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Archivio Telegiornaliste anno VIII N. 39 (341) del 26 novembre 2012
 
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TGISTE Marialaura Massa: non sono malata di conduzione di Giuseppe Bosso

Incontriamo Marialaura Massa, volto familiare ai telespettatori campani di Rai 3, conduttrice del Tg regionale.

Come sei arrivata in Rai?
«Il giornalismo è sempre stato il mio sogno, sin da piccola, folgorata in adolescenza da film come Quarto potere e Tutti gli uomini del presidente. La mia prima esperienza risale al 1990: senza grandi aspettative mi proposi con un’appassionata lettera alla redazione della nascente Repubblica di Napoli; con mio grande stupore mi rispose Renato Caprile, che mi volle mettere alla prova con una collaborazione per premiare, così disse, il mio candore, dimostrato dal fatto che avessi pensato che bastasse una lettera per entrare in un giornale! Ma la collaborazione durò pochissimo perché ero al settimo mese di gravidanza. L’anno successivo conobbi ad una cena Pasquale Nonno, allora direttore del Mattino, che mi propose una collaborazione in cronaca, che accettai di corsa. Mai e poi mai avrei pensato alla televisione, visto che il mio sogno era la carta stampata; invece mi ritrovai ad Antenna Vesuvio, dopo aver conosciuto Franco Aulisio, direttore dell’agenzia che curava l’informazione dell’emittente. Prova, mi disse, hai la faccia giusta. La mia prima volta davanti ad un telecamera fu la conduzione di un tg in diretta di 45 minuti. Due anni dopo mi chiamarono dalla redazione Rai di Napoli; era da poco andata via la conduttrice di punta, Adele Ammendola, trasferitasi a Roma, e serviva un rimpiazzo; il caporedattore Silvio Luise mi aveva notata e mi propose per un contratto».

L’assunzione dopo anni di contratti a termine per te è stata il coronamento di un percorso lungo o inizio di un nuovo cammino?

«Sinceramente? Speravo fosse la seconda cosa che hai detto; sfortunatamente per varie ragioni mi accorgo che invece è il coronamento, nel senso che in Rai è difficile sperimentare nuove cose, nuovi programmi. Non è un’azienda molto aperta all’innovazione e il lavoro è inevitabilmente piuttosto ripetitivo, ma va bene così; non ho ancora perso la passione iniziale».

La tua giornata tipo?

«Nel corso degli anni è cambiata varie volte. Avrò dato un dispiacere a quanti, anche nel vostro sito, mi seguivano assiduamente a Buongiorno Italia e Buongiorno regione; ma per me quella fase è stata molto dura; alzarmi tutte le mattine alle 4 era durissima, il mio fisico non ha retto e, a malincuore, ho dovuto smettere».

Il terribile omicidio di Pasquale Romano, vittima incolpevole di una criminalità che uccide anche chi non è coinvolto, non rischia di finire nell’oblio come tanti altri efferati delitti di cui la tua redazione ha dovuto trattare in questi anni?

«Non credo. Come in altri drammatici casi analoghi sono rimasta piacevolmente colpita dalla voglia di reagire della società civile. Penso ai tanti ragazzi che hanno partecipato alla fiaccolata organizzata dopo questo assurdo omicidio. Più che di oblio parlerei di scarsa attenzione dei medi; anche noi della Rai non sempre diamo abbastanza spazio e voce a tante piccole e grandi storie di persone, tanti giovani e non che in silenzio lavorano nell’ombra facendo cose positive».

Hai mai pensato di andare via da Napoli?

«Mai. La considero la mia quarta sorella - ride, ndr - a cui sono legatissima. La amo, con tutte le sue contraddizioni e mostruosità, i suoi eccessi. Avrei potuto restare a Parigi, dove ho vissuto 2 anni ai tempi dell’università, e le occasioni di andar via ci sono state anche dopo. Negli anni ho avuto proposte da Roma, Bruxelles e New York, ma ho sempre preferito Napoli; soprattutto ci tenevo che mio figlio vivesse l’infanzia e l’adolescenza qui, con i nonni, le zie, le radici e le tradizioni di famiglia… ora che è adulto è libero di scegliere dove vivere».

‘Rottamare’, verbo che negli ultimi tempi va molto di moda in politica: anche nel giornalismo avverti questa esigenza?

«Il termine non mi piace; la premessa da cui partono questi sedicenti ‘rottamatori’ secondo me è sbagliata: ci sono giovani improduttivi e persone anziane e di esperienza che ancora hanno molto da dare, in politica come in ogni altro settore, compreso il nostro ovviamente. Se proprio vogliamo mettere da parte qualcosa io ‘rottamerei’ le idee che si sono dimostrate sbagliate, e cercherei di cambiare in quel senso».

