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Telegiornaliste anno V N. 26 (197) del 6 luglio 2009
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MONITOR Federica
Riccio: il giornalismo, una questione di rispetto di
Giuseppe Bosso
Giornalista professionista, Federica Riccio
lavora al tg di Canale 9. Muove i primi passi sulla carta stampata scrivendo per
Cronache di Napoli e, dopo una parentesi all’emittente molisana
Telemolise, è rientrata a Napoli nel 2004 approdando all’emittente partenopea.
Come sei arrivata a Canale 9?
«In Molise ho vissuto un’esperienza importante, mi ha permesso di affrontare con
dimestichezza la televisione a cui aspiravo. Nel 2004, per motivi personali,
dovetti rientrare a Napoli e iniziai a mandare curriculum a varie emittenti,
finché non venni contattata da Canale 9 per un colloquio: è andata bene, ed
eccomi qui».
Sei una delle poche donne in redazione. Hai avuto mai problemi?
«Assolutamente no. Sono stata molto fortunata all’inizio, quando mi occupavo di
basket da appassionata sportiva quale sono, a trovare una redazione dove mancava
una figura che seguisse questa disciplina. Per il resto, non ho mai avvertito
diffidenza nei miei riguardi, e aggiungo che avere un caporedattore energico
come Rossana Russo, una presenza importante non solo per il nostro canale, ti dà
una marcia in più».
A Capodanno avete vissuto un momento di ‘notorietà’, per l'episodio
che ha coinvolto il collega Carlo Alvino (un ragazzo ha sparato due colpi di
postola durante un'intervista, ndr). Cosa avete provato?
«Molta solidarietà per Carlo che si è trovato in una spiacevole situazione, con
un gesto deprecabile che solo chi si trova ad operare a stretto contatto con una
realtà difficile come quella dei quartieri napoletani può capire. In ogni caso,
non avevamo certo bisogno di questo episodio per farci conoscere, dal momento
che Rossana collabora attivamente con La7 e siamo quindi un punto di riferimento
anche a livello nazionale».
Pro e contro di lavorare in una tv locale?
«Sicuramente è utile perché, non essendoci quella specializzazione che hanno le
grandi redazioni, finisci per lavorare su più campi e quindi formarti
attivamente in modo pieno. Così facendo, però, non riesci a concentrarti su un
settore particolare, e ne risenti inevitabilmente nel momento in cui sei pronto
per fare il grande salto a livello nazionale».
La vera immagine di Napoli, secondo te, è quella che esce da Gomorra o
dai tanti volontari che si sono recati in Abruzzo per soccorrere i terremotati?
«Molti amici che vivono all’estero hanno impressa l’immagine di Napoli come
camorra, mandolino e rifiuti. Però non si può non sottolineare il grande impegno
che abbiamo saputo tirare fuori in una situazione come quella abruzzese, che
dimostra come ci sia volontà di combattere l’immagine negativa».
L’informazione può migliorare queste negatività?
«Certo, anche se non dobbiamo cadere nella demagogia. L’importante è essere
obiettivi nel riportare la cronaca, senza estremizzare la realtà. L’obiettività
è per me la cosa più importante nel nostro lavoro».
Quali sono state le esperienze che più ti hanno colpito?
«Non potrò mai dimenticare la frana di Ischia di qualche anno fa in cui rimasero
uccise una mamma e le sue due bambine. Parlando ci cose più leggere, invece, è
stata una bellissima esperienza andare con Enzo Maiorca in barca a vela per
avvistare delfini. E non dimentico nemmeno quando andai a ricoprire il ruolo di
giurata, unica italiana, al Festival del cinema musulmano nel Tatarstan, in
Russia. Seguii la sezione documentari, un’occasione importante per conoscere
altre culture».
Se un domani tu dovessi scegliere tra carriera e affetti?
«In questo momento sono single per cui non saprei dare una risposta certa, ma
posso dire che preferirei non rinunciare né all’una né all’altra cosa».
Come ti descrivi?
