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Archivio Telegiornaliste anno VI N. 15 (232) del 19 aprile 2010
 
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MONITOR Autilia Napolitano, ambiziosa senza fretta di Giuseppe Bosso

Nata a Nola*, Autilia Napolitano è giornalista professionista dal 2008. Diplomata all'accademia teatrale, nel 2002 inizia l’avventura giornalistica a Videonola. Ha lavorato anche a Telecolore, TeleAkery oltre a presentare eventi e serate.

Nola, città di cultura e arte e di eventi, può essere chiave della ripresa di Napoli e del sud?
«Sicuramente, e non solo per questo. Nola è davvero ricca di risorse da sfruttare. Siamo alle porte di Napoli, certo, ma non ci sentiamo per niente una realtà trascurata, abbiamo molte eccellenze e una storia difficile, ma ci siamo sempre saputi riprendere».

Quali sono, per te, i pro e i contro di fare la giornalista in una realtà come questa?
«Le cose positive sono tante, a cominciare dal fatto che per molte persone, proprio per la dimensione che occupiamo, vedono in noi un punto di riferimento. Il cittadino sa che su di noi può contare per segnalare problemi e disfunzioni. Una volta ad esempio, con il mio intervento, bloccammo l’installazione di antenne telefoniche che potevano essere dannose per la salute dei residenti della zona. Questo crea una grande responsabilità, ma è bello poter contribuire a migliorare le cose che non funzionano. Per contro, però, va detto che non sempre si riesce a stare dietro ad ogni problematica, e inevitabilmente finisci per sentirti responsabile se poi qualcosa non si può seguire e risolvere».

Tanti stranieri, soprattutto cinesi, sono presenti nell’area nolana. Ha cambiato qualcosa nel tuo lavoro e nella tua impostazione il doverti porre con questa nuova fascia di utenza?
«Premetto una cosa importante: per me il giornalista bravo è quello che riesce ad usare un linguaggio semplice, elementare, che riesce a trasmettere a tutti il suo messaggio e il suo lavoro in maniera forbita. Per questo sono una lettrice appassionata de Il Corriere della Sera che, da sempre, ha seguito questa linea editoriale onnicomprensiva. Per quanto riguarda gli stranieri, sono anche loro cittadini, purché rispettosi delle nostre leggi, e come tali anche loro hanno diritto di essere informati».

Lo sviluppo del digitale terrestre e delle nuove tecnologie porterà anche maggiori opportunità di lavoro per i giovani giornalisti?
«Io la vedo più come un’operazione di marketing e temo che tutto ciò penalizzerà ulteriormente quelle emittenti locali che già fanno fatica a sostenere i costi adesso».

Tanti, purtroppo, sono i giovani che cercano fortuna altrove. Ti riconosci in loro?
«Non ho fatica ad ammettere che è così. Napoli, Nola non offrono tante possibilità, ed è inevitabile quindi, se si aspira a fare una carriera giornalistica ad alti livelli, puntare sulle metropoli del nord, su Roma. Ho fatto tanti sacrifici per emergere in questo campo, sono contenta di quello che ho avuto e di poter ancora contare sui miei affetti, ma se un domani mi arrivasse una chiamata da fuori, la coglierei subito. Anche se non mancherebbero nemmeno lì le insidie, dal costo della vita maggiore al doversi adeguare a una nuova realtà».

Dalla tua esperienza artistica hai estrapolato qualcosa nell’intraprendere la carriera giornalistica?
«Si, molto. La mia ex titolare mi accusava di recitare a volte. Non nascondo di essere portata ad un certo esibizionismo, ma per me è importante soprattutto riuscire a sviluppare uno stile mio, senza cadere nell’errore che fanno tanti colleghi ovvero imitare altri mezzibusti affermati. Non è così che bisogna affrontare questa professione. Comunque la mia verve artistica viene maggiormente fuori durante la realizzazione di alcune serate ed eventi, ad esempio il backstage di Miss Muretto che ho seguito l’anno scorso. Sono occasioni che mi hanno permesso di manifestare creatività, anche se non nascondo di avere una grande timidezza che però, sul palco e nel lavoro, metto da parte».

Quanto conta per te l’immagine?
«Conta tanto, e non solo quella fisica. Anni fa, ricordo, non mi vedevo proprio al top e allora iniziai a indossare gioielli e accessori particolari che gli spettatori notavano. L’importante è sapersi esprimere in maniera positiva».

