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Archivio Telegiornaliste anno VII N. 31 (291) del 3 ottobre 2011
 
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MONITOR Tgiste Style, lo stile in onda: Domitilla Savignoni di Francesca Succi

Dopo un mese di duro e intenso lavoro a scrutare lo stile delle nostre telegiornaliste, la mia attenzione è caduta sull’angelica Domitilla Savignoni. Per colei il cui nome significa letteralmente e poeticamente domus-casa, purtroppo dovrò essere abbastanza severa. Certi scivoloni di stile non posso proprio farli cadere nel dimenticatoio! (Domitilla ti prego, non me ne volere).
Per mandare avanti la mia tesi da attenta osservatrice dello stile, quello puro per intenderci, vi porto le prove fotografiche su questa telegiornalista che conduce tendenzialmente l’edizione mattutina del Tg5.

1- Non so se sia peggio la giacca in luglio per motivi di sopravvivenza, visto che l’immagine risale a questo mese, oppure la fantasia della stessa; questa riga un po’ gangster e metà tuta da galeotto. Il colpo di grazia: la collana fine e lunga. Brrrrr… imbarazzante!

2- Siamo sempre alle otto del mattino, e ve lo ricordo, ma sembra che Domitilla se lo sia dimenticato. Il monospalla, così sbarazzino e trasparente alle otto di mattina? I casi sono due: una tirata in redazione dalla notte precedente, oppure, subito dopo quest’edizione c’era un party in piscina. L’unico elemento che posso salvare è lo smalto alle unghie: il rosso laccato non passa mai di moda. Il resto proprio non va.

3- Ecco, ora siamo di fronte all’apoteosi! Posso approvare il taglio della giacca, che ricorda per la linea delle spalline il marchio di fabbrica di un noto stilista, ma non i colori. T-shirt e blazer dello stesso identico colore. E non uno qualsiasi, ma antracite! Eh sì, in video l’antracite è uno dei colori che dona di più, vero? Forse ad altre donne con caratteristiche cromatiche diverse sì, ma non a Domitilla Savignoni.

4- Una camicia bianca morbida, deduco di seta, che luccica con le luci dello studio. Finalmente un po’ di shiny! Era ora! Non è meravigliosa così?! Certo che sì.

5- Top nero con ricamo floreale sotto il seno. Deduco che sia un tubino o simile. Fatto sta che la valorizza e la rende accattivante, e perché no, anche sensuale. Ci siamo anche qui. Brava Domitilla, continua così!

6- Ultimo outfit assolutamente da promuovere. Questo è l’abito giusto per linee e colori. Promossa!

Domitilla, ti sei salvata in corner, ma attenzione a non indossare sempre gli stessi orecchini. In queste foto li hai usati nella maggior parte dei look. E in alcuni non c'entravano nulla!
L’etnico, o l’affine, non si può abbinare su tutto.

Voto complessivo: 5.5
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CRONACA IN ROSA Mai più Mademoiselle di Erica Savazzi

Mademoiselle, ovvero signorina. Ovvero donna non sposata. Ovvero: quindicenne alle prese con gli studi, trentenni delusa dagli uomini, cinquantenne divorziata, settantenne che non si è mai sposata. Signorine si può essere per tutta la vita, non ci sono scuse. Perché il passaggio allo status di signora si ha solo ed esclusivamente con il matrimonio.

In Francia, i confini tra signora e signorina sono ancora molto netti, tanto che anche sui documenti ufficiali viene richiesto a quale delle due categorie si appartenga. Un retaggio culturale dei tempi in cui la donna non aveva diritti ed era sottomessa all'uomo, secondo le associazioni francesi Le chiennes de garde et Osez le féminisme, che hanno lanciato la campagna Una casella di troppo per sottolineare e sensibilizzare donne e uomini sul fatto che la distinzione non è questione di rispetto e nemmeno obbligatoria per legge.

Gli organizzatori della campagna fanno notare come gli uomini vengano chiamati per tutta la vita "monsieur", indipendentemente da età e status familiare, mentre "mademoiselle" sottolinea una mancanza, e la rende visibile a tutti. "Madame", invece è un termine neutro che può essere applicato a tutte le donne.

Seguendo l'esempio di Germania, Danimarca e paesi anglofoni, le francesi chiedono l'abolizione della famigerata casella di stato civile dedicata alle signorine. Perché dignità e uguaglianza sono legate anche alle parole.
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FORMAT La Tv: lo strumento che sta diventando oggetto di Francesca Succi

In un sabato pomeriggio leopardiano, o semplicemente italiano come diceva Sergio Caputo, assalita da un certo pessimismo cosmico, mi sono posta questa domanda. Lecita e veritiera, talmente tanto, che ho voluto inserirla nella rubrica Format di questo magazine.

