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Telegiornaliste anno V N. 45 (216) del 14 dicembre 2009
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MONITOR Chiara
Prato: il pubblico chiede onestà e correttezza
di Giuseppe Bosso
Giornalista professionista dal 2002,
Chiara Prato ha iniziato la sua carriera
lavorando per numerosi giornali, radio ed emittenti locali. Un'esperienza di
free lance in Medio Oriente, mentre da pochi mesi conduce Tg2 Punto.it insieme a
Luca Salerno.
Bianca Berlinguer è diventata direttore del Tg3: un fatto positivo?
«Certo, così come lo è stato la nomina di Conchita De Gregorio a direttore di
una testata importante come L'Unità. Numericamente siamo molte di più
rispetto ai colleghi uomini, dovrebbe essere quasi la normalità riuscire a
ricoprire cariche di rilievo, ma è ancora in parte la politica a condizionare
queste scelte».
Tg2 è un punto di arrivo o di partenza?
«Tutte e due le cose: è stato un punto di partenza e, per come mi trovo bene,
non mi dispiacerebbe fosse anche il traguardo finale».
Lavori a stretto contatto con molte delle giornaliste più amate del nostro
sito, come la
Capulli e la
Mattei: sono un modello da seguire?
«Lo erano e lo sono state fin tanto che ero una semplice spettatrice del Tg2.
Ora che le ho conosciute, in loro ho scoperto soprattutto persone garbate e
professioniste serie con cui confrontarmi e consigliarmi sul lavoro».
La notizia più bella e quella più brutta del 2009, tra quelle che hai
seguito?
«Non posso dimenticare la tristezza del terremoto a L'Aquila, dove sono stata
inviata fin dal primo giorno del sisma e ho potuto tastare con mano i piccoli e
grandi drammi. Di bello mi viene in mente un'inchiesta che era partita come
notizia 'brutta', riguardo i padri separati, le fatiche economiche, i cuori
spezzati dalle separazioni, ma che si concluse con un sorriso quando due
genitori separati, un papà e una mamma, si conobbero perché i loro figli si
erano fidanzati. I ragazzi poi si sono lasciati, ma la storia d'amore dei
genitori, invece, è crescita. Ora i ragazzi sono diventati 'fratellastri' e
vivono tutti felici e contenti».
Anche nel giornalismo, secondo te, ci sono 'spintarelle'?
«Non credo diversamente da quanto accade per qualsiasi altro lavoro».
Dove vuole arrivare Chiara Prato?
«Se me lo avessi chiesto qualche anno fa, ti avrei risposto che la mia ambizione
era diventare la Oriana Fallaci del 2000, avendo vissuto l'esperienza di
free-lance in Paesi a rischio che ho molto amato. Adesso mi basterebbe poter
continuare sempre a fare questo lavoro in maniera onesta e corretta, che è la
prima cosa che il pubblico chiede a noi giornalisti».
Che cosa pensi di Telegiornaliste?
«Mi ha molto colpito vedere la vostra meticolosità e attenzione nel seguire il
nostro lavoro giorno per giorno, e mi ha sorpreso scoprire le tante persone che
dedicano tempo e interesse a noi... complimenti davvero»!. |
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CRONACA IN ROSA Il
giro del mondo in sette padiglioni di
Erica Savazzi
Tempo di shopping natalizio. Tempo di regali, di
dubbi, di caccia al pensiero più adatto per parenti, amici e
colleghi. Il paradiso delle compere – escluse per motivi di
forza maggiore via della Spiga e Montenapoleone – per gli
abitanti di Milano e dintorni è l'Artigiano in fiera,
un grande negozio che occupa sette padiglioni nella nuova
struttura fieristica di Milano-Rho. Lì si può trovare di
tutto e per tutte le tasche, oggetti originali o banali,
manicaretti di alta gastronomia o cibo da passeggio, decori
kitsch o eleganti.
Centosei
stand, ristoranti, tantissima gente alla ricerca dell'idea
giusta. Ma soprattutto, il mondo. La particolarità è
infatti che le aree espositive sono divise per provenienza
geografica: continente, Paese e – per l'Italia – regione. E
così si va in India per una morbida pashmina, si visita la
Cina per una spada da samurai da appendere in salotto, si fa
un salto in Messico per uno spuntino a base di tapas e
infine si fa una piccola sosta in Africa per la giraffa di
legno che piacerà sicuramente al nipotino naturalista.
