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Telegiornaliste anno VII N. 13 (273) del 4 aprile 2011
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MONITOR Ilaria
Bencivenga: diamo voce al cittadino
di Giuseppe Bosso
Incontriamo Ilaria Bencivenga, pubblicista dal 2009 e da cinque anni volto di
punta dell'emittente casertana
Teleluna.
Giornalista per caso o per scelta?
«Molto per caso. Studio per laurearmi in farmacia e ancora oggi coltivo questo
sogno. Nel 2005 l'editore di Teleluna si trovava nel suo studio dentistico con
mio fratello che stavo andando a trovare. Mi vide e mi propose di lavorare in
televisione. Non accettai perché non interessata ad entrare in un mondo che non
mi piaceva. Avevo avuto qualche esperienza come modella, ma si era trattato di
quei classici lavoretti che fai per mettere da parte qualche soldo. Lui rimase
basito, e quando lo rividi qualche mese dopo mi fece una proposta diversa:
partecipare ad un programma dedicato alla politica. Così il 27 marzo 2006, il
giorno prima del mio compleanno, debuttai in diretta con Luigi Russo. La
settimana dopo ero già catapultata nella redazione del telegiornale. Dopo una
prima esperienza di tre pomeriggi settimanali con questo programma - Luigi mi ha
insegnato a sviluppare spirito di osservazione e i primi rudimenti della
professione - ho conosciuto Gianluca Pota che mi ha proposto di partecipare a un
programma dedicato al basket. Diciamo che non sono una giornalista di settore,
ma di strada: le tv locali sono un'ottima palestra. Quest'anno, infine,
collaboro anche in un programma di politica insieme al mio direttore Francesca
Nardi, La Città che Vogliamo».
Segui anche un programma dedicato alla Lega Pro di calcio. Quali sono,
secondo te, le prospettive future dello sport in Campania?
«Per il basket direi buone. Avellino è ormai una realtà radicata e consolidata e
la squadra è un fiore all'occhiello per la città; la Juve Caserta è una squadra
di antiche tradizioni che però oggi stenta a decollare anche a causa dello
scarso seguito delle istituzioni e dell'imprenditoria. È una cosa che non
condivido perché ci vorrebbe maggior attenzione per un veicolo come quello
sportivo che non è solo quello di una squadra e di una tifoseria, ma di
un'intera città».
Quali sono i pro e i contro di essere una telegiornalista a Caserta?
«I pro sono tanti, a cominciare dal poter sempre parlare di tante cose, sebbene
non siano sempre avvenimenti positivi. Ci sono anche tanti contro: il popolo
casertano è dormiente e omertoso, la camorra è presente anche qui ed avverto una
notevole assuefazione a questo stato di cose. Per quanto mi riguarda, essere
giovane e carina mi ha aiutata ma anche penalizzata, non mi ha consentito una
lunga gavetta, non sempre vengo presa sul serio per quel fastidioso luogo comune
secondo cui una ragazza bella non può anche essere intelligente».
Preferiresti diventare la punta di diamante di un network piccolo ma in
espansione come Teleluna oppure approdare ad un canale nazionale dove, però,
potresti essere una delle tante?
«Sono molto legata e affezionata all'azienda Teleluna che mi ha dato questa
meravigliosa possibilità. Ho trovato persone splendide come il mio editore
Pasquale Piccirillo, Gianluca Pota, Luigi Russo ed il direttore Francesca Nardi.
Se dovessi consolidarmi qui non mi dispiacerebbe. Se poi dovessi arrivare ad un
canale nazionale non penso rimarrei una delle tante: semmai una persona che
partendo dalle tv locali è riuscita a raggiungere un gradino più alto di chi
magari, anche con più esperienza di me, è ancora a lavorare nei canali locali».
A quale ambito del giornalismo vorresti dedicarti in futuro?
«Al giornalismo di strada e di denuncia, quello dedicato all'ascolto del
cittadino che non fanno i network e i canali nazionali, per lo più improntati a
enfatizzare casi di cronaca come quelli terribili degli ultimi tempi. È
sbagliato secondo me insistere su questi aspetti e non informare, per esempio,
che tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo i parlamentari si sono
autoaumentati nuovamente lo stipendio. Purtroppo per la maggior parte i
giornalisti delle grandi tv fanno parte di un sistema corrotto e asservito al
potere e la stampa non è molto libera. Ma lo dico nella consapevolezza di
appartenere a questo ambiente».
Essere bella, quindi, aiuta o no?
