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Telegiornaliste anno VIII N. 35 (337) del 29 ottobre 2012
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TGISTE Manuela
Maddaloni: le mie figlie la mia priorità di
Giuseppe Bosso
Incontriamo Manuela Maddaloni, da due anni volto di
News
Mediaset, attualmente in pausa maternità dopo la nascita della sua seconda
figlia.
Come sarà la ripresa dopo la maternità?
«Dura, ma la affronterò con entusiasmo; sono consapevole che non potrò più fare,
come in passato, l'inviata in giro per l'Italia pronta ad andare dovunque mi
mandino. Ma dopo dieci anni ho una visione complessiva e posso avere anche altri
ruoli. Sono pronta ad accettare nuove sfide, non necessariamente per strada. Per
me è sempre bello rimettersi in discussione, scoprire una nuova redazione, nuovi
colleghi, nuove dinamiche. Lo consiglio a tutti, di non fossilizzarsi, ma
scoprire nuove cose. Poi tornerà il momento di tenere la valigia pronta sotto al
letto».
Una lunga gavetta fatta di stage, collaborazioni, corrispondenze nel tuo
curriculum: cosa ti hanno dato?
«Tantissimo. Tante cose diverse. Tutti i pezzetti diversi che come un puzzle
hanno contribuito a formarmi professionalmente. Con una sola cosa in comune: la
passionaccia (per dirla alla Mentana) per il nostro lavoro. Ho cominciato
occupandomi di cronaca nera a Il Mattino di Napoli, passaggio
fondamentale quello sulla carta stampata. Poi, approdando alla tv con Iacona, ho
scoperto un nuovo modo di fare giornalismo, la cura e il garbo nel racconto per
immagini; nelle inchieste per
Ballarò ho coltivato la voglia di andare in fondo alle questioni. Il tg
mi ha dato l'adrenalina della diretta e mi ha insegnato ad andare al cuore dei
fatti nel minor tempo possibile».
Quale evento ti ha maggiormente colpita tra quelli che hai seguito?
«Difficile dirlo, molte cose mi hanno fatto arrabbiare: l'inchiesta sui concorsi
truccati mi ha fatto vedere tutto il marcio e l'assenza di merito del nostro
paese; quella sui rifiuti mi ha ferita come napoletana; il reportage sui
tribunali... roba da Paese sottosviluppato! Tutto, mi è piaciuto tutto. Altre
cose mi hanno commosso: un operaio cassaintegrato pianse mentre mi diceva che
aveva dovuto negare la scuola calcio al suo bambino, e giù lacrime anch'io».
Gioie e dolori di una mamma tgista.
«Le mie figlie mi hanno cambiata; ho sempre dato spazio agli affetti, ma il
lavoro era la priorità. Per fortuna, il mio fidanzato, che poi è diventato
marito e padre delle mie bambine, è sempre stato comprensivo e io con lui:
abbiamo fatto tanti sacrifici per essere quello che siamo oggi; ora però non
esiste solo il servizio da portare a casa a ogni costo: le priorità sono
diventate due».
Ti hanno mai messo il bavaglio?
«No, ma i giornalisti che si sentono liberi e puri mi fanno un po' ridere».
Cosa ti aspetti, da giornalista e cittadina, in vista delle prossime
elezioni?
«Spero di non dover raccontare sempre le solite cose, la solita squallida
campagna elettorale; mi auguro che i politici abbiano qualcosa da dire. Ci
vorrebbero dei politici veri, appassionati. a quel punto il cittadino si butterà
nel vortice. Gli italiani amano la politica e vorrei vederli litigare con gioia
non con rassegnazione».
Un aggettivo per descriverti?
«Determinata».
Cosa farai da grande?
«Da grande non lo so. Se fossi piccola farei la giornalista».
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NONSOLOMODA Botox
fai-da-te: una moda da non seguire
di Giulia Fiume
È stata definita botulinofilia la nuova
passione degli italiani, e non solo, per il
trattamento anti-rughe più rapido del
momento. Ogni anno, più di 60mila fiale di botox
vengono consumate per far fronte alla grande
richiesta del mercato e migliaia di persone si
sottopongono alle famose “punturine” con la
speranza di nascondere i segni dell’età.
Il trattamento funziona davvero? Assolutamente
sì, ma bisogna fare attenzione.
