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Telegiornaliste anno VII N. 27 (287) del 5 settembre 2011
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MONITOR Tgiste
Style, lo stile in onda: Manuela Moreno
di Francesca Succi
Battezziamo questa rubrica sullo stile in onda con
Manuela
Moreno, volto giornalistico di Rai2. Una donna che a quanto pare, quando
conduce, ama indossare tanto nero e una punta di bianco. Guardiamo nel dettaglio
alcuni degli outfit che ci ha proposto:
1-
Tailleur in total black. Un total black così forte che include calze e
decolletées. In questo caso il taglio della giacca è troppo pesante e il
risultato non è dei migliori: accorcia la figura.
Ci si veste in questo modo giusto in caso di lutto e non per una edizione del Tg
nazionale; soprattutto se l’edizione in questione è quella delle tredici!
2-
Cambio di stile ma stessa critica. Si tratta di un banale spezzato rappresentato
da camicia bianca (fin troppo abbottonata) e gonna nera svasata all’estremità.
Calze color carne e un tacco medio finiscono questo improbabile outfit.
Il laureanda-style lasciamolo alle studentesse vicino all’atteso titolo. Per le
giornaliste, o meglio le telegiornaliste, il mondo della moda ha donato
sicuramente qualcosa di meglio. Chi cerca, trova!
3-
Manuela Moreno probabilmente lo sa: il tubino nero alla Audrey Hepburn di A
Colazione da Tiffany fa sempre la sua figura. E infatti sullo schermo è
incantevole: esalta le forme, dona eleganza e sicurezza a chi lo indossa. Siamo
di fronte ad un salto di qualità rispetto gli stili precedenti. È proprio vero:
il tubino nero è il passepartout per ogni occasione, anche di un’edizione del
telegiornale.
4-
Rieccoci di fronte ad un altro abbinamento black&white, questa volta azzeccato
per il taglio dei capi. La camicia bianca in stretch snellisce egregiamente la
forma smagliante della Moreno. Inoltre, la gonna a vita alta anni ’50, enfatizza
l’effetto precedente e armonizza le curve visibili nell’inquadratura.
Unica nota negativa: l’assenza di un gioiello. Un punto luce sul collo oppure un
filo di perle - rigorosamente bianco - avrebbe reso ancora più chic questa
bellissima e bravissima telegiornalista.
Voto complessivo: 6 |
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CRONACA IN ROSA Uomini,
lasciateli penzolare!
di Erica Savazzi
Uomini, lasciateli penzolare. Ovvero, non utilizzate
mutande, slip, boxer, perizomi e tanga il 9 settembre.
Per solidarietà e per protesta.
Gaia,
associazione animalista belga, invita gli uomini a
considerare l'importanza dei propri attributi e a
solidarizzare con i maialini destinati al macello che, da
piccoli, vengono castrati "a vivo" per evitare la
rara eventualità che la carne assuma un odore sgradevole
durante la cottura. L'alternativa? Secondo Michel
Vandenbosch, fondatore dell'associazione, basterebbe una
semplice vaccinazione.
Uno dei maggiori distributori belgi, Colruyt, ha aderito nel
2010 all'appello animalista, bandendo dai propri
supermercati la carne di maiale castrato. L'obiettivo è che
altre aziende della grande distribuzione facciano lo stesso.
Ma come possono i maschi umani dimostrare di partecipare
all'iniziativa? Vista l'oggettività impossibilità di girare
nudi per strada, le soluzioni sono due: fiducia e
tecnologia. Basta infatti dichiarare la propria
partecipazione nella pagine Facebook dell'organizzazione.
Altra prova: la testimonianza di mogli, compagne,
amanti. Chiamate anche loro a sostenere l'iniziativa.
Nascondendo l'underwear dei compagni in un luogo
segreto.
Ecco infine i consigli di Gaia ai manifestanti.
