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Telegiornaliste anno VII N. 9 (269) del 7 marzo 2011
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MONITOR Stefania
Andriola: non chiamatemi meteorina! di Giuseppe Bosso
Questa settimana incontriamo Stefania Andriola, giornalista del Centro Epson
Meteo, da quasi un anno vediamo al Tg5.
Tgista prestata al meteo per scelta o per caso?
«Sono capitata al meteo davvero per caso. Nel settembre 2009 ho sostenuto un
provino al Centro Epson Meteo dove cercavano una nuova figura, quella della
giornalista meteorologa per un progetto di meteo al femminile. Sono stata
selezionata tra una ventina di giornaliste ed a febbraio 2010 è iniziato un
periodo di stage con i meteorologi che mi è servito per avvicinarmi alla
materia. Seguendoli da vicino mi sono resa conto dei loro diversi modi di
comunicare in video il meteo. Sei mesi dopo, è stata presentata una mia puntata
zero al direttore del Tg5
Clemente Mimun e con mia grande emozione e soddisfazione sono stata scelta
per andare in onda nelle edizioni delle 13 e delle 20».
Giornalista ma anche attrice, tante particine, spot... La gavetta, secondo
lei, è importante?
«Certamente. È un percorso da seguire che ti forma e ti fa imparare passo dopo
passo, dai corsi di recitazione alle piccole conduzioni a Torino e a Milano per
emittenti locali e satellitari. Fin dall'inizio mi è stato d'aiuto per
sciogliermi davanti alle telecamere e per arrivare ad avere una sicurezza che
solo anni di duro lavoro possono darti».
Cosa farà da grande?
«Vorrei continuare il lavoro di giornalista che non è solo quello di apparire in
video. La gente forse non sa che io scrivo anche i testi, partecipo alle
riunioni dei meteorologi e decido con loro le grafiche da mostrare in onda. Non
è certo un lavoro di pochi secondi. Oltre al tempo in Italia monitoriamo anche
cosa succede nelle altri parti del mondo e preparo spesso approfondimenti a
riguardo che dal 1 gennaio di questo anno sono visibili su
meteo.it che
collabora con
Tgcom».
Striscia la notizia l'ha definita 'meteorina'. Si è arrabbiata per
questo?
«No, anzi. Mi ha fatto molto sorridere, ma spero che la gente che segue il Tg5
abbia compreso che il mio ruolo non è certo quello, per così dire, di immagine».
Che rapporto ha instaurato con il colonnello Giugliacci, figura storica del
meteo del Tg5?
«Molto buono. All'inizio mi ha dato molti consigli su come presentarmi e come
esporre il meteo».
Solo da poco, tuttavia, si vedono donne meteorologhe in tv. Pensa si arriverà
ad una normalizzazione di questa figura?
«Lo spero. All'estero, del resto, la giornalista che si occupa di meteo è ormai
una figura riconosciuta e rispettata e spero ci arriveremo anche noi». |
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CRONACA IN ROSA Casa
dolce casa di Anna Rossini
Quel vago senso di inquietudine che ti prende alla
bocca dello stomaco. Il cuore che ti batte forte. E quella domanda
«E adesso?» che nasce un secondo dopo aver deciso. Domanda che si
trasforma in un «avrò fatto la scelta giusta?» pochi secondi dopo la
firma. I dubbi che ti assalgono, i dettagli negativi che, prima non
considerati, si presentano con tutta evidenza davanti agli occhi.
Congratulazioni, hai una casa! Un tetto sopra la
testa, un nido dove crearti la tua vita, una tana
in cui rifugiarti quando il mondo ti infastidisce. Ma la
casa è vuota. E a parte la consapevolezza che ogni mese una buona
parte del tuo reddito sarò devoluta a pagare l'affitto della
magione, le spese condominiali e le bollette, ti si presenta davanti
il nulla. Tu, i debiti e il vuoto.
Non un mobile. Non una pentola. Nemmeno il cucchiaino per
attaccarsi al barattolo della Nutella in cerca di
consolazione. Per fortuna siamo dotati di dita. Perché solo in quel
preciso istante ti rendi conto di come avere una casa tua non voglia
dire solo comprare letto, divano e frigorifero, ma riempirla con
quella miriade di oggetti quotidiani che sono scontati ma
terribilmente utili. Esempi: lo strofinaccio per la cucina, il porta
posate che entra perfettamente nel cassetto del tavolo, la teglia
per cucinare le lasagne indispensabili per una festa di
inaugurazione che si rispetti, le formine per il ghiaccio da mettere
in congelatore, il coltello affilatissimo per sbucciare anche le
mele più ostiche.
