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Telegiornaliste anno VI N. 32 (249) del 4 ottobre 2010
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MONITOR Rita
Occidente Lupo, solidarietà tra donne di
Giuseppe Bosso
Pubblicista, Rita Occidente Lupo è direttore della testata on line
Dentro
Salerno. In passato ha collaborato con Il Mattino e ancora adesso con
La Città. Corrispondente di Quarta Rete tv per 8 anni, è anche docente di
lettere e scrittrice.
Ha scritto Senza paura, presentato alla Biblioteca degli Atti
parlamentari del Senato dal presidente Schifani, un libro-intervista con alcune
donne malate di cancro, la cui copertina è una fotografia di Oliviero Toscani.
Rita, cos’è Dentro Salerno?
«Un quotidiano che cura notizie in tempo reale, che è citato nelle rassegne
nazionali e anche all’estero, a Bruxelles e nell’Europa dell’Est, ed è anche
stato scelto a Zurigo per la campagna di informazione su Salerno».
Il bello e il brutto di essere giornalista a Salerno.
«Il bello, come per ogni altra realtà, è trasmettere informazione. Purtroppo
però non siamo disposti, per questo, a pagare in prima persona, pur di
raccontare certe verità senza incorrere nella sanzione del bavaglio, e lo posso
ben dire con il mio bel medagliere di querele. Il bello è il non dover inseguire
a tutti i costi la celebrità ma la consapevolezza che si svolge un servizio di
verità per la collettività. Il brutto è, per contro, il fatto che non sempre la
verità scomoda viene accertata».
Il futuro dell’informazione, secondo te, è il digitale e la tecnologia?
«No, quelli sono gli strumenti, sono solo mezzi. Il futuro sarà sempre soltanto
la professionalità degli operatori e l’obiettività di porsi nei confronti dei
fatti. Ben vengano nuovi strumenti se riescono a collidere con questi aspetti».
Le nuove leve hanno voglia di imparare dai veterani come te?
«C’è tutta questa fretta, questa smania di voler guadagnare subito senza fare
gavetta. Non si vive il giornalismo in maniera seria, come una professione, ma
più come un hobby, un gioco. Non è così per me, io mi sento giornalista 24 ore
su 24, soprattutto quando inseguo la notizia in strada, cerco il riscontro e la
verifica. Ed è questo il messaggio che cerco di trasmettere ai miei ragazzi,
anche se non sempre vengo ascoltata».
Mai ricevuto proposte indecenti?
«No, semmai minacce per le quali ho sporto regolare denuncia alle autorità
competenti. Sono rimasta molto amareggiata quando alcuni miei articoli sui trans
sono stati malamente fraintesi, scatenando una vera e propria campagna
denigratoria nei miei confronti. Ho molto rispetto per le scelte di vita di
ognuno e quegli articoli, ripresi da molti siti dedicati a queste persone, sono
stati presi come vere e proprie provocazioni nei loro confronti».
Come ti vedi tra vent'anni?
«Vecchia? Sclerotica? (ride, ndr) Spero comunque di avere ancora un po'
di sale in zucca».
Difficile conciliare lavoro e affetti in questa realtà?
«Per il lavoro ho spesso rinunciato a parte del mio privato, ma in ogni caso
metto la qualità delle relazioni al primo posto, anche nei miei rapporti con i
ragazzi della mia redazione che ho sempre vissuto come un prolungamento
familiare».
Un aggettivo per descriverti come donna e come giornalista?
«Mi dicono di cultura e d’assalto, sempre sulla notizia. Se la pensano così mi
fa piacere, io nel mio piccolo cerco soltanto di tenere alti certi valori
attraverso l’informazione».
Qual è la tua più grande aspirazione professionale?
«Non mi sono mai posta questa domanda. Sono contenta di come vivo nel presente,
soddisfatta degli apprezzamenti che ricevo».
La più grande soddisfazione e l’amarezza più bruciante per te quali sono
state?
