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Telegiornaliste anno VII N. 17 (277) del 2 maggio 2011
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MONITOR Anna
Di Chiara: al cinema con Saviano di Giuseppe Bosso
Il 6 maggio è in uscita nelle sale Tatanka scatenato, ispirato
all'omonimo libro di Roberto Saviano (ideale sequel di Gomorra), diretto
da Giuseppe Gagliardi con protagonista Clemente Russo. Nel cast una nostra
amica, Anna Di Chiara, che abbiamo il piacere di
incontrare di nuovo.
Anna, di cosa parla il film?
«È una storia ambientata in una palestra di pugilato. Ancora una volta c'è il
male nero di Napoli e della Campania, la camorra. Ma la palestra,
fortunatamente, riesce a salvare qualcuno dalla strada».
Che personaggio interpreti?
«Sarò la moglie di un camorrista che verrà ammazzato nel film. La mia agenzia mi
ha dato la possibilità di avere questa parte e ne sono molto contenta».
La recitazione non è una novità per te: l’anno scorso hai partecipato al film
Le ultime 56 ore e vanti, in passato, piccoli ruoli in fiction come La
Squadra e Un posto al sole. Ti senti più giornalista o attrice?
«Assolutamente giornalista. La recitazione è una passione che riesco a coltivare
nel tempo libero, ma è il mondo della comunicazione il mio vero ambiente».
Se in futuro ti capitasse una nuova occasione, che genere di film ti
piacerebbe interpretare?
«Questi due film hanno sempre trattato temi duri, forti. Mi piacerebbe provare
una commedia all’italiana. Ho sempre amato le sfide, anche per valutarmi».
Da qualche mese si è interrotta la trasmissione 90° Febbre azzurra che
conducevi con Dario Sarnataro su
Tele Luna: come mai?
«Purtroppo ci sono stati problemi tecnici e di organizzazione che ci hanno
costretti a interrompere. Ma tranquillizzo i nostri spettatori: a settembre
ripartiremo».
Il Napoli ha detto addio quest'anno
allo scudetto. Alcune show girl come Caterina Balivo
avevano promesso spettacoli e spogliarelli: e tu cosa saresti stata disposta a
fare?
«Avrei promesso il mio affetto e il mio seguito alla squadra e alla tifoseria».
I successi sportivi possono essere un monito per la ripresa della città?
«Sì, c’è bisogno davvero di spinte di rinnovamento. C’è un legame e un affetto
con la squadra che probabilmente solo poche realtà, come Roma, hanno; è un
momento molto positivo e credo che sarebbe anche un segnale che farebbe
ricredere sulla meritocrazia che non c’è».
Secondo te ci sono più proposte indecenti nel giornalismo o nello spettacolo?
«In tutti i settori purtroppo non mancano. Al di là degli abusi di potere,
purtroppo, in gran parte è colpa di quanti, ragazze e ragazzi, cercano sempre la
strada più breve».
Cosa vedi nel tuo domani?
«Spero tanta serenità».
Con le nuove leve che arrivano a Tele Luna, da veterana in erba ti senti un
po’ chioccia?
«Amica, semmai. Se posso sono sempre disponibile per un consiglio, anche se oggi
vedo molta più sfrontatezza nei nuovi arrivati, per lo meno più di me agli
inizi. Sembra quasi che non ci sia più niente da insegnare…».
Che notizia ti piacerebbe dare un domani?
«Un’Italia più meritocratica e con liberà di pensiero maggiore, con un ritrovato
senso civico e morale».
Un aggettivo per descriverti?
«Caparbia. Sono sempre stata così, non mi sono mai fermata davanti alle tante
porte chiuse che, nel lavoro e nella vita, ho trovato. E sono sempre pronta, una
volta raggiunto un traguardo, a ripartire verso uno nuovo». |
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CRONACA IN ROSA Io
& Kate di Anna Rossini
Kate e William oggi sposi. In mondovisione. Ovviamente non
potevo perdermelo, e grazie a loro ho capito: voglio un
matrimonio così, quello che tutte le ragazze sognano. Il
royal wedding mi ha ispirato. Ecco i progetti per il
vero matrimonio del secolo, il mio. Ovviamente nelle
dimensioni di chi non sarà mai erede al trono.
Anello di fidanzamento. Inizia tutto da qui, quindi è
un passo importante. Niente anelli appartenuti alla defunta
e divorziata madre del fidanzato, che potranno essere
preziosi e rari, ma non sono esattamente di buon augurio. Sì
a un brillantino sbarluccicante. Mi piacciono gli
oggetti minimal, quindi va bene anche qualcosa di non troppo
vistoso (leggi poco costoso).
