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Telegiornaliste anno VII N. 41 (301) del 12 dicembre 2011
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MONITOR Tutti
a bordocampo.... con Barbara Di Palma!
di Giuseppe Bosso
Incontriamo di nuovo, con grande piacere, Barbara Di Palma
che da qualche settimana, oltre a essere inviata de La vita in diretta
tutti i giorni su Rai 1, alterna una nuova interessante esperienza nella sua
natia Campania. È infatti la conduttrice, al fianco di Matteo Marzocchi, del
programma sportivo Tutti a bordo campo in onda il lunedì sera alle 20.50
su Tele A, emittente campana visibile su Sky canale 901. La incontriamo nel suo
camerino mentre è alle prese con i preparativi per una nuova puntata,
disponibile come sempre a chiacchierare con noi mentre il parrucchiere le
strapazza i capelli.
Com’è nata questa tua partecipazione?
«Il direttore di Tele A Savio Panico era alla ricerca di un volto campano con
esperienza nella televisione nazionale. Mi ha detto che ha chiesto consiglio in
giro e che sette persone su dieci gli hanno fatto il mio nome e così mi ha
cercata. Inutile dire che la cosa mi ha riempito di orgoglio perché vuol dire
che ho lasciato un buon ricordo in molte persone».
Perché hai accettato?
«Perché mi hanno messo in condizione di esprimermi, lasciando spazio alla mia
verve e al mio modo di essere conduttrice e tifosa allo stesso tempo. Nei
programmi sportivi spesso la donna è relegata al ruolo della bella statuina,
imbambolata con le gambe accavallate sullo sgabello. Io non sono così e loro non
volevano quel genere di figura. Così, pensandola allo stesso modo, abbiamo
iniziato questo splendido viaggio che durerà per tutto il campionato. Amo la mia
città, amo la squadra del
Napoli e il calcio: da ragazzina giocavo, non sai che voli che facevo a
centrocampo, ero marcatissima (ride, ndr)».
È difficile conciliare il lavoro in Rai con questa conduzione?
«No. Nietzsche diceva "quando hai molto da infilarci, un giorno ha mille
tasche"… volere è potere, basta organizzarsi e essere pronta a qualche notte in
bianco...».
Come sei stata accolta dallo staff di Tele A?
«Potrà sembrare scontato, ma sono tutti veramente carini. Si respira una bella
atmosfera e lavoriamo alla realizzazione della puntata tutti insieme, io Matteo
Mazzocchi - il mio fantastico coconduttore, con il quale si sta creando una
bellissima intesa - Savio Panico e il regista Pino Sondelli, tutte persone di
grande esperienza e di grande professionalità. E poi io sono la fanciulla della
famiglia, mi coccolano e mi aiutano. È una bella squadra dietro le quinte e in
onda, perché anche con gli ospiti in studio c'è un buon feeling. Io e Matteo
siamo davvero affiancati da un pool di gente che di calcio ne capisce veramente,
come il mister Gigi De Canio, i giornalisti Alfredo Pedullà, Antonio Giordano,
Salvatore Biazzo e Salvatore Caiazza; e poi ci sono
Mariano Giordano e Gigi Pavarese… e Gino Rivieccio, dalla simpatia infinita. In
ogni puntata c'è una vecchia gloria del Calcio Napoli, è venuto a trovarci anche
Nando De Napoli, che emozione… a casa ho ancora la sua figurina Panini».
Senza dimenticare i tifosi che interagiscono.
«Assolutamente, sono fondamentali. Il bello è che ci vedono in tutta Italia e
anche in Europa, così possiamo stare vicino ai tifosi napoletani che vivono
lontano. Gli ascolti finora ci premiano, stiamo crescendo piano piano. In
Campania ci sono programmi storici legati al calcio, mentre noi siamo partiti
quest'anno: anche questa è una bella sfida».
Potessi scegliere campionato o Champions?
«Perché scegliere? Mi associo alle parole di Paolo Cannavaro: "Tutte e due!
L’Europa è il sogno, l’occasione che i tifosi azzurri aspettavano da anni,
sognare ci fa bene, soprattutto in questo momento così difficile. Il campionato
è la concretezza, siamo partiti bene, abbiamo una squadra che ha preso
consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità. Abbiamo un grande Napoli e in
un modo o nell'alto ci regalerà grandi soddisfazioni».
La tua amica Balivo promise, l’anno scorso, uno
spogliarello al San Paolo in caso di scudetto. Tu cosa saresti disposta a fare
per festeggiare un successo?
«Non mi piace questa cosa: è una spettacolarizzazione che non ha nulla a che
vedere né con il calcio, né con la passione per la propria squadra del cuore. Io
sono legata al Napoli da sempre, nel bene e nel male. Quando la società stava
per fallire presentai al San Paolo con Valter De Maggio
la serata in cui tutti i tifosi vennero chiamati a raccolta, quando sembrava che
Gaucci avrebbe rilevato la società. Oggi vedo molti "tifosi" rispuntare
dappertutto. Facile farsi pubblicità sfruttando un momento positivo. Mi chiedo:
dove erano quando la squadra era anche in serie C?»
