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Telegiornaliste anno V N. 33 (204) del 21 settembre 2009
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MONITOR Francesca Della Giovampaola,
l'approfondimento di RomaUno
di Giuseppe Bosso
Nata a Montepulciano,
Francesca
Della Giovampaola è giornalista professionista dal 2003. Dopo aver mosso i
primi passi su carta stampata e all’emittente Teleidea, approda nel 2003 a
RomaUno. Qui conduce Roma città aperta,
Imprendiroma. Attualmente è in onda dal lunedì al venerdì, dalle 17.30 alle
19.
Negli ultimi tempi divampano nella Capitale episodi di violenza sulle donne.
Secondo te quale deve essere l’atteggiamento dei media?
«Non mi ritengo una 'gendarmista', anch’io vado in giro da sola e so quali sono
i pericoli che possono esistere. Semmai ci vorrebbe più attenzione. Ad esempio,
sul caso Bianchini mi ha stupito la serialità. Per tanto tempo in un territorio
circoscritto di Roma si sono ripetuti aggressioni simili, possibile non si sia
pensato ad un'unica mano?».
Il lancio definitivo del digitale terrestre: siete pronti?
«Si, ad agosto abbiamo ridotto notevolmente le produzioni per preparaci appunto
al passaggio di novembre».
Dalla Toscana alla capitale, inseguendo il sogno dell’affermazione nel
giornalismo: la tua storia è quella di tanti che per emergere in questo mestiere
devono necessariamente puntare alla metropoli. È proprio così?
«Eh sì, anche se ritengo si possa far bene anche in un’emittente di periferia.
Sono realtà che ti permettono di esprimerti in maniera più flessibile anche con
pochi mezzi, però è innegabile che per fare il salto di qualità non puoi non
puntare alle grandi realtà metropolitane».
Da conduttrice di una trasmissione che cerca di fare da canale tra politica e
cittadino, ritieni che una realtà come
RomaUno subisca meno
pressioni rispetto alla tv generalista?
«Si, non ci sono quei condizionamenti che magari fanno desistere i conduttori
dal fare alcune domande. Diamo molta attenzione al telespettatore che vuole
interagire e abbiamo anche molta disponibilità dagli stessi esponenti politici
nell’andare a fondo delle problematiche che trattiamo».
Il titolo del programma rispecchia il tuo carattere?
«Sì, cerco sempre di essere diretta e non mi piace fermarmi alla superficie,
come vedo molto spesso in altre trasmissioni di approfondimento».
Avrai visto che sei una delle telegiornaliste più seguite nel nostro forum.
Cosa ne pensi?
«Ringrazio i vostri lettori così carini e affettuosi. Mi ha meravigliato, lo
ammetto, vedere tante mie immagini e commenti. Non punto comunque a focalizzare
l’attenzione su di me, la mia priorità è fare informazione e dare notizie al
pubblico».
Le tue aspirazioni future?
«Proseguire con RomaUno senz’altro, è un’emittente che mi ha dato tante
possibilità e spero lo farà ancora. Ho trovato l’ambiente ideale per sviluppare
progetti e idee nuove, e in una città come Roma c’è sempre tanto da raccontare». |
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CRONACA IN ROSA Ho dato soldi a
Travaglio
di Silvia Grassetti
Ho dato 220 euro a Travaglio, con lo sconto
per gli abbonati entro il 23 settembre.
Sennò gliene davo 400.
Mi è quasi dispiaciuto potermi abbonare
prima. Però posso rimediare: regalo il
Fatto a qualcuno e mi metto in pari.
Lo so: parlo a dei navigatori informati, non
dico nulla di originale avvisando che dal 23
settembre prossimo in edicola c’è un nuovo
quotidiano,
il Fatto, appunto. Ma il silenzio
su questa iniziativa editoriale, che pare
così originale nel panorama italiano
dell’informazione, mi rende emotiva: e se il
grande pubblico televisivo – organizzato –
censurato non sapesse?
Indosso di nuovo la maglietta con su scritto
“Giornalista”, solo per un attimo. Il tempo
di dirvi che un quotidiano dal titolo tanto
evocativo (Enzo dove sei?) sarà in edicola
tutti i giorni dal martedì alla domenica a
partire dal prossimo 23 settembre. Sedici
pagine a colori, senza padroni, che
racconteranno i fatti. Quelle cose che
accadono e che hanno sempre un Chi.
Un Cosa. Un Come. Un Dove.
E soprattutto un Perché.
