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Telegiornaliste anno VII N. 19 (279) del 16 maggio 2011
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MONITOR Erika
Brenna: comunicazione, mon amour
di Raffaele Dicembrino
Erika Brenna lavora a Milano ma nasce ad
Erba in provincia di Como. Attualmente è uno dei punti di forza della
trasmissione TV Talk in onda su Rai Tre il sabato alle 18.05.
Come sei arrivata su Rai Tre?
«Lavoro per TV Talk da 10 anni. Mi è stato offerto di entrare a far parte della
trasmissione come studentessa di Scienze della Comunicazione. Ho partecipato
alle selezioni e sono arrivata a far parte del gruppo prima come analista, poi
come redattrice, dopo aver conseguito il tesserino di giornalista professionista
come inviata ed infine, ruolo che svolgo attualmente, come autrice. Sono
soddisfatta, la trasmissione cresce in interesse ed audience ed è arrivata ad un
seguito di un milione di telespettatori».
Chi ha guidato i tuoi primi passi televisivi?
«Il mestiere l'ho imparato da Giovanni Minoli(1), amo la tv ed essere
"televisionista", saper fare tutto a 360 gradi».
Che obiettivi ti poni?
«Vorrei crescere come autrice e giornalista».
Altre esperienze lavorative?
«Ho lavorato(2) con Caterina Caselli per Radio Milano, una esperienza molto
interessante, e per Punto Radio in Piemonte».
Quali sono i tuoi programmi televisivi preferiti?
«C'e posta per te ha una scrittura geniale, Sfide su Rai Tre (dove
lavorerei volentieri(3)) è ben fatto e molto interessante. Seguo con interesse
anche le serie televisive americane sui canali Fox. Bravissima e molto
interessante Daria Bignardi con le sue Interviste
Barbariche e molto professionale Lucia Annunziata con l'attualità di In
mezz'ora».
Che parere hai sui telegiornali in Italia?
«Il mio preferito è Sky Tg 24 per la completezza dell'informazione ma
soprattutto per la sua interattività. Sono anche contenta del ritorno di Enrico
Mentana che ha riportato interesse intorno al Tg La7. Ha un grande dinamismo e
riesce a trasmetterlo ai telespettatori anche se ritengo i suoi editoriali
troppo personalizzati».
Come trascorri il tempo libero?
«Sono appassionata di sport. Lo sci su tutti ma anche il tennis... Mi piace
guardarli e praticarli».
La politica?
«No, grazie».
[NdR del 17-mag-2011]: dopo la pubblicazione dell'intervista, Erika Brenna ha
voluto chiarire meglio alcuni punti riportati nell'articolo. Ci scusiamo per le
imprecisioni e riportiamo le precisazioni della stessa Erika.
(1) «Minoli non è stato il mio maestro, ma mi sono ispirata al concetto
minoliano del "televisionista"».
(2) «Non ho lavorato direttamente con Caterina Caselli, ma durante gli studi ho
collaborato con la radio milanese della Caselli per un progetto universitario,
mentre con Punto Radio si tratta di un collegamento settimanale e non di un
lavoro vero e proprio. Inoltre curo
due rubriche e scrivo pezzi di critica televisiva per il quotidiano online
Daringtodo».
(3) «Non ho esattamente detto che lavorerei volentieri a
Sfide, ma che mi piace
quel genere di programma e mi piacerebbe raccontare storie di sport». |
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CRONACA IN ROSA Wonderwoman
non esiste di Giulia Fiume
Ossessivo desiderio di raggiungere il successo ad
ogni costo, incontrollata voglia di affermarsi in tutti i
campi, bisogno di essere considerata la migliore. Cercando
tra blog e sondaggi, tra risposte date su Yahoo e un
articolo del Corriere della Sera, tutti sembrano
essere dello stesso parere: Superdonne sono
coloro che alla base della propria esistenza pongono la
ricerca spasmodica della perfezione.