Invitati. Forse 1900 sono un po' troppo impegnativi,
farei una piccola sforbiciata, giusto per arrivare alle 55
persone. Quelle che posso invitare alla cerimonia e anche al
ristorante, senza discriminazioni (leggi pagargli il
pranzo).
Location. Nel mio paese d'origine, come è usanza.
Nella campagna novarese. Chiesa di soli 200 anni, grande ma
non dispersiva. Peccato non ci stiano gli alberi per la
decorazione. Ma la soluzione c'è, sposarmi direttamente nel
bosco. Chic&cheap.
Trasporti. Casa mia – ovvero casa della sposa – dista
trecento metri dalla chiesa. La macchina inquina, la
carrozza dorata è impegnativa e fa Cenerentola. Posso
scegliere un mezzo di locomozione che sia un omaggio alla
mia terra natale: il trattore. O in alternativa la
mountain bike di mio padre.
Dress code per gli invitati. Certi cappellini
improbabili – ma come fanno le inglesi a tenerli appiccicati
alla testa? - sarebbero fuori luogo. E poi non si sa mai
dove appoggiarli. Sul tavolo? Appesi alla sedia? Niente
cappello, quindi. Per gli uomini cravatta solo se non la
vogliono usare per impiccarsi dopo cinque minuti dall'inizio
della cerimonia.
Abito della sposa. Classico. Scarpe col tacco. La
testimone avrà il compito vitale di custodire il sacchetto
di plastica che contiene le scarpe da ginnastica, che
verranno estratte e messe ai piedi della sposa all'uscita
dalla chiesa. Prevenire il mal di piedi è meglio che
curarlo.
Saluti agli ospiti. Ho già in mente la scena. Dopo la
cerimonia si torna al Palazzo Reale, ovvero a casa dei miei.
Esco sulla terrazza del secondo e ultimo piano,
sorrido e saluto i 55 invitati che mi guardano dal cortile.
Che emozione, mi sento proprio una principessa!
Varie ed eventuali. Ho la sensazione che manchi qualcosa.
Invitati, vestiti, mezzo di trasporto... Ah sì! Lo sposo!
Vorrei farne a meno: se il matrimonio è il giorno più bello
nella vita di una donna ed è la sposa la star della
giornata, perché condividere la propria gloria con qualcuno?
Sono egoista, io. |
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FORMAT Pagellone
di aprile di
Giuseppe Bosso
Sole splendente su Paola Cortellesi. Al
cinema come in tv è il suo anno: non ha tradito
le attese e a Zelig si è dimostrata una
vera primadonna, effervescente e coinvolgente
non meno di Hunziker-Incontrada.
Sereno su Montalbano, alias Luca
Zingaretti. Ancora una volta il commissario più
amato del piccolo schermo sbanca su Raiuno.
Camilleri avrebbe voluto fermarsi,
fortunatamente ha desistito.
Soleggiante su Non smettere di sognare.
Il 'pilota', andato in onda nell'estate 2009 con
Alessandra Mastronardi, prometteva bene. La
nuova serie, che ha visto il passaggio delle
consegne dalla ex Eva dei Cesaroni alla
Babi di Tre metri sopra il cielo Katy
Saunders non ha avuto ripercussioni: amore,
danza, lacrime e sorrisi sono un cocktail
vincente su Canale 5.
Variabile su G'Day. Partita in
sordina pian piano Geppi Cucciari sta
acquistando spazio anche su La 7. La
caratterista sarda si conferma una delle
migliori leve sfornate da Zelig.
Poco nuvoloso su Hawaii Five-O;
remake di una serie degli anni '70, la storia
del capitano Mc Garrert e della sua squadra
conquista il pubblico di Raidue. Decisamente
meglio di Past Life, subito sospesa.
Foschia su Paolo Bonolis. Il senso
della vita non riesce proprio a decollare:
forse la domenica, consacrata al pallone, non è
proprio la giornata ideale per un programma che
alla sua prima edizione aveva conseguito ampi
consensi.
Nebbia su Flavio Insinna. Negli ultimi
tempi gli ascolti sono saliti, ma la sua
Corrida non ha saputo mantenere la
tradizione dello storico show. Auguriamo al
simpatico attore di fare meglio la prossima
volta.
Pioggia su quanti continuano a bombardare
tg e notiziari con il matrimonio dell'anno,
anzi, del secolo. William e Kate meritano gioia
e serenità, ma i media non dovrebbero
distogliere la loro attenzione sulle gravi
vicende del Nord Africa.
Temporale su Bruno Vespa.
Centocinquanta delude le aspettative e
chiude in anticipo, con tanto di sceneggiata del
conduttore di Porta a Porta. Non un bel
modo di onorare la ricorrenza.