Le notizie, insomma. Un quotidiano che
promette di raccontarci le Notizie
senza dover rispondere a Padroni. Un
euro e venti centesimi al giorno, in edicola
o su internet, sei giorni su sette. Antonio
Padellaro a dirigere un plotone di
«giovani agguerriti» e di
personalità note, che, negli intenti,
difenderanno la libertà di stampa.
Molto prima della fotocomposizione,
annunciano battaglia su
l'Antefatto. Leggere per credere.
Ho i brividi, e non so se è la giornalista a
provarli, o la persona, o entrambe. Oggi non
so se devo (voglio?) darvi l’opinione di una
lettrice, ma che dico, di una persona che
sente il bisogno di essere
informata, o di una giornalista che
informata lo è per mestiere, di default,
e consapevole svolge il suo compito.
No, non mi hanno pagato per scrivere un
pezzo sospeso verso la pubblicità. Al
contrario. Ho pagato io, e ho scritto per
raccontarvelo. |
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FORMAT Barbara
D’Urso, la donna dei record di
Federica Santoro
Ne ha fatta di strada l’ormai notissima
conduttrice Barbara d’Urso, da quando nel
1980 venne notata da Pippo Baudo e scelta
per affiancarlo in un'edizione di Domenica In
e poi in Che combinazione su Rai Due; lei
che aveva precocemente avviato la sua carriera a
Milano, prima come modella, poi come conduttrice
del programma Goal, nel 1977, accanto a
Diego Abatantuono, Teo Teocoli e Massimo
Boldi. L’anno successivo le apparizioni
in topless, nel programma Stryx di Raidue, e
poi sul paginone del giornale Playboy -
edizione italiana, attirano su di lei, come
ovvio, grande interesse.
In Rai Barbara inizia a condurre vari programmi:
Fresco Fresco, Forte Fortissimo e
Campioni; per Rete 4 recita nella serie Tv
Giorno dopo Giorno. Intanto si affaccia
la possibilità di intraprendere la carriera
cinematografica, prima con la fiction La
casa rossa di Luigi Perelli, e poi
Delitto in via Teulada. Ma il vero successo
arriva nel 1997, quando Barbara interpreta La
Dottoressa Giò nella fiction omonima per
Canale 5.
Nel 1999 è la volta di un’altra importante
produzione: Le Ragazze di Piazza di Spagna 2,
dove interpreta Giorgia, un’enigmatica e perfida
donna. Nel 2000 è protagonista, in un ruolo
drammatico, di Donne di mafia su Rai2
per la regia di Giuseppe Ferrara. Questo fu
anche l’anno del suo successo teatrale:
in teatro è protagonista, al fianco di Enrico
Montesano, del musical …E menomale che
c’è Maria di Pietro Garinei. La carriera
della D’Urso prosegue in Tv sempre più
velocemente: nel 2003 conduce la terza edizione
di Grande Fratello, e nella stagione
2004/2005 diventa il personaggio televisivo di
maggior successo grazie alla guida anche della
quarta edizione e de La fattoria.
Una storia professionale che ha toccato grandi
momenti di soddisfazione e poliedricità
artistica e che, carica anche del trionfo
estivo de Lo show dei record, vola verso
il limbo mediatico per eccellenza:
l’interminabile diretta della domenica. La
partenza con Domenica Cinque, programma
domenicale pomeridiano della rete ammiraglia di
Mediaset, è prevista per il prossimo 20
Settembre, e la conduttrice si dice prontissima
per l’appuntamento. In bocca al lupo, Barbara! |
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HOT GIRLS Il
fitness si fa sexy di
Valeria Scotti
Oggi è di moda farlo svestite e in punta di
tacchi a spillo. Sexy fitness, ennesima
arma di seduzione per le donne. E allora grazie
America. Abbandonati step, cyclette e tapis
roulant – quelli lasciamoli agli uomini – da
qualche anno anche in Italia ci si allena in
minigonna e stiletto, meglio se dodici
centimetri. L'ideale per rassodare gambe,
glutei, addominali e, nel frattempo, imparare a
muoversi secondo il linguaggio erotico.
Il risultato? Notevole. Un miglioramento delle
tecniche seduttive e dell'autostima a qualsiasi
età. Sciatica permettendo.
Tra le regole basi, niente scarpe da tennis ma
quei tacchi mozzafiato che ogni donna dovrebbe
idolatrare, pur patendo le pene dell'inferno da
mattina a sera. L'emblema fetish
nell'immaginario maschile su cui ancheggiare ad
esempio nel corso di Ladies sensual training,
mentre nel Cardio striptease ci si
esibisce in una conturbante danza intorno al
palo. C'è poi l'S Factor, il fitness che
spopola tra le star di Hollywood. Un connubio
tra striptease, lap dance, aerobica, danza e
yoga per giocare a fare le femme fatale.
