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Telegiornaliste anno VIII N. 20 (322) del 21 maggio 2012
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TGISTE Tgiste
Style, lo stile in onda: Mariasilvia Santilli.
Il suo accessorio migliore? L'occhiale da vista! di
Francesca Succi
Nel Tgiste Style di questo mese una brava e giovane telegiornalista del Tg1:
Mariasilvia Santilli. Questa volta
parto a ritroso rispetto al solito, proprio dalla votazione in fatto di stile,
senza esaminare nel dettaglio ciò che è visibile a tutti.
Per lei voto 8 e ½; un voto alto che è il risultato di una serie di
elementi:
1. Il fascino. Elemento innato che non si acquista da nessuna parte e di
cui Mariasilvia ne è provvista in grandi quantità.
2. L’acconciatura. Mossi, lisci, raccolti o sciolti i capelli sono sempre in ordine
e adatti con l’outfit proposto in conduzione.
3. Il trucco. Sempre molto delicato e basilare. Promosso!
4. L’uso della blusa o del blazer. Nelle foto scelte Mariasilvia utilizza
bluse leggere, morbide e dai colori e fantasie particolari. Chiuse o aperte
non hanno importanza: sicuramente la valorizzano. E quando sceglie il blazer
– chiaro o scuro – lo abbina con un top aderente. Outfit romantici, semplici e
azzeccati per una conduzione di qualsiasi ora.
5. I bijoux. L’unico elemento di questa categoria, con cui Mariasilvia
arricchisce il look, è l’orecchino; soprattutto in versione lunga.
Sicuramente un altro accessorio rappresentato da un bracciale, un girocollo o un
anello non guasterebbe, ma indossare meno è meglio e per lei
sembra una regola ferrea.
6. L’accessorio. Mariasilvia ha un feticcio che non abbandona
quasi mai: l'occhiale da vista. Sicuramente l’uso di quest’ultimo sarà
dovuto alla sua natura funzionale, ma è l’accessorio della telegiornalista per
eccellenza. E lo sa.
La montatura scura e squadrata le dona una particolare carica attraente e
professionale apprezzata da uomini e donne.
In conclusione, nessun particolare consiglio di stile per Mariasilvia, ma solo
un caloroso augurio per una lunga carriera nel mondo del giornalismo! |
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CRONACA IN ROSA Debora
Bionda: la tv del futuro è già qui
di Ilaria Sicchirollo
L’informazione on demand, sempre disponibile e sempre più
personalizzata, è la naturale evoluzione della televisione
classica? Ne abbiamo parlato con Debora Bionda, giornalista
e direttrice di una delle web tv più nuove e di tendenza:
Dialogo TV.
Ci presenti brevemente la tua carriera?
«Ho avuto un percorso insolito: dopo la laurea alla Bocconi
ho lavorato in Borsa, poi nella consulenza sull’investimento
in vini pregiati. Una casa editrice mi propose di scrivere
di vino, così mi avvicinai all’editoria e al giornalismo».
Come è iniziata la tua avventura per Dialogo TV?
«Rispondendo a un annuncio: dovetti inviare un video in cui
leggevo le notizie di un telegiornale. Vi lascio immaginare
a quanto fosse amatoriale, fatto in casa con il telefonino!
Pensavo di non avere speranze, invece mi scelsero come
redattrice. Dopo qualche mese mi proposero il ruolo di
responsabile di redazione e poi quello di direttore
responsabile… ed eccomi qua!».
Com'è stato il primo impatto con le telecamere?
«Non è stato semplice per me che ho sempre evitato anche i
filmini alle feste in famiglia. L’imbarazzo però è durato
poco: ora sono più a mio agio davanti a una telecamera che a
parlare in pubblico senza. Credo che uno degli step più
difficili da superare sia rivedersi in video: si vedono solo
i difetti e si fatica a riconoscere la propria voce. L’unico
modo per superare lo shock è fare pace con se stessi e la
propria immagine».
Quali sono le principali differenze fra una web tv e la
televisione tradizionale? Quali le potenzialità per il
futuro?
