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Telegiornaliste anno VIII N. 22 (324) del 4 giugno 2012
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TGISTE Antonia Ronchei, una giornalista genoana
di Fausto Piu
Questa settimana intervistiamo Antonia
Ronchei, giornalista professionista con tante esperienze lavorative alle
spalle, tra le quali Panorama, Verissimo e News Mediaset.
Antonia, quando hai deciso di fare la giornalista?
«Mai! In verità è stato un percorso naturale, aiutato dal destino e da un
mercato del lavoro più dinamico di come è oggi. Dovevo ancora laurearmi
quando ho cominciato a collaborare con i primi giornali. All’inizio era un
lavoretto come tanti, mi piaceva ma non progettavo un futuro. Poi, finita
l’Università, ho ricevuto una proposta per entrare in una redazione. Da quel
momento non mi sono più fermata e, con il tempo, è diventato il lavoro della
mia vita».
Sul tuo sito hai scritto: «Da anni mi occupo di comunicazione a 360°».
Che cosa è per te la comunicazione?
«Questo è un concetto fondamentale. Comunicare significa utilizzare tutti i
mezzi a disposizione per raccontare a chi non ha le nostre possibilità
quello che vediamo. Non concepisco il giornalista che ragiona a
compartimenti stagni, che si occupa solo di un settore o rifiuta di
misurarsi con internet o la tv. Soprattutto adesso, con l’esplosione dei new
media, dobbiamo essere pronti a metterci in gioco e a stare al passo con
l’evoluzione in atto. Essere giornalisti non implica una scelta tra lavorare
in giornali, tv, radio, uffici stampa o siti, eppure tanti credono che sia
così e si precludono la sfida di comunicare attraverso tanti mezzi
differenti, a 360° appunto».
Tra le tante redazioni in cui hai lavorato c'è stata la TV della
Libertà. Che ricordo hai di quell'esperienza?
«Il ricordo più bello è quello del mio direttore Giorgio Medail che,
appoggiandomi una mano sulla spalla, prima del provino per la conduzione mi
disse: «Conto su di te!». Tutti i giorni andavo in diretta per 4 ore al
giorno, è stata una palestra eccezionale. Sono stata fortunata ad avere
quell’opportunità e ho imparato moltissimo. Oggi Giorgio non c’è più, ma
continua a vivere in me ogni volta che si accende quella lucina rossa sulla
telecamera».
Tra i tuoi interessi c'è il calcio. Che cosa ne pensi delle recenti
proteste degli ultrà a Genova, durante la partita Genoa-Siena, che hanno
provocato la sospensione della partita e l'umiliazione dei giocatori?
«Beh, io sono genoana e ho vissuto quei momenti con molta apprensione e
incredulità. Spero che chi ha sbagliato sia punito e che chi non ha fatto
tutto il possibile per onorare la maglia se ne renda conto e rimedi. Ieri,
oggi e domani, sempre genoani!».
Qual è la notizia che più di ogni altra cosa vorresti dare?
«Tutte. Mi spiego, spesso per problemi di tempi o di spazio si eliminano
notizie che magari possono essere importanti per qualcuno. Informare le
persone su più cose possibili è la missione in cui credo. Se poi mi chiedete
che cosa manca di più oggi vi rispondo il sociale. Mi dedicherei volentieri
a questo tema».
Come sarà tra dieci anni la giornalista Antonia Ronchei?
«Che domande! Fisicamente come adesso, ne sono certa! A parte gli scherzi
spero ancora che tra dieci anni ci sia la giornalista Antonia Ronchei, visto
come stanno andando le cose sono seriamente preoccupata per la nostra
professionalità e il nostro futuro».
Il giornalismo è una strada ambita da molti giovani. Che cosa vorresti
consigliare a chi vuole entrare in questo mondo?
