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Telegiornaliste anno V N. 29 (200) del 27 luglio 2009
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MONITOR Gloria
Caioni: competenza e passione nel giornalismo
di Valeria Scotti
Giornalista pubblicista dal 2006, Gloria
Caioni ha cominciato la sua esperienza nel mondo del giornalismo con il
Corriere Adriatico, il quotidiano delle Marche. Nella Riviera delle Palme
entra in contatto con Nuova Tvp e, nell'aprile 2007, fa il suo ingresso
nell’universo del giornalismo televisivo. Dapprima le viene affidata la
redazione di alcuni servizi per il tg serale, poi ottiene la conduzione di due
edizioni del medesimo telegiornale. Il 2009 è l’anno della politica: per lei, la
conduzione di programmi e dibattiti pubblici fra candidati sindaco e alla
presidenza delle Province.
Come nasce la tua esperienza a Tvp Notizie?
«Gli amici di Tvp mi contattarono a gennaio del 2007 perché dovevano mettere in
piedi una trasmissione politica parlando della Val Vibrata, zona che per il
Corriere Adriatico seguivo e seguo in prima persona. Avevo già collaborato
con un’altra emittente a tiratura regionale, ma per lo sport, e questo mi
sembrava un nuovo esordio. Ero emozionata sebbene fossi quella in teoria più
preparata. Il problema è stato rompere il ghiaccio, poi ho preso coraggio e
tutto è filato via bene. Ancora oggi mi sento un po’ come un motore diesel: ci
metto tempo ad avviarmi come conduttrice di format tv. Diversa, invece, è stata
l’esperienza del tg. Ho dovuto apprendere pause, ritmi, intonazioni e dizione.
Cose che un po’ arrivano dalla teoria, ma molto dalla pratica. Comunque
l’esordio come conduttrice serale fu felice e me la cavai discretamente anche
con il tg. Ne nacque una collaborazione saltuaria, sfociata poi in un’assunzione
nell’aprile del 2007. Una chicca è che, organizzando insieme al mio collega una
puntata sul nuoto - sport che pratico anch’io - Tvp mi ha permesso d’incontrare
quello che oggi è il mio compagno. Come dire, ho preso due piccioni con una
fava!».
Galeotto fu il lavoro...
«Trascorrendo tanto tempo a lavoro, avevo accantonato i problemi legati ad una
singletudine che si protraeva ormai due anni. Una sera, però, il mio collega
doveva registrare una puntata sul nuoto e mi chiese d’invitare i miei compagni
di squadra. La coach portò anche un ragazzo che non avevo mai visto perché si
era trasferito da poco a San Benedetto. E così Cupido c’ha messo lo zampino. Per
una sera sono stata felice di aver fatto un po’ di straordinario».
Il giornalismo della Riviera delle Palme. Cosa caratterizza queste zone dal
punto di vista dell'informazione?
«Spesso parlo della “famiglia stampa” di San Benedetto. Ci si conosce tutti e si
è generato un rapporto d’amicizia collettivo. Certo, non mancano le sfide sul
campo e i cosiddetti “buchi” al collega di turno restano una soddisfazione
professionale che nessuno si nega, ma tutto è fatto con estremo rispetto. E poi
adoro il giornalismo di provincia che permette ad ognuno di noi di essere la
piccola star del suo territorio di riferimento. In passato, nei piccoli centri
contavano il sindaco, il medico, il sacerdote ed il farmacista. Oggi conta anche
il giornalista che viene fermato quando cammina per strada e coinvolto in tutte
le principali iniziative. La Riviera delle Palme è poi un territorio che
fiorisce in estate e lavorare, sebbene faticoso, può diventare anche
estremamente piacevole. A settembre, quando si spengono i riflettori sui
turisti, un velo di malinconia colpisce anche la nostra categoria che invece di
ammirare il beach rugby o i concerti in riva al mare, torna a scrivere
dell’asfalto da rifare o delle fogne da sistemare».
