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Telegiornaliste anno VI N. 14 (231) del 12 aprile 2010
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MONITOR Francesca Nocerino: occorrono giornalisti che sappiano fare bene il loro mestiere
di Giuseppe Bosso
In Rai è arrivata nei primi anni Ottanta e, dal 1995, è al Tg2 dove oggi è
conduttrice e inviata. Questa settimana Telegiornaliste ha avuto il piacere di
intervistare Francesca Nocerino.
Secondo lei l'astensionismo delle elezioni regionali è stato causato dalla
poca informazione?
«L'informazione c'è stata. I tg e le tavole rotonde non sono mancate. Piuttosto,
ad avere allontanato gli elettori è stata una crescente sfiducia nei partiti».
C'è un insegnamento che l'informazione deve trarre da questa campagna
elettorale?
«Credo che siano piuttosto i nostri politici a dover trarre le dovute
conclusioni. Una campagna elettorale dai toni aspri. L'informazione, ripeto, è
stata presente. Certo, i tg della Rai sono istituzionali, contrariamente alla
stampa che riporta anche le frasi più pesanti».
Si definisce 'mezza barese, mezza napoletana'. Da quali punti di vista?
«Dai napoletani ho appreso la lingua e il calore. Ho vissuto una parte
importante della mia vita all'ombra del Vesuvio, così come a Roma quando mi ci
sono trasferita. Ma è una caratteristica anche pugliese, questa...».
Come veterana del
Tg2 si sente un
po' chioccia verso i nuovi arrivati?
«Chioccia no ma cerco, insieme agli altri colleghi più esperti, di aiutare
questi ragazzi che stanno iniziando anche ad andare in conduzione, a inserirsi e
ad apprendere i nostri meccanismi, così come ci chiede il direttore».
Da poco
Bianca Berlinguer è direttore responsabile del
Tg3. Anche per
il suo tg sono maturi i tempi per avere una 'direttora'?
«Anzitutto colgo l'occasione per fare i miei migliori auguri a Bianca, una
collega che stimo per la sua grande professionalità. Credo che la gente chieda
anzitutto giornalisti che sappiano fare bene il loro mestiere, siano uomini o
donne. E di questo ne abbiamo proprio bisogno».
Che idea si è fatta di Telegiornaliste?
«Un sito molto divertente e simpatico che mi ha sorpreso scoprire. Mi colpisce
la vostra attenzione e l'interesse che avete nei nostri confronti».
Di cosa vorrebbe occuparsi maggiormente?
«Seguo la cultura, ma un tg non può essere monotematico, sarebbe noioso e
controproducente. Ogni ambito, dalla cronaca alla politica, al costume, merita i
suoi giusti spazi».
Quale notizia vorrebbe dare un giorno?
«La pace tra arabi e israeliani, un evento che vorrei accadesse». |
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CRONACA IN ROSA Giù
le mani di Camilla Cortese
Ricordo i libri di storia, al tempo della scuola. Le
celebri vignette satiriche dell’Ottocento spesso spiegavano
più di quanto il Ministero sperasse. Nell’epoca del
colonialismo, a china su sfondo avorio, una gigantesca torta
a forma d’Africa veniva spartita fra gli avidi stati
europei, golosi ometti panciuti coi baffoni all’insù che
affondavano i coltellacci nel ricco bottino, ferendo per
sempre il destino di un continente felice.
Italia 2010, al tempo dell’aborto. Nella mia testa,
un tratto grafico su carta patinata traccia un corpo di
donna come una landa ricca e fertile dove stuoli di
politici, ecclesiastici e forcaioli della domenica si
accaniscono e sgomitano per infilzare la propria banderuola,
in un polverone di tonache e fasce tricolore. Perché oggi
più che mai, nell’Occidente ricco ed evoluto, il corpo della
donna è terra di conquista.
All’indomani dell’elezione a Governatori rispettivamente di
Piemonte e Veneto, evidentemente ancora in delirio da
zuccheri per il successo elettorale, i leghisti Roberto
Cota e Luca Zaia hanno toccato la questione
dell’imminente commercializzazione della RU486 con la
consueta piacevolezza che contraddistingue il Carroccio:
“può restare nei magazzini” e “mai nei nostri ospedali” sono
le perle dei verdi*.