E intanto luoghi, culture, sogni e desideri di viaggi da
fare in futuro si presentano al visitatore, in un giro del
mondo in 80 stand dove i moderni Jules Verne sono impiegati,
pensionati, studenti – non avventurieri – che con pochi
passi si spostano da un Paese all'altro, dimostrando che la
globalizzazione, in questo caso quella del commercio,
ha davvero reso il mondo più piccolo.
E alla fine della giornata di shopping, carico di colori e
profumi e alleggerito dalla preoccupazione di non sapere
cosa regalare per Natale, il cliente-consumatore torna a
casa con borse e sacchetti ma anche con consapevolezza che
il mondo è vasto, e pieno di cose che vale la pena
vedere, gustare, provare. |
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FORMAT Sandra
Liutkeviciute: dalla Lituania con simpatia
di Giuseppe Bosso
Questa settimana incontriamo Sandra
Liutkeviciute di Telelombardia. Nata in Lituania
ma in Italia da anni, è apparsa in numerosi
programmi Gialappa's ed è attualmente volto
femminile dei programmi sportivi dello storico
canale lombardo.
Sandra, quando sei arrivata in Italia?
«Sono arrivata nel 2004».
Come ti trovi ad Antenna 3?
«Ad Antenna 3 e Telelombardia mi trovo benissimo, davvero!
Mi piace tantissimo lavorare qui. Penso che la
redazione sportiva di TL sia veramente in gamba,
quindi sono anche onorata, non solo compiaciuta,
a lavorare con loro».
Tra le tante mail che hai ricevuto in
trasmissione, quali ti hanno maggiormente
divertita?
«Quelle simpatiche, spiritose. Quando si prende
in giro (in senso simpatico e divertente)
qualche ospite, qualche squadra. Anche quando
prendono in giro me, o la mia squadra. Sono una
persona autoironica. E poi mi piacciono le mail
con i fotomontaggi...».
Pensi che lo stereotipo con cui normalmente
viene vista dagli italiani la donna dell’Est sia
superato o lo avverti ancora?
«Si parla tanto di Italia multietnica, ma non mancano resistenze su questo punto, anche perché
non sempre gli stranieri che vivono qui hanno
voglia di integrarsi».
Secondo te chi deve fare il passo più
importante?
«Sono gli stranieri a dover accettare quello che trovano nel Paese dove vogliono vivere. Ed è
esclusivamente compito loro integrarsi nella
società. Non è sempre semplice perché ci possono
essere dei pregiudizi per un motivo o per un
altro, però per uno straniero non c'è altra via:
devi adattarti modificando ovviamente il tuo
modo di vedere il mondo e non quello degli
altri. Io penso di esserci riuscita. Ho tante persone che mi vogliono bene e sono felicissima.
Non entro nell'argomento politico».
Partecipando ad un programma sul calcio, riesci anche ad intervenire nel dibattito?
«Raramente, non sono un'opinionista. Ma intervengo quando c'è bisogno di
sdrammatizzare».
Su Facebook c'è un gruppo a te dedicato che
si chiama "kuti kuti": da cosa nasce l’idea?
«Non è stato creato da me, ma da un mio amico-fan di Facebook. Nasce dal "sandresco", un
modo tutto mio di parlare. Ogni tanto, anche non
volendo, invento qualche parola strana e
simpatica. "Kuti kuti" è una di queste. Un
giorno ci siamo divertiti un mondo con i miei
amici di Facebook negli studi di Antenna 3, a
tal punto che è nato questo gruppo sul web per
unirci ancora di più». |
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HOT GIRLS Un
anno sabbatico (dal sesso)
di Valeria Scotti
Mi divido tra astinenza e pentimenti, tra sesso
e castità. Qualche anno fa, Franco Battiato
metteva nero su bianco le sue convinzioni. Più
recente, invece, è l’esperienza di una reporter
del Daily Mail che si è messa alla prova.
E si è concessa la castità, un lungo anno di
astinenza alla ricerca del vero amore.
Stufa delle precedenti esperienze amorose
negative con la crème de la crème dei salotti
buoni di New York e Londra, Hephzibah
Anderson ha trascorso 365 giorni
avventurandosi in conoscenze di ogni genere
seguendo qualche regola: sì ai baci, no ai i
rapporti completi in questa specie di gioco di
società tra cocktail e vernissage. E il tutto è
raccontato nel suo libro Chastened: No More
Sex in the City (Chatto & Windus),
interessante fotografia della società attuale
ove ti promettono "un orgasmo anche per venderti
lo shampoo".