Si tratterebbe di ragazze e donne facilmente
influenzabili dalla realtà che le circonda. Su di loro
l’azione dei media, dei giornali e dei mezzi di
comunicazione ha un effetto devastante. Personalità
fragili che proiettano sul proprio corpo e sulla propria
vita stereotipi che non gli appartengono. Immagini distorte
di possibilità che, nella vita di tutti i giorni,
difficilmente si realizzano. Illusioni che le logorano fino
a farle diventare estranee perfino a se stesse.
Il termine però è impropriamente prestato a definire un
comportamento che nulla ha a che vedere con quella che la
medicina definisce una Superdonna.
Affette da una vera e proprio patologia, quella della
Superfemmina, queste donne presentano un’anomalia nel DNA:
tre copie del cromosoma X. Una in più rispetto alla norma.
Cicli mestruali spesso irregolari, insorgenza precoce della
menopausa e talvolta presenza di un lieve ritardo mentale:
sono queste le sintomatiche più comuni. Sono fertili ma il
concepimento risulta più difficoltoso se confrontato con
quello delle loro coetanee non affette dalla sindrome. Non
presentano particolari anomalie dal punto di vista fisico,
malgrado non si possa dire lo stesso per il resto. Una donna
su mille si confronta quotidianamente con questo problema
genetico.
Così, questa fantomatica figura esiste davvero. Ma
non è la stessa descritta dai giornali e dai blog. È una
persona affetta da reali problemi di salute, non una
arrivista e carrierista, ma una donna come tutte le altre.
Siamo dunque di fronte a due sindromi diverse: una di
natura clinica, l’altra rilanciata dall’opinione comune.
Giornalmente alle prese con problemi più o meno gravi, la
Superdonna di cui parlano i medici probabilmente non si
avvicina neanche all’estenuante ricerca della perfezione.
Scende invece a patti con la propria quotidianità,
fatta di continue analisi, controlli e visite mediche.
Interessata a portare avanti la propria femminilità e il suo
essere donna, malgrado i disagi causati dalla malattia. |
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FORMAT Ciao
Anna di Giuseppe
Bosso
Se n’è andata in silenzio dopo un’improvvisa
malattia che è stata inesorabile e crudele.
Cordoglio nel mondo del cinema italiano per la
scomparsa di Anna Longhi, amatissima
spalla di Alberto Sordi in tante sue celebri
pellicole, da Dove vai in vacanza? a
Il tassinaro.
E proprio l’Albertone nazionale, suo
grande amico, l’aveva fatta esordire, sul finire
negli anni ’70, nel celeberrimo episodio Le
vacanze intelligenti destinato a fare di lei
uno dei personaggi più caratteristici di un
cinema che, man mano, è andato sparendo.
Una carriera iniziata tardi, dunque, ma
incandescente. Negli anni’80, dopo Un
tassinaro a New York e Quelli del casco,
ultimo film diretto da Luciano Salce, per un po’
sparisce dalle scene, ma nel decennio successivo
conosce una seconda esplosione in cui
scopre anche la televisione: è infatti
interprete di serie di successo come Dio vede
e provvede, Anni ’50 e Un medico
in famiglia.
Anthony Minghella la vuole nel film Il
talento di Mr.Ripley, girato in Italia con
un cast stellare composto da Matt Damon, Gwyneth
Paltrow e Jude Law; nel 2003, proprio l’anno
della morte di Sordi, partecipa a un altro film
di rilievo internazionale girato nel nostro
Paese, Sotto il sole della Toscana, di
Audrey Wells. Ci sono anche Il cuore altrove,
di Pupi Avati, e Prendimi e portami via
di Tonino Zangardi.
Avati nel 2006 la rivuole in La cena per
farli conoscere, con Abatantuono e Francesca
Neri; negli ultimi anni qualche pellicola
ridanciana, come Sotto Mentite Spoglie di
Vincenzo Salemme, Il ritorno del Monnezza
di Carlo Vanzina e Matrimonio alle Bahamas,
con Massimo Boldi. Grande successo la
partecipazione a due stagioni di Distretto di
polizia nel ruolo della mamma iperprotettiva
dell’ispettore Marchetti, alias Max Giusti; è
ospite, sempre cordiale e gradita, in molte
trasmissioni televisive, e partecipa ad un
curioso ‘esperimento’, su Italia 1, con Manuela
Arcuri e Maria De Filippi.
