Telegiornaliste
anno IV N. 13 (138) del 7 aprile 2008
Alessandra Barone: giornalista sì, velina mai
di Giuseppe Bosso
Napoletana, Alessandra Barone ha
esordito sulla carta stampata. Dopo aver partecipato al programma di Canale 21
Campania Sport dedicato al mondo del calcio, attualmente lavora al
quotidiano Il Corriere del Mezzogiorno.
In un'intervista
dichiarasti che non avresti mai fatto la velina. Una provocazione?
«Era ovviamente una battuta. Ho sempre sognato di essere giornalista e ho
seguito con interesse lo sport. Il fatto è che, sebbene molte donne si siano
fatte strada nel settore con competenza e professionalità, ancora si avverte una
certa diffidenza, anche se in parte superata dal tempo».
Cosa si può fare per vincere definitivamente questa idea?
«Già quello che ho fatto a
Campania Sport è importante. La gente mi seguiva e ha capito che il mio
ruolo non era quello della solita ragazza che legge i risultati e le
classifiche. Sono stata parte attiva del dibattito, non certo una
valletta-immagine».
Hai iniziato con la carta stampata e poi sei passata alla televisione. Quali
sono le differenze?
«Sono due contesti diversi. Sulla stampa devi cercare di essere chiaro per il
lettore, mentre davanti a una telecamera devi saper coinvolgere lo spettatore.
Al momento mi trovo bene alternando le due cose, ma so che prima o poi dovrò
fare una scelta definitiva».
L’intervista più bella che hai fatto?
«Ricordo con piacere l’incontro con il mitico Carmando, massaggiatore del
Napoli di Maradona, che mi ha raccontato come ha vissuto l’epoca d’oro della
squadra azzurra. Un'altra volta intervistai un politico e rimasi colpita dal
fatto che le mie domande erano state riprese da alcuni colleghi a livello
nazionale».
E il complimento più bello che hai ricevuto?
«Sicuramente i complimenti della gente che mi considera come un’amica, che mi
chiede sia nelle mail che ricevo che per strada quando mi incontrano opinioni
sul Napoli e sul calcio. Non mi sarei aspettata tanto, anche se seguo
assiduamente la squadra in casa e, a volte, in trasferta».
Quali prospettive di crescita professionale ti ha dato
Canale 21?
«Tante. E' indubbiamente un buon trampolino di lancio oltre che emittente
storica nel contesto partenopeo».
Questo Napoli può essere la rivelazione del campionato?
«Sta facendo molto bene, e gran parte di questo è merito di Reja. Malgrado le
critiche, malgrado le perplessità, credo che a questo allenatore vada
riconosciuto il fatto di essersi adattato a un ambiente non certo facile, con
umiltà e professionalità. Non a caso, da quando è iniziato il periodo nero del
Napoli con la retrocessione in B nel 1998, è l’allenatore che, più di tutti, ha
retto nel tempo».
Napoli rivelazione, ma anche bersaglio della giustizia sportiva, dalle porte
chiuse per la sfida casalinga con il Genoa al divieto delle trasferte a rischio
per la tifoseria. Misure non sempre uguali per tutti…
«Sì, ma il paradosso è che quello che abbiamo vissuto nella tragedia di Gabriele
Sandri è accaduto al di fuori dello stadio e quindi al di là del mondo del
calcio. Certo, non si può dire che la giustizia sportiva sia stata finora
benevola con la società azzurra, ma io eviterei di cadere nel vittimismo, come
sento da più parti. Bisogna sapersi risollevare e guardare avanti senza perdere
l’entusiasmo, anche di fronte a momenti negativi come questo».
I media possono contribuire a contrastare il sempre crescente fenomeno della
violenza negli stadi?
«Certo, a cominciare da una corretta informazione che contribuisca a riaffermare
quella concezione etica e sociale del calcio e dello sport, senza cadere nel
vittimismo e senza soffermarsi su certi aspetti "gossippari". Questa è una
tendenza che non mi piace».
Cosa pensi delle "telecronache di parte" di Mediaset?
«E' sicuramente un’idea carina: il Napoli è stato abbinato ad Auriemma, un
personaggio molto simpatico. Comunque, secondo la mia idea, la telecronaca è un
qualcosa che deve prescindere dalle simpatie sportive del telespettatore e deve
essere imparziale e obiettiva».
Il programma che vorresti condurre?
«Sicuramente mi piacerebbe avere un programma mio, tanto come autrice che come
conduttrice. Il massimo sarebbe
Ballarò (ride, ndr), ma apprezzo molto anche
Ilaria D’Amico che, a Sky Calcio Show, è sempre molto professionale e
attenta».
E’ importante, secondo te, avere una grande libertà di informazione?
«Certamente sì. A volte può sembrare pura utopia, ma è importante avere comunque
intelligenza e scaltrezza per riuscire a dare un’informazione corretta e
trasparente. Per quanto mi riguarda, non mi sento e mi sono sentita mai
condizionata nel mio lavoro, e spero di poterlo dire anche in futuro».