Mi sono immedesimata in tutte quelle giovani aspiranti telegiornaliste, e non ho fatto così tanta fatica perché lo sono in prima persona, che vogliono condurre un telegiornale e vedono poca meritocrazia. Anzi, ricevono solo porte, reali e simboliche, chiuse e nessuna occasione per entrare in una redazione televisiva. È ancora possibile che nel 2011, il sistema televisivo sia ancora così elitario, stretto e poco accessibile?

Nell’epoca in cui il reality è diventato il passepartout per alzare gli ascolti, il sistema da analogico si è trasformato in digitale (triplicando l’offerta), e dove non c’è più un reale monopolio televisivo, è possibile che una giovane telegiornalista faccia fatica ad entrare in una redazione di natura televisiva?
Se è vero che il passaggio al digitale doveva aumentare la qualità del prodotto, perché non si è cercato di aprire le porte a chi realmente voleva - e vuole tutt’ora - lavorare con professionalità, stile e serietà nella scatola magica che tutti gli italiani possiedono?

La risposta avviene con lo zapping: la qualità probabilmente non interessa più. Si cerca un contenuto, spicciolo, ma che faccia solo contenuto. Oppure la risposta viene dopo, guardandola in un negozio di elettrodomestici o nella propria abitazione: la televisione è un bello strumento di comunicazione, e anche un prezioso oggetto da arredamento. Ma se non permette di comunicare, di far accedere liberamente e di entrare a chi lo merita, non si può definire strumento, ma solo oggetto. E forse senza contenuto.
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HOT GIRLS Distrutto dal porno di Valeria Scotti

Amare il proprio lavoro non è una fortuna riservata a tutti. E Rocco Siffredi, della sua passione, ne ha fatta una professione. Lo ringraziano oggi donne d’Italia e del mondo, ma il ruolo del pornoattore è faticoso. Assai. E danneggia gravemente la salute.

In un'intervista su Max, Rocco s’è spogliato dei suoi problemi. Un bollettino medico. «Ho i legamenti del ginocchio trapiantati e vari pezzi di sintesi nella schiena, alla clavicola, alle spalle, al polso. Certe posizioni creano degli scompensi pazzeschi all'anca e quindi alla colonna vertebrale. Tutto per metterti a favore di telecamere».

Ma non solo. «Mi era partito l'occhio destro, vedevo tre donne al posto di una. Ho dovuto fare un trapianto di cornea da cadavere. Sul set non mi risparmio. Ho girato scene assurde, appeso a un elicottero, a 10 gradi sotto zero. Perché il porno non è come il cinema, nessuno ti scalda il pavimento per farti sentire a tuo agio».

E pensare che Siffredi, per amore della moglie, aveva provato a dire addio ai set nel 2004, ma non ce l’ha fatta. Ha dovuto ricominciare perché depresso. Porello. E allora non resta che fargli un augurio: che la sua sia una vita tutta porno fino all’età pensionabile, ma preferibilmente anche oltre.
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DONNE Silvana Sofia, quando l’età non conta per essere mamma di Giulia Fiume

Si chiama Silvana Sofia, è un medico, ha 57 anni e da qualche settimana è mamma di due gemelle.

Come è possibile? Grazie ad un'ovodonazione, un particolare tipo di fecondazione assistita, illegale in Italia e per questo eseguita in Spagna. Ricoverata al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, alla diciannovesima settimana di gravidanza, la donna è stata costantemente assistita dalla sezione Gravidanza a rischio dell’ospedale.

La sua gestazione non è stata però delle più rosee. Silvana ha dovuto lottare contro l’ipertensione, il diabete, un grosso fibroma e per ben due volte con minacce d’aborto. Le placente che rivestivano i feti delle due gemelle si sono fuse al settimo mese, determinando gravi problemi alla crescita di una delle due.

La donna ha messo al mondo le sue bambine alla trentaquattresima settimana. Oggi una delle due, Karol Pia, è sana e non presenta alcun problema, ma Adriana Cristina, la seconda, necessita di un’assistenza respiratoria e pesa appena un chilo e 300 grammi.

Raffaele Petta, direttore della sezione Gravidanza a rischio, ha affermato che «si tratta di un evento straordinario che ha pochissimi riscontri». Le complicanze insorte successivamente al parto sarebbero dunque minime se confrontate a tutte quelle che la donna ha dovuto affrontare precedentemente.

Silvana e suo marito oggi sono genitori felici, forti e pronti ad andare avanti. «Siamo certi che il Signore oltre a questo dono ci darà la forza per seguire le nostre bambine» dichiarano senza esitazione.

Silvana, dal canto suo, lancia un appello a tutte le donne, incoraggiandole a «non arrendersi e ad andare avanti». Proprio come ha fatto e continua a fare lei, ogni giorno, per seguire il suo sogno di essere madre.
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