Sei indiscutibilmente una delle telegiornaliste più seguite e ‘capsate’, non solo nel nostro forum: cosa ti è piaciuto e cosa meno tra quello che hai potuto vedere?

«Partiamo da una premessa, che forse deluderà qualcuno: io non mi ritengo una vanitosa, una malata di conduzione, come sfortunatamente noto in molti colleghi, anche in ambito nazionale. Cerco sempre e soltanto di fare bene il mio lavoro, e come ti ho detto ho dovuto anche sacrificare qualcosa, rinunciando a proposte importanti per salvaguardare il mio privato. Detto questo, beh... certo non fa piacere cliccare il mio nome e vedere certi video o certe espressioni alquanto volgari. Non lo trovo giusto nei confronti di una donna in generale; perché con gli uomini non accade lo stesso?».

Hai qualche segreto riguardo il tuo look?

«Nessun segreto. Sono quello che sono, look minimalista, non cambio per apparire; mia madre - ride ancora, ndr - spesso mi sgrida bonariamente, mi dice che mi vesto come una suora! Non amo i colori accesi come il giallo o il rosa e le fantasie; preferisco sempre le tinte uniformi, il nero su tutto, perché così mi sento sempre a posto. E poi mi trucco e mi pettino da sola, esattamente come quando non conduco, come quando vado al supermercato. Non siamo attori, questo culto dell’immagine non lo condivido; siamo solo conduttori di tg, strumenti per trasmettere informazioni, e dobbiamo farlo nel modo più gradevole e semplice possibile ma non dobbiamo essere protagonisti; protagonista è la notizia!».

Guardando indietro c’è qualche scelta che rimpiangi, qualcosa che avresti potuto o voluto fare?

«Nessun rimpianto. Sicuramente ci sono state scelte, come ti dicevo, che mi avrebbero dato una carriera più prestigiosa ma avrebbero comportato dei compromessi o, peggio, degli stravolgimenti alla vita di mio figlio; la sua serenità è stata e resta la mia priorità assoluta».

La prima notizia che vorresti dare nel 2013?

«Sarà banale dirlo, ma mi piacerebbe proprio dire che la camorra è stata annientata».

Un aggettivo per descriverti, come giornalista e come mamma?

«Normale, tenera».

Cosa farà Marialaura da grande?
«Di sicuro non mi vedo conduttrice in eterno. In futuro vorrei passare dietro le quinte; mi piacerebbe dedicarmi a programmi di approfondimento come La storia siamo noi, ad esempio».
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NONSOLOMODA Notizie e delizie. Sapore di Sardegna: le sebadas di Fausto Piu

Torna la rubrica del nostro magazine che si è arricchito di uno spazio dedicato alle ricette e alla cucina. Questa settimana vi presento un dolce tipico della mia terra, la Sardegna, che oltre ad avere belle spiagge e paesaggi mozzafiato, sforna ricette gustose e sane.

Le sebadas (o più semplicemente seadas) sono un dolce tipico sardo che possono concludere un pranzo o una cena con i vostri più cari amici.

Ingredienti per l’impasto (dosi per quattro persone):
- Un cucchiaio d’acqua
- 500g di farina di semola di grano duro
- 3 cucchiai di strutto fresco
- 3 uova
- Un pizzico di sale

Ingredienti per il ripieno (dosi per quattro persone):
- La scorza di due limoni (meglio se biologici!)
- 1 Kg di pecorino sardo fresco

Preparazione:
Cominciate ad impastare la farina di semola con le uova; sciogliete un pizzico di sale nel cucchiaio d’acqua e unitelo all’impasto. Aggiungeteci, poco alla volta, anche lo strutto fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico: ora lasciatelo riposare.
Nel frattempo tagliate il formaggio a scaglie e fatelo un po’ fondere a fuoco molto dolce in un pentolino con un cucchiaino d’acqua, aggiungendoci anche la scorza dei due limoni. Mescolate il tutto fino a formare un impasto cremoso e filante.
Riprendete l’impasto, stendetelo in sfoglie sottili e ritagliate dei dischi del diametro di circa 8/10 cm (per orientarvi potete usare una tazza da colazione).
Su ogni disco di pasta mettete un po’ del ripieno di formaggio, richiudetelo con un altro disco di pasta e premete sui bordi in modo da ottenere una sorta di calzone. Friggete i dolci in abbondante olio d’oliva bollente per circa un minuto, fino a quando diventano dorati.

Come presentarle:
Le sebadas vanno servite bollenti, cosparse di zucchero a velo o, se preferite, miele (meglio di corbezzolo, il più utilizzato in Sardegna).

