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Telegiornaliste anno VIII N. 6 (308) del 13 febbraio 2012
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TGISTE Vivien
Russo: comunicare, la mia vita di Giuseppe Bosso
Incontriamo Vivien Russo, che si alterna la domenica a
Titti Improta nella conduzione di Campania Sport, su Canale 21.
Vivien, come mai ti eri allontanata da Canale 21?
«Non riuscivo a conciliare il giornalismo con il lavoro che svolgo presso una
nota casa di moda come Responsabile Marketing e Comunicazione. Poi però ho
ricevuto questa chiamata e sono stata felicissima di ricominciare a Canale 21,
anche se finora non mi ero occupata di sport ma di politica e cronaca».
Calcio: passione o incognita?
«Assolutamente passione. Mio padre è stato per 20 anni il medico sociale del
Napoli, sono anzitutto una tifosa che ha sempre vissuto l'amore per i colori
azzurri».
Titti ti ha dato consigli?
«Sì, mi è molto vicina ed è una cosa bella poter lavorare con persone di grande
esperienza come lei,
Chiariello e Iannicelli, ma anche con uno staff che considero una vera
famiglia, a cominciare dal regista Pino Siciliano, che mi ha fatto crescere a
suon di bacchettate. Mi hanno sempre supportata e questo è un valore aggiunto».
Ti senti valletta o conduttrice?
«Non sono una valletta, ma una giornalista che ha un ruolo nel programma. Anche
se si pensa che sia superato, c'è sempre un po' di diffidenza nei confronti delle
donne che partecipano ai programmi sportivi, si pensa che debbano sempre stare
zitte e mute... io però pian piano mi sto guadagnando i miei spazi».
Si parla di abolire l'Albo dei Pubblicisti, al quale anche tu sei iscritta:
cosa ne pensi?
«Da un lato sarei anche d'accordo, ma è un'arma a doppio taglio. A Napoli
soprattutto è difficilissimo farsi strada in questo settore, è dura trovare un
contratto per un praticante. Insomma, è un tema delicato».
Il Napoli in pochi anni dalla C alla Champions ad alto livello:i sogni
possono dunque realizzarsi anche oggi?
«Sì, ma quello del Napoli non è un sogno, ma il frutto di un progetto a lungo
inseguito dal presidente De Laurentiis, che ha fatto molto e ha tenuto duro, non
cedendo i giocatori importanti e rinunciando a certi acquisti. A quanto pare,
vorrebbe seguire l'esempio del Barcellona creando una 'cantera' che sia
il fulcro della squadra in futuro. Noi ce lo auguriamo, sarebbe la strada da
seguire».
Gli uomini di Mazzarri possono raggiungere già qualche successo secondo te?
«È già stato un grande traguardo superare il primo turno di Champions,
competere con squadroni come Bayern e Manchester City. Ma è chiaro che c'è una
gavetta ancora lunga da superare ed è importante che il Napoli si crei un nome
anche a livello internazionale, in modo da poter attrarre anche giocatori
affermati. Non capisco i tifosi che hanno detto "forse era meglio uscire
dalla Champions"; l'affermazione come ti dicevo passa anche per la gavetta.
In campionato, certo, può arrivare qualche soddisfazione, ma è bene anzitutto
che la squadra maturi dal punto di vista psicologico. Solo mantenendo posizioni
di alta classifica possiamo sperare di rimanere nel calcio che conta».
Cosa farai da grande?
«Spero di continuare il percorso che ho seguito, mi sono laureata proprio nel
settore delle comunicazioni e sto alternando due lavori come ti dicevo. È dura
ma voglio andare avanti. E un domani, anche realizzarmi con una famiglia mia».
Il tuo sogno giornalistico?
«Arrivare a un Tg nazionale... (sorride, ndr)».
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CRONACA IN ROSA Finché
password non ci separi di
Roberta Ricciardi
I pegni d’amore ai tempi di Facebook? La
curiosa ricerca arriva dal New York Times, che ha
analizzato il comportamento di più di settecento coppiette
di adolescenti.
