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Telegiornaliste anno VI N. 26 (243) del 5 luglio 2010
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MONITOR Valentina
Bisti: il meteo arriva al Tg1 di
Giuseppe Bosso
Giornalista professionista,
Valentina Bisti è dal 2001 in Rai: prima nella rubrica del Tg2
Costume e Società, in seguito al Tg1 in varie redazioni. Oggi si
occupa di previsioni meteo al tg delle 20 insieme al collega Stefano
Campagna.
Valentina, come è cambiato il
Tg1 dal 10 giugno?
«È un telegiornale più moderno, più veloce e più interattivo. Nel
nuovo sito web si possono trovare informazioni in tempo reale, con
tante finestre sul mondo. E poi c'è il meteo, un tema che appassiona
milioni di italiani e che
Stefano Campagna ed io tratterremo
ogni sera all’interno del tg delle 20. Non ci saranno solo le
previsioni, ma tante curiosità, informazioni utili e consigli
pratici».
Come ti sei trovata a condurre questo spazio meteo con Stefano?
«Semplice: il direttore Minzolini ci ha proposto di condurre uno
spazio per lui molto importante e di grande visibilità. Abbiamo fin
da subito creduto nel progetto. Personalmente sono stata contagiata
dal suo entusiasmo. E poi penso che avere al fianco un collega come
Stefano Campagna sia per me una grande opportunità. Inventare un
nuovo spazio, con una persona che stimi e che è anche un caro amico,
qui al tg è un’occasione e una fortuna rara. Stefano ha una lunga
esperienza di conduzione, io negli anni ho fatto tanti collegamenti,
e ora siamo pronti per inventare uno spazio che mai nessun
giornalista del Tg1 aveva gestito».
Hai dimestichezza con la 'materia'?
«Certo, non sono una meteorologa. Però in tanti anni di lavoro nelle
redazioni cronaca e società ho confezionato decine e decine di pezzi
sul meteo. Sarà sempre fondamentale il sostegno dell’aeronautica
militare che collabora con noi. Gli esperti del meteo ci forniranno
i dati e noi li trasformeremo in previsioni appetibili e fruibili al
vasto pubblico del Tg1. D’altronde in Europa, e soprattutto negli
Stati Uniti, sono tantissimi i giornalisti che da anni fanno le
previsioni del tempo».
Metaforicamente, dopo la 'bufera' degli ultimi tempi che hanno visto
l'allontanamento di tanti tuoi colleghi volti storici del Tg1,
volgerà il bel tempo?
«Ma no, quale bufera. Forse una lieve perturbazione che ha portato
un po’ di instabilità in alcune zone del telegiornale. Qualcuno è
stato colpito dalla pioggia, qualcun altro da un bel sole. Pensa, se
non ci fossero mai cambiamenti... che noia. I colleghi che non
conducono più il telegiornale avranno più tempo per lavorare al Tg.
Hanno tanta esperienza, sono dei seri professionisti, capaci. Sono
sicura che i telespettatori saranno ben felici di vedere in onda i
loro servizi».
Nuova grafica ma con lo spirito di sempre: sarà questo il vostro motto?
«Spirito di collaborazione, di dialogo, di ricerca delle notizie.
Con un contenitore nuovo e tante finestre in più per ampliare
l’informazione. Sarà un impulso nuovo per migliorare».
Arrivare al Tg1 per te è stato un punto d'arrivo o di partenza?
«Di partenza. sicuramente. Sono arrivata al Tg1 molto presto grazie
all'allora direttore
Clemente Mimun. Dopo otto anni di
precariato e un anno dopo l’assunzione sento di essere maturata, di
aver acquisito più sicurezza. Per questo mi sono buttata anima e
corpo in un progetto che richiede autorevolezza, ma anche un pizzico
di inventiva».
Cosa pensi di Telegiornaliste?
