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Telegiornaliste anno VI N. 42 (259) del 13 dicembre 2010
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MONITOR Ivana
Vaccari: mi piacerebbe tornare al giornalismo d'inchiesta
di Giuseppe Bosso
Questa settimana abbiamo il piacere di incontrare
Ivana Vaccari, capo redattore
di Rai Sport.
Qual è, da osservatrice e da giornalista, la sua opinione sullo sciopero dei
calciatori poi revocato?
«È giusto che i lavoratori protestino per tutelare i loro diritti ma mi risulta
difficile - pensando ai milioni che guadagnano alcuni calciatori - associare
questa idea alla loro categoria. Certo, non tutti guadagnano cifre da capogiro,
per la maggior parte non è così, e temo che la cosa avrebbe avuto effetti
negativi sui tifosi».
Secondo lei il 2010 che si sta chiudendo è stato un anno positivo per lo
sport italiano?
«Positivo per alcune discipline, non altrettanto per il calcio. Decisamente».
Le maggiori soddisfazioni sono arrivate dalle sportive, come Federica
Pellegrini e Francesca Schiavone, che hanno acquisito grande visibilità anche a
livello mediatico. Ciò è dimostrato anche dagli spot di cui la nuotatrice è
protagonista. Non crede che questo possa avere ripercussioni negative sulle loro
carriere?
«No. È bene che sfruttino questo momento di popolarità e credo che loro siano
bravissime non solo nelle loro discipline ma anche nella gestione della loro
immagine. I campioni sanno curare bene anche questi aspetti, e lo si vede».
Lei caporedattore,
Paola Ferrari e
Simona Rolandi conduttrici di programmi di punta di Rai Sport: crede che
ormai l’immagine della telegiornalista sportiva sia uno stereotipo sdoganato?
«Ci sono indubbiamente sempre più ragazze che si cimentano nel mestiere, ma in
realtà la strada è ancora lunga, manca ancora il gradino successivo, cioè quello
della ‘stanza dei bottoni’. Al di là dell’immagine che può essere piacevole
quanto si vuole, rispetto ad altri Paesi non abbiamo lo stesso peso nelle
decisioni importanti e non lo dico solo riguardo al giornalismo, ma a tutti gli
altri settori della vita. All’estero, non dico la metà, ma almeno un buon terzo
delle posizioni di potere sono ricoperti da donne, in Italia siamo ancora molto
indietro. C’è molto da svecchiare».
Qualche passaggio però si sta compiendo: per esempio
Bianca Berlinguer da un anno è direttore di un tg importante come quello di
Raitre.
«Il fatto che lei me la nomini dimostra che la cosa ha suscitato e suscita
ancora adesso scalpore. Vorrei che non fosse così, che l’idea di una ‘direttora’
fosse recepita come la più naturale delle cose».
Qual è stato l’evento che più l’ha colpita tra quelli che ha seguito?
«Le Olimpiadi hanno sempre il loro fascino, la loro emozione. E non parlo solo e
tanto degli atleti che vincono, ma soprattutto delle storie di quei personaggi
‘ombra’, cioè di quelli che magari non hanno vinto niente di importante ma che
hanno alle spalle storie di vita straordinarie; atleti che sono riusciti a
superare infortuni gravissimi, donne che hanno dovuto lottare nei loro Paesi per
potersi allenare e per poter gareggiare, che già per il solo fatto di
partecipare possono dire: ho vinto! È il lato meraviglioso dello sport che cerco
di evidenziare sempre».
Che idea si è fatta del nostro sito?
«Mi ha sorpreso scoprirlo. Non avevo mai preso in considerazione l'elemento
"immagine" di questo lavoro. Ho sempre pensato che il vero protagonista fosse lo
sport o l'atleta intervistato, mai il giornalista che a mio avviso dovrebbe
limitarsi a porgere la notizia e a dare spazio ai veri protagonisti. Premesso
questo deve dire che il sito è fatto molto bene. Sempre attento, garbato e
soprattutto mai volgare, cosa che di questi tempi è veramente ammirevole».