«I complimenti di Schifani quando ho presentato il mio libro nella Biblioteca
del Senato, il sacrario della legislazione normativa e di tante persone
disagiate che mi hanno ringraziata per i miei articoli. Le querele, invece, sono
state una grande amarezza perché sono giunte soltanto perché mi sono permessa di
raccontare certi fatti. Come soddisfazione, poi, non posso dimenticare un premio
che ricevetti in occasione del Giubileo per un concorso organizzato a Roma. Fui
così contenta ed emozionata che mi venne la febbre e non potei ritirarlo. In
compenso ebbi una bellissima scultura in cristallo Swarovski , tempo dopo, dalla
segreteria di Ciampi, che conservo ancora tra le mie cose più care».
Da dove nasce l'idea di Senza Paura?
«L'opera mi è stata proposta dall'Associazione Senologica del Mediterraneo. Come
risultato, una serie di interviste che ho fatto a donne di diverse età, affette
da cancro alla mammella operate di mastectomia».
Cosa hai cercato di raccontare?
«Ho cercato di capire lo stato d'animo di una persona che scopre di dover essere
operata di
mastectomia, proprio perché ho avvertito la sofferenza e la solitudine che
vivono queste persone. Non si può immaginare quante siano sole e abbandonate,
senza nessuno accanto».
Come si concludono queste storie raccontate?
«Con un importante insegnamento: la malattia, se individuata in tempo, si può
sconfiggere. La medicina di oggi ha acquistato maggiore consapevolezza della
necessità che per un degente è anzitutto importante avere un supporto
psicologico, ma nonostante questo rimangono ancora non poche perplessità su
questo punto. Mi chiedo davvero se i medici riescano ad avere una sensibilità
d'animo per porsi nei confronti dei pazienti che non hanno la stessa
sensibilità».
La maggiore difficoltà che hai avvertito?
«C'è stato un momento in cui credevo di non farcela, di non essere in grado di
capire la loro sofferenza, di asciugare le loro lacrime, e ho pensato davvero di
fermarmi. Alla fine ricevere le loro strette di mano, i loro ringraziamenti è
stata la gioia più grande. La presentazione al Senato è stato poi il
completamento di un percorso intenso che mi ha coinvolta fino alla fine».
Cosa speri di aver creato con questo libro?
«Una catena di solidarietà, donne che aiutano altre donne a superare la paura
della malattia con la loro esperienza». |
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CRONACA IN ROSA PoEtiche
di Anna Rossini
PoEtiche, le donne. In senso figurato, ovvero che
amano la bellezza, e nel senso letterale, ovvero che
scrivono poesie. È dedicata alla poesia al femminile la
quattordicesima edizione di Romapoesia, con eventi sparsi in diversi luoghi della
città - Casa internazionale delle donne, locali, licei,
biblioteche e librerie - che vogliono riflettere non solo
sul lavoro poetico ma anche sul valore civile e sociale di
autrici che hanno, dal dopoguerra a oggi, contribuito a
creare l'Italia di oggi.
Il programma prevede letture, conversazioni, proiezioni,
ascolti, performance, presentazioni di libri, con la
partecipazione di circa sessanta poetesse di varie
generazioni provenienti da tutta Italia.
Nella sezione “Genealogie”, alcune autrici contemporanee
renderanno omaggio alle grandi poetesse della seconda
metà del Novecento italiano: Amelia Rosselli, Patrizia
Vicinelli, Anna Malfaiera, Rossana Ombres, Alda Merini,
Nadia Campana, Cristina Campo, Claudia Ruggeri, Paola
Febbraro, Piera Oppezzo.
La sezione “Passaggi” sarà invece dedicata al tema della
traduzione e al confronto con autrici straniere come Sylvia
Plath, Anne Sexton, Anne Carson, Alejandra Pizarnik.
Dal centro storico a San Lorenzo, da Trastevere a Marconi,
dal Tiburtino a Monteverde, Roma diventa per una settimana -
dall'11 al 17 ottobre - capitale italiana della poesia.