Grandina su Giuliano Ferrara. Al di là
dei contenuti, ancora non riusciamo a capire
come possa la Rai aver investito tante risorse
per una striscia che non decolla.
Burrasca sulla politica italiana
che continua imperterrita a imperversare nei
salotti tv. Tutto questo senza dare risposte
concrete a un Paese più che mai segnato da paure
e incertezze per quanto sta accadendo in Libia.
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HOT GIRLS Mi
rifaccio la vagina di
Valeria Scotti
Ma sì, mi rifaccio. Tutta. Anche nei posti più
impensabili. Per un anno rinuncerò alle vacanze
in pieno agosto e alla borsa costosa che ammicca
dalla vetrina, ma vuoi mettere. Il corpo, un
biglietto da visita.
E visto che sotto ai ferri devo comunque andare,
voglio che la sistematina sia con i fiocchi.
Scegliamo un modello. Magari un’attrice di
film porno. Labbra gonfie, seno enorme.
Quasi quasi opto pure la labioplastica.
Sì, la riduzione delle labbra vaginali.
L’ho letto dal quotidiano britannico Guardian:
una delle cause dell'aumento di queste
operazioni riguarderebbe la sempre maggior
presenza del porno nella cultura moderna. Sarà.
Io di certo non passo le ore davanti a film del
genere, ma l’idea certo mi intriga.
E allora è tempo di decidersi. Una rapida
ricerca in Internet per scoprire che l'Harley
Medical Group, importante studio di chirurgia
estetica inglese, ha ricevuto più di 5mila
richieste per la cosmetica ginecologica
nel 2010, il 65% delle quali per una riduzione
delle labbra. E il resto? Ispessimento e
rimodellamento, voilà. Cambiamo paese e andiamo
in Spagna: secondo la Sociedad Española de
Cirugía Plástica, Reparadora y Estética, la
chirurgia 'intima' è aumentata nell'ultimo anno
del 20% per cento. Addirittura.
Insomma, ho solo l’imbarazzo della scelta. Tanto
noi siamo donne moderne. Quelle che vanno oltre
i banali rotolini di ciccia e la buccia
d’arancia. Quelle che vogliono sentirsi in
forma anche 'laggiù'. |
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DONNE Sakineh:
l’ennesimo appello è della cantante Mietta
di Giulia Fiume
«Io non credo a quel Dio che non ha pietà di
me, non mi piego a una cieca ragione che non
c'è». È così che Daniela Miglietta,
in arte Mietta, canta in difesa dei diritti
umani. Il suo album Io No è un grido
di protesta per i diritti delle donne che
ogni giorno, in numerosi paesi del mondo,
vengono calpestati senza pietà. L’appello
della cantante riguarda in particolar modo
la vicenda della donna iraniana Sakineh
Mohammadi Ashtiani, condannata alla
prigionia e successivamente alla lapidazione
a causa del tradimento della marito e del
suo presunto coinvolgimento nell’omicidio
dello stesso.
La donna è stata arrestata per la prima
volta nel 2005, in seguito all'omicidio del
marito Ebrahim Qaderzadeh. Nel 2006,
accusata di «relazioni illecite», venne
condannata a 99 frustate. Nel settembre
dello stesso anno è stata poi accusata di
«adulterio durante il matrimonio» e
condannata definitivamente a morte mediante
lapidazione.
La questione oggi è ancora aperta, migliaia
di appelli in tutto il mondo hanno sollevato
un movimento generale di protesta che non si
è ancora placato. Nel 2010 la condanna è
stata temporaneamente sospesa, ma questo non
basta. La donna si trova oggi nella prigione
centrale di Tabriz, in Iran. Ancora in
attesa di conoscere la sua sorte.
In Iran avviene un’esecuzione ogni otto
ore. Uomini, donne e minori continuano a
morire per reati comuni o inerenti alla loro
vita personale. In Iran, come in Pakistan,
in Afghanistan, in Arabia Saudita la pena di
morte si applica non solo nei casi di
omicidio e adulterio, ma anche per
corruzione, rapina, dissenso politico e
tutto ciò che contrasti i principi della
Shari'a, per gli arabi la “legge di
Dio”.
Le proteste vanno avanti, andranno avanti,
anche adesso che le notizie tendono a
diminuire. Così, mentre nelle piazze delle
nostre città, appesi ai monumenti o lungo le
strade, il volto di Sakineh ricorda
all’Italia e al resto del mondo una
battaglia non ancora conclusa, la
canzone dell’artista Mietta si conclude
così: «Quel che sento in fondo all'anima,che
non ha nemmeno un livido, vivrà finché io
dico No». Finché diremo No. |
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