«Mi ha aiutato all'inizio, ma anche svantaggiato. Purtroppo devi sottostare ai
ricatti di chi, anche non lavorando a stretto contatto con te, cerca in tutti i
modi di ostacolarti, di impedirti di crescere e di andare avanti nella carriera.
Ma io ho saputo resistere e sono orgogliosa di quello che ho conseguito sul
campo, e non ho permesso a gente così di ostacolarmi».
Cosa c'è nel domani di Ilaria?
«Spero ci sia la stessa Ilaria di oggi, migliorata in una professione in cui non
si finisce mai di imparare. Vorrei andare avanti nella carriera e poi, in un
futuro comunque lontano, riuscire anche a formarmi una famiglia». |
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CRONACA IN ROSA Sotto
il velo, il cervello
di Anna Rossini
Occupano le pagine dei giornali, le rivoluzioni Nordafricane
e Mediorientali. Popoli che si sollevano, chiedono riforme e
invocano la fine delle dittature. In un altro Paese, in
Arabia Saudita, c'è una rivoluzione più silenziosa,
e senza volto: fatta di donne obbligate a portare il velo
integrale e che per fare qualsiasi cosa devono essere
accompagnate da un tutore maschio.
Però queste donne sono intelligenti: studiano, leggono,
usano i nuovi media. Hanno creato il gruppo Saudi
Women Revolution su Facebook e twittano con
l'omonimo ashtag. Mona-Kareem, poetessa e
giornalista, è una di loro. Ha scritto il manifesto che
raccoglie le richieste delle donne saudite al governo e alla
società: eliminazione del sistema di tutela maschile,
divieto di violenza contro le donne, divieto di matrimonio
per le ragazze minorenni, diritto di guidare, uguaglianza e
infine promozione del ruolo della donna nella società.
Dopo la nomina nel 2009 del primo Viceministro donna – Noura
al-Faiz, all'Istruzione – l'altra metà del cielo vuole
contare sempre di più. In occasione delle elezioni
municipali previste tra pochi mesi - le seconde svoltesi
democraticamente nella storia del Paese - un gruppo di
attiviste ha lanciato tramite Facebook la campagna Baladi
per incitare le connazionali a partecipare alle elezioni
come votanti ma anche come candidate. Le organizzatrici sono
consapevoli che sarà impossibile vincere le elezioni:
l'importanza dell'azione, dicono le attiviste, è nel
dimostrare di essere uguali agli uomini.
Nel frattempo però le donne saudite si fanno valere
all'estero: sono quasi il 57% degli studenti
espatriati del paese arabo, soprattutto negli Stati Uniti e
in Canada. E tutte se ne vanno con una borsa di studio
finanziata dallo Stato. Inizialmente accompagnate dal
proprio Mahram, ovvero il tutore che decide per loro,
spesso un maschio della famiglia, le ragazze finiscono per
diventare autonome: imparano a guidare, comprano casa,
trovano un lavoro e smettono di indossare il velo. Diventano
cervelli in fuga. La difficoltà di trovare un impiego
che non sia quello di insegnante, l'impossibilità di
lavorare con colleghi uomini, l'elevata disoccupazione e le
nuove libertà cui è difficile rinunciare dissuadono infatti
le giovani dal tornare in patria. |
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FORMAT La
fabbrica dei falsi
di Giuseppe Bosso
Marina Villa, chi era costei? Sarebbe rimasta
una delle tante figuranti che, più o meno
quotidianamente, imperversano sul tubo catodico
alla ricerca del classico quarto d'ora di
celebrità se non si fosse lasciata andare, nella
sua partecipazione a Forum, in lodi
esagerate sulla ricostruzione post terremoto
in Abruzzo scatenando le (giuste) ire dei
cittadini aquilani ancora in attesa di una
risposta concreta dopo la tragedia di due anni
fa.
Mediaset chiude la questione con un comunicato
stampa e l'immancabile tapiro di Striscia la
notizia per la conduttrice Rita Dalla
Chiesa. Il mondo politico, tanto per cambiare,
trova un nuovo terreno di scontro, e tuttavia
ancora una volta si conferma come la televisione
possa diventare una diabolica macchina dei
falsi.
Falsi molto odiosi, come la vicenda della
piccola Adele Ciotola che per mesi ha
imperversato su tanti canali con una storia che,
come hanno abilmente smascherato le Iene,
tanto straziante poi non era.
