Telegiornaliste
anno V N. 14 (185) del 13 aprile 2009
Simona Branchetti, la
determinazione di una giornalista
di Giuseppe Bosso
Questa settimana incontriamo
Simona
Branchetti, volto noto del Tg5.
Che bilancio puoi trarre di questi primi due
anni di esperienza al
Tg5?
«Molto positivo, ho la possibilità di conciliare
conduzione e redazione al tempo stesso. Sono
molto grata a chi mi ha dato questa possibilità
dopo l'esperienza a
Sky
Tg24 che considero la mia vera mamma
giornalistica».
In passato sei stata conduttrice di varie
trasmissioni, l'esperienza ti è servita?
«Sì, non tanto per il giornalismo vero e proprio,
quanto per acquisire dimestichezza davanti alle
telecamere. Studiavo all'università e mi
arrabattavo per mantenermi lavorando in
emittenti come Happy Channel, dove conducevo
programmi per bambini, o al Tg Rosa. Ma
era il giornalismo il mio vero sogno nel
cassetto. Ho iniziato sulla carta stampata
collaborando con un quotidiano, La Voce di
Forlì, dove arrivai grazie ad una
conoscente».
Ritieni che gli italiani siano pronti per il
definitivo lancio del digitale terrestre?
«Ci diciamo sempre scettici davanti a novità come
queste, salvo poi adattarci tempestivamente.
Confido che saremo rapidi e al passo con i
tempi».
Cosa pensi di questa improvvisa "caccia al
manager" che ha portato ad episodi di violenza
in Francia e in America?
«La crisi economica è una cosa di cui dobbiamo
prendere atto, ma senza esasperare. Dobbiamo
mantenere i nervi saldi e ragionare su come
possiamo uscirne, senza scendere in questi
episodi di violenza che non risolvono niente».
Fai parte del "nuovo corso" del Tg5: come sei
stata accolta dai veterani della redazione?
«Molto bene, meglio di quanto mi aspettassi.
Magari, certo, inizialmente poteva esserci un
po' di diffidenza, ma col tempo hanno capito che
avevo voglia di migliorare e di far bene, senza
presunzione, e ne sono molto contenta».
Che idea ti sei fatta di Telegiornaliste
e del grande seguito che hai?
«È uno spazio simpatico e divertente dove tutti
possono esprimersi. Per noi è un supporto,
possiamo capire l'idea che diamo a chi ci segue
e di come ci percepiscono i telespettatori».
Quali sono gli apprezzamenti che ti hanno
gratificata maggiormente e quali critiche ti
hanno ferito di più?
«Non mi ha fatto piacere leggere cose false su di
me, per esempio che io e il direttore avremmo
bisogno del gobbo... anche sul vostro sito mi è
capitato di leggere qualcosa di non molto
accogliente all'inizio. La critica, se è
costruttiva, è una cosa che accetto senza
problemi. Riguardo gli apprezzamenti, beh (ride,
ndr) inevitabilmente mi fanno sorridere
quelli sull'aspetto fisico, anche un po'
coloriti, ma per fortuna ho trovato anche
valutazioni positive sulla mia professionalità».
Pensi che siano maturi i tempi perché ci possa
essere una donna al timone di un tg importante
come il tuo?
«Perché no? Ormai penso che siamo un "esercito di
Marcegaglie", anche se rimangono molte
difficoltà. Per una donna in carriera è
difficile riuscire a conciliare lavoro e affetti
e per questo siamo ancora escluse da certi
posti, ma non sarei così pessimista. In
prospettiva vedo molte professionalità valide,
non solo nel giornalismo».
Come ti descrivi come donna e come
giornalista?
«Determinata. Ho le idee chiare su cosa voglio
sia nel lavoro che nella vita privata».