L'articolo di Mario Basile da
Telegiornaliste anno IV N. 21 (146) del 2 giugno 2008
Addio
a Paolo Giuntella di Mario
Basile
Dieci giorni fa un grave lutto ha colpito il mondo del
giornalismo italiano. La malattia ha strappato alla vita
Paolo Giuntella, 61 anni, volto storico del
Tg1.
Da quasi dieci anni era il quirinalista del
telegiornale di Raiuno. Un incarico a cui era
arrivato dopo essere entrato in Rai nel 1980 e aver
coordinato Speciale Tg1 e Tv7.
Giuntella si era fatto conoscere al grande pubblico negli
anni in cui ricopriva il ruolo di inviato speciale. Con
professionalità fuori dal comune il giornalista romano
ha raccontato i periodi di crisi in Irlanda e in
Albania; la guerra in Kosovo, dove salvò la
vita a un disabile rimasto intrappolato in una casa
incendiata e non soccorso per motivi etnici dai vicini;
la grave emergenza terremoto in Umbria e
Marche
nel 1997.
I primi passi nel giornalismo Giuntella li aveva mossi
nella carta stampata. Dopo la laurea in lettere moderne
ha curato le pagine culturali di riviste e quotidiani
come
Il Mattino, Il Popolo,
Avvenire e Appunti di cultura e politica.
Poi il grande passo nel mondo della televisione con
l’approdo al Tg1.
Il suo amore per questa professione ha fatto sì che
continuasse fino all’ultimo, seppur provato dalla
malattia, ad andare in video. E sempre per amore del
giornalismo Giuntella si è battuto per la libertà
e la correttezza dell’informazione nel rispetto
dei diritti del lettore. Fu, infatti, tra i fondatori
del
Gruppo Fiesole, un'assemblea di professionisti della
comunicazione che si pone come osservatorio sulla
correttezza, appunto, e la veridicità della notizia,
specie in un'epoca di grandi conflitti di interesse.
Il rispetto per il prossimo è stato uno dei punti cardine
del percorso umano e professionale di Paolo Giuntella.
Una sensibilità figlia del suo grande impegno
nell’associazionismo cattolico, che ne hanno fatto
esponente della
FUCI e,
qualche anno prima, uno degli Angeli del Fango,
nome con cui passò alla storia quel gruppo di volontari,
perlopiù ventenni, che si impegnò nei soccorsi ai tempi
dell’alluvione di Firenze. Era il 1966.
Tredici anni dopo Giuntella fondò la
Rosa
Bianca, un’associazione di stampo cattolico
orientata a sinistra che ha come obiettivo l’educazione
alla politica e alla democrazia e si ispira a
un gruppo di studenti antinazisti vissuti ai tempi del
Terzo Reich.
In pochi sanno che ai nazifascisti si oppose anche il
padre del giornalista, il professor Vittorio Emanuele
Giuntella. Nel 1943 era tenente degli alpini e finì
nei campi di concentramento per aver rifiutato di
rimanere al loro servizio dopo l’8 settembre.
Paolo Giuntella lascia la moglie e tre figli. Emblematico
il ricordo di Walter Veltroni: «Era una voce
importante, ci mancherà». |