«Attiva, molto curiosa, divertente, pratica e diretta. Cerco di essere sempre
come mi si vede, sia nel lavoro che nella vita di tutti i giorni. Mi piace
sempre andare alla ricerca della notizia, di qualcosa da raccontare, con
educazione e nel rispetto degli altri. Tengo moltissimo a questa cosa per via di
un’esperienza che mi ha fatto trovare dall’altra parte della notizia anni fa: la mia
casa andò a fuoco e ci trovammo circondati dai colleghi venuti sul posto a
raccontare l’accaduto. In quel momento non ero molto ben disposta a parlare con
loro, mi preoccupavo soprattutto per la riservatezza dei miei cari. E proprio
perché ho provato quello che vivono le persone quando si trovano circondate dai
giornalisti, mi sono ripromessa di pormi sempre con tatto». |
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CRONACA IN ROSA La
gaia scienza, la triste realtà di
Camilla Cortese
Precaria a 47 anni. Borse di studio,
co.co.co, consulenze, contratti a progetto.
Così una donna, madre di tre figli, ha
deciso di emigrare per sfuggire a un destino
indecoroso che in patria non è riuscita a
combattere. È andata a cercar fortuna in
America, dove spera che ai suoi figli venga
riservato un trattamento migliore del suo.
Il Paese in questione non è una depressa ex
repubblica sovietica, la donna in questione
non è un’umile badante. Mi si perdoni la
cavalcata sullo stereotipo, ma un esempio
terzomondista calza. Perché Rita Clementi
è la ricercatrice italiana che ha
scoperto l’origine genetica di alcune forme
di linfoma maligno.
Rita Clementi ha conseguito all’Università
di Pavia una laurea in Medicina e Chirurgia
e due specialità, in Pediatria e in Genetica
medica. Nel 2004 la pubblicazione della sua
scoperta sul New England Journal of
Medicine, scoperta brevettata e
poi lasciata decadere, adottata però da
illustri gruppi stranieri che la stanno
sviluppando.
Rita Clementi che voleva aiutare i malati di
cancro, oggi sta già lavorando come
ricercatrice in un importante centro medico
di Boston. Prima di partire ha scritto
un'amara lettera di commiato al
Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, denunciando il sistema
antimeritocratico in cui versa la ricerca in
Italia e la grave mancanza di una
sensibilità verso lo sviluppo scientifico.
«Vado via con rabbia, con la
sensazione che la mia abnegazione e la mia
dedizione non siano servite a nulla. Chi fa
ricerca da precario non può solo contare sui
risultati che ottiene, poiché in Italia la
benevolenza dei propri referenti è una
variabile indipendente dalla qualità del
lavoro. Se il malcostume non verrà
interrotto, se chi è colpevole non sarà
rimosso, se non si faranno emergere i
migliori, gli onesti, dare più soldi avrebbe
come unica conseguenza quella di potenziare
le lobby che usano le Università e gli enti
di ricerca come feudo privato e che così
facendo distruggono la ricerca.»
Il premio Nobel Renato Dulbecco ci ha
insegnato che la scienza, per sua natura,
ignora il concetto di Patria, perché è e
deve rimanere universale. Ma le migliaia di
ricercatori italiani fuggiti da un Paese che
investe lo 0,9% del proprio prodotto interno
lordo in ricerca, contro la media del 2%
degli altri, testimoniano che è in atto una
fuga di sapere che nessuno sta
cercando di trattenere. |
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Il pagellone delle fiction
2008/2009
di Giuseppe Bosso
Sole splendente su Stefania Rocca e
Emilio Solfrizzi, protagonisti indiscussi della
stagione con il successone di Tutti pazzi per
amore. Dispiace sapere che l’attrice
torinese, in dolce attesa, non prenderà parte al
secondo capitolo di una serie che ha conquistato
grandi e piccini.
Sereno su Matteo Branciamore e Alessandra
Mastronardi che, senza togliere nulla ai
veterani Amendola - Ricci, sono diventati i veri
protagonisti dei Cesaroni con la loro
tormentata love story, giunta al lieto fine alla
conclusione del terzo capitolo. Auguriamo ai due
ragazzi tanta fortuna considerando che presto
svestiranno i panni dei personaggi che tanta
popolarità hanno loro regalato dopo un’ultima,
definitiva, stagione.