Ebbene sì, non è più tempo né di fiori né di bugie
innocenti da raccontare ai propri genitori. La prova
d’amore più in voga tra i giovani è lo scambio delle
password dei principali Social Network.
Totale fiducia nel partner e dono della propria identità
riflessa nel virtuale. I Social Network hanno
assunto un’importanza tale che, le nuove generazioni, gli
affidano spaccati di vita e informazioni private; spesso
anche troppo!
Abitudine che non sembra risparmiare neanche i meno
giovani. Più del 30% del campione intervistato lo
ritiene normale e dovuto. Gesto di grande
fiducia che nasconde diverse insidie e pratica pericolosa
per l’autonomia del singolo.
A dichiararlo è la scrittrice e studiosa dei comportamenti
giovanili, Rosalind Wiseman. Potrebbe
rivelarsi pericoloso soprattutto in caso di rottura,
in tal caso infatti, si potrebbe usare la password
del partner per vendicarsi e utilizzare informazioni
personali per fini non propriamente galanti.
Considerazioni meno allarmiste arrivano da un team di
psicologi e terapeuti di coppie, secondo cui, il vero
problema è da riscontrare nella mancanza di uno spazio di
privacy, anche se virtuale, che può mettere a dura
prova l’equilibrio di una coppia.
Se non date eccessivo valore sociale al Social Network
e avete altri spazi più salutari per coltivare momenti solo
vostri, lo scambio di password può essere un dono
simbolico e carino per San Valentino; magari inserita in
un bigliettino con i classici cioccolatini. Attenzione al
contenuto scomodo, però!
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FORMAT Claudia
Andreatti: a Ballando con le Stelle per
crescere
di Giuseppe Bosso
Miss Italia nel 2006, annunciatrice di
Rai 1 e da poche settimane concorrente della
nuova edizione di Ballando con le Stelle.
Se a ciò aggiungiamo che è da poco convolata a
nozze possiamo dire che è molto piena la vita di
Claudia Andreatti, che noi intervistiamo con
grande gioia.
Perché Ballando con le Stelle?
«Sono sempre stata molto impulsiva e amante
delle sfide; amo il ballo e quando Milly mi ha
chiamata non ho saputo proprio dire di no».
Si è molto discusso riguardo i cachet di
alcuni concorrenti come Vieri e Rivera: tu cosa
ne pensi?
«Penso a me, non è che queste polemiche mi
interessino più di tanto. Io avrei partecipato
anche gratis; il mio cachet comunque non è certo
paragonabile ai loro, che hanno una storia molto
diversa da me, che ho ancora una gavetta lunga e
da costruire».
Miss Italia ti ha sicuramente cambiato la
vita: ma se non avessi vinto a Salsomaggiore
cosa avresti fatto nella vita?
«Credo mi sarei trasferita a Milano per studiare
Pubbliche Relazioni e cercare uno sbocco in
questo mondo, quello delle comunicazioni, che ho
sempre amato».
Ancora giovanissima ti sei da poco sposata,
scelta piuttosto controcorrente negli anni della
crisi e del precariato che rendono molto
difficile compiere questo passo...
«Credo che siano passi da compiere nella vita, a
prescindere dall'età; soprattutto quando
incontri la persona giusta. Per il resto vivo
alla giornata giorno per giorno, senza fasciarmi
in anticipo la testa. Insomma, ero sicura di
quello che ho fatto, non ho fatto queste
considerazioni».
Cosa farai da grande?
«Spero di sentirmi appagata, nel lavoro e nella
vita. Sogno di diventare una brava conduttrice,
ma per questo so bene che la strada è ancora
lunghissima e la gavetta non è certo finita». |
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HOT GIRLS Farlo
col Professore? Alle ragazze piace! di
Fausto Piu
È la fantasia erotica per eccellenza,
oggetto di molti film; comici e non solo.
Stiamo parlando dei pensieri perversi che
ogni studentessa, liceale o universitaria, ha
fatto, fa o farà nei confronti del proprio
professore.