Il Botox è un farmaco contenente una
tossina che, una volta iniettata, provoca
l’arresto dell’impulso nervoso ai muscoli e che,
proprio per questo motivo, risulta
particolarmente efficace nell'eliminazione delle
rughe del viso. Viene somministrato mediante
delle piccole siringhe a livello dei
muscoli mimici, durante trattamenti di circa
15 minuti che vengono effettuati in ambulatorio.
Da qualche tempo a questa parte però,
soprattutto grazie ad Internet, sta spopolando
una nuova moda: il botox fai-da-te.
Secondo quanto sostengono i numerosi siti che si
prestano alla vendita di questi prodotti, si
tratta dello stesso processo che viene attuato
ogni giorno da medici competenti, solo ad un
prezzo minore e senza, ovviamente,
l’intervento del medico.
Scegliere di utilizzare un farmaco, una tossina,
senza alcun tipo di competenza, può essere
davvero rischioso. La mancanza di
esperienza e di un ambiente idoneo al
trattamento sono i primi pericoli ai
quali va incontro chi decide di acquistare e
fare uso di questi prodotti.
I rischi per la salute sono numerosi:
infezioni, infiammazioni, paralisi
del muscolo, asimmetrie, shock
anafilattico e molto altro ancora. Da
considerare anche l’effetto ottenuto, che non
sarà mai accurato come quello dato
dall'intervento di chi esegue questo tipo di
operazioni quotidianamente e con la dovuta
competenza e accuratezza.
Le donne, così come gli uomini che decidono di
voler far fronte ai segni degli anni che
avanzano, devono necessariamente rendersi conto
che l’utilizzo di un farmaco, qualunque esso
sia, va ponderato. Scegliere di intervenire in
modo del tutto autonomo sul proprio corpo, è una
scelta rischiosa e non
necessaria. Migliaia di medici ogni anno
eseguono questa pratica nelle condizioni più
adatte e, ormai, con molta facilità e rapidità.
A chi si appresta a questo tipo di trattamento
consigliamo: volete dire sì al botox?
Fatelo, ma con prudenza! |
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TUTTO TV Nancy
Squitieri, la mia gavetta, le mie soddisfazioni
di Giuseppe Bosso
Dal 31 ottobre in scena a Napoli, teatro Delle
Palme e poi teatro Diana, il nuovo spettacolo di
Gino Rivieccio, Faccio progetti per il
passato, per la regia di Luigi Russo. Nel
cast un volto noto al pubblico di Rai 1 e non
solo; violinista, alle spalle oltre dieci anni
di varie trasmissioni del servizio pubblico,
intervistiamo
Nancy Squitieri.
Come nasce la tua partecipazione a questo
spettacolo?
«Con gioia, dopo un meraviglioso provino,
capitato in un momento di grande incertezza che
stavo vivendo con molto fatalismo, nella
incertezza su come procedere lavorativamente. È
un grande onore essere stata scelta da un
professionista come Rivieccio; affronto con
entusiasmo questa esperienza in cui mi sono
trovata a far parte di una straordinaria
compagnia formata soprattutto da giovani artisti
di grande talento. Respirare musica in teatro è
una cosa meravigliosa, mi mancava questo
contatto diretto con il pubblico, con il
palcoscenico, dopo tante porte chiuse in
faccia».
Dunque possiamo smentire i tanti che pensano
che il tuo percorso artistico sia iniziato con
la partecipazione al programma di Maurizio
Costanzo Bontà loro?
«Ci tengo a precisarlo questo; il mio primo
contratto in Rai risale al 2001, quando stavo
completando il percorso in conservatorio ed ero
una studentessa universitaria. Da allora ho
affiancato alla musica collaborazioni come
inviata, conduttrice, autrice. Ho conciliato il
percorso musicale con quello televisivo molto
prima di quello che le persone da te citate
hanno pensato».
Non ti sei sentita, perdona la domanda, donna
oggetto?
«Cerco sempre il lato positivo in ogni cosa;
lavorare con professionisti come Costanzo, come
Limiti è una grande fortuna. Costanzo ha creduto
nel mio ruolo di musicista; oltre la tv ho anche
una discreta esperienza fatta di partecipazioni
a tour, concerti…. insomma, ho sperimentato
tanti ambiti come puoi ben vedere. Penso che ci
sia un momento per l’ascolto e uno per
l’espressione, e ascoltare Maurizio, Paolo ed
Enrico Vaime è stato importantissimo per me.
