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Telegiornaliste anno VII N. 30 (290) del 26 settembre 2011
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MONITOR Francesca
De Simone: da Salerno con amore di
Giuseppe Bosso
Incontriamo Francesca De
Simone, tgista di
Liratv, emittente
salernitana.
Ricordi il tuo debutto da giornalista?
«Sì, quando iniziai l'università collaboravo con Cronache del
Mezzogiorno
e seguii un quadrangolare per nazioni di pallanuoto che attirò in
Campania l'attenzione anche dei grandi media nazionali; un evento
importante per una ragazza come me, molto timida, ma la passione
sportiva mi ha aiutato anche dopo, quando all'inizio della mia
collaborazione con Liratv seguivo la Salernitana, nel periodo d'oro
di Delio Rossi, e anche le squadre della C come la Nocerina. I
timori delle prime interviste man mano li ho superati».
Da anni segui il
Giffoni Film
Festival per l'emittente: cosa rappresenta per te questa
rassegna?
«Molto. Ormai sarà l'undicesima edizione che ho seguito. La forza
del Gff è quella di saper coniugare l'abilità di essere al passo con
i tempi con la tradizione di sempre che è quella di puntare sui
ragazzi».
E proprio i giovanissimi sembrano essere i critici più esigenti e schietti...
«Assolutamente sì. Il Festival li seleziona rigorosamente e sono
sempre preparatissimi e documentati sulla storia del cinema. E non
di rado gli attori che partecipano mi dicono che le loro domande
sono molto più impegnative di quelle dei giornalisti addetti ai
lavori. Ma accettano anche le domande scomode da loro».
Si torna a parlare di legge anti intercettazioni anche dal punto di vista
della pubblicazione: qual è, secondo te, il limite al diritto di
cronaca?
«Credo che il diritto di cronaca limiti non dovrebbe averne; il
cittadino ha il sacrosanto diritto di essere informato anche su
argomenti spiacevoli, ma purtroppo in Italia si tende a mettere dei
fastidiosi 'paletti', forse più in televisione che sui giornali e in
rete. Fortunatamente noto che il pubblico non è affatto passivo come
si vorrebbe credere, ma anzi è voglioso di informazioni e di
verità».
È difficile essere giornalista a Salerno?
«No, è una città con mille sfumature e tanti aspetti da raccontare;
non ho mai pensato di lasciarla, ci sono legata e credo, del resto,
che non saprei orientarmi in una grande metropoli. Negli ultimi anni
poi la città è cambiata moltissimo, e lo notano i turisti che ci
vengono periodicamente».
Tuo marito, Michele Masturzo, lavora anche lui a Liratv: molte colleghe,
sposate con giornalisti, mi dicono che per loro il segreto di un
matrimonio tra colleghi è quello di non parlare mai di lavoro a
casa. È così anche per voi che lavorate nella stessa redazione?
«Non credo. Condividiamo la stessa passione, lo stesso interesse per
lo sport. È bene avere un confronto sugli aspetti del nostro
mestiere; non sarebbe stato lo stesso se avessi sposato una persona
che faceva un mestiere diverso».
Se i vostri due figli volessero seguire le vostre orme li incoraggereste?
«I ragazzi vanno sempre incoraggiati, qualsiasi cosa decidano di
fare. L'importante è che seguano le loro passioni, e soprattutto non
subiscano imposizioni deleterie».
Durante la rassegna stampa del mattino date molto spazio alle Forze
dell'Ordine: è un obiettivo di Liratv quello di fungere da collante
tra cittadino e istituzioni?
«Assolutamente si. Un canale all news deve perseguire questo
obiettivo ed è quello che facciamo ogni giorno».
Ti senti realizzata?
«È una grande parola questa. Sicuramente lo sento dal punto di vista
familiare, ho un marito e due figli meravigliosi. Sul lavoro credo
che con umiltà ho creato un mio spazio, ma c'è sempre tanto da fare
ogni giorno, passo per passo».
Un aggettivo per descrivere Francesca come: madre, moglie, giornalista e
donna?
«Molto difficile! Come donna preferisco siano gli altri a valutare.
Nell'ordine, timorosa e ansiosa, felice, curiosa».
Ti senti una giornalista a prova di bavaglio?
«Assolutamente sì!». |
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CRONACA IN ROSA Ragazze,
a vedere la partita! di
Erica Savazzi
Biglietti gratis per tutta la stagione calcistica a
donne e bambini. Non è un sogno o una proposta strampalata,
ma la realtà. In Turchia. Il testosterone dei tifosi – e
soprattutto quello degli ultrà – non è più il benvenuto, e
allora via libera al ben più tranquillo genere femminile.
L'idea è di una squadra turca, il Fenerbahce, che ha deciso
di attuare una drastica lotta contro le tifoserie violente,
arrivate a dare fuoco alla propria parte di stadio pur di
protestare contro la squadra che dicono di amare. L'incontro
Fenerbahce-Manisaspor è quindi diventato un momento di
incontro e di festa; alcune signore si sono
incaricate di animare i cori e i giocatori hanno offerto un
mazzo di fiori come omaggio al gentile pubblico. Non
pagante, in questo caso.