Travolta dal domino dello scandalo pedofilia, la Chiesa
Cattolica fa quadrato intorno al Pontefice, che
interrompe la stesura dell’ultimo libro su Gesù (che storia
avvincente, è nuova?) giusto un momentino in campagna
elettorale per ricordare urbi et orbi di proteggere
la vita. Come pazzi con la bava alla bocca, satanassi in
abiti talari difendono i pascoli di piccoli embrioni, un
domani saranno carne fresca da penetrare impunemente.
Mercoledì 7 Aprile 2010 è stato effettuato il primo
aborto farmacologico in Italia a seguito della
commercializzazione del farmaco RU486 (Mifegyne con
prostaglandina). Nella clinica ostetrica del policlinico di
Bari, una giovane donna viveva il dramma della sua scelta
con sottofondo gentilmente offerto da alcuni appartenenti
alla Comunità Papa Giovanni XXIII di Bari che manifestavano
esibendo il cartello “RU486 il veleno che uccide i bambini”.
Quando si dice avere tatto.
Politici, ecclesiastici e forcaioli della domenica non
meritano altre citazioni. In merito all’utero, fibroso
oggetto del contendere, l’approccio mentale è il seguente:
politici uomini, non dotati di utero; preti uomini, non
dotati di utero ed estromessi da frequentazioni dello
stesso; movimenti pro-vita, uso dell'utero non pervenuto.
Ma le donne, tutte, dove sono? Dove siamo? Quand’è che ci
indigniamo? Quand’è che diciamo basta alle frottole, alle
chiacchiere, alle stratosferiche balle spaziali e a tutte
queste parole, parole, parole. Si tratta del corpo, si
tratta della nostra carne, di questo sacco di pelle ossa e
organi che ci portiamo appresso e Dio non sa che significa,
l’uomo neppur, noi sole lo sappiamo, la vita nasce dalle
nostre viscere, non di Dio, non dello Stato, nostre.
C’è una legge, la Legge n.194 del 22 maggio 1978, qui dove
la Legge è ormai un accessorio demodé. Non c’è
colore, non c’è credo, non c’è morale che tenga di fronte al
libero arbitrio, invece l’Italia al tempo dell’aborto è uno
statuncolo piccolo e meschino, in cui le donne votano contro
i propri interessi e hanno dimenticato come si fa a
gestirsi l’utero.
*Nota
di Redazione: con il termine "verdi" qui si vogliono
indicare gli esponenti della Lega |
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FORMAT Addio
Santino di Valeria
Scotti
La morte coglie anche loro, i protagonisti della
tv che per decenni sfilano davanti ai nostri
occhi. E tra personaggi spesso poco consoni alle
aule di un tribunale, Santi Licheri ha
fatto la storia di Forum. Santi Licheri è
Forum.
Nel giorno di Pasqua, se ne è andato. Novantadue
anni, il giudice più famoso del piccolo schermo,
protagonista del programma sin dalla prima
puntata. Era il 1985. Poi, l'ultima apparizione
nella stagione 2008-2009. Poco prima, la
scomparsa di
Tina
Lagostena Bassi, altro voto noto dell'aula
televisiva.
Sardo, nato in una famiglia di 10 figli,
maturità classica e laurea a soli 22 anni con
lode in Giurisprudenza con una tesi di
Diritto Romano. Una vita a suo modo avventurosa:
dal 1940 al 1943 sotto le armi, dal 1943 è a
Roma in clandestinità sotto falso nome, Franco
Rossi, per sfuggire alle retate dei
nazifascisti.
Rientrato in Sardegna alla fine del 1944,
sceglie di seguire la professione di magistrato.
Nella sua lunga carriera, Licheri è Sostituto
Procuratore della Repubblica, Pubblico Ministero
di Corte d’Assise, magistrato di Tribunale
giudicante a Genova, e nel 1958 è tra i primi a
entrare nel Consiglio Superiore della
magistratura. Poi, l’avventura di Forum
lunga 25 anni.
