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Intervista a Serena Bernardo (1) tutte le interviste
Serena BernardoTelegiornaliste anno IV N. 17 (142) del 5 maggio 2008

Serena Bernardo, signora del talk show
di Giuseppe Bosso

Serena Bernardo, napoletana e giornalista pubblicista dal 1995, muove i primi passi nel mondo della televisione come annunciatrice dell’emittente Tele Europa. Attualmente conduce sul circuito Tele A il talk show Gradite un caffè.

Serena, da cosa nasce Gradite un caffè e a quale modello di talk show si ispira?
«Non vorrei sembrare presuntuosa, ma ritengo il mio un vero talk show inteso come salotto in cui gli ospiti intervengono e interloquiscono in maniera garbata senza alzare la voce, cosa che bandisco assolutamente. Era questo il significato del talk show fino agli anni 90, poi è arrivata la tv urlata che vediamo oggi. Noi riusciamo a trattare sia temi un po’ più frivoli che argomenti seri e impegnativi».

Quali sono gli ospiti con i quali hai maggiormente piacere di interloquire?
«Non amo molto i politici, soprattutto perché è un settore che non mi appartiene per il suo linguaggio e per il suo meccanismo. Essendo biologa e avendo seguito un percorso di studi scientifico-medico, sono proprio questi i personaggi con cui mi trovo maggiormente in sintonia».

Si può parlare in maniera pacata delle problematiche di Napoli?
«Assolutamente sì. Per esempio, ultimamente, abbiamo ospitato i vertici dell’ARPAC con cui abbiamo trattato il problema ambientale che sta vivendo la nostra città a causa dell’emergenza rifiuti. Napoli ha delle eccellenze che andrebbero meglio valorizzate e pubblicizzate, in campo sanitario ad esempio. Abbiamo ospitato il Professor Poggi che gestisce il reparto di oncologia dell'ospedale Pausillium in maniera straordinaria. Insomma, ci sono delle perle che se unite, formerebbero una meravigliosa collana. Però è anche vero che, per i telegiornali nazionali, parlar male di Napoli è un gioco quasi irrinunciabile. Ho calcolato che ogni giorno, in media, ci sono almeno tre servizi sulla città per un totale di ventuno a settimana. Ebbene, di questi soltanto due parlano di Napoli in termini positivi, mentre il resto spazia tra immondizia, camorra e cronaca nera».

Riesci ad essere garbata e puntigliosa al tempo stesso, magari facendo domande critiche agli ospiti in trasmissione?
«Più che puntigliosa mi ritengo curiosa, penso sia una dote indispensabile per fare bene il nostro lavoro. Quanto alle domande critiche, dipende dagli ospiti, ma si può anche fare qualche domanda, in modo garbato, sulle cose che non funzionano».

Qual è il modo giusto per affrontare ospiti che, magari, non ti sono simpatici?
«Non penso ci sia una regola in particolare, comunque è meglio per loro non risultarmi tali…»

Il tuo programma è stato inevitabilmente coinvolto dalla chiusura di Canale 10, emittente che vi ha ospitati prima di Tele A. Come hai vissuto questo momento e cosa credi rappresenti per la Campania la fine di un’emittente storica?
«E' stata davvero una grande perdita. Per anni Canale 10 è stato un punto di riferimento e un punto di partenza per tante intelligenze che si sono man mano affermate: conduttori televisivi, registi, microfonisti, addetti ai lavori che svolgono quel fondamentale e silenzioso lavoro dietro le telecamere. Era un’importante risorsa per Caserta - dove c'erano gli studi - e la sua chiusura si è rivelata tragica per quanti lavoravano lì. Lo stesso non può dirsi per quegli editori che non ci hanno pensato su troppo a chiudere. Il problema è proprio questo: oggi non ci sono quasi più editori con la "E" maiuscola, che svolgono questo lavoro con vera cognizione di causa più che per interesse».