Quell’uomo che, tra una lezione di Dante e una
di Petrarca, fa scatenare in loro una
tempesta ormonale senza precedenti.
Quell’uomo per il quale, in sede d’esame, si
trasformano da ragazze caste, appena uscite
dalla pubertà, a donne vissute, sensuali e
provocanti. Quell'uomo al quale, come accade nel
film Ti amo in tutte le lingue del mondo
di Leonardo Pieraccioni, sono pronte a
rovinargli la carriera, pur di averci una storia
di amore (o sesso).
Uno sguardo ammiccante, rossetto
rosso fuoco, mini gonna (sfidando il
vento, la pioggia e la neve di questo periodo),
decolté in bella vista e gambe
accavallate. È questo il look della studentessa
modello nel giorno d’esame. Con la speranza di
portare a casa la simpatia di quel Prof. E anche
un 30 e lode, che male non fa!
E chissà quante altre, fingendo di non aver
compreso l’ultima lezione di anatomia, si
recano al ricevimento del Prof., per avere dei
chiarimenti; e finiscono con l’avere una
spiegazione pratica.
Ma ci sono anche gli assistenti universitari, i
più giovani e affascinanti, che fanno
perdere la testa perfino alle secchione; le Ugly
Betty che popolano i corridoi e le biblioteche
delle nostre Università.
Perché è proprio così: la scuola e l’Università, oltre ad insegnarci le funzioni
matematiche, i classici greci e la letteratura
francese, fanno sviluppare la nostra
sessualità ed emergere le nostre prime
perversioni. E allora non stupiamoci se alla
domanda "Che cosa è l’Università?" molte
studentesse rispondono "una palestra di
vita!". |
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DONNE Una
maschera del Carnevale di
Giulia Fiume
L’uso della maschera affonda le
radici in tempi immemori, scava tra le
pagine della tradizione e del mito fino ad
arrivare a noi, completamente rinnovato e
mai fuori moda.
Gli uomini per un giorno diventano giullari,
re, stregoni, schiavi, dando libero sfogo a
quella parte della propria persona che la
società tende ad inibire. Come ogni forma d’arte
che si rispetti, anche la creazione delle
maschere ha trovato ispirazione nelle figure
femminili.
La Commedia dell’Arte, che della società
scelse di fare una caricatura, porta
in scena la donna nei panni di Colombina,
Giacometta ed Isabella: tre
figure apparentemente simili, ma dai ruoli
ben diversi.
La servetta Colombina gioca il ruolo della
compagna di Arlecchino, vivace,
civettuola e astuta al tempo stesso. Gli
abiti semplici ma vistosi ne fanno una
figura seducente e briosa al tempo stesso.
Più attenta e fedele è invece
Giacometta che, da brava compagna della
maschera Gianduia, veste i panni della donna
appassionata e comprensiva. Allegra e vivace
incarna gli ideali virtuosi che da sempre
accompagnano l’immagine femminile. Meno
definita è infine Isabella, il cui aspetto è
quello della servetta, ma il cui
animo si presta a libere interpretazioni.
Mascherarsi è creare, meravigliare,
stupire. La tradizione non ha mai lasciato
molto spazio alla figura femminile, i ruoli
affidati agli uomini sono senza dubbio di
più.
Le donne di un tempo potevano giocare alla
vita che sognavano, vestirsi di colori
sgargianti che nella consuetudine di tutti i
giorni le avrebbero rese ridicole, potevano
impersonare il ruolo delle principesse e
delle serve, ringiovanire o invecchiare.
Oggi la moda sembra sopperire a tutto
questo, ma ci sono espressioni e stati
d’animo che probabilmente non si possono
nascondere.
Nulla ci vieta dunque di mascherarci una
volta l’anno, di spogliarci dagli
stereotipi della tradizione se questi
non ci piacciono, e di vestirci, per un solo
giorno, dei panni che più sentiamo
appartenerci. |
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