Il discorso si fa più interessante con il
Gymtantra in acqua, per lui e per lei. I
nomi degli esercizi la dicono lunga: 'Il
principe azzurro e la bella addormentata'
facilita la capacità di abbandono di entrambi i
partner, mentre il 'ti tocco e non ti tocco'
consente di tonificare gli addominali a vicenda.
Entusiasmante.
Appuntamento dunque in piscina, prima di
proseguire tra le lenzuola e testare la
nuova energia sessuale. Il rafforzamento
dell'intesa di coppia è assicurato. |
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DONNE Christiane
Amanpour, la reporter
di Erica Savazzi
«Credo che il buon giornalismo possa fare la
differenza nel far capire alla gente quello
che succede». Questa frase è il biglietto da
visita con cui Christiane Amanpour,
blasonata corrispondente internazionale per
la statunitense CNN, presenta il suo nuovo
programma di interviste, in onda dal 21
settembre. E tanto per mettere le cose in
chiaro con gli ospiti - ma soprattutto con i
telespettatori – aggiunge: «Nessuna
domanda è off-limit».
«Il mo scopo è andare al cuore delle
questioni e trovare la verità», dice ancora,
sempre nello stesso promo. In trenta secondi
il manuale del buon giornalismo, scritto da
una che – come ci tiene a sottolineare lei
stessa – ha 20 anni di esperienza sul campo.
E che campo! Si tratta infatti del vasto
campo delle crisi internazionali, dei punti
caldi del mondo, di guerre e di drammi
umanitari.
Nata nel 1958, dopo gli studi in giornalismo
lavora prima per una tv locale, viene poi
assunta negli anni 80 dalla CNN. Il suo
talento esplode con il lavoro da inviata
nella Guerra del Golfo. Sempre
disponibile a missioni a rischio, la
troviamo nei Balcani, in Israele, Palestina,
Rwanda, Sudan, Afghanistan, Pakistan, Iraq,
ma anche a New Orleans durante l'uragano
Katrina, in Spagna e a Londra dopo gli
attentati terroristici del 2004 e del 2005.
Molte le interviste in esclusiva che
la rendono ancora più nota: il presidente
sudanese Al-Bashir, durante la crisi del
Darfour, il Primo ministro inglese Tony
Blair dopo l'11 settembre, il re Abdullah di
Giordania appena salito al trono, il Primo
ministro pakistano Musharraf, Mikhail
Gorbachev nel decennale della caduta
dell'URSS, e molti altri. Come numerosi sono
i reportage che ha realizzato e i premi
giornalistici che la Amanpour ha vinto, tra
i quali nove News and Documentary Emmy.
«Una buona storia è quando si cattura l'essenza
di ciò che succede e si riesce a
trasmetterlo allo spettatore». Più chiaro di
così. |
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TELEGIORNALISTI Luciano
Ghelfi, una vita improntata al giornalismo
di Giuseppe Bosso
Giornalista professionista dal 1987,
Luciano Ghelfi lavora alla redazione
politica del Tg2. Laureato in scienze politiche, ha frequentato anche
l'Istituto per la formazione al giornalismo Carlo De Martino di Milano,
allora unica scuola in Italia per la professione. Come scrittore ha
partecipato alla realizzazione di tre saggi: Riforme Istituzionali. Una
provocazione padana, Le città di destra e di sinistra. Dove la
Padania ha cuore e testa e La repubblica dei sondaggi .
Che bilancio puoi trarre dal recente G8?
«Positivo. L’organizzazione è stata perfetta. Gli italiani sono bravi ad
organizzare le cose all’ultimo momento, ed è stato così anche stavolta. Fino
alla sera eravamo nel caos più totale, ma è stato un vero successo che hanno
riconosciuto anche quegli osservatori stranieri solitamente ‘cattivelli’ con
noi».
Quali scenari possono delinearsi da questo vertice?
«Mi pare assurdo che questi vertici continuino ad escludere economie
emergenti come Cina, India, Brasile e Messico. In futuro, quindi, sarà
opportuno allargare il G8 a G14 perché sono le economie del domani».
Ritieni sia stato giusto spostare la sede da La Maddalena a L’Aquila?