Soleggiante su Raimondo Vianello e Sandra
Mondaini. La coppia più simpatica della tv si
congeda (anche se si spera in un
ripensamento) con un’avventura in crociera
condita dalle solite gag e dalle solite
scaramucce che hanno fatto la fortuna di questi
due straordinari artisti. Un vero esempio da
seguire.
Variabile su Luca Zingaretti, tornato a
furor di popolo a vestire i panni del
commissario più amato dagli amanti dei romanzi e
del telecomando. Come potremmo fare a meno delle
avventure di Montalbano?
Poco nuvoloso su Lino Banfi, in attesa di
tornare per l’ultima volta nei panni di Nonno
Libero. Pur preso dal dramma per la malattia
della figlia Rosanna, ci regala un’altra serie,
Scusate il disturbo, a dire il vero non
svincolata dal copione che lo ha visto coinvolto
nelle ultime stagioni.
Foschia su Simone Corrente. La promozione
a commissario non ha particolarmente portato
fortuna a Simone e al X Tuscolano. Per la nona
serie, malgrado le voci di nuovi protagonisti,
il personaggio di Luca Benvenuto sarà ancora al
comando di Distretto di Polizia. Gli
auguriamo miglior fortuna, considerando che
assisteremo ad un notevole ricambio nel cast,
con gli addii di Silvestrin e Giusti.
Nebbia su Tony Sperandeo e su La Nuova
Squadra che, dopo anni gloriosi, è giunta al
capolinea. I vertici di Raitre non sembrano
infatti intenzionati a proseguire ulteriormente
con le avventure del commissariato Spaccanapoli,
non all’altezza del Sant’Andrea del vicequestore
Cafasso (Renato Carpentieri) e dell’ormai
defunto ispettore Guerra (Pietro Bonetti).
Piove su Maurizio Casagrande, per la
verità forse il meno colpevole del flop di
Piper. La serie ambientata nel noto locale
romano aveva avuto discreto successo come
‘pilota’, due anni fa, ma riproposta adesso non
ha reso come ci si sarebbe aspettato.
Temporale su Lorenzo Flaherty. Stavolta
le indagini dei Ris di Parma non hanno
esattamente esaltato il pubblico di Canale 5.
Dopo cinque stagioni, ci si aspettava forse
qualche innovazione. La nuova serie cambierà
completamente scenario e protagonisti, tecnica
che, a dire il vero, non ha portato fortuna a
chi vi ha fatto ricorso.
Grandina su Gabriel Garko, non esaltante
ne Il sangue e la rosa. La serie ha
ricalcato un canovaccio e protagonisti ormai
noti, e il grande pubblico chiede innovazioni.
Burrasca su Ricky Memphis. Camici
bianchi doveva essere il fiore all’occhiello
di Taodue, ed è miseramente naufragato. Spostato
da Canale 5 a Italia 1, è stato poi
definitivamente sospeso. Un anno da dimenticare,
insomma, per tutte le serie ambientate nel mondo
ospedaliero, genere che probabilmente necessita
di una pausa di riflessione. |
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CULT Sono
una Barbie in carne e ossa
di Valeria Scotti
Per vedere il mondo in rosa, non basta un paio
di occhiali dalle lenti colorate. Karina,
una ragazza russa, ha deciso di regalarsi un
sogno, una nuova identità. Di rubare look e
filosofia di vita a una donna che di anni ne ha
cinquanta e non passa mai di moda.
Stanca della routine, un giorno Karina si è
trasformata in Barbie. Vissuta a lungo in
Kazakhstan prima di trasferirsi a Mosca, si è
inventata una vita da riviste patinate, capelli
biondo platinato, trampoli al posto dei tacchi,
moine e facoltà linguistiche zero. Un
cambio radicale diventato poi un vero e proprio
movimento al quale hanno aderito oltre diecimila
ragazze. Preoccupante, non c’è che dire.
La 'sindrome da Barbie' a Karina è venuta
tre anni fa. Penultimo anno di scuola superiore.
La ragazza non brilla nello studio, è piuttosto
svogliata. Poi l’illuminazione, la rinascita,
che la porta a presentarsi in classe vestita
rosa confetto. Come atto finale, una croce sul
suo nome e, sul diario, ecco apparire il nick
Barbie.