Come ti rapporti con questo cambio di stagione?
«Il cambio di stagione si concretizza, in primis, in un ritorno al comune,
inteso come municipio. Dalle spiagge si trasloca nuovamente nel cuore della
città che riprende ad essere il centro propulsore e distributore di notizie.
Paradossalmente a segnare la fine dell’estate è anche la ricomparsa in mare
delle imbarcazioni da pesca che in agosto restano attraccate per il “fermo
biologico”. Ecco, lo spopolamento del mare e il ripopolamento del porto e del
comune, sono i due segni che la pacchia è finita. Si cambia anche registro: le
cosiddette “aperture” delle varie pagine finiscono per essere meno leggere. Si
torna a discutere dei problemi che chi è in vacanza o in ferie non ha voglia di
leggere sui giornali. Ad esempio, in estate non manca mai di venerdì l’articolo
sul “dove si va”. In inverno scompare».
Social network: qual è il tuo rapporto con questo mondo?
«Sono la prima a farne un uso smodato, ma aggiungo solo persone che conosco e
che esistono nella vita reale. Per un verso, sono strumenti di comunicazione
preziosi, da usare sia per scambiarsi informazioni che per chattare e
rincontrarsi, magari anche dopo tanti anni. Facebook, ad esempio, permette di
costruirsi una sorta di immagine virtuale: diventa lo specchio della tua
personalità. E anche per lavoro non nascondo che può diventare un modo per
contattare qualcuno di cui non si ha alcun recapito. Ma i social network possono
divenire anche dannosi se non usati con oculatezza. La tua vita finisce in
piazza: foto, info personali, numero di telefono. C’è chi mette di tutto nelle
sue pagine e allora, in questo caso, bisogna fare attenzione e valutare
attentamente le amicizie da stringere. Proprio come nella vita reale: fidarsi è
bene, non fidarsi è meglio. Lo stalking virtuale esiste e non è meno pericoloso
di quello virtuale perché il confine da superare è labile».
Innegabilmente molto giovane. Per te oggi il giornalismo oggi significa
passione o missione?
«Bella domanda. Mi definisco a tratti una “contabile dell’informazione” che,
invece di assembleare numeri, manovra lettere, ma anche “un’operaia della
comunicazione” perché guadagno più o meno le stesse cifre di chi lavora in
fabbrica. E la passione, dopo sei anni che sei ferma al palo nonostante tu non
abbia nulla da recriminarti, comincia a lasciar spazio al risentimento verso
l’intero sistema. Lavoro quattro ore al giorno – almeno - per il giornale,
altrettante per la tv, eppure non mi si può considerare una giornalista
professionista. È un sistema legislativo senza capo né coda quello che regola
l’accesso alla professione in Italia. Ormai sono disillusa e, se vado avanti, è
solo grazie a quel po’ di passione che mi resta. Il giornalismo è passione, come
quando leggo o scrivo di nuoto: ci metto l’anima e tutte le mie competenze
perché è il mio mondo, il mio sport. Ma si fa missione quando riesci, con il tuo
scritto, ad aiutare concretamente qualcuno e a portare a galla verità scomode
anche se, specie nei piccoli centri, ne paghi sempre le conseguenze». |
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CRONACA IN ROSA Quando
l'Ufficio del personale chiama di
Erica Savazzi
L'Ufficio del personale chiama raramente, ma
quando chiama possono essere cattive
notizie. Un giorno di metà luglio un'intera
azienda ha ricevuto cattive notizie. Che ci
fosse qualcosa che non andava era chiaro:
ferie forzate, niente lavoro. E
infine l'epilogo ovvio. Cassa integrazione
per tutti. Prospettive incerte.