L’ultima pellicola, durante le scorse festività,
A Natale mi sposo, di nuovo con Boldi e
Salemme. L'anno scorso ha un diverbio con
Federica Panicucci in diretta a Mattino 5.
«Io non vengo qui a fa la comparsa. Io ti
dico quello che mi sento». Era così, Anna,
verace e spontanea. E così vogliamo ricordarla.
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HOT GIRLS Bye
bye porno
di Valeria Scotti
Ci sono momenti in cui è necessario dire basta.
Sasha Grey l’ha fatto con il porno.
Certo, parliamo di una pornostar – ormai ex -
diversa da tutte le altre. Un'attrice
appassionata di un certo cinema - i film della
Nouvelle Vague - e con una cultura non
indifferente.
Poi la scelta. Poche settimane fa, il sipario
che cala sul cinema hard. Una comunicazione
secca: «È ormai evidente che il mio tempo da
attrice per adulti è finito. Non vi preoccupate,
non ho trovato Gesù. Sono fiera di dire
che non ho rimpianti, sento di aver raggiunto
tutto ciò che potevo. Sono stata in grado di
lavorare con i professionisti migliori
dell'industria e conserverò per sempre gli amici
e le relazioni che sono stata in grado di
costruire. Questo è semplicemente il momento
migliore per dire basta. La vita a volte ci
porta in direzioni che non potevamo immaginare».
Non crediate che Sasha sia il tipo da stare con
le mani nelle mani. Nuovo capitolo, dunque, e
nuova direzione: la musica. La Grey fa
infatti parte già da un po' di un combo goth
sperimentale, gli aTelecine, che hanno
collezionato due album e si preparano ad uscire
con una serie di lavori digitali.
Tocca pazientare ancora un po'. A luglio, poi,
il debutto della bomba sexy sul progetto a sette
note. Gli estimatori dell’hard se ne faranno una
ragione. Forse. |
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DONNE Un
traguardo rosa alla Scala di
Simona Di Martino
Questa è la storia di una donna. Ma forse è
prima di tutto la storia di un teatro e di
una nazione, la nostra, che finalmente
accolgono alla guida di un genere di
spettacolo tra i più complessi e grandiosi
Susanna Mälkki, 42enne finlandese,
prima donna a dirigere un'opera lirica alla
Scala.
L'opera in questione, eseguita in prima
mondiale, è Quartett, musica e
libretto del Maestro Luca Francesconi,
meglio conosciuta come la trasposizione
teatrale de Le relazioni pericolose
di Chaderlos de Laclos. «Questo mio debutto
ha un grande valore simbolico», afferma la
direttrice d'orchestra, centrando il punto.
Lo scorso 26 aprile il nostro teatro
musicale ha infatti segnato una tappa
importante della sua storia. Un po' in
ritardo, se vogliamo, rispetto ad altri
teatri nel mondo che già avevano compiuto
questo passo; un po' in ritardo, se ci
ricordiamo che l'opera è prima di tutto roba
nostra, fiore all'occhiello della cultura
italiana.
«Ci vuole pazienza, i cambiamenti sono lenti
e complessi. La musica classica è un
ambiente conservatore, legato ai valori del
passato. È un problema storico, culturale,
sociale. Quanto ci abbiamo messo noi donne a
ottenere il diritto al voto? Non dico che ci
vorrà altrettanto per avere parità nella
musica, ma per colmare il ritardo sono
necessari tempo e determinazione».
E magari anche una maggiore apertura di
orizzonti. Non mancano citazioni da parte di
autorevoli signori del mondo della musica,
come «La natura umana non ha mai contemplato
l'accesso delle donne a queste professioni;
esse non sono abbastanza forti per suonare
come gli uomini!». Ma questa è robaccia del
passato.
Oggi guardiamo a Susanna Mälkki e al suo
debutto alla Scala come a un nuovo traguardo
dell'emancipazione femminile. «Sono
orgogliosa e onorata. Arrivare alla
Scala è un riconoscimento importante per
chiunque, uomo o donna». Forse per una donna
è anche qualcosa in più. |
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