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CRONACA IN ROSA L'innominato
in Rai: Sua maestà il profilattico
di Francesca Succi
Abbiamo provato a ragionarci a lungo in redazione, ma le
perplessità sono rimaste. E tante.
Eppure, sembra proprio che sia andata così: preservativo
non s’ha da dire. O meglio, non si doveva dire!
Infatti, rimane ancora un giallo la questione del presunto
divieto da parte del Ministero della Salute sull’uso della
parola “profilattico” in casa Rai, in occasione della
giornata mondiale per la lotta all’Aids. Ovviamente, dopo il
clamore sui media, è partita la smentita dal Ministro
Balduzzi; ma sembra che a viale Mazzini qualcuno abbia
ricevuto l’ordine via mail di non ricorrere esplicitamente
al termine profilattico. Ci chiediamo: perché mai?
Agli addetti interni della televisione di Stato, lasciamo
l’arduo compito di pronunciare la sentenza (smentita
o ammissione che dir si voglia).
Però, da telespettatori e giornalisti, ci sorge il dubbio:
se tutto questo fosse una montatura, perché Fiorello, in
occasione dell’ultima puntata dello show Il più grande
spettacolo dopo il weekend, ha affrontato il caso con il
solito humor da maestro dell’intrattenimento? Forse per
depistare le ipotesi di veridicità del caso? Oppure per far
risalire mamma Rai con un certo stile, con quello dello
showman, dal fattaccio! Chi lo sa?!
Comunque, noi lo diciamo: P-R-O-F-I-L-A-T-T-I-C-O!
Si al preservativo, e non solo nelle giornate di ricordo
e commemorazione, ma tutto l’anno. Come ha detto Fiorello, è
un salva-la-vita-pischelli. E non solo! Perché
secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità, in
Italia, ci sono 4.000 nuovi casi d’infezione da HIV
all’anno. Vale a dire un contagio ogni due ore. E quindi,
l’uso di quel “banalissimo” pezzetto di plastica, protegge
da una condanna che ci si porta tutta la vita qualora si
contraesse. È proprio il caso di dirlo: God Save the
Condom! |
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FORMAT Siamo
proprio tutti pazzi per amore!
di Francesca Succi
Nietzsche sosteneva che c’è sempre un
grano di pazzia nell’amore. Lo conferma la
nostra vita, e pure una nota serie televisiva
targata Rai Fiction, arrivata alla terza serie
consecutiva. Di cosa sto parlando? Di
Tutti pazzi per amore 3!
La domenica sera (e in qualche serata
infrasettimanale) siamo tutti incollati davanti
alla Tv, nell’attesa dell'inizio della puntata,
sin dalla sigla dal motivetto accattivante.
Tante diversità rispetto alla prima e
seconda serie, anche a causa della morte del
produttore Carlo Bixio.
Primo aspetto: defezioni nel cast.
Non abbiamo più tra i protagonisti Stefania
Rocca, già assente dalla seconda serie per via
della maternità, e quindi promozione di
Antonia Liskova nel ruolo di Laura
con Paolo, Emilio Solfrizzi, come
consorte.
Morte cinematografica senza diritto di
riammissione sulla terra (visto che nella
seconda serie si trovava in paradiso) per
Neri Marcorè, alias Michele.
Addio anche per Sonia Bergamasco,
l’antipatica Lea redattrice di Tu Donna,
compagna del deceduto, purtroppo realmente,
Pietro Taricone. Fuori dal set anche
Alessio Boni, Clizia Fornasier, Tomas Arana e
Riccardo Rossi. Ma soprattutto l’assenza di
Carla Signoris (Presentatrice Tv)
e Giuseppe Battiston (Dottor Freiss),
che decretavano i fuori onda delle vicende con
lo stesso pensiero di noi telespettatori.
Breve apparizione per la shampista toscana
Bea interpretata da Chiara Francini.
Secondo aspetto: il lasso temporale. Ogni
episodio non è più titolato, ma rappresenta una
giornata intera. E quindi si tratta di un giorno
effettivo del calendario e l’arco cronologico
della serie raggiunge complessivamente ventisei
giorni esatti (dal 7 dicembre fino al 1 gennaio
dell’anno nuovo). È stato scelto l’ultimo mese
dell’anno, Dicembre, per la caratterizzazione
delle festività natalizie che a volte risultano
da sfondo, e in altre, sono determinati per le
vicende dei personaggi.
Terzo aspetto: l’entrata in scena di altri
soggetti peculiari. Il pediatra Giampaolo
(Ricky Memphis); la nuova grafica di Tu
Donna, la perfettina Elisa (Martina
Stella); l’anticonformista e omosessuale
Eva (Anita Caprioli); Claudia
(Lucrezia Lante della Rovere), mamma di
Viola e Raoul, e la perfida
sorella di Clelia, Elvira (Giovanna
Ralli).