In questi mesi era capitato ad amici,
parenti e vicini di casa. Ad altri. Quando
tocca a te, anche se te lo aspetti, è un
colpo. Soprattutto se lavori in una
azienda editoriale del ricco Piemonte che
fino all'anno scorso sembrava andare a
gonfie vele.
Lorenza ha 45 anni, tre figli dai 7 ai 13
anni, un marito disoccupato. La famiglia va
avanti grazie a lei. Carolina ha 30 anni,
l'anno prossimo ha in programma di sposarsi
col fidanzato. Lei lavora in azienda da
cinque anni, tra stage, contratti a termine,
contratto di apprendistato. Col suo
contratto, non ha diritto alla cassa
integrazione. Aspetta la lettera di
licenziamento. Giovanna ha 31 anni, vive
sola, paga il mutuo, lavora da nove anni
nella stessa azienda, in cui si è formata ed
è cresciuta professionalmente. «Sei giovane,
troverai di sicuro altro», le dicono tutti.
Ma intanto, dopo essersi resa finalmente
indipendente, deve prendere in
considerazione l'idea di tornare a chiedere
aiuto a mamma e papà. Gloria è vicina alla
pensione, le mancano quattro anni di lavoro.
Si chiede se potrà raggiungerla grazie agli
ammortizzatori sociali; trovare un altro
posto, alla sua età, è praticamente
impossibile.
Non si tratta di astratti dati Istat o di
previsioni
Cnel che danno la disoccupazione poco al
di sotto del 9% entro fine anno, si tratta
di persone, di “vita vera”, di
difficoltà quotidiane che non hanno nulla di
psicologico e per cui l'annuncio che la
crisi starebbe passando non vale. Non si
vive di speranza. |
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FORMAT
Pagellone
di luglio di
Giuseppe Bosso
Sole splendente sulle prime tv dei grandi
successi cinematografici degli ultimi anni, come
Mio fratello è figlio unico. Decisamente
un modo migliore per riempire i palinsesti
estivi rispetto alle solite repliche datate nel
tempo...
Sereno su Ghost Whisperer. Le
avventure della "sensitiva" Melinda Gordon
(Jennifer Love Hewitt) da ormai tre anni sono un
appuntamento immancabile per il pubblico di
Raidue.
Soleggiante su GAP-Generazioni alla
prova. Quando la intervistammo, tempo fa,
Benedetta
Rinaldi ci aveva anticipato questa
trasmissione firmata Minoli. E la spigliata
inviata di A sua immagine non ha deluso
le nostre aspettative con una conduzione pacata
e mirata in un talk show ormai consolidato, al
quale però solo la tv satellitare riconosce
quella collocazione che la generalista nega.
Variabile su La scelta di Laura.
Finalmente possiamo parlare di una mosca bianca
tra le varie fiction ospedaliere che negli
ultimi anni sono miseramente naufragate. Un
plauso agli interpreti Pasotti, Michelini e
Filippi.
Poco nuvoloso su Italia 1, per i tributi
dedicati a Michael Jackson. Vogliamo
davvero ricordarlo così il Peter Pan del pop,
un’icona della musica e non un personaggio al
centro di scandali e polemiche.
Foschia su Sarabanda. Ci dispiace,
ma il buon Teo Mammucari stavolta ha davvero
steccato, riproponendo il quiz musicale che
aveva fatto la fortuna di Enrico Papi anni fa.
Oltre la bella (ma ormai un po’ usurata) Belen
Rodriguez, cosa c'è di diverso?
Nebbia sulle serie francesi che spopolano
nei nostri palinsesti. Niente contro
l’affascinante giudice Alice Nevers
(Marine Delterme) e l’enigmatica Laure De
Lestrade (Toinette Laquière) di Mystère,
ma ci chiediamo se oltralpe le nostre produzioni
ricevano altrettanta considerazione.
Pioggia sul "caso Bianchini" e gli
inutili strascichi che ha portato, in ambito
politico, questa ennesima vicenda di cronaca
nera.