Come ha cambiato la tua vita, non solo professionale, la scoperta di Facebook?
«Confesso di essere caduta in questa rete quasi per caso. Non sono mai stata una grande appassionata di social network, ma vedendo molti miei amici lontani crearsi uno spazio, ho inevitabilmente ceduto anch’io. Ritengo sia uno strumento facile ed economico per poter sia mantenere contatti con le persone già amiche, ma anche per conoscere ad esempio colleghi di cui avevi solo sentito parlare. Facebook può diventare una fonte di comunicazione importante, purché se ne faccia un uso corretto e con lo spirito giusto».

Quali sono i personaggi che più ti hanno colpito tra quelli che hai intervistato?
«Sicuramente Diego Dalla Palma con cui ho passato un’intera giornata, è una persona eccezionale, con un grande cuore e una grande umanità. Mi hanno un po’ deluso, invece, personaggi politici come Prodi e il presidente Napolitano».

E il momento che invece ricorderai sempre?
«Uno scoop che feci anni fa quando, in occasione di un consiglio regionale, captai la notizia che il direttore dell’Asl Napoli 4 si stava dimettendo. Al momento dell'intervista, partii a bruciapelo chiedendogli come si sentisse dopo le dimissioni e lui fu molto sorpreso perché pensava che nessuno avesse saputo ancora quella decisione. Poi mi fece vivissime congratulazioni, così come il mio redattore capo, a cui non pareva vero di avere questa grande anteprima a portata di mano. Ecco, per tornare al discorso sulle doti di un buon giornalista, occorre saper aguzzare occhi e orecchie perché, quando meno te lo aspetti, potresti fare un grande colpaccio».

Cosa vedi nel tuo domani?
«Sul lavoro ho molte ambizioni, ma nessuna fretta. Aspetto sempre un treno, una grande occasione. Il mio sogno da sempre è fare l’inviata di guerra anche se non nascondo che, conoscendomi, avrei paura e forse voglia di rincasare subito. Oggi si cercano scorciatoie e strade facili, dimenticando che nel nostro lavoro è indispensabile essere pronti al sacrificio, al lungo viaggio. Non ho dimenticato i miei inizi artistici, il teatro è ancora una parte importante della mia vita e del mio lavoro, la recitazione anche, ma è il giornalismo la strada che voglio seguire».

Come ti descriveresti come donna e come giornalista?
«Testarda, ambiziosa, intraprendente e, per alcuni, un po’ rompiscatole. Lo so, non sembrano grandi complimenti, ma sono doti indispensabili per questo mestiere. La soddisfazione maggiore me la danno i miei fedeli spettatori, quelli che da quando ho lasciato Videonola non fanno che chiedermi 'Ma quando ti rivediamo in onda?'. E poi, come non posso provare tenerezza nell’essere riconosciuta anche dai bambini che vengono a salutarmi e ad abbracciarmi, o dalle persone anziane... due fasce di pubblico difficili da conquistare ma in grado di darti immense soddisfazioni».

*Nota di Redazione: Autilia Napolitano è nata ad Avellino. Ci scusiamo con i lettori per l'errore.
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CRONACA IN ROSA Sotto l’armatura, un animo fragile di Chiara Casadei

Donne troppo sensibili, per questo così a rischio? Uno studio condotto dal Dasa, il servizio di consulenza e analisi analitica del ministero della Difesa inglese, ha portato alla luce che la fragilità insita nella professione militare non solo costituisce un problema imperante, ma sembra pendere a sfavore dell’universo femminile. Si parla in tono ampio di vari tipi di disturbi, dai problemi post traumatici alla depressione all’abuso di alcool e droga.

Ben lontani da una parità dei sessi a lungo ricercata, qui i dati parlano chiari e sembra che il cosiddetto sesso debole – stavolta il termine non potrebbe essere più calzante – superi numericamente il doppio rispetto a quello degli uomini: è stata calcolata infatti rispettivamente un’incidenza del 7,6 e del 3,6 per 1000.

Sebbene i dati varino anche significativamente, a seconda delle diverse sezioni e cariche ricoperte all’interno dell’arma, quando si parla dell’impiego di soldati in zone di guerra i numeri concordano con una logica stringente. Che le donne siano così vicine e particolarmente soggette a questo tipo di disturbi mette sull’attenti gli esperti e gli stessi commilitoni, il cui compito è quello di vigilare attentamente sui compagni per individuare preventivamente coloro che più necessitino di aiuto.