«È una vetrina per far conoscere tante colleghe che spesso non appaiono in
video, ma che confezionano bei servizi, belle inchieste. È giusto che il
pubblico possa conoscerle più da vicino. Sono la voce dell’informazione: entrano
nelle nostre case, ci raccontano la nostra società e capire quali sono paure,
sogni di ognuna di loro può avvicinarle ancora di più ad un pubblico sempre più
esigente e curioso».
Sei una grande fan di Vasco Rossi che recentemente, in un'intervista, ha
dichiarato di avere un'autostima pari a zero. E la tua?
«Anche io come Vasco sono del segno zodiacale dell'Acquario. Estroversa fuori,
timida dentro. L’autostima si costruisce con il tempo, attraverso i successi ma
anche attraverso gli errori che spesso ti rendono migliore. E sono d’accordo con
Vasco quando dice: sono così insicuro che non credo a niente... non ho paura di
nessuno ma ho paura sempre!». |
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CRONACA IN ROSA Ricordare
Srebrenica di Erica Savazzi
Srebrenica, ex-Jugoslavia, 15 anni dopo. Una triste
pagina di storia ancora aperta. Responsabili che ancora non
sono stati assicurati alla giustizia, vittime non ancora
riconosciute e degnamente seppellite, l'inferno per chi è
sopravvissuto.
L'11 luglio si commemora la caduta della città di
Srebrenica e il conseguente genocidio di più di ottomila
persone, anche se ancora oggi il conteggio definitivo dei
caduti non è chiaro. Quel giorno, una città dichiarata due
anni prima dall'Onu territorio protetto, è stata
abbandonata, proprio da chi doveva difenderla. E allora si
ripete una storia di odio e follia antica: rastrellamento
degli uomini, bosniaci musulmani, e uccisioni di massa
perpetrate dai serbi agli ordini di Ratko Mladic and
Radislav Krstic.
Un giovane ragazzo, Emir Suljagic, sopravvissuto al
genocidio e diventato giornalista, racconta i quattro anni
dell'assedio di Srebrenica nel libro
Cartolina dalla fossa (Beit), arricchito da
immagini, un saggio e una poesia inedita.
"Tutto si svolgeva a poche centinaia di chilometri
dall'Italia. E ancora oggi in Italia si sa molto poco di
come sia Srebrenica 15 anni dopo, di come vivano le vedove e
gli orfani dopo l'eccidio". Queste le motivazioni che hanno
portato la casa editrice alla pubblicazione del volume. Così
come il desiderio di avere delle risposte, di vedere tutti i
responsabili del massacro finalmente condannati dalla
giustizia internazionale e di dare un nome a tutti i caduti,
ha fatto nascere l'organizzazione
Donne di Srebrenica. Donne che non si danno pace per
mariti, padri, figli e fratelli scomparsi l'11 luglio 1995 e
mai più tornati. |
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FORMAT Ciao,
guerriero! di
Giuseppe Bosso
Per un crudele scherzo del destino è venuto a
mancare proprio il giorno del suo onomastico, il
29 giugno. Per un'altra crudele coincidenza,
Pietro Taricone ci ha lasciati proprio
nell'anno del decennale di quella prima, storica
edizione del Grande Fratello, autunno
2000, di cui era stato indiscusso e assoluto
protagonista, sebbene non vincitore.
Ripensando a quei giorni in cui era il
personaggio più chiacchierato e discusso, non
può che suscitare amarezza pensare come
faticosamente, nel corso degli anni, il
trentacinquenne guerriero casertano avesse
superato l'immagine di palestrato che l'Italia
catodica aveva costruito dopo la prima
edizione del reality show di Canale 5,
segnata dal suo tormentato rapporto con la
trionfatrice Cristina Plevani.
Si era buttato con successo nella carriera di
attore e così erano man mano arrivati una
particina nella terza serie di Distretto di
polizia, un ruolo in Ricordati di me
di Muccino, Maradona-La mano de Dios di
Marco Risi e, soprattutto, Radio West di
Alessandro Valori ove aveva conosciuto la sua
futura compagna Kasia Smutniak, dalla cui unione
è nata poi la piccola Sophie.