Curiosità:
Questo dolce, fatto di ingredienti semplici ma buoni, è legato alla civiltà pastorale. Dolce tipico di Oliena, nel nuorese, era il simbolo del benvenuto che le donne erano solite offrire ai pastori quando tornavano a casa.

Vi è piaciuta questa ricetta? Fatemelo sapere sul Twitter di Telegiornaliste o sul mio personale. E buon appetito!
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TUTTO TV Mariasilvia Malvone: tante gioie nel 2012 di Giuseppe Bosso

Speaker di Radio Kiss Kiss Napoli e prossimamente conduttrice di un nuovo talk show che animerà la mattina di Canale 9, emittente che la vede da un paio di mesi protagonista il lunedì sera al fianco di Valter De Maggio e Paola Mercurio nel fortunato programma sportivo Goal Show, incontriamo Mariasilvia Malvone.

Come nasce la tua partecipazione a Goal Show?
«De Maggio è anche direttore di Radio Kiss Kiss Napoli, e quest’anno mi ha proposto questa collaborazione, che ha soddisfatto anche la direzione di Canale 9. Amo il Napoli per cui è stata una gioia iniziare questa nuova avventura».

Tu bionda, Paola mora: rivalità tra voi?
«No. Siamo donne mature e siamo state attente a non cadere in questo tipo di dualismo che, oltretutto, ormai è superato. Abbiamo i nostri spazi definiti e comunque tra noi si è creato un bel feeling».

Appassionata di calcio?
«Non nasco come giornalista sportiva, ma mi ritengo una persona curiosa, per cui ho iniziato questo percorso con la consapevolezza che è un privilegio, ma anche una grande responsabilità prendere parte a un programma così seguito. Cerco di essere credibile al massimo».

Cosa faresti per un successo del Napoli?
«Indossare un cappotto… battute a parte – ride, ndr – non sono una di quelle tifose alla Ferilli che farebbero striptease, ma sicuramente scenderei tra la gente, vivrei tra i tifosi quella gioia che, da bambina, ho provato con mio padre in occasione dello scudetto. Farlo ora da personaggio pubblico sarebbe ancora più bello».

Come ti sei avvicinata al mondo della radio?
«La mia carriera è cominciata molto presto, a 15 anni, e poi con i primi programmi Rai e Mediaset a cui ho partecipato come ballerina – sono diplomata in materia – e anche le prime conduzioni sulle tv locali. Ma non ho certo vissuto solo di tv; ho anche fatto lavoretti come la cameriera, quando ho vissuto per un periodo a Roma. Ho preferito poi tornare a casa, a Napoli».

E questi lavori ‘extra-spettacolo’ti sono serviti?
«Certamente, mi sono stati di grande aiuto anche per iniziare il mio percorso radiofonico, a Radio Punto Nuovo prima e poi, ancora oggi, a Radio Kiss Kiss, dove mi sono presentata con un demo; io credo che il passaggio alla radio sia coinciso con la maturità che ho conseguito nel tempo, era quello il momento in cui ero pronta. Adesso vedo che ci si avvicina al microfono con molta improvvisazione, non è stato il mio caso per fortuna».

La soddisfazione più grande?
«Quest’anno mi ha regalato le soddisfazioni migliori. I Maya avevano previsto la fine del mondo, per me invece è stato un nuovo grande inizio. L’affetto della gente è la cosa più bella di tutto ciò».

I tuoi prossimi progetti?
«Oltre a Goal Show e il programma che conduco su Radio Kiss Kiss Napoli, sto per iniziare una nuova esperienza televisiva sempre su Canale 9, con Lucio Pierri; un talk show intitolato Studio Mattina, di informazione e approfondimento».

Mai avute proposte indecenti?
«Proprio all’inizio, da adolescente. Ed è stata probabilmente una fortuna perché mi ha fatto subito capire cosa non volevo essere e quali erano i compromessi che mai e poi mai avrei accettato».

Il tuo ritratto in tre aggettivi.
«Semplice, orgogliosa e positiva fino alla morte».

Cosa ti aspetti dal nuovo anno?
«Che le cose continuino così sia nel lavoro che nel privato».
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HOT GIRLS Una nuova Isabella Ferrari di Sara Giuliani

Se c'è un personaggio, di cui sentiremo parlare prossimamente, è Isabella Ferrari.

Classe 1964, da anni nota al grande pubblico grazie al suo talento - che le ha permesso di esibirsi nei ruoli più diversi - ha alle sue spalle decine di film, opere teatrali, pubblicità e persino un concorso di bellezza, quel Miss Teenager vinto nel lontano 1979 a soli 15 anni.