Soprattutto considerato che solitamente tali problemi restano mascherati per anni: a detta della Combat Stress, il principale servizio che provvede alla salute dei veterani, devono passare all’incirca 14 anni prima che un soldato, indipendentemente dal sesso, cerchi assistenza per risolvere i propri disturbi. Il problema è di forte importanza e per di più spesso è anch’esso celato da una forte armatura.
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FORMAT Vianello, l'ultimo gentiluomo della tv di Valeria Scotti

Niente eredi, ma un grande amore, la sua Sandrina. Se n’è andato anche Raimondo Vianello, 87 anni e una lunghissima carriera.
Non si sa da dove iniziare. Pensare a chi, cosa abbiamo perso è difficile.

Le battute taglienti e ciniche ma mai volgari, una eleganza naturale nelle movenze, un'ottima educazione degna di un figlio d’ammiraglio. Un uomo sobrio, garbato. E innamorato di sua moglie Sandra Mondaini, sposata nel 1962 per percorrere con lei una forte unione artistico-esistenziale.

Tra le più recenti, l'esperienza televisiva Casa Vianello incentrata sulle noie quotidiane, i piccoli grandi eventi, le gelosie e le scaramucce, soprattutto di lui nei confronti di lei. Una capacità comune a pochi di spargere buonumore nelle case delle famiglie italiane. Una coppia al di sopra dei tradimenti e dei compromessi. Una coppia e basta tra le quattro mura di casa e nella sitcom più longeva della nostra televisione.

Un altro amore: il calcio. Portatore sano de La Gazzetta dello Sport, quasi suo ultimo pensiero della sera, e al timone per molti anni di Pressing, il programma domenicale di Italia Uno. Anche lì, capace di far ridere professionisti e appassionati dello sport italiano per eccellenza con la sua sottile e profonda competenza.

Un uomo, Raimondo, dal grande cuore. Un’intera famiglia adottata, l’impegno in innumerevoli iniziative per la raccolta fondi per la ricerca contro il cancro. Sempre insieme alla sua amata. Mano nella mano. Che barba, che noia adesso. Sandra è rimasta sola. E un po’ anche noi.
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HOT GIRLS Silvia Valerio: i desideri di una vergine di Chiara Casadei

La trasgressione più hot del momento? Silvia Valerio sembra avere le idee molto chiare: si tratta di concedere le proprie grazie 'pure' (o sedicenti tali) ai potenti più sprezzanti in circolazione. Lei la preda l’ha già scelta e il fortunato sarebbe niente di meno che il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad.

Di queste fantasie proibite racconta nel suo libro d’esordio C’era una volta un presidente, Ius primae noctis, in cui la diciannovenne padovana, al primo anno della Facoltà di Lettere, spiega questa improbabile attrazione con risolutezza, forse troppa: «Mi piace il suo anticonformismo, anche la sua voce, la mimica trattenuta, l’intonazione ferma e calma, da impassibile appassionato».

La giovane studentessa, nel mirino delle critiche, nonché contesa cavia degli esperti di patologie sociopatiche, sta facendo scalpore non tanto per il dubbio valore da lei apportato alla letteratura italiana, ma per l’incredibile riluttanza che dimostra verso chiunque non corrisponda alle caratteristiche del suo personale sex symbol.

L’arma di seduzione? Altro che minigonna. L’unica cosa su cui potrà fare affidamento sarà il velo, ma d’altronde ha già espresso una sua opinione a riguardo: «Lo metterò di sicuro, non mi risulta che sia pesante o provochi cefalee, non capisco tutta questa indignazione delle donne. Ci sono problemi ben peggiori del velo». Ma forse è meglio sorridere con l’ironia che Piero Chiambretti, ospitandola nel suo show, ha elargito in dosi massicce: «Se lei è vergine, io sono un watusso».
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DONNE Donne per l’Ottocento di Silvia Grassetti

Dopo Kant, in tutti i libri di filosofia viene Hegel, colui che si interessa dell’universale e non del particolare. Ma due simpatiche parole per noi donne le spende.
La donna è più legata dell'uomo alla natura, e perciò non è capace di cogliere l'ideale. Prova semplici sentimenti e pensa opinioni accidentali.

La donna ha il suo spazio nella famiglia: qui essa deve dimenticarsi di essere una determinata donna, moglie di un determinato uomo e madre di determinati figli. Essa deve svolgere il suo ruolo di moglie e madre in nome dell'astratto e deve considerare anche se stessa come la donna in astratto. Lo stesso deve fare l'uomo come padre di famiglia e come cittadino.
Con una intrigante differenza, però. Mentre per la donna l'amore coniugale rappresenta un progresso dalla natura verso l'astratto, per l'uomo esso è una regressione che gli spetta a titolo di “riposo” dopo aver svolto il suo ruolo di cittadino nella società civile.

