Telegiornaliste
anno III N. 40 (118) del 5 novembre 2007
Ridillo, un musical da bar assai brillante
di Valeria Scotti
Bengi, Claudio, Paul, Renzo e Albertz. Sono cinque i componenti dei
Ridillo, una delle più
coerenti realtà del panorama musicale italiano. Più di quindici anni trascorsi
tra approcci funky e atmosfere easy listening. Un marchio di fabbrica per la
band romagnola che non hai mai smesso di sperimentare e di giocare con i suoni.
Soul Assai Brillante, il loro ultimo album, dà il nome anche a un
musical da bar, un progetto unico in Italia che il gruppo promuove in tour.
Questo e altro ancora nelle parole di Daniele Bengi Benati, voce e leader
dei Ridillo.
Lo scorso marzo è partita la tournée di Soul Assai Brillante. Ce ne parli?
«L’idea è del regista Michele Ferrari con cui c’è un rapporto di amicizia e di
lavoro da molto tempo. Michele conosce gli equilibri del gruppo e ha pensato di
scrivere una vera e propria storia legata a noi in stile musical. Tutto parte da
una sessione di prove nella cantina di una funky band in attesa dell’esibizione
serale. Due le muse ispiratrici: Melania Maccaferri, attrice di Centovetrine,
e Francesca Cheyenne, dj e vj di Match Music e Rtl. E’ una bella
esperienza nata per posti piccoli dove si fa musica live, bar che hanno voglia
di aprirsi a nuove idee come questa».
Qual è stato il percorso dei Ridillo in questi anni?
«Il gruppo nasce nel 1991. Per quattro anni abbiamo lavorato ai pezzi che sono
nel nostro primo album, Ridillo. Pubblicato nel 96, è il frutto delle
nostre esperienze, come il premio Yamaha Music Quest ricevuto in
Giappone e il primo trofeo Roxibar di Red Ronnie. E’ un album
molto variopinto e rimane forse il più genuino. Il secondo, Ridillove,
raccoglie pezzi famosi come Mangio amore e ha una connotazione molto
funky con atmosfere soul e lounge. Il terzo, Folk’n’Funk, aveva
l’intenzione di riprendere i suoni tipici della nostra terra, la Romagna, come
il liscio, e fonderli insieme a temi naif. Il quarto, Weekend al Funkcafé,
è l’album che ci ha dato più soddisfazioni. Un brano è stato usato a
Passaparola, mentre alcuni singoli hanno visto la partecipazione di ospiti
importanti: Carmen Villani, Montefiori Cocktail, Sam Paglia e il grande Eumir
Deodato.
Quanto
a Soul Assai Brillante, l’idea di questo ultimo album si è
dimostrata vincente. Da tanto tempo infatti ci chiedevano un album di cover. Il
lavoro è stato caratterizzato da una grande ricerca, insieme a tanti amici, sui
pezzi americano tradotti in italiano negli anni Sessanta e Settanta. Abbiamo
riarrangiato alcuni brani e siamo arrivati a un prodotto finale di dodici
canzoni».
Tra le vostre esperienze, l’apertura dei concerti italiani degli Earth Wind &
Fire e di James Brown. Tuttora in atto, una collaborazione con Gianni Morandi.
Quanta soddisfazione e quanta responsabilità c’è nel suonare con personaggi che
hanno alle spalle una carriera così lunga?
«Aprire i concerti ti fa conoscere al grande pubblico. Ancora oggi riceviamo
email di chi ci ha seguiti al concerto degli Earth Wind & Fire o a quello di
James Brown. Sono testimonianze importanti, ti fanno capire che stai arrivando
al pubblico giusto, quello che sa apprezzare il tuo suono.
Quanto a Morandi, tutto è partito da un pezzo scritto da me e Michele Ferrari
che Gianni ha inserito in un suo album. Una sera è venuto a un nostro concerto
dove avevamo preparato la cover di un suo brano, Ma chi se ne importa.
Prima ci ha proposto una trasmissione televisiva su Canale5, poi ci ha voluti
nelle ottanta date del suo tour. Sino a maggio scorso lo abbiamo seguito in
Canada. E’ stata una grande responsabilità, soprattutto nelle serate nei
maggiori teatri italiani: non eravamo solo il gruppo che accompagnava il
cantante ma in certi momenti anche coprotagonisti della scena. Una grandissima
esperienza che ci ha permesso di imparare alcuni trucchi da un maestro come
Morandi».
Parallelamente ai Ridillo, ti occupi di musica “in proprio”. Jingle, sigle
per la tv e il cinema, brani per altri artisti. Come si fa a coniugare i propri
gusti con quelli di chi va a interpretare i tuoi lavori?
«A volte è più facile scrivere per gli altri rispetto alle tante censure che
magari rivolgi verso te stesso. Cerco di dare loro un indirizzo diverso da
quello che hanno fatto fino a quel momento, senza comunque allontanarmi troppo
dal personaggio. Insieme a Paolo Belli, ad esempio, abbiamo scritto Ho voglia
di ballare con te, un brano destinato al Festival di Sanremo e
utilizzato poi come sigla del programma Ballando con le stelle. Mi ha
fatto molto piacere ciò che un giorno Paolo mi ha detto, e cioè che riesco a
scrivere “in maggiore”: ovvero canzoni allegre, fresche, positive. Senza mai
essere banale».