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Telegiornaliste anno VII N. 22 (282) del 13 giugno 2011
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MONITOR Tjuna
Notarbartolo: grandi soddisfazioni per il Premio Morante,
nonostante...
di Giuseppe Bosso
Incontriamo Tjuna
Notarbartolo (sorella di
Iki e Gilda), direttore del
Premio Elsa Morante,
con cui commentiamo l'edizione 2011 da poco conclusasi con la
vittoria di Giovanni Allevi (La musica in testa, edito da
Rizzoli), acclamatissimo alla finale svoltasi a Napoli al Teatro di
Corte di Palazzo Reale. Altri finalisti sono stati Ennio Cavalli con
I gemelli giornalisti sono io(Piemme) e Chiara Letta con Alla
scoperta di Caravaggio. Da segnalare anche l'intervento del
candidato sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
Anche quest'anno grande partecipazione da parte dei ragazzi delle scuole.
Cosa li attira secondo te?
«La cultura proposta in maniera allegra e festosa, i grandi
personaggi, il fatto di essere coinvolti in prima persona come
giuria popolare».
Hai avvertito sostegno da parte delle istituzioni, specie nell'anno delle
elezioni comunali?
«Da un po' di anni le istituzioni ci lasciano soli. Il premio ha 25
anni e da parte di persone illuminate all'interno degli enti è
sempre stato sostenuto. Il sostegno è venuto meno negli ultimi anni
della gestione Bassolino quando una consulente ha monopolizzato
quella che era diventata cultura di regime: eppure, nonostante la
famigerata consulente, c'era sempre un consigliere o un dirigente o
un assessore che interveniva e riusciva a metterci una toppa,
sostenendo noi ed evitando pessime figure alla Regione. Quest'anno,
invece, l'assessore alla cultura regionale, confermando quell'antico
taglio al Premio Elsa Morante, ci ha negato qualsiasi sostegno,
ottenendo per la giunta che in questo momento rappresenta, una
figura meschina riportata di giornale in giornale in tutta Italia».
Promuovere la cultura è un buon canale di ripresa per Napoli?
«La cultura è il termometro dello stato di salute e qualitativo di
ogni civiltà. Se c'è promozione culturale il Paese è avanzato, se
non c'è agibilità culturale un Paese è barbaro e retrogrado. Non
troverai mai un Paese civilissimo che ostacoli la cultura, così come
non troverai mai un Paese arretrato in cui la cultura sia fiorente.
Alla luce di ciò è chiaro come la rinascita di Napoli non possa non
passare per la cultura».
Qual è stato il momento più bello che ricordi, delle edizioni passate?
«In tanti anni di Premio i momenti intensi che restano nella memoria
sono tanti. Fu bello sentire, nell'86, una registrazione della voce
della Morante morta da un anno; fu bello sentire parlare Annamaria
Ortese che vinse il Premio di Elsa. Fu bello ascoltare, sullo stesso
palco, premiati per due sezioni diverse, le parole di Alda Merini e
di Luciano Ligabue. Fu bello uno scambio di battute tra Dacia
Maraini ed Andrea Camilleri, qualche anno prima che questi entrasse
in giuria. Fu bello andare a New York e scoprire che negli ambienti
italo-americani il Premio Elsa Morante era una delle manifestazioni
italiane più conosciute. Fu bello vedere il pubblico crescere negli
anni ed è bellissima la risposta di migliaia di ragazzini che oggi
vogliono partecipare alla sezione Ragazzi del Premio».
C'è un ospite che avresti voluto avere e ancora non hai potuto invitare?
«Uno solo? Tanti: Paolo Coelho, Isabel Allende, Chuk Palaniuk,
Alberto Moravia, e ovviamente Elsa Morante...».
Cosa senti di dire ai personaggi che ti hanno affiancato in giuria, come
Dacia Maraini e Maurizio Costanzo?