Un gesto di cui andare fiera, come racconta sul
suo
blog nel quale dispensa anche consigli: «Non
ascoltare la musica classica, non è ritmica»,
«Devi diventare una ragazza da rotocalco», «Non
leggere, i libri sono noiosi e danneggiano la
vista», «Non pensare, fa venire le rughe». Così
come sorride beatamente quando pensa alle sue
giornate vuote: shopping, locali e centri di
bellezza. C’è di peggio: Karina Barbie segue una
dieta ferrea da non più di mille calorie al
giorno, spesso si esibisce in spettacoli di
danza del ventre, ha come idolo Paris Hilton e
si dichiara «una bambola viva».
C’è davvero tutto in questa vita da favola,
persino il principe azzurro. Ops, il suo Ken
Carson: Anatoly, imprenditore dal conto
corrente immenso. Speriamo che sia anche
belloccio, e che non abbia i capelli in
plastica. Quelli del Ken originale, s'intende. |
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DONNE L'Angelo
Farrah di
Chiara
Casadei
Non è riuscita a dire il fatidico “sì” per
poco. Il mondo intero si sarebbe sicuramente
sintonizzato commosso davanti al televisore
per assistere al matrimonio tanto atteso tra
Farrah Fawcett, la bella bionda di
Charlie’s Angels, e Ryan O’Neal,
l’Oliver di Love Story, una coppia
che dagli anni 80, tra alti e bassi, è
sempre rimasta unita. «Ogni volta che glielo
chiedevo, lei si è sempre messa a ridere, ma
questa finalmente è la volta buona»,
riportava una recente dichiarazione di Ryan.
Ferrah Leni, come cita l’anagrafe, è nata il
2 febbraio 1947. Dopo il diploma, si immerse
in un corso d’arte per poi trasferirsi a Los
Angeles, dove cominciò a lavorare come
modella e ad apparire in alcuni spot
televisivi. Ma è interpretando Jill Monroe
in Charlie’s Angels che arrivò
all'apice del successo. Parlando appunto
della serie televisiva che ha fatto la
sua fortuna, Farrah ironizza: «Quando
Charlie’s Angels incominciò ad avere un
primo successo, pensai che fosse grazie alla
nostra bravura, ma quando ebbe un tale
successo internazionale, capii che ciò era
dovuto al fatto che nessuna di noi portava
il reggiseno».
Nell’anno 2006, la scoperta di un cancro
al colon che, col tempo, aveva coinvolto
anche il fegato. Nello stadio finale della
malattia, lunga e sofferta, l’attrice
statunitense aveva documentato le sue
giornate, per mostrare senza pudore il suo
viaggio attraverso le cure, il dolore e le
vane speranze con le quali aveva imparato a
convivere. Il Farrah’s Story andò in
onda sulla NBC, provocando scalpore e
disapprovazione: sul New York Times,
Alessandra Stanley parlò di «uno show
abominevole».
L’attrice si è spenta a giugno, lasciando
solo il ricordo di quel sorriso puro
e sincero che tanto la caratterizzava. A
questo proposito, la collega Kate Jackson ha
detto: «Quando penserete a Farrah,
ricordatela sorridente perché questo è
esattamente il modo in cui vorrebbe essere
ricordata, smiling». |
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TELEGIORNALISTI Renato
Cavallo, raccontare la cronaca di Napoli di
Giuseppe Bosso
Giornalista professionista, Renato Cavallo lavora all’Agenzia Video
Giornalistica Videocomunicazioni dove ha mosso i primi passi nel mondo
dell’informazione. Ha avuto esperienze anche ai quotidiani Cronache di
Napoli e Il Mattino.
Come ti sei avvicinato al giornalismo?
«Bussando a varie porte, finché Videocomunicazioni non mi ha aperto.
Certo, agli inizi non è facile, ma man mano che impari acquisti autonomia».
Credi sia stato corretto dare tanto spazio al ‘caso Noemi’?
«Io non lo definirei nemmeno così, è evidente che parlare di questa vicenda
sia stato un modo per sviare l’attenzione da altre questioni che riguardano
chi è al potere. Non è altro che una strategia».