Temporale su quanti danno già per
scontato che il Real Madrid multimilionario
vincerà tutto. Certo, leggere nella formazione
spagnola i nomi di Kakà e Cristiano Ronaldo fa
venire i brividi, ma cari opinionisti, siamo
solo in estate, non è meglio aspettare i
risultati del campo per celebrare la campagna
faraonica di Florentino Perez?
Grandina sulle solite vicende gossippare
che occupano i media nei mesi estivi. Non ci
sembra che parlare di questa o quella relazione
sia più importante che tenere gli occhi ben
aperti sulla crisi tutt’altro che risolta e
sull’emergenza continua in Abruzzo.
Burrasca su chi non ha saputo fare
informazione corretta nei giorni del G8,
concentrando la propria attenzione sui vestiti
delle first ladies anziché sugli esiti del
vertice. |
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CULT Suicide
Girls, e ce ne vantiamo
di Valeria Scotti
Tatuate, svestite. All'apparenza cattive. Il
fenomeno delle Suicide Girls compie dieci
anni e continua a fare proseliti in tutto il
mondo. Anche mille richieste a settimana. Altro
che veline.
Merito di Missy Suicide, nome di
battaglia di una fotografa di Portland, Selena
Mooney, che alla vista di alcune ragazze tatuate
in una piazza della sua città, decise di regalar
loro questo ‘tenero’ soprannome. Omaggio, a dire
il vero, allo scrittore concittadino Chuck
Palahniuk e a uno dei suoi romanzi, Survivor.
Ma con il suicidio, queste ragazze non c'entrano
proprio nulla.
Poi il movimento si è adagiato sul web e Missy
Suicide, coadiuvata da Sean (Sean Suhl), è
diventata la guru di una community che raggruppa
ragazze dalle attività più disparate. E la
provocazione si mostra nel
sito internet in cui appaiono oltre 200mila
scatti e video. Pagine per il 90% a pagamento.
Ecco dunque come scatta il business per
set fotografici che comprendono molto nudo.
Portale soft porno, inutile girarci intorno.
No alla classica bellezza femminile. No alle
donne tutte curve, cipria, messa in piega, pizzo
e merletti. Semmai piercing, tattoo, capelli
colorati e niente silicone. Uno stile a metà
tra pin up, dark e punk. Questi gli elementi
delle anti-conigliette di Playboy
necessari a superare le varie selezioni ed
entrare a far parte del club esclusivo.
C’è poi chi ha deciso di mettersi in proprio. È
il caso delle Suicide Girls italiane ufficiali
come Tying Tiffany e Miss Violetta
Beauregarde. La prima, presenza fissa nella
scena musicale elettronica, ha pubblicato due
album ed è protagonista di numerosi dj set nei
locali più trendy. La seconda, più provocante,
abita nel mondo dell'elettro-punk estremo. Due
album sul mercato, un libro e la decisione di
abbandonare quella comunità perché «certe cose è
bello farle in pochi. Vedo troppe manipolazioni,
ci invitano a festival di tendenza per esibirci
senza veli, sento puzza di speculazione
commerciale».
Una cosa è certa: le Suicide Girl te le
ritrovi ovunque. Sui maggiori magazine
internazionali - sono apparse su Rolling
Stone, Wired, The New Yorker –
e in tv, protagoniste di special sui canali
giovani. Anche in fila alla Posta o al
supermercato. Ma mi raccomando, niente paura. |
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DONNE Jill
e la super memoria
di Chiara
Casadei
Il suo nome è Jill Price e non lo
scorderete. Perché? È semplicemente la prima
donna al mondo con una memoria eccezionale,
a livelli mai conosciuti prima. Il suo caso
è un mistero per gli scienziati, una
sfida a cui ancora non si sa dare risposta.