Certo, si può sempre fare di più, qualche amico
me l’ha fatto notare, ma bisogna anche sapersi
accontentare. Posso dire di aver accumulato un
bagaglio di esperienza che mi è utile anche
quando mi è capitato di condurre per il
canale ABC dei format musicali scritti da
me».
Cos’è per te la musica?
«Parte di me. Mi ha dato tanto; disciplina,
rispetto delle regole, imparare a sacrificarsi.
Credo che stare al mondo sia questo, ritagliarsi
un proprio spazio e viverlo con impegno. L’ho
capito fin da bambina, quando mi sono avvicinata
a questo mondo. Due note suonate con il violino
possono rimanere tali, ma se ci metti tutto di
te acquistano un loro significato».
Il tuo è un messaggio importante per i
giovani che non sembrano molto vogliosi di fare
‘gavetta’ per emergere.
«C’è bisogno di esempi positivi; intorno a noi
non ne mancano, ma spesso non li vediamo. Cerco
di trasmettere questo anche alla mia bambina di
7 anni; le faccio capire che stare fermi non è
una bella cosa, come non lo è cercare
scorciatoie che non ti lasciano soddisfazione.
Quando vieni scelto da una commissione
esaminatrice, quando ricevi i complimenti di
un’artista che prima magari non ti considerava,
allora lo capisci che i sacrifici che hai fatto
sono stati ben spesi, per tornare al discorso
delle due note che ti facevo prima».
E tua figlia seguirà le tue orme?
«È un periodo difficile, per lei come per i suoi
coetanei. Non è facile indirizzarli in un mondo
così complesso, e io come mamma credo molto
nella libertà di lasciarle seguire le sue
inclinazioni senza condizionarla. Oggi come oggi
devi adeguarti alle esigenze del mercato, ma non
puoi, quando inizi un percorso, non pensare al
domani, a ciò che potresti fare se quel percorso
poi non si rivelerà quello giusto».
Proposte indecenti ne hai ricevute?
«Esistono, soprattutto nei bassi livelli. Ne ho
viste di schifezze, non lo nascondo. Quando sei
giovanissimo devi fare molta più attenzione
perché non è facile distinguere le agenzie serie
dai cialtroni che ti promettono mari e monti. Io
ho scelto di evitarle, ma per questo ho pagato
dei pedaggi altissimi».
I tuoi prossimi impegni?
«Sto lavorando con i miei autori a due nuovi
format. Non so ancora per quali reti tv. Cerco
sempre di tenermi impegnata mentalmente».
Cosa farai da grande?
«Sto valutando. Ho le idee chiarissime ma non
tutto dipende da noi... e quando le cose non
prendono il verso che desideri è importante
riflettere e ipotizzare nuovi scenari».
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HOT GIRLS Miriana
Trevisan, una valletta che ha fatto storia
di Fausto Piu
Classe 1972, napoletana e una bellezza
mediterranea plasmata in un corpo dalle
misure perfette: 90-60-90. Miriana
Trevisan nasce televisivamente, nel lontano
1991, nel programma di Gianni Boncompagni Non
è la Rai. In poche settimane diventa uno dei
volti più amati del programma, restandovi per
tre edizioni.
Diplomata all’istituto magistrale, Miriana
partecipa a tante trasmissioni televisive:
Bulli e pupe con Paolo Bonolis;
Primadonna con Eva Robins; e Mi ritorni
in mente con Red Ronnie. Il
popolarità
arriva però nel 1994 quando diventa velina
di Striscia la Notizia, il tg satirico di
Canale 5. Assieme alla collega di bancone
Laura Freddi, riscalda le fredde serate di
tantissimi ragazzi che vedono in lei la
ragazza ideale. Nella bollente estate del
1995 la troviamo ancora in onda, assieme al
Gabibbo, con Paperissima Sprint,
proponendoci le gaffe più divertenti di
giornalisti, attori e conduttori.
È nel 1997 che raggiunge il vero successo: a
soli venticinque anni incontra Mike Bongiorno,
il pilastro della nostra televisione. «Tu sarai
la mia assistente, ma non sarai muta, ti farò
parlare»: sono state queste le parole di Mike a
quella giovane Miriana che si apprestava a
diventare la sua nuova valletta. Insieme
iniziano tante avventure professionali, tra le
quali La ruota della fortuna, Bravo,
bravissimo e Viva Napoli. Dopo la
morte di Mike, avvenuta nel settembre 2009,
Miriana ha voluto ricordare il suo maestro come
la persona più dolce del mondo, che coccolava e
proteggeva le sue vallette come un papà.