E le donne, con la loro scrittura e la loro visione del
mondo, ne sono protagoniste. |
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FORMAT Il
pagellone di settembre di
Giuseppe Bosso
Sole splendente su chi ha ricordato
Sandra Mondaini e Claudia Vinciguerra scomparse
nelle ultime settimane.
Sereno su Enrico Mentana, che piazza un
colpaccio con l’intervista a Fini e porta avanti
alla grande un tg a La 7 sempre più seguito.
Soleggiante sul duo
Costamagna-Telese
che, dopo gli ottimi risultati estivi, viene
confermato a La 7 con In onda nel week
end.
Variabile su Lucilla Agosti. Troppo
presto per dare un giudizio sulla decima (e
ultima?) serie di Distretto di polizia,
ma una cosa è certa: l’ex vj di Mtv ha
conquistato gli appassionati delle avventure del
X Tuscolano.
Poco nuvoloso su Aldo Biscardi e il
Processo che, superata la soglia dei 30
anni, conduce una battaglia importante come
quella della moviola in campo che forse
meriterebbe seriamente di essere ascoltata dalla
Fifa, viste le clamorose sviste arbitrali che
continuano a contaminare il calcio.
Foschia su Michele Santoro. Siamo dalla
sua parte, ma forse quell’esternazione su Masi
poteva essere evitata.
Nebbia su Canale 5: perché spostare una
soap come Alisa che il pubblico italiano
ha dimostrato di gradire su un canale come La 5,
non ancora visibile in tutto il Paese?
Pioggia sulla Rai: dare spazio ai giovani
è positivo, certo, ma relegare in secondo piano
un personaggio come Pippo Baudo non è un bel
segnale. A Super Pippo la nostra stima e il
nostro sostengo per la sua nuova avventura a
Novecento.
Temporale su Francesca Lodo: tutti
abbiamo diritto ad una seconda chance, ed è
indiscutibile. Ma cara Francesca, la tua
intervista con Barbara D’Urso desta più di una
perplessità per tempi e modalità.
Grandina su chi continua a cambiare i
palinsesti. Siamo solo a settembre e ci
preoccupiamo per i mesi a venire...
Burrasca sull’informazione che
continua a incentrare le sue attenzioni su
vicende che poco o nulla interessano il
cittadino, sorvolando invece su comportamenti ed
esternazioni a dir poco inaudite da parte di
esponenti politici di rilievo. |
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HOT GIRLS Cam
girls: la denuncia di
Pierpaolo Di Paolo
Prima di recarmi alla polizia postale
immagino più volte la scena, e vengon fuori
tutte le paure/vergogne con cui deve fare i
conti il denunciante in un caso del genere.
Son seduto davanti al maresciallo che ha
raccolto la mia deposizione. Il sorrisetto
stampato sulla sua faccia rappresenta appieno
l'aria di scherno che c'è nella stanza.
Pervertito, maiale, sfigato, segaiolo.
Fesso. Gli epiteti, non proferiti, sono tutti
ben evidenti nello sguardo del poliziotto.
«Di fatto non si può far nulla», dice l'agente.
"Sei uno sfigato che s'è fatto fregare e gli sta
pure bene", è quel che vorrebbe dire.
«Avete idea di quanti ragazzini frequentino
quella chat?», provo a dire. «Di 16, 15, anche
14 anni. Prede ideali per queste truffe. Ci
cadranno tanti padri di famiglia e tanti fessi
come me, ed ok, ci starà pure bene. Ma per il
resto? È un meccanismo da smantellare, a
prescindere dal giudizio morale su di me».
«Senta, adesso non abbiamo tempo», taglia corto.
E vengo messo alla porta.
Oppure, nella peggiore delle versioni, vengo
incriminato seduta stante per sfruttamento
della prostituzione. «Ha pagato per
qualcosa che è qualificabile come una
prestazione sessuale, no?», mi accusa. «Ma
assolutamente no - ribatto - non c'è il contatto
fisico».
«Chi lo stabilisce che una prestazione sessuale
è solo se c'è contatto fisico? La ragazza si
sarebbe dovuta anche masturbare, no?», insiste.