Tra un talk show e un tg, quanto cambia il modo di fare informazione?
«Notevolmente. In una redazione di telegiornale ti trovi a dover rispondere a un direttore che ti impartisce delle direttive alle quali difficilmente puoi disattendere. I ritmi sono molto più serrati e rigidi rispetto a un talk show».

Quali sono le colleghe e i colleghi che più ammiri e stimi, sia a livello locale che nazionale?
«Serena Albano è una cara amica con cui ho condiviso praticamente lo stesso percorso professionale, avendo iniziato anche lei come annunciatrice a Tele Europa. Sono molto legata anche a Brunella Chiozzini, proprio perché abbiamo in comune il nostro essere donne di famiglia con gli stessi problemi e gli stessi ritmi. Ammiro molto le college del Tg3 campano come Cecilia Donadio e Maria Laura Massa. E poi c’è un aneddoto su Licia Colò: ero in corsa con lei per la conduzione di Geo&Geo, ma alla fine rinunciai. Beh, considerando che da lì ha avuto inizio un grande percorso per la Colò, mi sono spesso chiesta se la stessa cosa sarebbe accaduta anche a me. Ma non rimpiango quella scelta».

Hai partecipato a Campania Sport qualche anno fa e hai condotto un tg sportivo su Telelibera 63. Come ti sei trovata in quei contesti?
«Per quanto riguarda Campania Sport, inizialmente avevo qualche perplessità ma ho ascoltato l’editore Paolo Tonino che ha voluto darmi fiducia. E' durata poco, ma sono contenta di aver potuto lavorare con due cari amici come Peppe Iannicelli, un grande professionista, e Umberto Chiariello, una vera peste (ride, ndr) con il quale non sono mancate alcune discussioni. Ma lo sport è qualcosa che ho vissuto ai tempi d’oro del Napoli di Maradona, quando Telelibera 63, prima in Italia e con un grande sforzo redazionale, creò il primo tg sportivo. Mi è capitato di essere l’unica donna presente agli allenamenti della squadra azzurra, ho avuto modo di conoscere i campioni che hanno caratterizzato quel periodo come Carnevale, Ferrara e il grande Diego. Poi mi sono allontanata dallo sport, ma l’esperienza a Campania Sport non è stata negativa, anzi ho vissuto "il bello della diretta" e non è una cosa da poco».

Secondo te, la posizione della donna nella società napoletana deve ancora fare qualche passo in avanti?
«Nel campo dell’imprenditoria e del giornalismo ci sono delle figure che hanno raggiunto ottimi risultati, ma ci sono molti passi da fare ancora. Per quanto possano esserci colf e baby sitter che ti aiutano, sei sempre tu alla fine a organizzare la casa, il marito e i figli. Comunque non penso si debba cercare in maniera ossessiva di dimostrare di essere migliori degli uomini. Ognuno va per la sua strada, e se riesce a dimostrare ciò che vale, può emergere».

Quali difficoltà hai incontrato nel conciliare lavoro e vita privata?
«Per le scelte che ho fatto, non credo di averne avute molte. Ho avuto la possibilità di approdare alla tv nazionale,ma allora preferii rimanere nell'ambito locale per non rinunciare alle festività con i miei cari, e l’ho fatto con grande convinzione e serenità. Ho avuto poi la fortuna di essere aiutata dalla mia famiglia, da mio marito che mi ha sempre appoggiata, e dalle mamme e alle nonne che mi hanno dato una mano con i miei figli».

Cosa vedi nel tuo domani?
«Non ho mai amato i programmi a lunga scadenza. Amo vivere giorno per giorno tanto le gioie quanto i dolori. Nel mio presente di mamma c’è l’adolescenza dei miei figli con le sue inevitabili problematiche. Riguardo il mio lavoro, invece, potrebbe anche arrivare il giorno in cui io decida di passare dall’altra parte della telecamera, magari come regista o, come sto facendo anche adesso, come produttrice».

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