Ok, si può vivere senza. Però casa è anche il luogo dove
trovi tutte queste piccole cose, inutili forse, ma che quando
servono diventano indispensabili e - ovviamente - è domenica e tutti
i negozi sono chiusi. |
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FORMAT Luca
Colantoni, caporedattore orgoglioso di
Giuseppe Bosso
Incontriamo nuovamente
Luca Colantoni, attualmente caporedattore
dei due periodici di Mediagroup: Futbol e
18Golf&Lifestyle.
Luca, ti sei allontanato dalla tv per scelta
tua o di altri?
«Cinque anni a Milano mi hanno fatto crescere
professionalmente, ma la voglia di tornare a
Roma era tanta. Lasciare la tv è stata dura, ma
purtroppo dettata anche dalla crisi che tre anni
fa si è fatta sentire in maniera devastante
anche nel settore delle emittenti televisive,
causando tagli di gestione soprattutto in quelle
realtà che all’inizio hanno faticato a
confrontarsi con i costi di digitale e
satellitare. Esperienza fantastica, comunque,
che rifarei se ve ne fosse la possibilità».
Da caporedattore di una testata dedicata al
golf, cosa pensi si possa fare per avvicinare il
pubblico ad una disciplina non molto seguita in
Italia?
«Lo scorso anno Sky ha fatto un grande colpo con
la Ryder Cup (massima competizione
internazionale della disciplina, ndr)
trasmessa finalmente ad orari più accettabili
anche per il pubblico di casa nostra. Il seguito
è stato incredibile in fatto di ascolti e la
Federazione Italiana è riuscita ad arrivare a
oltre 100mila iscritti, anche per un cospicuo
superamento di quella concezione del golf come
sport elitario, che molti circoli hanno iniziato
a seguire. Questo è un grosso vantaggio per
tutto il movimento».
Due anni fa hai pubblicato per Aliberti una
biografia di Kakà, ora al Real Madrid: credi sia
possibile un suo ritorno in Italia?
«Nel calcio. mai come ora. non puoi dare nulla
per scontato; per i tifosi milanisti, certo,
sarebbe un tradimento vederlo indossare una
maglia diversa da quella rossonera, ma dubito
che nel Milan di adesso ci sarebbe spazio per
lui. In altre squadre probabilmente sarebbe
diverso, ma la crisi si è fatta sentire
dappertutto, e in ogni caso il suo cartellino e
i suoi costi di gestione, al momento, non credo
sarebbero sostenibili facilmente, a maggior
ragione con l'imminente entrata in vigore delle
norme sul fair play finanziario che non
consentiranno più di spendere con facilità».
L'Italia è un Paese per giornalisti?
«Dal mio punto di vista, di ragazzo che ha
iniziato questo percorso nel 1992 e non ha fatto
altro nella vita, ti direi sì perché è il lavoro
che amo e non cambierei con nient’altro. Però,
proprio riguardo le mie esperienze e la durezza
della gavetta dovessi consigliare un giovane,
gli direi di pensarci non cento ma mille volte
prima di intraprendere questo cammino: il modo
di informare la gente è cambiato e il famoso
fuoco sacro che spinge un giovane verso il
giornalismo si sta, purtroppo, lentamente
spegnendo lasciando spazio ad altre cose, al
tutto e subito, alla scarsa preparazione,
all’accesso “facile” alla professione.
Recentemente ho collaborato con Euronews,
la sua sede è in Francia e lì devo dire che è
tutto diverso, basti pensare che il Free Lance è
una figura professionalmente riconosciuta e
regolarmente contrattualizzata. Che si prenda
esempio».
Riguardandoti indietro, c'è qualcosa che ti
rimproveri?
«No, assolutamente. Forse avrei potuto mantenere
rapporti più stretti con persone che mi
avrebbero potuto dare una mano per aprire
qualche porta, ma questa è decisamente un'altra
storia che mi spingerebbe a dover parlare di
cose, di concezioni che non mi appartengono.