Dal 2006 infatti, anno in cui si è rivolta a
un dottore, James McCaugh, in quanto
preoccupata dalla sua particolare dote, è
stata sottoposta a test, esami e altre
procedure che potessero far luce sul mistero
dei suoi ricordi onniscienti.
«Continuavo a correggere i miei genitori
che sostenevano di aver detto cose mai
uscite dalla loro bocca». Già dall’età di 8
anni, Jill – che ora ne ha 43 – è riuscita a
controllare questa sua capacità e da allora
ogni più piccolo dettaglio, che si tratti di
parole, azioni, cibi mangiati, temperature
atmosferiche, è impresso nella sua mente.
Per lei, è stato coniato il termine “sindrome
ipertimestica”, ovvero sindrome della
memoria sovraccarica, o super memoria.
La prima volta si parlò di lei sulla rivista
Neurocase, con il dottor McCaugh, uno
dei principali esperti del mondo in materia
di memoria, che raccontava: «Nel 2003 l'ho
pregata di scrivere tutte le date del giorno
di Pasqua dal 1980. In non più di dieci
minuti ha terminato la risposta, aggiungendo
anche che cosa aveva fatto in ogni
occasione». Poi ovviamente il suo caso ha
fatto scalpore ed è stata ospite di talk
show, protagonista di network tv e al
centro dell’attenzione sulle copertine
di numerosi giornali.
La cosa forse più curiosa di Jill è che non
riesce facilmente a imparare a memoria
numeri e parole, infatti a scuola era
proprio questo il suo punto debole. Inoltre,
non solo è un'amante dell’ordine, ma
presenta vere e proprie tendenze
compulsive: ogni cosa, in casa sua, deve
avere un posto ben preciso. Nonostante la
sua dote sia spesso e volentieri un peso,
Jill non chiede di essere guarita, ma
soltanto di analizzarla a fondo. |
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TELEGIORNALISTI Walter
Cronkite, lo zio d'America di Pierpaolo Di Paolo
Il 17 luglio scorso, all'età di 92 anni, si è spento il leggendario
anchorman della CBS, Walter Cronkite.
Padre del giornalismo moderno, Walter ha raccontato agli americani i
principali eventi dell'ultimo secolo, divenendo presto anch'egli parte della
Storia.
Inizia la sua carriera come reporter inviato in Europa durante la II
guerra mondiale. Si fa paracadutare in Olanda assieme alla 101°
divisione aerotrasportata. Partecipa allo sbarco in Normandia, racconta la
conquista della Luna, la morte di Martin Luther King, le dimissioni di Nixon
per lo scandalo Watergate.
Il suo stile spontaneo e diretto, il modo partecipativo e sentito con cui
affronta il suo ruolo di giornalista lo fanno entrare immediatamente nel
cuore degli americani. Cronkite conquista la fiducia e la stima dei suoi
spettatori prima, e del mondo intero poi, con quella maniera genuina di
raccontare la realtà, mostrata agli altri attraverso i suoi occhi.
«È finita, se ho perso Cronkite ho perso l'americano medio». Sono queste le
parole con cui l'allora presidente Johnson commenta l'editoriale col
quale il celebre anchorman si schiera contro la guerra in Vietnam, non dando
nessuna chance di vittoria all'esercito americano.
È rimasta nella storia del Giornalismo e dell'America la trasmissione in
cui, nel 1963, il giornalista annuncia la morte di Kennedy. Walter
cerca di vincere la commozione e dissimulare, in un gesto di dignitoso
pudore, le lacrime che spuntano sul suo viso: unica perdita di compostezza
di un professionista sempre imperturbabile.
Per 20 anni è il conduttore del telegiornale più seguito in America, il
CBS Evening News, ma
per 60 anni rappresenta «una voce di certezza in un mondo incerto» e «la
persona di cui più ci si fida in America», per ricordarlo con le parole
dell'attuale presidente Barack Obama.