Santino, come lo chiamava Rita Dalla
Chiesa, non c’è più. E le parole dell’avvocato
Maretta Scoca, giudice arbitro nella
trasmissione e sottosegretario di governo al
dicastero della Giustizia, sono un giusto
omaggio: «È stato un grande divulgatore del
diritto. Svolgendo una funzione sociale ha
avvicinato i telespettatori alla comprensione
pratica dei principi del nostro ordinamento
giuridico. Dietro il suo umorismo, spesso
sarcastico, celava una conoscenza non comune
delle norme. Le sue sentenze sono state sempre
rigorose nel rispettare la giustizia
sostanziale». |
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HOT GIRLS Corna
su corna di Valeria
Scotti
La fedeltà è sempre più un optional non
di serie, una sorta di merce rara e preziosa
sconosciuta ai più. Sappiate infatti che le
corna sono con voi, anche se non ne sentite il
peso. Lo afferma uno studio dell'Università
dell'Iowa condotto su un campione della città di
Chicago e pubblicato dalla rivista
Perspectives on Sexual and Reproductive Health.
Mettiamo allora a nudo le relazioni, anche se i
risultati non sono entusiasmanti. Uomini e
donne? Nessuno si salva. Almeno in un terzo
delle coppie un partner tradisce l'altro,
per non parlare dei casi in cui entrambi sono
fedifraghi. Ad ammetterlo, senza peli sulla
lingua, 783 intervistati dai 18 ai 60 anni. No
alla relazione monogama, insomma, un tempo
conquista dell'uomo civile.
Andando ad approfondire il tipo di tradimenti,
poi, si scopre che le relazioni occasionali con
sconosciuti coinvolgono il 30% delle donne e il
43% degli uomini. Ma il marcio è qui: il 44%
delle fedifraghe e il 25% degli uomini ha
ammesso di cadere nella trappola di chi si
conosce da lungo tempo, magari amici o
conoscenti di famiglia.
E non c’è da stupirsi se il fenomeno 'friends
with benefits' – sesso con amici – vada
così di moda. Il risultato? I ricercatori sul
piede di guerra e interessati al fenomeno. Noi,
sempre più cavie da laboratorio. |
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DONNE Donna
oggetto di
Silvia Grassetti
Nella pratica cristiana delle origini, oltre
che in quella di Cristo, la donna viene
trattata con pari carità e amore.
Le prime diffidenze nei confronti delle
donne si sviluppano all'interno della
Chiesa, di pari passo con la sua
acquisizione di potere: abbiamo già citato
quel Santo di Tommaso!
Nel Medioevo le donne non avevano ancora
l’anima, ma oggi la dottrina della
Chiesa le ha ampiamente riscattate. Basta
che non aspirino a farsi prete, cardinale o
Papa.
È con l’Illuminismo che si comincia a
riflettere “seriamente” sulla donna. Diderot
stesso scrive un’opera dal titolo Sulle
donne. Ehi amici, ho trovato un nuovo e
interessante oggetto di studio!
Dalla Germania, Kant mangia la
foglia. Il filosofo manifesta un vivo
interesse per il sesso femminile – suona
male, lo so - che definisce «uno studio per
il filosofo» anche se, in fin della fiera,
rinuncerà a capirci qualcosa.
Lo ammette Kant stesso, quando arriva alla
conclusione che la donna «non svela il
suo segreto». In poche parole: la donna
segue le inclinazioni naturali e in base ad
esse agisce, mentre l'uomo è ragione e in
base ad essa governa.
O, il che è lo stesso, in base ad essa gli
spetta il diritto di governare.
7-continua |
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TELEGIORNALISTI Ciao Maurizio
di Giuseppe Bosso
Se n'è andato quasi in silenzio, alla vigilia di Pasqua, dopo una lunga
malattia che l'aveva spesso tenuto lontano, negli ultimi tempi, dal salotto
di Controcampo e dalla scrivania di Guida al campionato. I
luoghi ove ogni domenica ci regalava le sue scoppiettanti 'bombe' di mercato
e gli immancabili 'pendolini' sui match clou della domenica.
Non è mai facile parlare di qualcuno che non c'è più. Specialmente se questo
qualcuno è stato per anni un amico dei calciofili di tutta Italia,
irriverente e vulcanico, per taluni magari antipatico ma certo mai
inosservato.