«Fruibilità, velocità, condivisione e interazione. La web tv
è completamente on demand, la vedo dove, come e quando
voglio e il contenuto rimane on line per sempre, mentre la
televisione impone gli orari del palinsesto. Inoltre
l’utente è più attivo: sceglie i contenuti, ci ritorna in
momenti diversi e li condivide sui social network. Il web è
sicuramente il futuro, ma direi che è anche il presente:
sempre più persone scelgono i contenuti e li guardano da
tablet, pc, smartphone».
Com'è la giornata tipo di un direttore che è anche
inviata sul campo?
«Inizia intorno alle h. 8.30 con la lettura dei giornali e
la riunione di redazione. Le uscite per i servizi possono
essere al mattino o al pomeriggio, a volte anche la sera,
nessuna giornata è uguale all’altra così come nessuna
intervista è uguale all’altra. Un orario di fine lavoro
invece non esiste: spesso anche aperitivi e cene sono legate
al lavoro e capita di preparare le interviste del giorno
seguente anche di notte o nei giorni festivi».
Quali i tuoi prossimi obiettivi professionali?
«Ora come ora sono impegnata in strategie di sviluppo di
Dialogo Tv. Cimentarmi in realtà più grandi e note non mi
dispiacerebbe affatto, ma vedremo che cosa avrà in serbo per
me il futuro, ho imparato a vivere esclusivamente nel
presente». |
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FORMAT Inchiesta
viaggio nella tv: gli anni '90
di Fausto Piu
La televisione degli anni novanta
Quanti di voi, guardando la televisione, hanno
manifestato una certa nostalgia verso i
programmi televisivi degli anni novanta?
Tutti, almeno una volta. Ed ecco che questa
settimana ripercorriamo la storia della
televisione dello scorso decennio. Preparate
i fazzoletti.
Televisivamente parlando gli Anni Novanta si
aprono con l’informazione. È il 17
gennaio 1991 quando nasce Studio Aperto,
telegiornale di Italia1. Un anno dopo, nel 1992,
va in onda la prima edizione del Tg5 di
Enrico Mentana. Completano il tutto i
talk show Moby Dick di Michele Santoro
e L’istruttoria di Giuliano Ferrara.
Il genere televisivo che riscosse più successo
fu il quiz. Come dimenticare Tira e
Molla di Paolo Bonolis con le famose
sellerette che sapevano ancora ballare? E
che dire delle merende a casa dei nostri nonni
gridando Cento! Cento! Cento! mentre si
guardava Ok, il prezzo è giusto di Iva
Zanicchi? O ancora la ruota finale di
Passaparola di Gerry Scotti che ci
faceva sentire importanti nell’aver azzeccato
proprio quella parola con la lettera Z?
Fra gli altri successi del decennio ci sono
anche i primissimi reality show. Se
Stranamore di Alberto Castagna
cercava di unire coppie scoppiate, Carramba,
che sorpresa! di Raffaella Carrà
faceva rincontrare persone che non si vedevano
da tempo. L’ormai famoso "e dall'Argentina è
qui…" ne è stato lo slogan.
E ancora il Karaoke che fece conoscere a
tutti il grande Fiorello, Francamente
me ne infischio che segnò il ritorno nel
piccolo schermo di Adriano Celentano e
Le Iene di Simona Ventura.
La televisione degli anni novanta era anche la
tv delle fiction (termine che inizia ad
entrare nel linguaggio comune proprio in questo
periodo). Ritroviamo La dottoressa Giò,
Il maresciallo Rocca, Un medico in
famiglia e Ultimo. E inizia così il
mito del medico e del militare. Ma comincia
anche una soap opera, ambientata a Napoli, che
tutt'oggi registra ascolti record, Un posto
al sole.
Dall'America arrivavano Beverly Hills 90210,
Baywatch, Friends, ER Medici in
prima linea e Beautiful, la soap
più longeva della televisione.
Il piccolo schermo si prendeva cura anche dei
ragazzi con appositi contenitori a loro
dedicati: Bim Bum Bam, Solletico e
l'Albero Azzurro. E poi c’erano i cartoni
animati che hanno fatto storia: Sailor Moon,
che sconfiggeva i nemici nel nome della luna, e
i Pokemon, personaggi immaginari che
combattevano assieme al loro allenatore.