Cosa farà da grande?
«Bella domanda. Diciamo che ho molte idee, a cominciare da quella di tornare a
fare il giornalismo con cui ho iniziato, cioè quello d’investigazione nella
cronaca, negli esteri. Lo sport, come sapete, è venuto dopo, e mi ha dato molte
soddisfazioni, ma rimpiango quei tempi che vorrei riscoprire».
È molto impegnata anche nel sociale.
«Sì, come ogni anno seguo la raccolta fondi dell’Ail
che anche quest’anno ci ha coinvolti durante il week end tra il 9 e il 12
dicembre. Posso garantire che i fondi raccolti sono gestiti con scrupolo dal
professor Mandelli, che non solo è un riconosciuto e stimato ematologo, ma una
persona dalla grande moralità e dalla grande umanità, che ha dedicato una vita
alla ricerca e ha fatto tornare il sorriso a tanti bambini sfortunati. È
veramente un vanto per il nostro Paese e credo che sia doveroso, almeno per un
attimo, seguire il suo messaggio in questi giorni».
Cosa si augura per il 2011?
«Per me salute e serenità. Per lo sport, riscoprire la dignità e la moralità,
che non possono essere messe in secondo piano rispetto ai risultati. Sono
contraria sia al doping che al mancato rispetto delle regole; una sconfitta può
far male, ma prima di tutto ci deve essere il rispetto per l’etica come prima
cosa. Ai tutti i colleghi auguro veramente di riuscire a superare la crisi che
ha avuto, purtroppo, le sue ripercussioni anche sull’editoria, colpendo senza
tregua tante testate. Mi auguro davvero che sia un anno di rinascita per tutti».
Ha mai subito condizionamenti?
«Ci hanno provato, ma senza successo. C’è stato magari chi ha cercato di farmi
dire durante le telecronache qualcosa che non condividevo, ma sono stata ferma
nelle mie posizioni. Se mi è consentita un’espressione ‘forte’ cerco sempre di
tenere la schiena dritta, anche se inevitabilmente con questo potrei risultare
scomoda. Del resto, se non è riuscito a ‘imbavagliarmi’ mio marito, non vedo
come possano farlo altri... (scoppia a ridere, ndr).
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CRONACA IN ROSA Se
lo scopone si lega a un filo d'oro
di Anna Rossini
Fin dalla notte dei tempi, il gioco ha avuto le più
diverse finalità. Può servire a distrarsi, ad occupare il
tempo libero, a divertirsi. Può condurre a dilapidare
fortune e rovinarsi, o ancora a condividere attimi di
amicizia, di attesa speranzosa, di gioia vittoriosa, di
smacco amaro. Può alimentare rivalità, consentire confronti,
dare spazio alla competizione.
Può servire ad accrescere la fantasia. Può insegnare ai più
piccoli a crescere e a vedere le cose da una prospettiva
diversa. O, perché no, ricordare ad un uomo come appare il
mondo dalla prospettiva di un bambino. Può insegnare un
mestiere, addestrare un soldato, perfino insegnare ad
uccidere. Oppure, può regalare un sorriso.
È proprio quest’ultimo il modo in cui la Federazione
Italiana Gioco Scopone lo concepisce e tenta di promuoverlo.
Con questo spirito il 10, 11 e 12 dicembre, presso l’Hotel
Royal di Napoli, la FIGS ha organizzato un torneo nazionale
di scopone scientifico per beneficenza. Il ricavato
delle quote di iscrizione al torneo sarà interamente
devoluto alla
Lega del filo d'oro, che fin dalla sua nascita si
occupata di persone gravemente disabili. Si tratta di
un’associazione che aiuta bambini ed adulti sordi, ciechi e
muti, avvalendosi della professionalità di medici,
psicologi, infermieri, insegnanti e centinaia di volontari.