Evitate le cerniere, state attenti quando vi sedete, non
mettetevi pantaloni bianchi o a vita troppo bassa: vi
crederemo sulla parola. |
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FORMAT Paola
Marella: la mediatrice immobiliare più famosa
della tv
di Francesca Succi
Paola Marella, la mediatrice più popolare degli
ultimi tempi, grazie al successo ottenuto con
Cerco casa e Vendo Casa Disperatamente
su Real Time, racconta per Telegiornaliste.com
tutto quello che ogni telespettatore vorrebbe
sapere: le curiosità sui programmi, la vita
privata e la sua visione della vita. Questo e
altro è Paola Marella.
Ho letto che la sua esperienza televisiva è
nata per caso, ma Paola Marella non sognava proprio
di fare televisione?
«Assolutamente no. Nel 2007 per caso mi è stata
fatta la proposta televisiva e mi sono buttata
in quest’avventura. È iniziato veramente tutto
per gioco, pensavo durasse solo tre mesi e poi
invece eccoci ancora qui».
Se non avesse intrapreso la carriera di
mediatrice immobiliare che avrebbe fatto o le
sarebbe piaciuto fare?
«Ho sempre sognato di fare il medico, ma sono
stata scoraggiata ad intraprendere questa
professione da mio padre. Mi definisco un medico
mancato poiché leggo molto e mi interessa
particolarmente questo settore».
Un pregio e un difetto di Paola?
«Un pregio la disponibilità. In tutte le
occasioni dono la mia disponibilità in maniera
totale. Mi piace esserlo perché sono
un’entusiasta di natura. Un difetto: sono molto
pignola in tutto quello che faccio, forse a
volte un po’ troppo, come dice mio marito».
Un mantra quotidiano che adotta nei momenti
più difficili?
«Nei momenti più difficili c’è senz’altro di
peggio, e lo penso veramente».
E quello in cui crede da sempre?
«Domani è un altro giorno. È la mia
filosofia, dobbiamo essere totalmente ottimisti».
È sposata con un figlio in età
adolescenziale, come fa a conciliare famiglia e
lavoro?
«È molto difficile, tengo duro e mi faccio
aiutare. Sono molto organizzata e la mia
pignoleria mi aiuta in questo. Ho un marito
estremamente collaborativo e un figlio
fantastico. Comunque sia sono presente e riesco
faticosamente, ma con grande equilibrio, a
conciliare famiglia e vita professionale, solo
come noi donne sappiamo fare. Questa è una
nostra caratteristica e come dice sempre la mia
dottoressa: noi donne siamo multitasking!»
In un promo di Vendo casa disperatamente
su Real Time è impegnata nelle pulizie di casa.
Ama personalmente curare la sua abitazione o
cerca di commissionare le faccende a qualcun
altro?
«Io amo la casa e mi occupo delle faccende in
prima persona. Mi diverte molto prendere cura
della mia abitazione. Ad esempio, le lavatrici
le faccio solo io. È per questo che quello spot
mi è venuto bene: ho addirittura insegnato ad
usare la lucidatrice al regista! In generale,
però, sono aiutata da una persona presente nella
mia vita e per fortuna è brava».
Molti telespettatori si chiedono se nei due
format che conduce le situazioni di trattativa
sono vere. Glielo chiedo: sono vere?
«È rigorosamente tutto vero. A volte è capitato
che non tutti gli acquirenti fossero interessati
alla ricerca di una casa, ma le assicuro che è
vero. Quello che si vede in tv è supportato da
una redazione fantastica, uno staff
straordinario e immenso, capace di gestire tutti
gli imprevisti del caso».
Indubbiamente è diventata molto popolare,
cosa ha giocato a suo favore: la personalità o
lo stile?
«Io credo che, per tutti i personaggi di Real
Time, ha giocato sicuramente un ruolo
fondamentale la personalità ma anche lo stile.
Ognuno di noi ha uno stile proprio. Io ne ho
uno, quello del mio quotidiano che ho da sempre.
Questo piace alle persone perché ti rende
riconoscibile e con un certo carattere, nel bene
e nel male; nel mio caso nel bene».