«Mi sono guardata dentro e ho scoperto che il
sesso, di fatto, mi portava a fare scelte
sbagliate. Mi sono resa conto che per me andare
a letto con qualcuno significava innamorarmi, la
potenza delle emozioni mi faceva perdere il
raziocinio. Levare il sesso dall’equazione
poteva essere la soluzione alla mia disastrosa
vita sentimentale? Ho deciso di provare».
Insomma, basta ad abbigliamento provocante e a
uomini nel letto. La terapia disintossicante ha
visto approcci soprattutto empatici e
soluzioni per ingannare il tempo. Come quella di
riscoprire il romanticismo, godere di una
lettera d’amore, di un mazzo di fiori e di
sentimenti puri, senza necessariamente rotolarsi
tra le lenzuola.
«È stato duro resistere, soprattutto in
primavera. Anche vedere i piccioni tubare mi
dava turbamenti profondi. Ma ho capito che
l’amore vero, quello che dura, è spesso
un’emozione che cresce in te, piano piano, nel
tempo. Se il sesso è escluso dall’inizio, puoi
avere per esempio conversazioni che durano una
notte e ti regalano un’intimità ben più
potente».
Il segreto per il sesso migliore del mondo,
dunque? Non farlo, almeno all'inizio. «Certo,
questo non garantisce che non finirai con il
cuore a pezzi, ma ti aiuta a distinguere gli
uomini che valgono».
Per la cronaca, la Anderson non ha ancora
trovato l’amore della sua vita, ma assicura:
«Ora sono molto più felice». |
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DONNE Addio a Daul Kim, top model infelice
di Chiara Casadei
Un blog con poesie, note, video e filmati:
una cosa usuale, che accumuna ormai tanti
giovani di questa generazione. Ma il sito in
questione è di Daul Kim, famosa top model
sudcoreana che postava tristezza e
amarezza, quasi come in una disperata
richiesta di salvezza spedita nell’etere.
Tutto finisce in pochi anni: l’ultima
notizia non riguarda la sua promettente e
luminosa carriera, ma il suo drastico e
incomprensibile gesto di togliersi la vita,
appena ventenne.
Nata a Seul nel 1989, inizia a lavorare a 17
anni nel campo della moda posando per
l’edizione coreana di Vogue, uno dei
must tra i giornali del genere. Poi nel
2007, conquista anche la capitale della moda
e dell’amore, Parigi, sfilando per alcuni
famosi nomi come Chanel, Dries van Noten e
Martin Margiela. Lo stesso anno lavora
anche come regista nel progetto di un
cortometraggio intitolato 4 e
documenta la settimana della moda a New
York, per il New York Magazine.
Una carriera, insomma, che la vede puntare
alla vetta del successo. Nel contempo, sul
suo profilo Facebook si accumulano
fotografie di una Daul Kim desolatamente
triste e rassegnata. La sua bellezza
però, quel look orientale e quasi mistico,
le apre tutte le porte del mestiere. Sfila
infatti per nomi illustri come DKNY, Diane
von Furstenberg, Alexander McQueen, Anna
Sui, Dolce & Gabbana, Just Cavalli, La
Perla, Louis Vuitton, Vivienne Westwood, ed
è testimonial per le campagne pubblicitarie
internazionali di Daily Projects, H&M e
Moschino.
Il 19 novembre, l’evento che sconvolge il
mondo della moda: il suo suicidio,
avvenuto nella sua abitazione di Parigi. Un
ultimo SOS l’aveva lanciato. Il post che
conclude il suo blog contiene poche parole:
“Say hi to forever” (Dì ciao
all’eternità), seguito da un clip con la
musica elettronica dj Jim Rivers, la
“migliore musica per sempre”. |
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TELEGIORNALISTI Massimo
Tadorni, alla ricerca di editori coraggiosi
di Giuseppe Bosso
Giornalista professionista,
Massimo Tadorni
nasce a Torino e muove i primi passi nel mondo della radio. Docente di
Tecnica di giornalismo radio al Master di giornalismo dell'Università del
Piemonte Orientale, oggi lavora a Videogruppo, storica emittente locale
piemontese.
Pro e contro di essere giornalista in Piemonte?
