
Telegiornaliste 
		anno III N. 4 (82) del 29 gennaio 2007
 
 
   Francesco Bozzetti: il giornalista che vive di notte
   di Nicola Pistoia 
   
   Professionista dal 1974, Francesco 
	Bozzetti ha iniziato la carriera giornalistica prima come corrispondente 
	sportivo per L’Unità e 
   Tuttosport, poi come cronista all'Avvenire, e come collaboratore 
	Rai per il Gazzettino Padano. 
   
   Nel 1992 viene assunto come inviato speciale a Studio Aperto e 
	dall’anno successivo al Tg4 di Emilio Fede. Segue come inviato i 
	principali avvenimenti di cronaca e politica in Italia e all’estero e dal 
	1996 è coordinatore e conduttore della Rassegna stampa del Tg4.
   
   
   Quando è nata questa passione per il giornalismo? 
   «Sembrerà un’ovvietà: da ragazzino, sui banchi della scuola media. Provavo a 
	fare il giornalino di classe, lo impaginavo, ci scrivevo gli articoli e al 
	posto delle foto facevo dei disegni. Tutto da solo. E poi mi divertivo a 
	distribuirlo ai compagni». 
   
   Ci racconta la giornata tipo di Francesco Bozzetti? 
   «La mia giornata tipo inizia verso le 18.00, quando sono impegnato nel turno 
	di conduzione della Rassegna stampa. Appena arrivo in redazione leggo 
	tutti i quotidiani, esamino le news delle agenzie per avere il quadro della 
	situazione e poi comincio a selezionare gli argomenti del giorno. Subito 
	dopo il tg principale delle 19.00, partecipo con gli altri caporedattori 
	alla riunione con il direttore, e lì viene impostata la rassegna stampa che 
	preparo a partire alle 20.30 selezionando i vari giornali che giungono in 
	redazione, scrivendo i testi per i “vivi” e aggiornando le principali 
	notizie che mi vengono segnalate dai redattori di turno serale. Poi, alle 
	23.30 l’edizione viene registrata ed è pronta per la messa in onda 
	nell’intervallo del film della sera». 
   
   Quali tg guarda con particolare interesse? 
   «Tutti i tg che posso. Compresi quelli locali. Credo che ci sia sempre da 
	imparare da chiunque, anche dall’ultimo arrivato in quanto a stile, al modo 
	di porgere le notizie, di leggerle o commentarle». 
   
   Ci sono telegiornalisti, anche di altri tg, che apprezza maggiormente?
   
   «Fra i “contemporanei” sicuramente Emilio Fede, l’unico vero “anchorman” 
	italiano. Il suo metodo di conduzione è straordinario per naturalezza, 
	chiarezza di esposizione e mimica che spesso spiega la notizia più e meglio 
	di qualsiasi parola. C’è poi lo stile di Enrico Mentana, asciutto e veloce, 
	e quello di Fabrizio Summonte del Tg5, più pacato, più colloquiale ma 
	efficacissimo». 
   
   Lavorare nel tg di Emilio Fede è una grande responsabilità o un grande 
	privilegio? 
   «Entrambe le cose. Presuppone senso di responsabilità perché è un tg 
	nazionale con un nocciolo duro di fedelissimi molto attenti e anche molto 
	critici che bisogna saper “conquistare” ogni volta che si va in video, 
	perché abituati a un modello, quello di Fede, che è inimitabile per 
	chiunque. Prestigioso perché proprio il modello Emilio Fede propone un tipo 
	di giornalismo moderno e di qualità, attento non solo ai contenuti ma anche 
	all’estetica». 
   
   Il vostro telegiornale è stato accusato di parzialità verso un determinato 
	orientamento politico e per questo sanzionato. Tutto ciò le sembra giusto o 
	crede ci sia stata una esagerazione mediatica? 
   «Credo che sia stata esagerazione mediatica. Nessun giornale, né parlato né 
	scritto ha il pregio dell’obiettività assoluta. Ogni notizia appare diversa 
	a seconda del punto di vista con il quale la si racconta. Il punto di vista 
	di Emilio Fede, qualche volta, non coincide con quello di chi ascolta. Tutto 
	qui».