«Sono molto grata a tutti i giurati del Morante, a quelli che ci
sono ora, perché sono lo spirito e le esperienze che realizzano il
premio, a quelli che ci sono stati, e soprattutto a Dacia Maraini,
che è la signora delle lettere italiane e non lesina di combattere
insieme a noi tutti quando ce n'è bisogno per difendere e portare
avanti il premio».
Ospite graditissimo Luigi de Magistris, neo sindaco di Napoli: pensi che con
lui potremo assistere ad una riconciliazione tra il Premio e le
istituzioni?
«Certo. Finora le istituzioni hanno ostacolato la Cultura con la C
maiuscola ed hanno sostenuto manifestazioni pseudoculturali, quelle
che Andrea Camilleri chiama "sagre del cinghiale", ne ho vista una
riportata di recente da un tg locale il cui direttore diceva: "Noi
si che siamo sostenuti dalle istituzioni regionali". Se facessi
parte delle "istituzioni regionali" mi metterei vergogna. Credo che
de Magistris cambierà le cose, una delle qualità che ho più
apprezzato di lui è stata la capacità di discernimento e il citare
la cultura all'inizio di quasi ogni suo discorso».
Al di là di tutto, cosa gli chiedi come cittadina napoletana?
«A lui chiedo, come tutti i cittadini, di ridare dignità alla città,
di discernere il prestigio dall'imbarbarimento, di tornare al
principio di qualità piuttosto che a quello partitico; di continuare
a fare goal, come ha fatto oggi quello che per me, per noi, è e sarà
il Maradona della cultural-politik». |
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CRONACA IN ROSA Il
nostro pane quotidiano di
Anna
Rossini
Ce ne accorgiamo solo nei momenti di crisi, ovvero quando
scatta l'allarme e si diffonde la psicosi collettiva. Dalla
mucca pazza al cetriolo killer, per non trascurare
l'influenza aviaria, i pericoli per la salute passano dal
cibo. Una cosa così scontata che improvvisamente diventa
il centro dell'attenzione.
Il cibo è così importante che dinamiche legate alla capacità
di produzione, ai fenomeni atmosferici e alla leggi del
mercato possono causare tragedie infinite, riducendo alla
fame milioni di persone. Queste dinamiche sono
sottolineate dalla Ong
Oxfam
in occasione del lancio della campagna Coltiva. Il cibo.
La vita. Il pianeta, che affronta la necessità di
garantire a tutti i sette miliardi di uomini che vivono sul
nostro pianeta la possibilità di accedere ai generi
alimentari.
Secondo il rapporto di Oxfam Coltiva un futuro migliore,
i sintomi del collasso del sistema alimentare
mondiale sono chiari: fame in aumento, produttività agricola
stagnante, la lotta per il controllo delle terre fertili e
dell’acqua, alimenti più cari. E’ l’inizio di una nuova era
della scarsità. Oxfam prevede che il prezzo di
derrate essenziali come il mais, che ha già raggiunto un
livello record, aumenterà di più del doppio nei prossimi 20
anni. L’aumento sarà per circa il 50% causato dai
cambiamenti climatici e colpirà soprattutto i più poveri del
pianeta, che spendono fino all’80% del loro reddito per
nutrirsi. Inoltre, entro il 2050 la domanda di cibo
aumenterà del 70%, proprio mentre la nostra capacità di
incrementare la produzione sta diminuendo.
Ecco allora la richiesta ai governi di rendere più equo e
sostenibile il sistema alimentare investendo in
agricoltura, valorizzando le risorse naturali e
assicurando l’uguaglianza di opportunità a uomini e donne.
Sono queste ultime, infatti, a produrre la maggior parte del
cibo in moltissimi paesi. Oxfam chiede inoltre al settore
privato di non perseguire il profitto a spese dei
consumatori più poveri e dell’ambiente.