Cambiamenti a parte, promuoviamo a pieni voti
anche questo pacchetto di puntate. Questa
serie ci piace. E non poco!
È seguitissima da donne e uomini. Grandi e
giovani. Risulta distaccarsi dalle altre della
Rai, ad esempio Un Medico in Famiglia,
per i temi trattati e l’originalità in cui
viene montata la pellicola. Qui non c’è solo
fiction, ma anche musical. Gli inserti
musicali in cui i protagonisti si cimentano sono
molteplici e tutti accompagnati da balletti,
costumi, trucco e parrucco ad hoc.
Il segreto del successo di Tutti Pazzi per
Amore sta nella veridicità e l’attualità dei
protagonisti e della trama. Tutte noi siamo
un po’ Laura e Monica (soprattutto
quest’ultima). Alcune hanno avuto amori
difficili per via dell’età come Rosa o la
mania del sesso come Maya. Siamo state
tutte adolescenti come Cristina, ad
affrontare i problemi legati ai primi rapporti
di coppia con sieropositività e gravidanze,
amanti del lusso come Stefania. Oppure
alle prese con la convivenza come Emanuele
e Viola. Tutti legati dal comune
denominatore: l’amore. Senza pudore, perbenismo
e finzione. A vedere Tutti pazzi per
amore sembra quasi di trovarsi a casa, dalla
vicina o dalla nonna.
E allora buona visione. Godiamoci il finale
e speriamo in un Tutti pazzi per amore 4. |
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HOT GIRLS L’amore
si fa in ufficio di Valeria
Scotti
Scrivania al posto del letto. L'amore (e sesso)
in ufficio pare faccia bene al corpo e allo spirito tanto da
aumentare il livello del rendimento professionale. Wow. E se un
lavoratore su cinque confessa di avere avuto almeno una relazione
con un collega, ecco arrivare un vademecum per ottimizzare
l'amplesso lavorativo.
Per la gioia di manager e impiegati stressati,
l’iniziativa è di Andrea Carollo dell’Associazione Nazionale dei
Personal Trainer che ha pensato di pubblicare online un vero e
proprio manuale. «Il giusto approccio a una sessione di sesso in
ufficio – spiega - non è dissimile a quello che bisogna tenere ogni
qualvolta ci si accinge a svolgere una qualsiasi attività sportiva.
Far sesso sul posto di lavoro, anzi, può diventare una valida
alternativa per chi non ha il tempo di andare in palestra». Buono a
sapersi.
E tra suggerimenti vari come gli strumenti
seduttivi più idonei - avances alla macchinetta del caffè,
piedino durante i brainstorming
– e i consigli sul tempo (mai superare i 20
minuti per evitare di essere scoperti…) appaiono le curiose
posizioni inventate per l’occasione.
Alcuni estratti dal piccante “KamaOffice”?
Il “Toro della Fotocopiatrice” suggerisce di stendere il petto della
partner sul piatto di copia. Una volta azionata la macchina, è
necessario seguire il ritmo dei passaggi di luce della stessa. Il
“Sex Brief” è invece un incontro a due su una sedia da scrivania.
Per concludere il “Planning”, da farsi rigorosamente
sdraiati sotto il tavolo per le riunioni. |
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DONNE Lacrime
di speranza
di Simona Di Martino
Non ce l'aspettavamo. Ormai avvezzi, e anche
un po' scocciati dal teatrino politico degli
ultimi anni, in cui reciproci insulti, diti
medi e barzellette di cattivo gusto erano
all'ordine del giorno, vedere un ministro
che piange per la sorte degli
italiani... no, non ce l'aspettavamo
proprio.
Il "piagnone" in questione è una lady,
Elsa Fornero, ministro del Lavoro e
della Previdenza sociale in seno all'attuale
neo-governo tecnico Monti. Donna di grande
determinazione ed esperienza, la Fornero è
anche direttrice del CeRP (Centre for
Research on Pensions and Welfare Policies)
nonché docente ordinario di Economia
all'Università di Torino.
Durante la presentazione delle misure
previste dalla manovra economica che vuole
salvare l'Italia dal rischio
dell'impoverimento collettivo, giunta al
tasto dolente "deindicizzazione delle
pensioni" la ministra singhiozza, si ferma
sulla parola "sacrifici" perché già le
lacrime han preso il sopravvento.
È lo scoop. Subito l'opinione pubblica si
biforca in critiche d'ipocrisia da una parte
ed elogio di umanità dall'altra.
Sincera commozione o strategia mediatica?
A noi sembra importante sottolineare la
portata umana ma anche politica di un gesto
simile, considerando la situazione di
emergenza, economica ma anche morale,
in cui l'Italia si ritrova.
Le lacrime di Elsa Fornero celano, dietro un
segnale apparentemente debole, la forza
di chi è consapevole del proprio ruolo
istituzionale e del peso di prendere
decisioni inevitabilmente gravose per il
Paese.
Forse è la volta buona che la politica
ritorni ad essere vicina ai suoi cittadini.
Lo speriamo. |
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