«Innanzitutto di capire il perché vogliono fare questo lavoro. Tante persone
credono che sia una professione fatta di privilegi, agi, soddisfazioni,
soldi a palate e bella vita. Forse un tempo, ma proprio a causa di quel
tempo oggi con le collaborazioni guadagniamo poco e siamo precari come tutti
gli altri. Per non parlare delle redazioni che chiudono e dei tanti colleghi
licenziati. Anche se resta fondamentale studiare e informarsi continuamente,
purtroppo oggi non basta più per trovare un lavoro nel nostro settore. Non
voglio dare consigli ma mi limito a constatare che solo chi è davvero
convinto ed è guidato da una forte passione potrà riuscire a superare gli
ostacoli con successo».
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CRONACA IN ROSA Terremoto
in Emilia: vietato smettere di vivere
di Sara Giuliani
Liviana, 65 anni, rientra in quella che fino a pochi giorni
prima era casa sua, al quarto piano di una palazzina di
Cavezzo ora dichiarata inagibile, per recuperare alcuni
abiti. All'improvviso tutto trema, un boato, qualcosa di
pesante le si riversa addosso e poi solo il buio e la
polvere dei calcinacci. Per 12 ore tutto rimane
immobile, fino a quando i soccorritori riescono a spostare
quel mobile pesante e a trovarla, viva. Liviana viene
portata in ospedale, in prognosi riservata, ma i medici sono
fiduciosi riguardo le sue condizioni. Purtroppo altre 17
persone non sono state altrettanto fortunate, quasi
tutti lavoratori e lavoratrici.
La domanda più forte è: cosa sta succedendo in quella parte
di Italia che non tremava da quasi cinque secoli? Una
risposta semplice e chiara non c'è, le cause sono fenomeni
sotto studio costante da parte di geologi e sismologi: c'è
chi parla di liquefazione della sabbia presente nel
sottosuolo della Pianura Padana, chi dell'apertura di una
nuova faglia, chi di entrambe le cose. Ciò che è chiaro a
tutti gli emiliani invece è che le scosse si susseguono a
breve distanza le une dalle altre, l'inagibilità e il crollo
degli edifici hanno provocato 14mila sfollati e tra
di loro i più spaventati sono chiaramente i bambini: alle
madri viene lasciato il compito di tranquillizzarli, di
riuscire a farli addormentare senza la paura di essere
svegliati dal terremoto.
All'Emilia è arrivata la solidarietà del mondo dello
spettacolo, del governo, dell'UE e anche dell'Unesco e di
altri cittadini, tra cui gli aquilani, che purtroppo ben
sanno cosa significhi sentire la terra tremare sotto i
piedi. Sono proprio le donne aquilane, sul sito del
Corriere della Sera, a scrivere alle donne emiliane,
facendo loro coraggio e ribadendo che per quanto grande e
profonda sia la rabbia e la tristezza per ciò che succede,
bisogna rialzarsi, aggrappandosi alla dignità così
forte nell'animo femminile.
Scrive una donna aquilana: "In fondo, donne emiliane, che
importa se a conoscere queste verità interiori siete solo
voi, siamo solo noi donne. Alla fine lo sappiamo che ci
rialzeremo e scrollandoci la polvere ed asciugandoci le
lacrime con il braccio, andremo di nuovo avanti. E voi donne
emiliane, lo farete come lo abbiamo fatto noi. E continuiamo
a farlo, donne forti le donne emiliane, coraggiose, tenaci…
Altri si riempiono di parole la bocca e voi farete, agirete,
supererete Come in fondo una donna vera fa sempre. Sempre."
E nella prospettiva di un futuro difficile, di anni di
risistemazioni edilizie ma non solo, come non essere
d'accordo con questo richiamo alla rinascita, all'andare
avanti nonostante la paura, nonostante le perdite,
nonostante i lutti. "Ma quanti lutti una donna sopporta
nella vita e mai si veste di nero, ma mette il suo vestito
di sempre quello di una guerriera della vita. Ciao donne
emiliane. Coraggio. Vi voglio bene una ad una"
Coraggio donne. Coraggio Emilia. |
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FORMAT Inchiesta
viaggio nella tv: gli anni 2000
di Fausto Piu
La televisione degli anni 2000
Con questo pezzo si conclude la nostra inchiesta
sul mondo della televisione. Dopo aver
analizzato la tv degli scorsi decenni, è il
momento di addentrarci nei meandri del piccolo
schermo attuale; la televisione che vediamo
oggi.