Sono personalmente orgoglioso e fiero di quel
che ho fatto da solo finora e di quel che sto
facendo ancora adesso. Nello specifico di
continuare la mia avventura con questi due
magazine (Futbol e 18 Golf&Lifestyle)
che mi stanno dando tanta soddisfazione e mi
permettono di lavorare con un gruppo affiatato e
fatto di professionisti del settore».
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HOT GIRLS Piacere,
sono flexisexual di
Valeria Scotti
Ama lui ma bacia lei. Signori cari, questa è la
donna di oggi. Non bisex, chiariamo, ma
flexisexual. Attratta profondamente dalla
bellezza femminile, anche se tra le lenzuola
continua a preferire gli uomini.
Beh, sotto sotto la notizia non è nuova: nel
lontano 2003 uno studio realizzato
dall'Università americana di Northwestern
preannunciava la futura nascita della donna
flessisessuale. Poi, eccole arrivare tutte d’un
botto. Una tendenza sempre più viva anche grazie
alle dive di Hollywood che non ne fanno alcun
mistero.
Per questo motivo, lo stesso universo
flexisexual ha tentato di spiegare i motivi
dell'avvento di questo nuovo tipo di figura
femminile. La giovane Lauren DeGiorgi ad
esempio, laureanda in psicologia alla East
Carolina University: «Penso che le ragazze
bacino altre donne per attirare l'attenzione dei
ragazzi, perché questi ultimi pensano che il
bacio saffico sia sexy e seduttivo».
Lisa Diamond, autrice del libro Sexual
Fluidity: Understanding Women's Love and Desire,
fa invece sapere: «Oggi vi è una crescente
consapevolezza che non bisogna essere al 100%
gay per avere un contatto sessuale con una
persona dello stesso sesso. In passato qualsiasi
forma di attrazione per lo stesso sesso è stata
bollata automaticamente come un esempio di
bisessualità o di omosessualità. Invece ora
ci rendiamo conto che le donne sono molto più
complesse».
Su quest’ultimo punto, non avevamo poi così
tanti dubbi… |
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DONNE Düsseldorf:
il carnevale delle donne di
Simona Di Martino
Nel 2011, l’8 marzo è ricorrenza doppia:
festa della donna e martedì grasso. Ma se
per molti Paesi si tratta di una pura
coincidenza dettata dal caso, in Germania il
binomio donne - carnevale ha invece
una storia ben radicata. A partire dal XIX
secolo, le lavoratrici della Renania univano
i compensi di un anno per dedicarsi una
grande festa il giovedì grasso. E la
tradizione prosegue ancora oggi, seppur con
qualche svecchiamento.
A Düsseldorf si festeggia uno dei
carnevali più famosi al mondo: il
carnevale delle zitelle,
Altweiberfastnacht, quest’anno caduto il
3 marzo. Si tratta del giorno che apre il
periodo clou del carnevale, i cosiddetti
Giorni Pazzi, Tollen Tagen, e che
vede il gentil sesso... dettar legge!
Quel giorno, alle 11:11 del mattino, orde di
donne in maschera assediano il centro della
città, municipio compreso, prendendo in
ostaggio il sindaco che verrà liberato
soltanto se deciderà di barattare del buon
vino e unirsi ai festeggiamenti. Ma in ogni
caso, per quel giorno non avrà alcun potere.
Il taglio della cravatta è una delle
usanze più temute dagli uomini. Le donne in
gruppo girano per la città armate di
forbici, pronte a “evirare” (della cravatta)
i poveri malcapitati sul loro cammino. Non
sfuggono a questa sorte neanche i poliziotti
che vengono privati del loro copricapo di
servizio. Tanto non servirà.
Belle e brutte, vecchie e giovani invadono i
locali di Düsseldorf in cui viene servita
soltanto Altbier, la birra scura
tipica del carnevale tedesco. «Dove una
volta c’era il mio fegato oggi c’è un
mini-bar» è il motto che si sente recitare
durante la festa.
E si va avanti così, bevendo e ballando per
le strade fino al lunedì delle rose,
Rosenmontag, giorno apice del
carnevale con la tradizionale sfilata di
carri allegorici. Il vero problema sarà
svegliarsi la mattina seguente per andare al
lavoro. |
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