata a far parte della redazione di Studio Aperto come redattrice, in
particolare di servizi legati al mondo dello spettacolo.
Sei già entrata nel cuore degli spettatori: soddisfatta, o non te
l’aspettavi?
«Ho iniziato nelle tv locali: non ero abituata a questa visibilità, ad essere
riconosciuta dalla gente che mi seguiva e che mi segue, anche sul vostro
forum. Mi auguro solo che, alla fine, i miei servizi piacciano per quello
che riesco ad esprimere, per quello che dico e per come sono costruiti».
Nei servizi tv appari molto esuberante: ritieni la spontaneità una dote
essenziale per questo lavoro?
«Io sono considerata una delle meno esuberanti, pensa un po’! Ma per fare il
giornalista in tv l’esuberanza è utile: devi metterti in gioco, devi coinvolgere
con le immagini e le parole avendo a disposizione pochissimo tempo. I servizi
durano al massimo un minuto e mezzo. L’essere spontanei e a proprio agio conta
molto, gli altri lo percepiscono.
Nel giornalismo in generale non credo sia una dote essenziale, pensa ad alcuni
giornalisti della carta stampata, molto meno presenzialisti di quelli della tv
ma bravissimi».
Che tipo di informazione ritieni si debba fare per attrarre i giovani?
«Il nostro è principalmente un pubblico di fascia giovane e quindi cerchiamo
sempre di essere attenti a quello che ai giovani interessa. Adesso tutte le
nuove mode che appassionano i ragazzi vengono messe in rete, quindi è lì che
andiamo a scovarle, oltre ad avere contatti con i ragazzi. Poi, ovviamente, ci
guardiamo in giro anche noi! Se non vedi come cambia il mondo intorno a te, che
giornalista sei?».
Oggi inviata d’assalto, domani anchorwoman?
«Non sono un’inviata d’assalto, non faccio cronaca, mi occupo principalmente di
costume, dove non c’è nulla da assaltare se non i vip quando scappano!
Amo il giornalismo televisivo sotto ogni suo aspetto, mi piace tantissimo fare i
servizi, nel senso di pensarli, girarli e costruirli dandogli una logica, un
senso, una chiave di lettura. Però, certo, se mi chiedessero di provare a
condurre non rifiuterei».
Cosa pensi delle proteste dei colleghi per il rinnovo del contratto di
lavoro?
«Gli editori non sono stati molto inclini a trattare, per ora: non è facile
tirare avanti per chi, come me, ha un contratto a termine, e neanche per tutti i
precari che aspettano da anni una sistemazione definitiva. Così come per i tanti
freelance che non hanno ancora visto riconosciuta una vera e propria
sistemazione a livello normativo. Spero che lettori e spettatori possano
capirci».
Ti è mai capitato di sentirti imbavagliata?
«No, mai».
Cosa viene prima: il lavoro o la vita privata?
«Così come metto tutta me stessa nel lavoro, metto tutta me stessa nel privato.
Certo, a volte il ritmo è pesante, magari non vedo i miei genitori per settimane
e spesso devo rinunciare all’ultimo minuto a serate organizzate da tempo, ma
quanti vorrebbero essere al mio posto?
Sono immensamente felice di lavorare a Studio Aperto e della fiducia che
mi è stata data».