È il 14 settembre 2000 quando Daria Bignardi
inaugura una nuova era per la nostra tv: dieci
sconosciuti sono rinchiusi in una casa e
resteranno così per cento lunghi giorni,
bersagli di critiche e imitazioni. Inizia così
il Grande Fratello, papà di tutti i
reality. Nel 2004 la Bignardi lascia il
testimone a Barbara D’Urso che, dopo tre
edizioni, passa il testimone ad Alessia
Marcuzzi, l’attuale padrona della casa più
spiata d’Italia. E se questo è uno dei programmi
più forti di Canale 5, Rai 2 cerca di battere la
concorrenza con L’Isola dei famosi di
Simona Ventura, spedendo su un posto lontano
diversi vip, lasciandoli in balia della fame e
del freddo. E se questi sono i due reality che
vanno in onda ancora oggi nel 2012, nel corso
degli ultimi anni ci son stati anche La talpa,
Survivors e Unan1mous. Insomma,
il reality è la metafora della tv di oggi.
Ritornano i quiz collocati nella fascia
preserale, condotti da due presentatori
d’eccezione: Gerry Scotti e Amadeus.
Se il primo è su Canale 5 con Passaparola,
che ha fatto conoscere a tutti Silvia
Toffanin e Ilary Blasi, il secondo è
su Rai 1 con L’Eredità, che gli fece
conoscere la donna della sua vita, Giovanna
Civitillo.
Archiviato su Canale 5 il Verissimo di
Cristina Parodi, tornata nel 2005 a condurre
il Tg5, il pomeriggio passa a Barbara D’Urso
che si scontra con La vita in diretta di
Mara Venier.
Ed è proprio Carmelita l’attuale regina
della nostra televisione. La Dottoressa Giò
commenta quotidianamente le notizie della
giornata con ospiti del mondo politico e
giornalistico. E tra un pomeriggio e l’altro si
è anche cimentata con Cyrcus, Lo show
dei record, Baila, Stasera che
sera!, Uno due tre stalla, Mattino
5, Domenica 5 e Capodanno 5.
Popolare è anche Maria de Filippi,
padrona di casa di C’è posta per te,
ispirato al Carramba, che sorpresa! della
grande Raffaella; Amici di Maria,
scuola di canto e danza; Uomini e donne,
ritrovo di ragazze e ragazzi, anziane e anziani
in cerca dell’anima gemella.
Ma altre due donne popolano i programmi
dedicati alla cucina che oggi vanno tanto di
moda: Antonella Clerici con La prova
del cuoco e Benedetta Parodi con
Cotto & Mangiato prima e I menù di
Benedetta poi.
E poi c’è lei, regina del gossip e, sembrerebbe,
della televisione: Belen Rodriguez.
Partita da L’Isola dei famosi, nel 2008 è
approdata a Sarabanda con Teo Mammucari,
Italia’s Got Talent e, ultimo, il
Festival di Sanremo; dove ha mostrato la
farfallina. Un tatuaggio, si intende.
Nell’ultimo decennio la televisione ha
festeggiato diversi avvenimenti: la nascita
di La7 (2001), l’avvento di Sky in Italia
(2003), i venti anni di Striscia la
Notizia (2007) e del Tg5 (2012).
Ma ci son stati anche diversi addii. Se ne sono
andati Corrado, padrone de La corrida;
Mike Bongiorno, conduttore de La ruota
della fortuna e Bravo, bravissimo!;
Gigi Sabani, grande comico e conduttore
di La sai l’ultima?.
E infine la grande coppia del piccolo schermo
che ha abbracciato tutta la storia della
televisione: Sandra e Raimondo. Senza
i quali il piccolo schermo non è più quella
scatola che ci intratteneva, divertiva ed
emozionava senza urla e volgarità. |
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HOT GIRLS Veronica
Ciardi, una pantera in tv di
Fausto Piu
Classe 1985, mora e uno sguardo da pantera.
Veronica Ciardi è una delle ragazze più
belle che abbiano mai varcato la porta rossa
della casa del Grande Fratello.