«È stato un azzardo, certo. Molti avevano paura di nuove scosse di
terremoto. È stato faticoso muoversi perché gran parte dei giornalisti erano
stipati a Chieti, lontano da dove il vertice svolgeva i suoi lavori. Anche
noi della Rai eravamo sparpagliati per mezzo Abruzzo. Il mio albergo era in
montagna, a 35 chilometri dalla sede del vertice».
Da osservatore delle vicende della Lega, come giudichi il Caso Salvini?
«Seguo la Lega dal 1992 e posso dire che da allora sono due i registri che
il partito di Bossi ha sviluppato: quello dell’invettiva, con uscite come
questa che servono a marcare una presenza e una identità, e quello
pragmatico, svincolato dal primo. È importante saper distinguere questi due
filoni, perché la Lega nei fatti ha saputo dimostrare di poter ottenere
risultati importanti senza cadere negli eccessi cui ci hanno abituato, per
esempio, lo stesso leader con uscite come i 300mila bergamaschi armati o la
secessione. Indubbiamente quelle parole sono censurabili, ma ripeto, non
bisogna confondere questo lato della Lega con quello che, nella legalità, si
è saputo affermare».
Pro e contro di lavorare al
Tg2.
«Molti pro. Sicuramente, rispetto al
Tg1,
non abbiamo quella pressione e quella voglia di protagonismo che i nostri
colleghi del primo canale talvolta hanno. Ci dà magari minore visibilità, ma
per contro ci permette di lavorare anche con maggiore serenità e senza una
particolare competizione».
Ti senti più giornalista o scrittore?
«Assolutamente giornalista. I tre libri a cui ho collaborato sono stati il
completamento di questo percorso. La mia storia professionale è improntata,
e lo sarà ancora, al giornalismo».
La notizia che vorresti dare un giorno?
«Mi piacerebbe poter annunciare l'entrata in vigore di una riforma
costituzionale, allo stato ancora lontana. Attenzione, riforma non nei
principi fondamentali che sono il caposaldo del nostro Stato, ma piuttosto
relativamente alla parte sulla disciplina delle istituzioni. Ritengo che 945
parlamentari per 2 camere identiche siano obiettivamente troppi, ed è in
questo senso che dovrebbero spingersi le attenzioni per chi parla di
riforme. Solo così si potrebbe finalmente parlare di uno Stato veramente più
efficiente e attivo». |
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SPORTIVA Claudia Schuler, la passione per il ciclismo di
Erica Savazzi
Claudia Schuler è la più giovane
rappresentante - «Ho quasi vent'anni» - della
squadra italiana di paraciclismo arrivata a Bogogno
(Novara) per i
Campionati mondiali. Allegra, sorridente e molto
determinata a fare del suo meglio, l'abbiamo
incontrata poco prima del suo debutto in gara.
Come hai iniziato?
«Ho iniziato quattro anni fa, per caso. Ho
conosciuto un atleta italiano – Roland Ruepp - che
mi ha detto “Prova a venire in bici con me”, così ho
iniziato facendo una gara a Clès, vicino a casa mia.
Mi è piaciuto molto e così ho deciso di andare
avanti. E se cominci non puoi smettere di
gareggiare».
Perché?
«Perché mi dà tanta soddisfazione: puoi vedere come
vai tu, come vanno le altre, vedere se puoi
migliorare il tempo o no. Tutto questo mi piace
molto».
Quanto ti alleni?
«Generalmente due ore per sei volte alla settimana.
Lavoro con i giovani nel mio comune: faccio solo
dieci ore alla settimana così ho tempo di allenarmi,
cosa molto importante».
Ci sono poche donne in squadra.
«Sì, questo è un problema, siamo sempre in poche.
Spero che nel futuro ne arriveranno delle altre».
Tu hai iniziato a correre quasi per caso, e anche
Alex Zanardi ha detto la stessa cosa. Secondo te si
può migliorare il “reclutamento”?
«La maggior parte delle persone che hanno un
incidente non sanno che è possibile praticare sport
anche se si è disabili: perciò è indispensabile fare
pubblicità per invitare le persone a provare. Non è
necessario che tutti facciano le gare, si può
praticare nel tempo libero».
Molti atleti paralimpici hanno avuto incidenti, a
te cos'è successo?
«Quando avevo due mesi hanno fatto un errore sul
cuore durante un intervento, per quello sono
cresciuta così. Ma sono abituata così, per me non
c'è problema».
Alla fine della manifestazione, Claudia è tornata a
casa, in Alto Adige, con al collo due medaglie
d'argento conquistate rispettivamente nella
cronometro e nella gara in linea categoria HCB. |
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