Telegiornaliste
anno II N. 40 (72) del 6 novembre 2006
Paola Buizza, piccole giornaliste crescono
di Giuseppe Bosso
Questa settimana Telegiornaliste ha incontrato
Paola Buizza, mezzobusto di Brescia Punto Tv.
Com'è iniziata la sua carriera e cosa l'ha spinta a diventare giornalista?
«A diventare giornalista mi ha spinta innanzitutto la voglia di capire come
“funziona” questo nostro stravagante e affascinante mondo. Da piccola mi piaceva
ascoltare i tg, leggere i giornali e dilettarmi a scrivere pagine e pagine di
commenti sui fatti del momento. Sinceramente non avevo ben chiaro cosa avrei
voluto fare nella vita, a parte la ferma volontà di essere libera e di poter
soddisfare le mie necessità e i miei desideri. L’incontro con il giornalismo è
avvenuto per caso. Sapevo che una piccola televisione locale stava cercando
redattori e così mi sono proposta con il mio curriculum fatto di lavori come
animatrice turistica, commessa e collaboratrice saltuaria per mensili locali.
Era il 1993, mi pare. Fu un’esperienza intensa che mi affascinò e appassionò.
La televisione chiuse poco dopo ed io continuai a scrivere per piccoli giornali
locali. Poi la decisione di tornare per un po’ al turismo facendo l’assistente
turistica e la decisione, nel 1996, di trasferirmi negli Usa, dove ho lavorato
come cameriera, cuoca, assistente fotografa e segretaria. Tornata in Italia il
destino mi ha riportato sulla strada giornalistica: prima Telemarket Notizie
e il Tg dell’Arte di Elefante Tv, poi Primarete e, infine, Brescia Punto
Tv».
Un'emittente come Brescia Punto tv può costituire un buon trampolino di
lancio per un aspirante giornalista?
«Me lo auguro! Sicuramente il lavoro è tanto e diversificato. In una televisione
locale si è chiamati a scrivere di tutto: cronaca, economia, cultura... Tre,
quattro servizi al giorno per i quali ci è richiesto anche di effettuare le
riprese con la telecamera e il montaggio in digitale. Non solo tg, anche
trasmissioni e dirette. Saltuariamente collaboro anche con il quotidiano del mio
gruppo editoriale, Bresciaoggi, ed è un ulteriore impegno. Penso che la
realtà locale aiuti ad ottimizzare il tempo, diversificare le competenze e
preparare ad ogni evenienza.
Dopo anni ho raggiunto un obiettivo importante: dal primo gennaio 2006 sono
iscritta all’albo dei praticanti. La strada è ancora lunghissima, e spesso
sperare nella meritocrazia, in Italia, è un’utopia».
Come donna ha mai avvertito qualche discriminazione nei suoi confronti, e più
in generale ritiene che nella professione si sia raggiunta una parità di
trattamento?
«Non sono mai stata vittima di discriminazioni. Mi rendo conto che per un
collega uomo ottenere un contratto, sia a tempo determinato che indeterminato, è
molto più facile. La parità di trattamento a livello generale è strettamente
collegata alla possibilità di poter conciliare lavoro e vita privata. Fino a
quando una donna avrà il timore di comunicare all’azienda la necessità di
assentarsi per maternità, la parità non sarà mai raggiunta».
Quali consigli darebbe a chi volesse intraprendere il suo mestiere?
«Di seguire il proprio istinto e le proprie inclinazioni nonostante tutto e
nonostante tutti. Porsi con umiltà nei confronti della professione e dei
colleghi. Cercare la chiave giusta per trasmettere sensazioni e parlare più
lingue straniere».
Grazie al nostro
forum è evidente come lei sia una delle tgiste più ammirate: cosa la lusinga
di più, essere apprezzata come giornalista o come donna?
«Preferisco essere apprezzata come persona. Evidentemente per chi non mi conosce
è difficile scegliere se amarmi oppure odiarmi. Quindi preferisco essere
apprezzata come giornalista».
Riesce a conciliare lavoro e affetti con un mestiere impegnativo e itinerante
come il suo?
«Ho la fortuna di avere un compagno che lavora nel mio stesso campo. Le mie
esigenze sono le sue. C’è massima comprensione».