Anche dopo il suo ritiro dalla CBS, Walter Cronkite continua a vigilare, da
opinionista, sui principali eventi politici del Paese, senza mai perdere lo
spirito critico e la schiettezza delle sue posizioni. Nel 1998 si schiera
con Bill Clinton durante il suo processo per impeachment. Nel 2003
condanna apertamente George W. Bush per l'ingiustificata invasione
dell'Iraq.
Era solito concludere i suoi servizi con l'espressione "And that's the
way it is - E così vanno le cose", che sintetizza e racchiude
perfettamente il suo stile familiare e sincero. Quello stile che l'han reso,
per tutti, "lo zio Walter". |
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SPORTIVA Bluff,
rischio e seduzione di
Pierpaolo Di Paolo
Quando si parla di Poker, l'immaginario
collettivo corre a stanze fumose, sigari agli angoli
della bocca, bicchieri di whisky a portata di mano e
belle donne ad accompagnare i giocatori di turno.
Questo cliché è stato improvvisamente abbattuto
negli ultimi anni e, grazie a programmi televisivi,
il poker è stato imposto a livello internazionale
come gioco del momento. Rappresenta infatti la nuova
moda destinata a spopolare in tutto il mondo,
soppiantando gli ormai superati Bridge e scacchi e
lo stesso burraco, novità banale e poco
televisiva.
Programmi come
Poker1mania, in Italia, hanno catapultato nelle
nostre case una rinnovata immagine del Poker con le
sue fiches, i rilanci, i bluff e soprattutto con i
suoi scenografici personaggi. Nuovi eroi moderni,
molto spesso nuove eroine.
Non più donne sedute dietro i loro compagni,
affascinanti comparse in un mondo maschile. Le tv ci
mostrano donne astute, caparbie, capaci di ingannare
l'avversario o svelare i suoi bluff. Spesso molto
belle, in modo da poter usufruire anche di un'arma
ulteriore, a volte micidiale: la provocazione.
Tra le giocatrici forti e bellissime, impossibile
non citare
Tiffany Michelle. Nata a Los Angeles, Tiffany è
un'artista dai mille talenti. A soli 10 anni
esordisce in teatro, dando il via a una carriera di
attrice che la condurrà a prender parte a numerosi
film. Oltre alla recitazione, la ragazza americana
sviluppa presto una seconda grande passione, la
musica, impegnandosi come cantante e scrittrice di
testi.
È proprio negli ambienti della recitazione, giocando
con altri colleghi attori, che la Michelle scopre
un talento naturale per il poker.
Nel 2005 partecipa a Las Vegas al suo primissimo
torneo, uscendo vincitrice e definitivamente
innamorata del mondo delle competizioni sul tavolo
verde.
Viaggiando attraverso l'Europa per partecipare a
vari tornei internazionali, Tiffany accumula
successi e si fa velocemente un nome nel circuito
del poker professionale.
Nel 2008 centra il gran colpo piazzandosi 17° in un
torneo di 6.844 giocatori, e diventando la donna col
miglior piazzamento mai conseguito in tornei di
queste dimensioni.
Con questo risultato, che le ha garantito un incasso
di oltre 334.000 dollari, e grazie agli altri
numerosi montepremi conquistati, Tiffany Michelle
entra nella classifica delle 35 giocatrici più
ricche del pianeta.
Il suo non è un caso unico: sono sempre più numerose
le campionesse che spopolano i tavoli di mezzo mondo
mostrando un intuito e una capacità di calcolo fuori
del comune. Sfruttando anche sguardi,
atteggiamenti sexy ed il loro corpo da favola,
confondono avversari e conquistano tornei.
In un gioco dove intuire i pensieri dell'altro è
tutto, dove non tradirsi con lo sguardo è
fondamentale, non è sempre facile mantenere il
sangue freddo e la concentrazione a queste
condizioni.
La leadership maschile nel poker, che per il momento
sembra ancora salda, potrebbe avere davvero le ore
contate. |
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