Telegiornaliste anno II N. 6 (38) del 13 febbraio 2006
Speciale Campionato. Intervista a Maria Grazia Capulli
di Alvaro D'Occhio
L’undicesimo campionato delle telegiornaliste si è concluso da pochi giorni
con la vittoria di Maria Concetta
Mattei.
Un utente del
forum di Telegiornaliste, Alvaro D'Occhio, ha raggiunto a Saxa
Rubra la quarta classificata, Maria
Grazia Capulli, per raccogliere le sue dichiarazioni all’indomani della
chiusura.
Il nostro campionato si è chiuso da poco e ha visto trionfare la tua collega
di tg, Maria Concetta Mattei; Manuela
Moreno si è classificata terza, e tu quarta. Vi siete mai scambiate
commenti sull’andamento del torneo o sfrecciatine come Io con quella ho
vinto, tu no?
«No, almeno in mia presenza».
Il fatto che tre delle prime quattro classificate di questo campionato siano
del Tg2 è un riconoscimento al valore della testata, o lo reputi un
successo personale indipendente dalla comune struttura di appartenenza?
«In parte potrebbe essere merito anche della testata, che per una
coincidenza piuttosto fortunata porta in dote un nutrito numero di
giornaliste in gamba, preparate e di bella presenza. E aggiungo che ce ne
sono molte, anche tra quante non vanno in video e che fanno un lavoro per
così dire dietro le quinte, ma sempre molto importante».
La conduzione in piedi, meno formale, può avervi dato una mano?
«Non saprei. E’ un tipo di conduzione che non prediligo. Manca ad esempio la
possibilità di prendere appunti, se i fogli cadono di mano è una tragedia,
anche perché noi non abbiamo il gobbo, poi, col fatto che ci sono tre
telecamere, oltre a comunicare la notizia in maniera esatta dobbiamo stare
anche attente a quale camera sta registrando… La conduzione classica, dietro
la scrivania, al contrario, agevola il giornalista».
Nella storia del Campionato delle telegiornaliste sei la
professionista che ha ottenuto i migliori piazzamenti: prima, seconda,
terza, seconda, seconda, settima e quarta. Credo tu ne possa essere
contenta.
«Certo, mi fa piacere, perché questa costanza di rendimento significa che
sono apprezzata in maniera costante, anche quando non appaio in video;
oltretutto da questa stagione i conduttori del Tg2 sono aumentati,
quindi non mi capita più di condurre una settimana su tre, ma una su otto,
per esempio».
Inoltre molto spesso risulti essere la concorrente più votata, o quella con
il rapporto voti a favore - voti contrari tra i migliori.
«Wow, allora dovreste istituire un premio a parte!», (ride, ndr).
Però,
nonostante tutto questo, c’è sempre qualcosa che va storto, qualcuno che si
frappone fra te e la vittoria finale.
«In questo forse c’è una sorta di corrispondenza con la mia situazione
professionale: quante volte mi sono sentita rivolgere apprezzamenti per il
mio lavoro, per gli ascolti, quante interessanti prospettive annunciate… poi
guarda caso non se n’è mai fatto nulla. Avrei anche qualche idea sulle
motivazioni ma preferisco glissare. Noblesse oblige!».
Così, però, fai provare la “sindrome da Inter” anche a chi, nerazzurro ma di
fede atalantina, ne farebbe volentieri a meno: un anno fa sul Corriere
della Sera dichiaravi di non capire come mai fossi arrivata in finale.
Te lo chiedi ancora adesso?
«No (sorride, ndr)! Ma non avevo detto questo. Mi avevano domandato
come mi vesto per andare in onda, forse perché credevano che il vostro
criterio di voto si basi esclusivamente sull’aspetto fisico, e io ho
risposto che non mi vesto in maniera sexy. Forse adesso mi curo un po’ più
che gli anni scorsi, ma comunque non esagero mai. Evidentemente l’autrice
dell’articolo ha rielaborato un po’ troppo la mia risposta».
Un ultimo appunto sulla tua popolarità preso di noi: le discussioni che
ospitano le tue partite registrano costantemente un numero di accessi molto
superiore a quello delle altre partite. Qualche volta è successo che le
visite di tutte le altre sfide, sommate, non raggiungessero quelle della
tua.
«Ariwow!» (ride, ndr).
Una tua collega mi ha detto che le sembra strano che ci sia qualcuno che vi
chiede autografi, perché, diceva sempre lei, il vostro “è un lavoro
normale”. Che effetto ti fa vedere che questo trattamento non è riservato
solo a calciatori, attori e cantanti?
«E’ quantomeno inaspettato che questo accada anche nei nostri confronti. Ma
ti risponderò con la battuta di uno dei miei film preferiti sul mondo del
giornalismo, L’ultima minaccia: E’ la stampa, bellezza! Da
rivedere e correggere così: E’ la tv, bellezza!».
E per concludere, una curiosità: durante la tua ultima settimana di
conduzione sei stata presentata a video come “Maria F. Grazia Capulli”. La
“F.” sta per…?
«E’ il mio terzo nome: in realtà io avrei dovuto essere “Maria Francesca
Grazia Capulli”, ma all’anagrafe hanno combinato un pasticcio. Adesso sto
valutando se correggerlo e ripristinare lo stato originario delle cose…
vedremo».