Telegiornaliste
anno III N. 30 (108) del 30 luglio 2007
Serena Albano: le battaglie di una direttora
di Giuseppe Bosso
Nata a Napoli, Serena Albano è
giornalista professionista dal 2004. E' direttore del tg di Canale 8, prima in
Italia ad aver ottenuto la concessione per trasmettere sul digitale terrestre, e
della testata giornalistica del canale satellitare Libera.
Ha esordito come annunciatrice presso l'emittente campana Teleeuropa,
dove ha anche condotto trasmissioni per bambini e di intrattenimento.
Una tra le poche donne ad essere direttore di un telegiornale in Italia: come
mai, secondo te, a livello nazionale queste cariche sono ancora "patrimonio"
maschile?
«Qualcosa sta cambiando man mano, ma al momento sono gli uomini a decidere,
anche se ce la mettiamo tutta.
Ho avuto questa possibilità anzitutto grazie alla fiducia dell’editore Lilly
Albano, che è, preciso, mia sorella, ma non per questo mi ha favorito in quanto
tale: ha avuto fiducia in me. La mia fortuna è stata anzitutto quella di poter
cominciare, prima che come giornalista, come conduttrice televisiva, e questo mi
ha dato una spinta in più.
Inoltre, vivendo in una città difficile come Napoli, mi sono abituata fin
dall’inizio a fare tutto da sola, dalla preparazione delle interviste alla
conduzione, e questo mi ha permesso di formarmi molto bene».
E quale, tra le tue colleghe che operano a livello nazionale, merita di
dirigere un tg?
«Lilli Gruber, giornalista molto
preparata e persona di grande intelligenza. Ha fatto la scelta di impegnarsi in
politica, dove ritengo possa fare del suo meglio per le sue qualità. È
ammirevole per il fatto che si sia buttata nella mischia in un momento molto
difficile, in cui la classe politica non ispira fiducia al cittadino. Ma anche
Milena Gabanelli, autrice di
Report, meraviglioso
programma di informazione pura e coraggiosa di Rai3. Sarebbe auspicabile che ci
fossero tante persone serie e preparate come loro».
Hai mai avvertito sfiducia da parte dei suoi colleghi maschi all'avere un
direttore donna?
«Se ti riferisci ai colleghi di redazione, no, anche perché mi capita di avere a
che fare soprattutto con giovani che riconoscono la mia esperienza e mi hanno
sempre dato molta fiducia. In altri ambiti qualcuno, forse, ha espresso con
ironia qualche “battutina” ma, a parte questi casi sporadici, posso affermare
che almeno nel 99% dei casi non ci sono stati mai problemi, anzi grande stima».
Recentemente hai vinto il premio Cultura classic per il giornalismo
regionale con
Tiziana Ferrario del Tg1: cosa ammiri in lei?
«La competenza e la serietà; il problema di noi giornalisti è che siamo sempre,
chi più chi meno, tenuti a rendere conto ad un editore e, al tempo stesso, a
lavorare con la massima imparzialità e questo succede in Rai come a Mediaset».
Ormai Canale8 è una realtà affermata non solo a Napoli; quali sono, secondo
te, le chiavi di questa riuscita?
«Direi che una di queste è stata l’intuizione di anticipare l’utilizzo di nuove
tecnologie, e anche qui chiamo in causa l’intelligenza dell’editore che ha
voluto puntare, investendo, su questo prima degli altri. Come sapete siamo stati
i primi ad ottenere la concessione per trasmettere sul digitale terrestre,
anticipando nel breve periodo quello che altri ritenevano di poter impiegare più
in là».
E sempre a proposito di Napoli, quale dovrebbe essere l'atteggiamento dei
media di fronte ai problemi della città, non ultimo l'emergenza rifiuti?
«L’atteggiamento critico è essenziale in questo frangente. Seguire gli eventi e
al tempo stesso monitorare senza nascondersi, tenendo informato costantemente il
cittadino che si trova tutti i giorni alle prese con questa emergenza. E’ un
momento difficile per la nostra realtà ma non impossibile da superare, anche
grazie all’aiuto dell’informazione».
Il ritorno in Serie A del
Napoli può essere l'inizio di un nuovo corso partenopeo?
«E’ sicuramente stata una gioia e un momento di grande entusiasmo per la città,
ma ovviamente di per sé non aiuta a risolvere i problemi. E’ stato soprattutto
un successo del presidente De Laurentiis, che ci ha messo tutto il cuore - ma
anche, diciamolo, il portafoglio - per raggiungere questo obiettivo che ha dato
tanta gioia ai napoletani. Ma i problemi della città sono ben altra cosa».
Qual è la tua giornata tipo?
«Decisamente scombinata. Non potrebbe essere altrimenti, perché oltre che
direttore del tg di Canale 8, faccio la pendolare tra Napoli e Roma, dove lavoro
a Europa 7, che da anni conduce una vera e propria battaglia per poter
trasmettere a livello nazionale. E' un vero e proprio paradosso in quanto, pur
avendo ottenuto la concessione, rispettando i parametri fissati dalla legge, non
ha mai potuto farlo, a vantaggio di Rete4 che continua a trasmettere pur senza
avere ottenuto la concessione. La Legge Gentiloni non ci aiuta, anzi
continua a non rispettare i diritti di un nuovo soggetto televisivo che
consentirebbe, finalmente, un po’ di obiettivo pluralismo. Ma non finisce qui.
La battaglia continua».