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HOT GIRLS Bisessuale
e fiero di Valeria
Scotti
La scienza non ha dubbi: la bisessualità
esiste. Un individuo che si autoidentifica
dunque come bisessuale non vive di capricci.
Semmai avverte una certa attrazione per entrambi
i sessi.
Lo dicono i ricercatori della Northwestern
University dopo che, per lunghi anni, ci si era
interrogati sul fatto che la bisessualità
potesse essere solo un momento transitorio,
nulla più.
Come si legge su Biological Psychology, lo
studio esaminava la risposta fisica di un gruppo
di uomini dell’area di Chicago, 35 dei quali si
definivano bisex, 31 omosessuali e 34
eterosessuali. La prova consisteva
nell’osservare tutti un video che ritraeva
momenti di intimità tra persone dello stesso
sesso. Inutile dire che gli individui
bisessuali hanno dato la ‘risposta’ che ci si
aspettava.
D’altronde, come ha spiegato Allen Rosenthal,
capo della ricerca e dottorando in psicologia:
«I bisessuali potranno dire 'lo sapevamo già'.
Ma questa è una conferma scientifica e una
risposta importante a tutti gli uomini che
pensavano che i ricercatori non li prendessero
sul serio». Un altro dato è stato tratto. |
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DONNE Ágota
Kristóf, la voce dei lontani di
Simona Di Martino
«Ogni essere umano è nato per scrivere un
libro». Lei ne scrisse, non molti in realtà.
Pochissimi, per chi avrebbe desiderato
leggerne ancora di suoi. È scomparsa lo
scorso 27 luglio all'età di 75 anni Ágota
Kristóf, celebre firma della letteratura
francese dell'ultimo Novecento. Lei che
francese non era e, anzi, considerava la sua
lingua di adozione "nemica", troppo lontana,
necessaria soltanto per vendere le proprie
opere, di cui capolavoro indiscusso resta la
Trilogia della città di K.
Nata in Ungheria, Ágota Kristóf fa parte di
quei 250.000 fuggiaschi che nel 1956
scamparono alla morsa sovietica in seguito
alla rivolta popolare ungherese. Aveva 21
anni, un marito e una figlia neonata quando
si rifugiò in Svizzera. Qui lavorò come
operaia in una fabbrica di orologi mentre
fecondava le prime idee per i suoi scritti,
inevitabilmente intrisi del suo vissuto di
donna che ha sofferto il dramma della
guerra, il disagio di abbandonare il
Paese natìo per costruirsi altrove una nuova
esistenza, con tante incertezze e pochi rami
a cui aggrapparsi.
Il suo ramo fu l'amore per la lettura e
la scrittura. Un amore difficile da
coltivare, perché difficile era il modo di
esprimerlo: in una lingua straniera, in
terra straniera, da straniera. Anzi, come
recita il titolo di una sua opera, da
"analfabeta".
Emigrazione, allontanamento, alienazione,
solitudine, dubbio, goffa ricerca di
soluzione a un disagio sociale che si
manifesta in svariatissime forme, sono i
temi-guida dell'universo poetico della
Kristóf. Un universo di inetti a vivere, il
cui solo errore è trovarsi nel luogo o nel
momento sbagliato, e conducono i loro giorni
monotoni cercando di colmare quella
voglia di casa, di passato, di ritorno
alle origini. Personaggi allucinati,
distorti, vaganti... e quanto mai veri.
A veicolare il tutto è una prosa secca,
essenziale, chiarissima e oscura a un tempo,
capace di perturbare, disorientare e
confondere il lettore, per rivelargli infine
una verità luminosa e nuda.
La straordinaria capacità di analizzare la
nostra epoca come un'enorme Babele è valsa
ad Ágota Kristóf la vittoria del "Kossuth"
2011, il più importante premio letterario
ungherese. Ma, premi a parte, sono i suoi
libri che rimangono per noi un prezioso
sguardo sul mondo. |
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