Nel frattempo qualcuno si interessa alla donna come singolo soggetto esistente. È il teologo Kierkegaard, che, dalla sua Danimarca, legge nauseato le parole di Hegel. Affascinato e insieme confuso dalla donna, che gli appare piena di contraddizioni ma più elevata dell'uomo per la sua generosità e la maggiore attitudine al sacrificio, Kierkegaard spiega che le donne sono per natura più aperte all'altro e, insieme, più capaci di difendere la propria essenza.
Ma non è tutto oro quel che riluce.

8-continua
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TELEGIORNALISTI In & Out di Giuseppe Bosso

In Roberto Saviano. L'autore di Gomorra sbarca su Current Tv a partire dal prossimo 21 aprile, con un ciclo a lui dedicato. Saviano racconta Saviano: la storia di un ragazzo di 30 anni che ha 'osato' sfidare la camorra con un libro denuncia, tradotto in tutto il mondo, e che è diventato in breve il simbolo di quella generazione, non solo di napoletani, che vogliono dire basta alla prepotenza della criminalità e alle negligenze delle istituzioni. Un plauso al network fondato da Al Gore per la straordinaria opportunità colta.

Out Vittorio Feltri. La sospensione di sei mesi attuata dall'Ordine dei giornalisti lombardo, qualunque sia l'opinione che si ha in merito, è una giusta decisione. «Il comportamento di Feltri - si legge nel comunicato - ha violato non solo la dignità e l'onore del collega Boffo, ma ha anche compromesso il rapporto di fiducia tra stampa e lettori». Gli attacchi sconsiderati a Dino Boffo in estate sono stati infatti una pagina di cattiva informazione che speriamo davvero di dover cancellare al più presto. O almeno fino alla prossima di cui vergognarci.
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SPORTIVA Il sedere che ha fatto impazzire il mondo di Pierpaolo Di Paolo

Essere popolari per il proprio sedere. Accade spesso, in fondo. Basti pensare a nomi come Jennifer Lopez per capire quanto conti, nella vita, avere culo.

Forse non è però del tutto usuale quanto accaduto a Johanna Halkoaho, atleta finlandese di 33 anni, specializzata nel salto in lungo e nei 100m ostacoli. Alta 1,65 cm, 55 kg e, nemmeno a dirlo, un fondoschiena di quelli che, una volta visto, si ricorda. La Halkoaho inizia la sua carriera prestissimo, ed appena diciannovenne conquista due risultati di enorme valore internazionale ai campionati del mondo giovanili del 1996. Il bronzo nel salto in lungo e l'argento nei 100m ostacoli rappresenteranno però i successi di maggior prestigio nel suo curriculum sportivo che, fino al 2008, non conoscerà molti altri picchi di popolarità.

Fino al 2008, appunto. In questa data Johanna partecipa ai giochi olimpici di Pechino. La sua performance nel salto in lungo non è destinata, in verità, ad entrare nei manuali di storia sportiva eppure, seppur per motivi ben diversi, di essa si parlerà davvero a lungo.

L'atleta, con pettorina n. 403 e costumino blu, prende la rincorsa e salta, atterrando sul fondo fangoso della pista. La Halkoaho ruota sul fianco sinistro, poggiando le mani e le ginocchia a terra per riprendere l'equilibrio e risollevarsi. Nel compiere questo movimento, la ragazza si ritrova carponi, esponendosi in una posa estremamente provocante. La regia si sofferma con malizia sul replay dell'attimo in cui Johanna si rialza, regalando agli spettatori il rallenty dell'involontario quanto audace spettacolo.

Le immagini finiscono su YouTube, scatenando l'attenzione morbosa dei cybernauti. Il video supera velocemente il milione di visite. Col suo sedere oggettivamente pronunciato e tanto rotondo da ricordare un mappamondo, la scandinava - all'epoca dei misfatti 31enne - turba masse di persone che fanno passaparola ed accorrono a vederla. Ad oggi, siamo ben oltre il milione e 700.000 visite.

Non è sempre molto semplice prevedere e spiegarsi le reazioni del popolo di Internet dato che, spesso, l'oggetto di tanta patologica attenzione non sembrerebbe giustificare un tale accanimento. Qualcuno sostiene, semplicemente, che oramai siamo un mondo di malati. Rivedendo il video, si può dire che le immagini hanno una loro carica erotica, ma si tratta di un erotismo del tutto casuale, non cercato, e forse proprio per questo assolutamente irresistibile.
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