Tanta fiction, dal deludente Codice Rosso
di Canale 5 nel 2007 al ruolo del poliziotto
corrotto Vito Sorrentino de La Nuova Squadra.
E poi le riprese di La famiglia Gambardella,
prossimamente su Canale 5.
Una vita vissuta sempre con intensità, anche nel
momento più drammatico, quella maledetta mattina
di fine giugno in cui si stava dedicando al
paracadutismo, sua grande passione. Dolore e
sgomento alla tragica notizia da parte di
quanti, colleghi e amici, avevano con lui
condiviso gioie e dolori, nel mondo dello
spettacolo e nella vita di tutti i giorni.
«Irresistibile e coerente», lo ricorda Daria
Bignardi, mentre addolorato si dice Roberto
Saviano, che frequentò il suo stesso liceo
casertano, non nascondendo il rammarico per non
essere riuscito a ringraziarlo per le
dichiarazioni di difesa che l'attore gli aveva
rivolto all'indomani delle critiche ricevute da
Berlusconi.
Per Barbara D'Urso, Taricone era un amico.
«Simpatico, sempre allegro, a volte bizzarro, un
vero ribelle, aveva scelto di vivere lontano
dallo star system, vicino alla sua famiglia,
alla terra e ai suoi amati cavalli». E
ovviamente immancabile il cordoglio da parte
della community di Facebook,
numerosissimi fan ed estimatori, ma anche da
quanti non gli avevano mai fatto mancare
critiche e perplessità per una carriera di
attore che, a dispetto dei maligni, stava
procedendo dritta e spedita.
Ci mancherà davvero il suo sorriso, la sua verve
magari un po' caciarona, e in questi giorni in
cui La5 ha riproposto quel GF1 (poi
giustamente sospeso), non possiamo non
commuoverci nel ricordarlo alle prese con quel
mondo dello spettacolo che, alla fine, lo aveva
accettato. |
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HOT GIRLS Dove
osano le vergini: Silvia Valerio di
Valeria Scotti
Offrire la sua verginità al presidente dell’Iran
Ahmadinejad è una scelta, al momento solo su carta, che l'ha portata
a scrivere questa sua esigenza. È nato così C’era una volta un
presidente, Ius primae noctis. Silvia Valerio, più ironica che
mai, è qui. L'abbiamo intervistata.
In questi mesi se n'è sentita dire di tutti i
colori. Quale colore le manca ancora o la tavolozza delle offese
altrui è completa?
«Ahimè, non ci sono più i colori di una volta.
Per esempio, se me ne avessero dette di tutti i colori, ma almeno
'con juicio', adesso avrei qualche grazioso tocco da poter dare
nella mia cameretta, che so, un bel verde-di-rabbia, un
giallo-invidia acceso, un nero-fumo, un grigio-topo. Ma mi sa tanto
che hanno usato acrilici e acredine, e io sono contro l'impiego di
sostanze chimiche e psichiche che danneggiano l'ambiente».
Ma dov'era nascosta Silvia Valerio prima del
boom?
«Nella città del Santo e dei bevitori, Padova, a
studiare leggende».
Chiambretti in tv le disse 'Se lei è vergine,
allora io sono un watusso'. Lei poi, la prova della verginità, l'ha
data sempre in tv dalla d'Urso previa visita medica. Che dice, si
saranno convinti?
«Convinti? Vinti? Avvinti? Mah, chi può saperlo.
Per sfortuna e stranamente, oggigiorno l'hobby preferito di alcuni è
quello di mentire e smentire. E pur di non ammettere certe
scomodità, certe verità, e certe verginità, riuscirebbero a mettere
in discussione perfino l'esame scientifico. Vivere per raccontarsela
- sarebbe un buon sottotitolo, prendendo ispirazione da un Garcìa
Màrquez. Comunque, su una cosa possiamo andare sul sicuro: l'altezza
media italiana. Che sarà in netto rialzo data la forte e improvvisa
ondata di watussi del 2010».