«Non possiamo più aspettare. I leader politici e le
multinazionali devono agire ora per far sì che tutti abbiano
cibo a sufficienza sulle loro tavole» - avverte l’ex
presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva - «Non ci
sono scuse. Abbiamo la capacità di nutrire tutti sul pianeta
ora e in futuro. Se c’è la volontà politica, a nessuno sarà
negato il diritto fondamentale di essere libero dalla fame».
Alla voce di Lula si aggiunge quella dell’arcivescovo
Desmond Tutu: «Molti governi e imprese resisteranno al
cambiamento opponendo abitudini radicate, ideologia e
ricerca del profitto. Spetta a noi – a te e a me –
persuaderli scegliendo cibo prodotto in modo equo e
sostenibile, riducendo la nostra impronta ecologica e
unendosi a Oxfam e alle altre organizzazioni coinvolte per
chiedere di cambiare le cose». |
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FORMAT Maria
Rosaria Donisi, giornalista con la passione del
teatro
di Giuseppe Bosso
Questa settimana incontriamo Maria Rosaria
Donisi, inviata di Vg 21, telegiornale di
Canale 21, nonché redattrice della testata
romana
Il Machete.
Cos’è Il Machete e come ci sei
arrivata?
«Il Machete nasce da un’iniziativa mia e
di alcuni miei amici e colleghi che hanno
frequentato con me il Master in Critica
Giornalistica presso l'Accademia d'Arte
Drammatica Silvio D'Amico. Sono nata a Napoli ma
ho vissuto tanti anni a Roma, dove mi sono
laureata al DAMS. Sono sempre stata
un’appassionata del teatro, ho anche calcato le
scene ma poi ho deciso di ‘passare dall’altra
parte’ e mi sono avvicinata al giornalismo;
soprattutto ci interessano quegli spettacoli di
grande qualità che però i media tendono a
relegare in sordina».
E a Canale 21 come sei arrivata?
«È successo anche qui molto casualmente. Non
pensavo, in verità, di tornare a Napoli, ma è
capitato per una serie di circostanze, dapprima
solo per il fine settimana e poi più
continuamente. Si è aperta questa porta molto
interessante che sto portando ancora avanti».
Roma e Napoli: che differenze hai potuto
riscontrare tra queste due realtà, dal punto di
vista giornalistico?
«Ovviamente a Roma hai più spazio per dedicarti
alla cultura e agli spettacoli, mentre a Napoli
inevitabilmente è la cronaca a farla da padrona.
Per me è stata una grande novità iniziare ad
occuparmi di questo settore, essendo molto
emotiva di carattere avvicinarmi alla gente. Col
tempo però sto iniziando a capire queste
dinamiche che non sono quelle della critica
teatrale. L’impostazione del pezzo richiede una
voce particolare, e anche questa è una palestra
interessante».
L’esperienza che ti ha più gratificato?
«Di recente ho avuto modo di seguire lo
spettacolo Gran varietà che ha avuto
molto successo al Teatro Bellini di Napoli. Sono
stata molto impegnata a registrare servizi e ad
intervistare i protagonisti».
Ti senti una precaria dell’informazione?
«Ahimè sì. Ma purtroppo è la realtà dei nostri
tempi, per tutti le difficoltà sono queste.
Credo comunque nel futuro, nella web tv che man
mano si sta espandendo, e mi auguro che possa
creare nuovi spazi».
Un aggettivo per descriverti?
«Ce ne sarebbero tanti in verità. Penso comunque
di essere soprattutto una persona precisa che
cerca di sviluppare empatia con le persone con
cui interagisce».
Al di là dei risultati elettorali, avverti
aria di cambiamento?
«Lo spero davvero. La gente vuole finalmente
svegliarsi e sentire aria pulita, la realtà
napoletana ne ha bisogno».
A cosa aspiri per il futuro? Ti alletterebbe
una realtà come SkyTG24?