Fabbrica del falso. Una situazione odiosa per
chi ha cercato di reagire con dignità e
compostezza al dramma provocato dalla feroce
calamità dell'aprile 2009 e che, nonostante anni
di proclami e promesse, non ha ancora visto
realizzata questa fantomatica 'ricostruzione'. I
media continuano giustamente a celebrare i 150
anni di Unità d'Italia, ma è triste constatare
che tra squilli di tromba e lustrini
tricolore c'è anche chi, con freddo cinismo,
è attivo in questa diabolica fabbrica.
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HOT GIRLS Il
risveglio dei sensi in cucina
di Valeria Scotti
Che voi ci crediate o no, il legame
sesso-cibi afrodisiaci continua a essere
oggetto di numerosi studi. L'ultimo ha visto a
lavoro addirittura un team di scienziati
dell'Università canadese di Guelph.
Prepariamoci dunque ad apparecchiare la tavola e
facciamo il punto sulla controversa questione.
Stando infatti alle conclusioni del professor
Massimo Marcone del Department of Food Science e
di John Melnyk, studente dell'ateneo,
zafferano, ginseng e yohimbina
migliorerebbero l'attività sessuale. Stesso
dicasi per la muira puama - cresce in Brasile ed
è nota come Viagra naturale - e la radice di
Maca, pianta di senape delle Ande.
Insomma, cosa vuoi che sia: fai la valigia,
prendi un aereo e ti fai quelle dieci ore di
viaggio per assicurarti una scorta di
prelibatezze capaci di movimentarti anche le
notti più algide.
Allo stesso tempo, invece, sono state messe in
dubbio le capacità afrodisiache di cioccolato
e vino. Secondo gli esperti, si tratterebbe
solo di una questione mentale più che fisica.
Una curiosità, infine: non sono solamente gli
uomini a beneficiare di questi pasti
afrodisiaci. Stando sempre allo studio canadese,
anche gli animali vivono meglio l'atto
sessuale quando assumono chiodi di garofano,
noce moscata, aglio e zenzero. Detto tra noi:
ecco una piccola dritta per rendere ancora più
felici i vostri amici a quattro o più zampe. |
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DONNE Un
cuore d'oro
di Pierpaolo Di Paolo
Quando la bellezza diventa il tuo lavoro.
Natalia Vodianova è una top model
29enne. Ha iniziato la sua carriera molto
presto divenendo velocemente, grazie alla
sua avvenenza, una delle modelle più ricche
del pianeta. Nel 2009 è la settima modella
più pagata al mondo.
Eppure non è partita certo da basi agiate.
Originaria di Nižnij Novgorod, in Russia, la
piccola Natalia ha vissuto un'infanzia
contraddistinta da gravi difficoltà
economiche. A 11 anni già deve lavorare
in una fattoria per aiutare la famiglia ad
affrontare la povertà e i problemi causati
dall'invalidità di una delle sue sorelline.
Ma la fortuna, sotto le forme dell'eccezionale
bellezza che la contraddistingue, ben
presto bussa alla sua porta. A soli 15 anni
Natalia tenta la strada della moda, e la
scelta si rivela immediatamente azzeccata. A
17 anni viene notata da un talent scout
francese, e per la giovanissima russa si
aprono le porte di Parigi. Il mondo della
moda è pronta ad accogliere con un tappeto
rosso l'eleganza del suo aspetto.
Successivamente, la pubblicità. Testimonial
di Gucci, Rocco Barocco e Calvin Klein, la
Vodianova raggiunge la sua definitiva
consacrazione economica e professionale.
Il passo verso il cinema prima, e la
conduzione televisiva poi, è breve. A 19
anni prende parte al film CQ di Roman
Coppola e con Giancarlo Giannini. Più
di recente, è stata chiamata dalla prima
rete televisiva russa per condurre le due
serate dell'Eurofestival 2009 dall'Arena
Olimpica di Mosca. La trasmissione, tra le
più seguite d'Europa, ha registrato oltre
150 milioni di telespettatori.
Intervistata da Vogue, racconta
dei suoi progetti. Ha appena finito di
girare Belle du Seigneur, tratto da
un romanzo di Cohen.
Lei, sguardo magnetico e fascino
inebriante, mostra anche di non aver
dimenticato le sue origini difficili. Nel
2006 fonda
The Naked Heart, fondazione che si
occupa di realizzare campi giochi in Russia.
Quando parla dei bambini le si illuminano
gli occhi, tradendo la realtà: anche una
donna così bella può avere un cuore d'oro.
Un cuore nudo. |
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