Il ricordo di Telegiornaliste di
Maurizio Mosca non vuole essere il consueto 'coccodrillo'.
Preferiamo, piuttosto, riportare
cosa ci disse un paio di anni fa, quando avemmo il piacere di intervistarlo.
Di Calciopoli, tornata così prepotentemente di attualità in questa primavera
pre-mondiale sudafricano con un Inter in corsa su tre fronti: «Non ha
cambiato nulla. Tutti noi giornalisti sapevamo perfettamente cosa faceva
Moggi, cosa faceva Giraudo e cosa facevano altri. Tutti sapevano tutto».
Dell'idea di apparire più come showman che come giornalista: «Non la
ritengo affatto offensiva perché non è vero che la gente mi valuta soltanto
da quel punto di vista. Io faccio l'opinionista e lavoro tanto... che poi al
momento mi venga di fare la battuta o la scenetta estemporanea, la faccio
anche volentieri e non me ne vergogno affatto. Penso di essermi costruito
una carriera decente e sempre sulla mia pelle, lavorando anche 12/13 ore al
giorno o più e non ho nulla da nascondere o da rimproverarmi».
E noi non possiamo che unirci al commiato di tutti, parenti e amici, a cui
mancherà tanto. Senza Maurizio, le domeniche calcistiche non saranno
più le stesse. |
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SPORTIVA Olga
Barabanschikova, la tennista erotica
di Pierpaolo Di Paolo
Dieci anni nel tennis a buoni livelli mondiali, ma
di lei si parla solo adesso. Olga Barabanschikova
ha un nome che sembra uno scioglilingua, tanto è
lungo e complicato, e di certo anche questo ha
contribuito a non farle raggiungere un'immensa
popolarità. Almeno come tennista. Eppure la sua
carriera inizia prestissimo: nel 1994, a soli 15
anni, fa la sua comparsa al suo primo Torneo Itf.
In pochi anni inizia la sua scalata, entrando già
nel '98 nelle prime 50 del ranking Wta con un
eccellente 49° posto.
La giovane bielorussa ha appena 19 anni, e la sua
carriera sembra proiettata verso un'imminente quanto
inevitabile esplosione. Poi, l'inaspettata
inversione di marcia. Complice anche un brutto
infortunio al tendine d'Achille, in pochi anni Olga
brucia le posizioni guadagnate finendo, già nel
2002, ad un mesto 784° posto nel ranking. Nel 2003,
a soli 24 anni, il definitivo abbandono.
Cosa sia realmente accaduto, perché un'atleta tanto
precoce e talentuosa abbia subito una così rapida
decadenza, forse non si saprà mai. Qualche ipotesi
più che verosimile, però, non è difficile avanzarla.
Quando ha iniziato a giocare la Barabanschikova era
poco più che una bambina, ma a 19 anni, all'apice
della sua breve carriera, era ormai prepotentemente
esplosa la sua incontenibile femminilità.
Alta 1.72 per 56 kg, gambe slanciate e toniche ed
una muscolatura soda e perfetta, frutto di anni di
allenamenti. Olga, bellissima bionda di Minsk,
vede improvvisamente fiorire il suo corpo
estremamente intrigante, e diviene oggetto di
corteggiamento del mondo patinato delle riviste e
della moda.
Tra un servizio fotografico e una pubblicità,
l'appariscente atleta raggiunge una notorietà per
lei nuova, al punto da attirare l'attenzione di Hugh
Hefner, il magnate di
Playboy, che arriva ad offrirle la faraonica
cifra di 200.000 dollari per poterla denudare
sul suo magazine.
Olga rifiuta. I soldi son davvero tanti, ma lei nuda
davanti a tutti non vuole restarci.
Seminuda si, così accetta l'offerta di un'altra
importante rivista: la russa XXL.
Anche se non è del tutto priva di veli, non si può
dire che il magazine non abbia realizzato degli
scatti bollenti in cui la ragazza emerge in
tutta la sua conturbante sensualità.
Adesso è molto più conosciuta di prima, e non certo
per meriti sportivi. Forse, semplicemente, era
troppo bella per riuscire a fare la tennista. |
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