L'idea è piaciuta, l'esperimento è alternativo e il
messaggio è chiaro. E ha funzionato così bene che verrà
ripetuto la prossima giornata e forse esportato anche al di
fuori del paese di Ataturk. |
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FORMAT Barbara
baila o non baila?
di Giuseppe Bosso
Partirà o no? È questo il nodo da sciogliere e
che fa tenere con il fiato sospeso i vertici
Mediaset. L'annunciato Baila!,
format di Canale 5 che dovrebbe (il condizionale
è d'obbligo) partire da questa sera con
Barbara D'Urso al timone, sembra destinato
allo stop. Non solo la Rai ma anche la BBC ha
fatto ricorso contro lo show dei vip danzerini,
troppo uguale(o no?) a Ballando con le stelle
e Stricty Come Dancing.
Staremo a vedere. Certo, per i vertici del
Biscione sarebbe davvero un duro colpo vedersi
bloccare un programma pluriannunciato con un
cast ormai consolidato. Tra i componenti
Elisabetta Gregoraci, Martina Colombari, Luca
Marin e Marcella Bella.
Dunque, contrariamente a quanto non era accaduto
per l''Io Canto' 'clone' di 'Ti lascio
una canzone', Viale Mazzini avrebbe partita
vinta. Staremo a vedere come andrà a finire
questa ennesima disputa Rai-Mediaset. Di sicuro
per l'attrice-conduttrice napoletana il 2011 non
potrà certo essere ricordato come un anno
positivo, iniziato con l'accantonamento da
Domenica Cinque a favore di Federica
Panicucci e poi proseguito con il flop di
Stasera che sera!, durato lo spazio di una
settimana.
Barbara rimane ancora saldamente al timone di
Pomeriggio Cinque sebbene, a questo
punto, sia lecito domandarsi se la sua non sia
una stella in declino... |
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HOT GIRLS Cicciolina
va in pensione
di Valeria Scotti
In Parlamento dal 1987 al 1992, cinque anni e
una sola legislatura inneggiando all’amore
libero. Un’esperienza messa da tempo nel
cassetto che frutterà però a Ilona Staller,
in arte Cicciolina, una pensione da 3.108 euro
lordi (poco meno di 2mila euro netti). Il
prossimo 26 novembre l’ex pornostar compirà i
suoi primi 60 anni e da quel momento
scatterà il vitalizio maturato come ex
onorevole.
Il commento dell’Ilona sbadata: «Me l'ero
persino dimenticato. Ma non mi vergogno, non ho
derubato nessuno, quei soldi me li sono
meritati. Mi mancavano due mesi di contributi,
ai tempi pagai quasi 2 milioni di lire e adesso
questo beneficio mi spetta. So che risulta
impopolare, ma allora gli italiani dovrebbero
cambiare la legge, mica l'ho fatta io. Sarei
disposta a versare tutto in beneficenza, ma solo
se lo faranno anche gli altri».
Una privilegiata? Certo che no. «Ho lavorato
duro, il mio non è stato il bunga bunga di un
giorno, ma un ragionamento, una campagna
elettorale intelligente. E faticosa. Giravamo
per le piazze io, Moana e Ramba, ho perso molti
chili per la fatica. Partivo ogni mattina dalla
Cassia con la mia Peugeot 205, mica avevo
l'autista, un'ora e mezzo di traffico, e spesso
rientravo a mezzanotte. E alla fine ho preso
20mila preferenze, seconda solo a Pannella. Gli
italiani mi hanno voluto». E ora la pagheranno. |
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DONNE Governo
rosa in Danimarca
di Simona Di Martino
Che le belle donne siano solo di
centro-destra, non è un pregiudizio solo
italiano. A quanto pare anche in Danimarca
la pensano così. Helle Thorning Schmidt
ha però sfatato questo mito. Alta, bionda,
elegantissima, dal 15 settembre la leader
del partito socialdemocratico è anche
la prima donna premier del Paese.
Ha vinto le recenti elezioni con una
maggioranza non proprio schiacciante - 89
voti contro 83 - ma quanto basta per ridare
speranza a una popolazione ormai
vessata dalla crisi economica e dalla
politica tutta "tasse e tagli" del premier
uscente Loekke Rasmussen.
Il programma della Thorning Schmidt resta
invece fedele alla tradizione "rossa" e
propone soluzioni decisamente più gradite:
più tasse per i ricchi da investire in
scuola e sanità; aumento della
produttività del Paese facendo lavorare
tutti 12 minuti in più al giorno (che
saranno mai?) per un totale di un'ora extra
a settimana.
A rendere il tutto più appetibile sarà stato
forse quel sorriso luminoso e quella cura
particolare a rendere la propria immagine
impeccabile. La neo-premier infatti
indossa soltanto capi e accessori firmati, e
la stampa non ha perso tempo a
soprannominarla "Gucci Helle".
Laureata in Scienze Politiche,
ex-europarlamentare, quando nel 2005
passò al parlamento danese venne tacciata di
inesperienza in politica interna e giudicata
troppo chic dai suoi avversari
di centro-destra: «Era troppo ben vestita
per i socialdemocratici, troppo nuova per
assurgere alla guida dello Stato, troppo
fredda per conquistare il cuore della
gente».
E invece Gucci Helle ce l'ha fatta. La sua
nomina a primo ministro svela in realtà una
più ampia vittoria al femminile, dato
che gli altri due partiti di sinistra, i
Rossi-Verdi e il Partito Social-liberale,
sono capitanati da donne. Belle donne. |
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