Considerata dalle malelingue una divoratrice
di uomini, Veronica è in realtà molto
fragile: a causa di alcuni problemi del padre, è
cresciuta con la madre e col fratello, ai quali
è legatissima.
Diplomata ragioniera, ha iniziato a lavorare
come maestra d’asilo e, per arrotondare, ha
posato come ragazza immagine nelle
bellissime discoteche romagnole.
«Ho tremila conoscenze, ma solo quattro amici»,
ha confidato appena entrata nel mondo dello
spettacolo. Atletica ma non amante di nessuno
sport in particolare, Veronica ammalia
gli uomini; e non solo loro.
Nella casa più spiata d’Italia ha fatto parlare
di sé per i suoi baci saffici con Sarah
Nile, ex gieffina e coniglietta di Playboy
Italia.
La bella panterona ha più volte smentito che tra
loro ci sia mai stata una storia d’amore: «Tra
me e lei c’è solo un’amicizia speciale».
Maniaca dell’igiene, nel suo fisico scultoreo ha
ben sei tatuaggi, uno per ogni
particolare momento attraversato durante la
vita.
Ma oggi la Veronica trasgressiva e
piccante sembra non esistere più: si è
fidanzata con Matteo Aloisi, conosciuto alla
discoteca Villa Papeete di Milano Marittima. E
con il suo boyfriend, «bello e maledetto»
come lo ha definito lei stessa, vuole metter su
famiglia e prole.
Perché, si sa, anche le pantere hanno un istinto
materno… |
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DONNE Francesca
Sassoli: la mia vita fra tecno e bio
di Ilaria Sicchirollo
Ha vissuto per un anno di solo e-commerce.
Ma è anche l’autrice dei libretti “verdi” su
salute, bambini, cani.
Francesca Sassoli, giornalista
radio, web e tv ci parla del suo impegno fra
tecnologia e naturalità.
Per 12 mesi hai vissuto comprando solo in
Internet: un bilancio di questa esperienza?
«Il mio esperimento mirava a scoprire, da
giornalista e consumatrice, se on line si
poteva veramente trovare di tutto. Superati
i primi scogli, mi sono resa conto che basta
poco per uscire dallo schema mentale che la
spesa si deve fare entro le nove di sera o
che il biglietto del treno va stampato. Ho
imparato a essere più elastica e ho spinto
oltre il mio orizzonte mentale».
Di' la verità: non hai mai barato?
Neanche un caffè al bar o un giochino per
tuo figlio?
«Cedere a un acquisto d'impulso sarebbe
stato scorretto e non sarebbe servito per
l'esperimento. Potevo sempre evitare un
capriccio di mio figlio di fronte ad una
gelateria facendomi offrire da un'amica
quello che mi serviva nell'immediato.
Scherzavo anche molto su questo: per essere
onesta, mi toccava diventare ogni tanto un
po’ "scroccona"!».
Cosa proprio non si trova on line?
«La benzina e i prodotti freschi artigianali
(fette di anguria, gelati, ecc.), ma per il
resto non ho avuto problemi. Scopri che le
necessità autentiche sono molto meno di
quanto potessi pensare».
Come è stato il ritorno allo shopping
tradizionale?
«Anche adesso che l’esperimento è finito,
capita di passare di fronte ad una vetrina,
vedere una cosa e pensare "Ah, come vorrei
comprarla..." poi mi rendo conto che posso
farlo, ma il 99% delle volte non entro,
perché ho imparato a controllare l'impulso
irrefrenabile di comprare. Ma online e off
line non si escludono a vicenda: sono in
tanti che controllano prima su internet e
poi si recano fisicamente ad acquistare un
dato articolo».
Sei una donna supertecnologica: il tuo
esperimento, un tuo sito dove parli di
e-commerce e di e-book. Però c'è anche la
Francesca votata al naturale, che impartisce
consigli bio. Come si conciliano questi due
aspetti? Ti senti più tecno o più bio?
«Bio e tecno si sposano, davvero. Riduci gli
acquisti inutili, trovi tante piccole realtà
del mondo del biologico che sopravvivono
proprio grazie all'e-commerce. Il bio è una
delle comunità della rete e grazie alla rete
diffonde le buone pratiche». |
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