«Non la disdegnerei, ma la mia aspirazione è
un’altra ovvero diventare critico teatrale e
cinematografico. È il lato dell’informazione che
più mi affascina e che continuo ad approfondire;
non mi sono certo fossilizzata sui miei studi
passati, credo si debba sempre andare avanti per
migliorare».
Dov’è il domani di Maria Rosaria?
«Non lo so, ma non credo a Napoli dove non
avverto grandi possibilità per queste mie
aspirazioni. A Roma ho vissuto dieci anni
splendidi e non è stato facile lasciare i miei
affetti, i miei amici. Un domani potrei
tornarci, non escludo ovviamente di potermi
trasferire altrove a patto però che si apra una
porta concreta…».
Proposte indecenti?
«Mai ricevute. Ma anche se fossero arrivate
avrei saputo come rispondere, non sono il tipo
che cerca queste scorciatoie. Sul lavoro sono
molto seria e quando mi concentro non c’è spazio
per altro».
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HOT GIRLS Gli
hotel del futuro a base di sesso
di Valeria Scotti
Le vacanze del futuro? Benessere per lo spirito,
ma soprattutto per il corpo. Merito di alberghi
multisensoriali che regaleranno alla clientela
un intrattenimento a 360 grandi. Sesso
compreso, seppur virtuale.
La catena alberghiera Travelodge non si pone
limiti e ha infatti assunto l’ingegnere e
futurologo Ian Pearson per elaborare un progetto
quasi da film di fantascienza.
La tecnologia nelle apposite strutture
permetterà di monitorare i livelli di energia
degli ospiti, la salute e l’umore per garantire
un sonno migliore. Almeno così (ci) dicono. «Le
lenzuola ad esempio – si legge nel rapporto di
presentazione - giocheranno un ruolo chiave nel
contribuire a rendere i nostri sogni come reali.
E saremo in grado di collegarci in sogno con
il nostro partner o la famiglia e gli amici
e vivere un’esperienza di sogno condiviso».
Ecco, fermiamoci al punto dei partner, vera
ciliegina sulla torta. Sesso virtuale a palate.
I presupposti sembrano buoni: si potranno
indossare addirittura delle speciali lenti per
modificare o regolare l’aspetto del partner.
Caso mai quest’ultimo fosse un mostro…
L’ingegnere a lavoro non ha dubbi: il risultato
sarà frutto di una “realtà aumentata” dove
l’informazione digitale è integrata con
l’ambiente. Una stanza di hotel, afferma, capace
di diventare un palcoscenico su cui dare vita a
un qualsiasi tipo di spettacolo. A questo punto
anche a luci rosse. |
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DONNE Sara
Gama pallone d'oro
di Silvia
Grassetti
Sara Gama, difensore del Chiasiellis e
colonna della Nazionale Maggiore, è stata
eletta Pallone d'Oro Italiano
2010-2011.
La notizia è stata ufficializzata a fine
maggio, dopo la partita di apertura
dell'Europeo Under 19 vinta dall'Italia
contro la Russia per 2-1.
La giuria ha scelto Sara, che succede al bis
di Melania Gabbiadini, per le qualità
atletiche e tecniche e per la serietà
professionale. È senza dubbio una giovane
conferma sulla quale costruire l'Italia
del futuro.
Il titolo di calciatrici più forti per ruolo
è stata assegnato a Katja Schroffenegger,
Sara Gama, Lisa Alborghetti e Evelyn
Vicchiarello.
La premiazione e la consegna del Pallone
D'Oro Italiano si svolgeranno durante la
crociera sul Mediterraneo organizzata da
Calcio in crociera. Saranno presenti
anche le due madrine della manifestazione
Simona Sodini e Sara Penzo.
Sembra che la giuria popolare abbia voluto
dare spazio alle giovani, nominando atlete
che saranno le protagoniste del calcio
femminile o, in alcuni casi, calciatrici che
sono un esempio di serietà e
professionalità per le giovani.
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