Parliamo (finalmente) del libro. Lei è
soddisfatta del risultato? Commenti/critiche che ricorda con più
piacere/dispiacere?
«Risultato di quale operazione? Ecco, mi pare
troppo aritmetico come termine, e dato che non ho mai avuto grande
predisposizione per il ramo, preferisco usare civetterie materne in
proposito. Dunque: della mia creatura sono soddisfatta eccome. È un
bel figliolo, e molto simpatico... Ma forse non dovrei parlarne io.
Mi appello a quel gentile signore che l'ha descritto come "la
denuncia più allegra dei peccati del Duemila". E in effetti
"ghignare per non piangere" potrebbe essere il motto riassuntivo».
A chi non ha letto il suo libro per ovvi
pregiudizi, come spiegherebbe il messaggio che
vuole/voleva lanciare?
«Un'ode goliardica ed erotica alla Libertà.
Libertà vera, non per finta; libertà non mediata
e mediatica; libertà non ruffiana e populistica;
libertà non prêt-à-porter; libertà non
specchietto per le allodole. Libertà
semplicissima e schietta, dunque forse anche
ruvida, di dire fare e pensare, e soprattutto,
di non dire quello che ci impongono di dire, di
non fare quello che si usa fare, di non pensare
quello che è obbligatorio pensare. Certo, per
essere liberi, bisogna liberarsi anche dei
pregiudizi...».
Oltre la verginità, lei ha un grande
cervello. Su cosa lo impegnerà prossimamente?
«Ah, è un tizio molto impegnato, quello! Adesso
è tutto preso da una lunga satira di costume
scostumata, nel senso del solito spirito
socially 'scorrect'. E poi ha in agenda
vari altri lavori mentali part-time». |
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DONNE La
spia russa e rossa di
Valeria Scotti
È finita nel cerchio di spie arrestate
dall’Fbi. Esuberante, non c’è che dire,
Anna Chapman, protagonista da prima
pagina grazie al suo decennio d’attività
particolare.
Russa, master in economia alla Rossijskij
Universitet Druzby Narodov, e approdata a
New York perché «qui incontrare le persone
di successo è più facile che in qualsiasi
altra parte del mondo. Vai a cena dal tuo
vicino e incontri un big». Così viveva in un
lussuoso appartamento del Financial District
a Manhattan e da gennaio passava
informazioni a un funzionario del governo di
Mosca attraverso una rete web criptata.
Una ‘illegale’, come sono chiamati
gli agenti dello SVR che operano senza
nascondersi dietro la copertura diplomatica,
con tanto di divorzio alle spalle con un
cittadino inglese. Ma a soli 28 anni, Anna
ha visto la sua carriera spegnersi dietro
un paio di manette.
Un’esperienza lavorativa dapprima in banca,
poi un’attività immobiliare nella Grande
Mela che, secondo il suo legale, valeva 2
milioni di dollari. E ancora, i locali alla
moda in cerca di conquiste e contatti
professionali, gli abiti firmati, gli
atteggiamenti provocanti e numerose prede,
soprattutto personaggi del mondo della
finanza. Il Centro – il comando del SVR – le
aveva affidato proprio quella missione:
cercare informazioni e reclutare gente di
Wall Street. Così lei ci riusciva tra party
esclusivi, ricevimenti e rendez-vous con
persone dalle tasche piene di denaro.
Poi però, un ingenuo errore di condotta l’ha
spinta dritta dritta tra le braccia
dell’Fbi. Ed ecco che, da un giorno
all’altro, Anna la rossa ha smesso di
fregare tutto e tutti. |
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TELEGIORNALISTI Stefano
Campagna: nuova veste al Tg1
di Giuseppe Bosso
Incontriamo nuovamente con piacere, sulle pagine di Telegiornaliste,
uno dei volti noti del Tg1, Stefano Campagna.