La Federazione vuole adoperarsi affinché il divertimento,
l’agonismo, le sfide, le rivalità e l’amicizia che
contraddistinguono i momenti da essa promossi, possano
trasformarsi nel sorriso di chi è meno fortunato. Per
poter dare un contributo a serie problematiche sociali:
minori a rischio, disagio giovanile, droga, terza età e, in
questo caso specifico, i bambini sordi, ciechi e muti.
Alla manifestazione hanno partecipato giocatori provenienti
da ogni parte d’Italia e anche dall’estero, a dar prova di
come il gioco, e lo scopone in particolare, dia vita a
legami umani che vanno oltre i confini geografici e
storici, diffondendosi anche all’interno delle comunità
emigranti in Europa e oltre oceano e portando ovunque il suo
spirito costruttivo e aggregante.
Lo scopone non è solo – come diceva Mario Soldati – il gioco
più bello e affascinante di tutti, ma è anche portatore di
valori sociali e umani unici. È un gioco che può regalare un
sorriso. |
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FORMAT Simona
Schiavone, fondamentalmente testarda di
Giuseppe Bosso
Incontriamo questa settimana una giovane
promessa della tv napoletana, Simona Schiavone,
che affianca da tempo
Serena Bernardo nel programma Viggì
Viaggi in onda su Canale 8. Laureata in arti
e disciplina dello spettacolo, ha collaborato al
Teatro Napoli Festival e prima di approdare a
Viggì ha lavorato per sei anni a Canale 21.
Da poco è nato il sito
Viggì Channel. Com’è stata sviluppata questa
idea?
«Serena ha voluto ampliare la possibilità di
seguire i format dedicati al cibo, alla salute e
ai viaggi, sfruttando al massimo le potenzialità
della rete».
Com’è iniziata la tua collaborazione con lei?
«Per caso: ci siamo conosciute grazie al regista
Stefano Traditi ed entrambi hanno subito creduto
nelle mie potenzialità. E gliene sarò sempre
grata, per me è un’occasione unica poter
lavorare con professionalità artistiche come
loro».
Come la descrivi?
«Una fonte inesauribile; non ritiene necessario
dare consigli proprio perché ha fiducia nei
giovani e li sprona a dare il meglio di loro
stessi».
Meglio davanti o dietro la telecamera?
«L’esperienza alla conduzione è nuova per me.
Ero abituata - dopo i primi tempi fatti di caffè
da portare al ‘capo’… - ad essere assistente
alla regia di trasmissioni come Campania
Sport e quelle realizzate in questi anni da
Lino D’Angiò. Poi Serena mi ha voluto dare
questa opportunità e ho scoperto una nuova
realtà, nella consapevolezza di avere ancora
tanto da imparare».
Cosa farai da grande?
«Spero di continuare a lavorare in tv, una vera
passione per me. Mi piacerebbe approfondire il
discorso della regia».
Tv di informazione o di intrattenimento?
«Di informazione. L’intrattenimento, di cui alla
fine è il pubblico vero sovrano, è una bella
sfida. Ma si possono benissimo conciliare tutte
e due le cose».
L’esperienza più coinvolgente che hai
vissuto?
«Come dicevo, intraprendere la strada della
conduzione. Ho capito che la difficoltà maggiore
è quella di riuscire a catturare l’attenzione
del pubblico in pochi minuti, cercando di essere
esaurienti sui temi che affrontiamo».
Mai ricevuto proposte indecenti?
«Fortunatamente mai!».
Con i vostri format avete la possibilità di
valorizzare le bellezze di Napoli e della
Campania. Sei contraria, come Serena, alla
tendenza dei media di evidenziare solo i lati
negativi?
«Sì, assolutamente. È una strada che tutti gli
operatori dei media dovrebbero seguire, perché è
anche tramite la valorizzazione di ciò che
abbiamo di positivo che possiamo iniziare ad
uscire dal degrado. Le bellezze artistiche della
nostra città, e anche la gastronomia se
vogliamo, sono davvero elementi di cui dovremmo
essere fieri e dovremmo impegnarci per
valorizzare e conservare».