E se oggi ci sono show girl che mostrano
farfalline nel palco di Sanremo, ieri c'erano
donne come Ambra Angiolini, Mara
Venier e Lorella Cuccarini che hanno
fatto sognare milioni di italiani. Ambra,
la classica teenager italiana, era una delle
tante ragazze che ballava, cantava e giocava
nello studio di Non è la Rai, programma
di Gianni Boncompagni. Mara, la
bionda signora della Domenica in, teneva
compagnia nei lunghi pomeriggi festivi.
Lorella, la più amata degli italiani, che è
stata la padrona di casa di diversi programmi
Mediaset assieme a Marco Columbro.
Anni novanta… che nostalgia! |
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HOT GIRLS Asia
Argento: autoerotismo? Non c'è nulla di
scandaloso
di Sara Giuliani
Scandalo è una parola che viene spesso associata
al suo nome, a causa delle sue dichiarazioni,
della sua carriera, della sua vita privata.
Stiamo parlando di Asia Argento, attrice,
regista e sceneggiatrice che di certo non si
lascia fermare dalla paura delle parole, che
ritiene essere spesso superflue. Ed è proprio
una parola a riportarla al centro
dell'attenzione dei media creando scalpore
intorno al suo personaggio: autoerotismo.
Sì, perché di questo ha parlato in una recente
intervista, affermando di praticarlo, «ma non
tutti i giorni, perché non ho tempo». In
effetti Asia è davvero molto impegnata, dopo
essere apparsa in un paio di film, in questo
periodo è nelle sale con Isole di Stefano
Chiantini, senza contare la partecipazione
al Festival di Cannes per l'horror
Dracula 3D del papà Dario e la preparazione
del suo prossimo film sul tema
dell'omosessualità femminile. Ma d'altronde
sotto i riflettori a causa dell'autoerotismo
Asia ci era già stata, quando nel 2007 lo ha
praticato in una scena di Boarding Gate
ammettendo di averlo fatto sul serio e non solo
cinematograficamente.
È da sempre una donna anticonformista lei, non
si ferma di fronte ai tabù di cui si parla
troppo poco per «maschilismo e un po' per
pudore».
«Non c'è niente di scandaloso», commenta
l'attrice, che afferma di sentirsi «una persona
più viva delle altre, che non si è mai arresa
alle menzogne che ci impone di raccontare questa
società».
Su questo la stampa non può che concordare e con
tutti i progetti futuri che ha in programma, nei
prossimi mesi sicuramente ci sarà ancora modo di
parlare di lei. |
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DONNE Focus on: Susanna
Camusso
di Roberta Ricciardi
Susanna Camusso è una donna che ce
l’ha fatta. Sempre sobria nell’aspetto,
sportiva ed elegante allo stesso tempo, è la
prima donna alla guida di un sindacato
storico: la CGIL.
Nata a Milano nel ’55, è oggi una delle
figure più influenti e con più prestigio del
nostro paese. Segretario nazionale della
CIGL dal 2008, Susanna Camusso, ha
saputo imporsi con determinazione, forza,
capacità e competenza in un ambiente
difficile dove le donne hanno sempre fatto
fatica a trovare spazio.
Una vita intera spesa a servizio dei
lavoratori e delle parti sociali deboli. Ha
iniziato la sua attività da giovanissima, a
soli 20 anni, quand’ancora era studentessa
di Lettere all'Università degli studi di
Milano; che però non hai mai concluso.
Un crescendo di esperienze e posizioni di
responsabilità, prima locali e poi
nazionali, che l’hanno portata oggi ad avere
in mano le sorti dei lavoratori: una
responsabilità non di poco conto dato il
contesto sociale attuale.
Attualmente è chiamata alla mediazione tra
governo e parti sociali per la riforma del
mercato del lavoro. Una riforma che può
essere storica perché ha la velleità di
coordinare garanzie e sviluppo e
l’intento di superare le divisioni sindacali
sui modelli contrattuali.
Degna di nota è anche la sua attenzione alle
tematiche femminili per un raggiungimento
reale della parità dei sessi, attività che
la vede promotrice di iniziative e tavoli di
discussioni.
Una guerrigliera che arricchisce il paese di
forza femminile. |
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