Stefano, com'è nata questa tua nuova veste al
Tg1?
«L'idea è venuta al direttore che credo abbia voluto dare un'impronta
autorevole e nuova al nostro telegiornale».
Come ti trovi con
Valentina Bisti?
«Non potevo avere collega migliore con cui collaborare».
Tra il serio e il faceto, questo vostro nuovo incarico coincide con un
inizio estate piuttosto 'burrascoso'... sarà un effetto?
«Credo che l'inizio del meteo sarà talmente fortunato da far sorridere tutti
gli italiani».
Come hai vissuto le forti critiche che sono piovute sul Tg1 negli ultimi
mesi?
«Siamo l'ammiraglia... fa parte del "gioco". Essere un tg importante
comporta sempre qualche critica, anche quelle pretestuose e di parte».
Come pensi si sia evoluto il Tg1, non solo nella grafica, da quando hai
iniziato?
«Trovo il nuovo studio una sintesi perfetta del passato e del futuro».
Cosa è cambiato, dopo l'intervista che ci rilasciato nel quale hai fatto
outing, con i colleghi e con i tuoi cari?
«I miei genitori sono morti tanti anni fa. La mia vita è ancora più piena in
senso positivo, ovviamente».
Assistiamo ad una crescente violenza omofoba, come testimoniano purtroppo
tanti episodi di cronaca nera degli ultimi tempi. L'informazione può porre
un freno?
«Sicuramente ha fatto molto lo spot del governo, il primo di un esecutivo
nel nostro Paese. La stampa fa quello che deve fare». |
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SPORTIVA Manuela
Moelgg: stile e spregiudicatezza di
Pierpaolo Di Paolo
Manuela Moelgg è una sciatrice italiana di 26
anni. Quello degli sci è un talento di famiglia,
dato che Manuela è la sorella di Manfred Moelgg,
anch'egli famoso e talentuoso sciatore italiano.
Nel 2000 fa il suo esordio, appena diciottenne,
nella Coppa del Mondo. Conquista i suoi migliori
piazzamenti nella stagione 2007/08, quando arriva
terza nella classifica del Gigante. Dopo di allora,
risultati non eccezionali. Anche le recenti
Olimpiadi Di Vancouver non sono state dense di
soddisfazioni per la bella trentina né, in verità,
per il nostro Paese in generale.
Eppure nel 2010 un risultato di "prestigio" arriva.
Manuela è stata scelta come nuova testimonial
dalla
Lange, e può quindi consolarsi con un
contratto d'eccezione. La casa francese, famosa per
i suoi scarponi da sci, ha puntato tutto sul fisico
sinuoso e sull'indiscutibile sex appeal dell'atleta,
per lanciare la sua ultimissima linea di prodotti.
Manuela, al centro del set,
siede su una poltrona moderna, con indosso solo la
lingerie. La ragazza, per nulla in atteggiamenti
da femme fatale, sfodera anzi la sua bellezza
semplice e non costruita, e forse proprio per questo
ancora più devastante. Divertita, ride alla
telecamera che le gira intorno alla ricerca
dell'angolatura perfetta per la ripresa. La sua
sensualità elegante e composta, le consente di
coniugare con spontaneità stile e
spregiudicatezza. Un connubio perfetto.
Spesso abbiamo commentato le vicende di sportive
che, alla ricerca di un angolo di notorietà e di
qualche introito in più, hanno accettato di
spogliarsi per scatti bollenti. Non sempre, a legger
tra le righe, il risultato finale ci ha visti
entusiasti. E non perché ci dispiaccia vedere
fantastiche ragazze senza veli. Semmai, è
abbastanza frequente che scelte del genere sfocino
in lavori volgari, scontati o anche solo troppo
artefatti. Manuela Moelgg è la prova, casomai ve ne
fosse bisogno, che qualsiasi cosa sia condotta con
il giusto garbo, assume sempre un profilo gradevole
e intrigante. |
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