Inoltre numerosi premi, l'ultimo vinto al Festival del Cinema di Roma, appena concluso, come attrice protagonista per il film E la chiamano estate: premio controverso e criticato, non tanto per la bravura dell'attrice, quanto per le scene che l'hanno vista protagonista.

Infatti, se solitamente la Ferrari si giudica grazie al suo talento, questa volta ci sarà anche altro da osservare, perché l'attrice ha deciso di comparire in numerose scene bollenti per quasi tutta la durata del film; ma non si tratta di un film erotico, poiché il regista Paolo Franchi era intenzionato a dirigere una pellicola d'autore. Eppure quello che gli spettatori hanno notato principalmente sono state le scene hot, che hanno oscurato l'importanza delle problematiche della coppia formata da Dino, interpretato da Jean-Marc Barr, e Anna-Isabella Ferrari.

Le polemiche sulle scene di sesso hanno non solo fornito spunti per criticare i premi ricevuti, ma hanno persino messo in discussione l'uscita del film, fino a che si è giunti a un compromesso: il film è uscito il 22 novembre, ma vietato ai minori di 14 anni.

Con queste premesse c'è da aspettarsi davvero di tutto dalla performance della Ferrari, che ammette di non essersi affatto imbarazzata per le scene piccanti che ha dovuto girare, ma di aver anzi lavorato a fondo con Franchi per creare questo personaggio.

Probabilmente nuove polemiche seguiranno alla distribuzione del film nelle sale, che ci offre questo nuovo lato della bella Isabella Ferrari: scene di nudo, sesso di gruppo, erotismo per vedere un lato inedito dell'attrice; chissà che in futuro non decida di regalare al pubblico altre performance altrettanto osé...
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DONNE Riflessi d'Ambra di Michela Tortolano

Benché sia nata solo nel 1977, ha tagliato nel 2012 il traguardo dei vent'anni di carriera: tv, musica, radio, teatro, cinema per un unico nome: Ambra.

Quando non si sente parlare di lei sicuramente qualcosa bolle in pentola, poiché da quando ha iniziato la sua ascesa non si è più fermata. E se non circola il suo nome in uno specifico settore si stia pur certi che si sta sperimentando in nuovi interessi.

Il debutto risale al 1992 con Bulli & pupe condotto da Paolo Bonolis in onda su Canale 5 ogni giovedì sera in prima serata. La notorietà, che la lancia come volto familiare nelle case italiane, arriva con Non è la Rai, programma di Gianni Boncompagni.

Con il pubblico è spiritosa ed energica, muove vistosamente le mani e sembra si copra volontariamente il viso con i capelli. Spesso risulta anche antipatica ma di certo sa attirare l’attenzione su di sé, benché lei stessa si definisca timida.

Seppure acerba, si è fin da subito intuito il suo talento che negli anni successivi si è solo sviluppato ed affinato in competenze diverse: oltre che in televisione, infatti, si dà anche alla radio, nel 1997 sulle frequenze di Radio 105.

Non è protagonista di gossip e non fa parlare di sé a tutti i costi, ma per quel poco che si concede lo fa abbastanza generosamente; le versioni ambriane sono schiette, dirette e pronte all’ironia. La sua personalità è sincera ed ha il coraggio di andare contro corrente e rompere le convenzioni.

Diventa anche un’icona gay quando si schiera apertamente a favore dei diritti delle persone omosessuali praticando volontariato presso il circolo Mario Mieli a Roma e conducendo due Gay Pride.

Negli anni della sua poliedrica attività artistica arrivano anche i riconoscimenti ufficiali: vince un Telegatto come personaggio rivelazione nel 1994 e 3 dischi di platino per le copie vendute dell’album T'appartengo; poi, nel 2000, si affaccia al teatro recitando in una commedia plautina e nel 2006 viene scelta dal regista Ferzan Ozpetek per il film Saturno contro, che l’anno seguente le varrà il Nastro d'Argento, il David di Donatello, il Ciak d'oro e il Premio Flaiano.

Una vita costellata di gioie ma anche di dolori rivelati: è il suo compagno Francesco Renga che intervistato durante le riprese del video Per vederti tornare spiega come Ambra abbia dovuto superare i momenti duri della depressione; lei stessa in un’intervista racconta di aver sofferto di bulimia e di aver risolto anche questo dramma con l’affetto dei suoi cari.

È ormai una donna che ha imparato ad affinare quelle doti che l’hanno distinta quando ancora ragazzina, le quali fanno oggi di lei una compagna, una mamma, un’attrice in continua crescita.

Dice di non essere un’estimatrice di sé stessa ma può star tranquilla che a stimarla ci sono tanti ammiratori.
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