«Non necessariamente», rispondo. «Sarà il
magistrato a stabilire se pagando lei ha
commesso un reato oppure no. Io intanto son
tenuto a trasmettere la notizia. Verrà
informato». Io: «Ha mai letto il processo di
Kafka»?
La realtà, fortunatamente, è lontana
dalla fantasia. Anche se non troppo. L'agente
raccoglie la mia deposizione con comprensione e
professionalità. Tuttavia ci sono dei dubbi e si
interroga con i colleghi su come vada inquadrata
la situazione. Cercano di dissuadermi dal
denunciare: «Qui non c'è nulla di penalmente
rilevante - mi dice un superiore - c'è una
somma da restituire, è un problema civile da
inadempimento di contratto. Anzi, qui non c'è
neppure il contratto, quindi nemmeno questo».
«Veramente - provo ad obiettare - la rilevanza
penale io la vedo tutta. La gente viene indotta
a pagare con raggiri ben studiati a tavolino, è
una truffa a tutti gli effetti, ed il contratto
c'è. È verbale».
«Sarebbe bene valutare meglio la questione - mi
dice ancora - non vorrei che il magistrato
agisca contro di lei. In fondo ha pagato,
potrebbe configurarsi qualche reato a suo
carico».
«Non vedo quale - insisto - ho pagato solo per
assistere ad uno spettacolo. Se fosse così,
tutti i locali in cui fanno spogliarelli
sarebbero case chiuse. Tutti illegali».
«La verità - sottolinea ancora l'agente - è che
questa è una materia nuova, troppo nuova, e non
c'è ancora una giurisprudenza in merito».
«Guardi, le dico una cosa che avevo deciso di
tenere da parte: io sono un giornalista e sto
facendo tutto ciò perché sto lavorando ad una
mia inchiesta su questo mondo. Ho studiato bene
la cosa prima di imbarcarmici e son convinto che
il mio comportamento non configuri nessun reato.
In ogni caso voglio andare fino in fondo».
«D'accordo - si arrende - allora firmi qui».
(continua) |
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DONNE Tina
Frundt e i piccoli schiavi del sesso
di Simona Di Martino
L’America, Paese simbolo della libertà, è
scenario di una tragica forma di
schiavitù. Gli schiavi in questione sono
bambini, di età compresa tra i 12 e i
14 anni. Vengono rapiti con l’inganno e
introdotti in un vero e proprio traffico
del sesso, costretti a prostituirsi in
cambio di 500 dollari a notte. A
controllarli sono i pimps, termine
ormai tristemente assimilato nel vocabolario
degli americani che designa i magnaccia, i
“manager” della prostituzione.
Anche Tina Frundt è stata schiava del
sesso. A 14 anni aveva seguito un ragazzo di
dieci anni più grande che l’aveva convinta a
fuggire con lui, promettendole una vita
felice e una famiglia. Non sapeva, Tina, che
la “famiglia” era composta da altre ragazze,
sue coetanee, che vendevano il proprio corpo
a una ventina di uomini ogni notte pur di
evitare le violenze del loro “protettore”.
Tina spiega bene quanto è difficile uscire
dal giro: «Per un pimp è più semplice
manipolare i bambini. Una volta che entra
nella tua mente, diventa facile per lui
tenerti sotto controllo». E, oltre allo
shock per quello che succedeva «avevo
paura».
Oggi Tina Frundt è a capo della
Courtney’s House, un’organizzazione che
si occupa di dare solidarietà e aiuto alle
vittime della schiavitù del sesso. Fondata a
Washington DC nell’agosto 2008, la
Courtney’s House fornisce ai suoi piccoli
ospiti uno spazio di convalescenza e
recupero, prevedendo terapie individuali e
di gruppo, cure mediche, sostegno
psicologico e attività ricreative. Un
ritorno alla vita.
Il 19 maggio 2010 Tina Frundt - che finora
ha salvato più di 500 bambini - ha ricevuto
il Frederick Douglass Award, premio
riservato a coloro che sono sopravvissuti
alla schiavitù e mettono la loro libertà
a servizio degli altri. |
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