Come ti descrivi?
«Fondamentalmente testarda, ma è una domanda che
dovresti rivolgere a chi mi è accanto».
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HOT GIRLS Sex
toys sotto l'albero
di Valeria Scotti
Un Natale tutto da scartare. E per sorprendere,
basta andare sull’originale. Al bando pigiami,
sciarpe e agende. Lanciatevi sui sex toys
e regalate un sogno piccante a compagne, mogli e
amanti.
E va bene, gli ultimi sondaggi hanno dimostrato
che gli italiani e il sesso creativo non
vanno d'accordo soprattutto durante le feste, ma
in certi casi tocca osare.
In fondo non è poi così difficile. UltraZone,
marchio noto nel settore dell'oggettistica
sessuale, propone ad esempio Zig e Zag,
vibratori con una lunghezza superiore alla
media e personalizzabili secondo le proprie
esigenze. Il loro punto di forza è nel
packaging, rigorosamente in carta al 100%
riciclabile.
Lelo, invece, offre una linea di vibratori
completamente waterproof. La Insignia
Collection - ottima da utilizzare sotto la
doccia - si compone di tre elementi: Alia, forma
ovale per un uso esterno; Isla, vibratore di
media misura; Soraya, il top, per una doppia
azione (interna ed esterna) e otto esclusive
modalità di vibrazione.
Per una sorpresa ancora più d’effetto, infine,
c'è Vibrator Chess Set, una scacchiera tutta
dedicata al sesso. Prodotta in una versione
di lusso da Aruliden di New York, questa
edizione limitata vede ogni pezzo del gioco
trasformarsi in un vibratore pensato per provare
diversi tipi di piacere. Sex toys realizzati in
abs e silicone medicale e impreziositi da
placcature in oro. So chic. |
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DONNE Susanna
Camusso: la donna del lavoro
di Simona Di Martino
«Ha capacità, determinazione ed esperienza».
Non sbaglia l’ex leader della CGIL,
Guglielmo Epifani, parlando della signora
che dal 3 novembre 2010 ha preso il suo
posto. Susanna Camusso, 55 anni,
milanese, Segretario Generale del più grande
e longevo sindacato italiano. Donna.
La sua nomina segue quella di un’altra
paladina del mondo del lavoro, Emma
Marcegaglia, presidente di Confindustria. A
proposito della doppia elezione al
femminile, il ministro Mara Carfagna parla
di «svolta epocale». «Le donne hanno
indiscutibilmente conquistato un ruolo di
primo piano anche nel campo
dell’economia».
Una vita, quella di Susanna Camusso,
dedicata ai diritti di lavoratori,
studenti, donne, immigrati. La sua lotta ha
inizio coi movimenti studenteschi degli anni
’70, dove era conosciuta come “Susanna delle
150 ore” (riservate agli studenti
lavoratori). Segue una carriera
ventennale alla FIOM che la vede
militare dal settore auto a quello
siderurgico, per poi fare il suo ingresso in
CGIL nel 1997 e ricoprirvi diverse mansioni
di guida. Fino a oggi.
Il neo-Segretario Generale ispira sicurezza,
fiducia. Di fronte all’attuale crisi
industriale che dilaga, non promette
miracoli. Si mostra pragmatica,
realista, dinamica. Alla manifestazione CGIL
del 27 novembre dedica ampio spazio al tema
della scuola: «La battaglia per l'istruzione
è battaglia per la democrazia, perché un
uomo ignorante non è libero».
E mentre il ministro Gelmini si stupisce di
veder manifestare i suoi cari studenti
insieme a operai, pensionati e precari, la
brava Susanna non le risparmia un saggio
consiglio: «Invece di fare appelli su
YouTube, vada in Parlamento e ritiri il ddl
che peggiora la condizione dell'università,
e non la migliora».
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