«Ci sono molti aspetti contro, non lo nascondo. La nostra è una realtà che
non offre molte prospettive dal punto di vista editoriale, siamo l’unica
regione del Nord che non dispone di un’emittente radio che trasmetta a
livello nazionale, tanto per dirne una, e nemmeno di un canale tv come, per
esempio, Canale Italia per il Triveneto. Mancano le risorse, manca
soprattutto il coraggio di editori pronti a rischiare. I contributi vengono
sempre destinati ai soliti pochi, e questo non crea molti sbocchi. E così,
chi ha delle potenzialità preferisce spostarsi altrove, sperando di trovare
quelle occasioni che, a Torino e dintorni, non ha».
Quanto è stata importante per te l’esperienza radiofonica?
«Fondamentale direi. Se hai la fortuna di poter lavorare con emittenti radio
importanti, acquisisci un bagaglio notevole. Devo dire che per la mia
esperienza ho visto molte più persone che dalla radio sono riuscite a
lavorare in tv con più scioltezza rispetto a quanti hanno fatto il percorso
inverso. Insomma, è una scuola molto formativa».
Come vi siete attrezzati con il digitale terrestre a
Videogruppo?
«Abbiamo il vantaggio di far parte di un grande gruppo come Mediapason di
Sandro Parenzo, proprietario anche di Telelombardia e Antenna 3, il quale
non è rimasto certo a guardare il passaggio dall'analogico al digitale sul
quale siamo già operativi».
Ti sta stretta la realtà torinese?
«Ho vissuto 7 anni a Milano per lavorare a R101 e poi alla Radio Kiss Kiss
Napoli come responsabile di alcuni programmi e co-conduttore della fascia
mattutina. Sono tornato a Torino e devo dire che non mi sta stretta.
Ribadisco che non è importante tanto il posto dove lavori, quanto la
possibilità di poter contare su editori che credono e investono nelle tue
idee, che riescano a dare al pubblico quel qualcosa che gli altri non danno
in termini di qualità e contenuti».
La notizia che vorresti dare?
«Più che una notizia, mi piacerebbe poter dire che finalmente la politica ha
imparato a fare la politica in modo diverso nel rapportarsi al cittadino,
nell’ascoltare quelle voci che non ascolta. Vorrei soprattutto che si
impegnasse a investire in quelle zone a rischio, in tutto il Paese, che
richiedono una vera riqualificazione, e nel Piemonte ce ne sono tante». |
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SPORTIVA La
pattinatrice dei sogni di
Pierpaolo Di Paolo
Tra le ragazze più belle e fisicamente perfette,
occorre sicuramente annoverare le pattinatrici. Il
pattinaggio è una disciplina che comporta uno sforzo
fisico tremendo, di cui gli spettatori non si
avvedono affatto, data l'impressionante leggerezza
ed eleganza con cui gli atleti eseguono i movimenti.
Affinché ciò sia possibile occorrono, tra le altre
cose, dei muscoli d'acciaio, e non è affatto un
mistero che, nel mondo sportivo, le pattinatrici
possano vantare le gambe e, in particolare, i
sederi più belli.
Casomai occorresse una dimostrazione fotografica di
questo assunto, ecco a voi Jamie Rae Salé,
ennesimo caso di un'eterna serie di sportive a
cedere al richiamo tentatore dei calendari sexy.
Ragazza canadese dai capelli e occhi neri e
profondi, nel 2007 Jamie ha messo in mostra le sue
forme perfette, fatte di curve sode e levigate che
tradiscono la tonicità muscolare che vi esplode
sotto.
«Mi piace sentirmi sexy» ha ammesso. «Sono
un'atleta, ma voglio anche sentirmi donna,
femminile, sensuale. Nell'esperienza del calendario
per
Fhm mi ci sono buttata a capofitto, senza
alcuna preoccupazione. Era proprio ciò che
desideravo fare».
Come sovente accade, questo tipo di decisioni non
sono altro che la prima spia della volontà di
intraprendere tutt'altro tipo di percorso, un
viaggio che conduce ben lontano dai durissimi ed
estenuanti allenamenti dello sport professionistico.
Jamie Rae Salé, oro alle olimpiadi di Salt Lake
City nel 2002, ha raggiunto il suo tramonto
sportivo.
Poco dopo gli scatti, infatti, l'annuncio di essere
in dolce attesa. Sposatasi dal 2005 con il
compagno di gare David Pelletier, Jamie corona così
un altro dei suoi desideri. Tutto per la
disperazione dei suoi fan, dato che in un ambiente
dagli allenamenti massacranti e dalla
competizione esasperata come il pattinaggio
artistico, è altamente improbabile ritornare a
grandi livelli dopo un lungo stop.
Soprattutto se la mente è volata su ben altri sogni. |
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