Negli ultimi anni Miriana si è dedicata al
teatro e ha partecipato anche a un reality,
L’isola dei famosi, classificandosi al
quarto posto. Mamma del piccolo Nicola,
avuto dal marito e cantante Pago, in una recente
intervista Miriana ha dichiarato di essere
lontana dalla televisione per scelta non sua: «Sono
lontana mio malgrado dalla televisione, ma
non sono certamente disperata. A tutti i fan che
mi chiedono quando tornerò, rispondo sempre che
se dipendesse da me lo farei anche subito».
E noi, come i suoi numerosissimi ammiratori,
speriamo di rivederla presto in televisione, al
timone di un programma tutto suo, magari mentre
ci racconta la storia della nonna Maria,
alla quale è legatissima: «Una donna
straordinaria che oggi ha 92 anni e il cui
esempio ha significato tanto per me». |
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DONNE Colui
che ama e che uccide
di Michela Tortolano
Sembrano fatti di luoghi lontani quelli che
negli ultimi giorni la cronaca mette in
stampa e diffonde nelle nostre abitazioni.
Invece le vicende che fanno sapere ad un
intero Paese che una ragazza di
diciassette anni è morta per mano di un
giovane uomo “passionale” sono fatti di casa
nostra.
Sì, perché l’Italia è ancora una nazione in
cui si smette di vivere a causa del
sentimento più forte. L’amore.
Del capoluogo siciliano fa parte l’ultima
vittima di violenza sentimentale seppur,
Carmela Petrucci, sia morta per “errore”
nel tentativo di difendere la sorella
maggiore dall’aggressione del suo ex
fidanzato.
Per leggere a ritroso accadimenti di simile
natura non si deve andare indietro negli
anni ma solo di qualche mese. Sono tante le
vittime generate dal mal d’amore.
Claudia, Sabrina, Alessandra, Vanessa e
Matilde sono alcune delle donne uccise da
amanti, mariti, compagni, fidanzati ed ex.
Una donna ogni due giorni muore. E non a
causa di incidenti stradali o malattie,
bensì per il volere di chi le ama o
nelle sicure mura domestiche.
La frequenza e le caratteristiche di questi
episodi, tutt’altro che sporadici e ripetuti
nei giorni e negli anni, hanno addirittura
portato, sia in Italia sia all’estero, ad
una necessaria nuova definizione:
femminicidio. A questo neologismo si
ricorre per descrivere la violenza maschile
contro le donne.
Secondo i dati Istat gli episodi
estremi da parte di uomini che amano
le donne aumentano di anno in anno.
Prima ancora del gesto estremo, queste donne
subiscono violenza fisica, psicologica,
sociale, morale, economica, stalking e molte
di esse hanno avuto il coraggio di
denunciare gli abusi alle autorità o ai
servizi di tutela. Proprio dal Telefono
rosa arrivano i numeri che fanno sapere
che la maggior parte delle donne assistite è
vittima di femminicidio. Ma molte ancora
restano in silenzio.
La prevenzione, in termini di
evitamento del fatto prima che sia
irrecuperabile, è da ritrovarsi nella
risposta sociale, intesa come istituzioni,
come Stato, come leggi, come servizi di
assistenza. Questo è il nodo fra quello che
c’è prima ed il dramma compiuto. Perché è
nella cultura che si deve intervenire
attraverso la punizione del reato affinché
si sradichi il concetto che vede la donna
come oggetto-essere posseduto, da
poter punire se si ribella, se si
disinnamora, se non rispetta le tradizioni,
se disattende le aspettative.
Riflessivo e duro il rapporto che quest’anno
Rashida Manjoo, Special Rapporteur
dell’Onu, ha presentato a Ginevra
relativamente alla violenza di genere in
Italia “…persiste la percezione che le
risposte fornite dallo Stato non sono
appropriate e di protezione”.
Ma il Paese non resta indifferente,
perché a questi contenuti fanno riferimento
il movimento Se non ora quando, il
libro Se questi sono gli uomini di
Riccardo Iacona o ancora la campagna
maschile Noi no.
Come ha scritto Stefania Noce, uccisa
dall’uomo che diceva di amarla più della sua
stessa vita, “Nessuna donna può essere
proprietà oppure ostaggio di un uomo, di uno
Stato, né, tanto meno, di una religione”. |
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