Gli ultimi fatti di cronaca napoletana ci raccontano di un ragazzo rumeno
ucciso tra l’indifferenza della gente a Montesanto, una ragazza che ha
rischiato di perdere un occhio per aver difeso un omosessuale in pieno
centro. Cosa può fare l’informazione per scuotere le coscienze dei
cittadini?
«Tutto quello che possiamo dare è il nostro impegno per raccontare la
cronaca, i fatti come accadono. I commenti li lascio volentieri agli
editorialisti, ma è la società che deve reagire, svolgendo un lavoro
parallelo di repressione delle fasce criminali e di sviluppo economico e
sociale».
Pro e contro di avere una compagna che fa il tuo stesso mestiere? (Barbara
Tafuri, giornalista di Tv Luna, ndr)
«Direi che è un po’ come fidanzarsi con una compagna di scuola al liceo. Se
si fanno le stesse cose e si frequentano gli stessi ambienti è normale, alla
fine, legarsi. La cosa importante per me è che non lavoriamo nella stessa
redazione: quello sarebbe un vero contro...».
La notizia che vorresti dare?
«Mi piacerebbe poter parlare di un processo molto impegnativo, un caso di
cronaca importante».
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SPORTIVA Una
reginetta nei 400m di
Pierpaolo Di Paolo
Vent'anni e un corpo agile e snello, muscoloso ma
sensuale al tempo stesso. Forza e femminilità sono
le caratteristiche di Rachel Christie,
sprinter britannica che potrebbe essere la nuova
regina dei 400 metri. La gazzella nera,
nipote d'arte, si allena a Londra tutti i giorni nel
Linford Christie Stadium di West Kensington. La
struttura è intitolata proprio allo zio di Rachel -
Linford - che vinse l'oro nei 100 metri piani alle
Olimpiadi di Barcellona 1992.
Giovane, bella, un fisico perfetto, Rachel Christie
ha ben più di una strada aperta. Un giorno si è
presentata al concorso di Miss London City.
Probabilmente nelle intenzioni della ragazza non
c'era nulla di più che fare un'esperienza nuova, per
gioco e curiosità. Accade invece che la sinuosa e
conturbante inglesina arriva fino in fondo alla
manifestazione, sbaragliando le concorrenti e
conquistando l'ambita corona. «Non mi aspettavo di
vincere il concorso di bellezza, quando è successo
quasi non ci credevo».
Adesso, dinanzi a lei, il cruccio e il fascino della
scelta. Il Bivio. Grazie a questo titolo
Rachel potrà presentarsi a luglio per concorrere per
Miss Inghilterra e, continuando a sognare ad occhi
aperti, la sua passerella potrebbe condurla a
sfilare l'anno prossimo in Australia, per Miss
Mondo.
La visione è di quelle che farebbero sospirare
milioni di ragazze sognanti, ma seguire questo
sentiero potrebbe voler dire, per l'affascinante
atleta londinese, niente più successi in pista. «Mi
piace sia lo sport che l'idea di fare la modella. Se
una delle due strade mi conduce da qualche parte e
mi offrirà un'opportunità, sarò felice di seguirla,
ma l'atletica resta il mio primo amore».
L'amore per lo sport, e la corsa in particolare, ha
un'origine molto remota e profonda, che secondo
alcuni va fatta risalire a una notte di 12 anni fa,
quando il padre Russell fu ucciso a coltellate per
questioni di droga. Una tragedia terribile
che sconvolse gli equilibri familiari. Lei aveva
solo 8 anni: «Ci penso tutto il tempo. Ero piccola,
ma lo shock fu grande. E lo sport, qualsiasi genere
di sport, è un buon modo per combattere lo stress».
Il fratellino minore è un promettente pugile, mentre
il maggiore è un corridore, come lei. La corsa è
stata sempre un'importante valvola di sfogo. Anche
per questo molti non credono ad una sua sterzata nel
mondo delle passerelle. La ragazza si sta allenando
duramente e da tanto tempo per conquistare un posto
alle Olimpiadi di Londra 2012. E sebbene le
sirene dello spettacolo stiano cercando di sedurla,
chi la conosce bene è pronto a scommettere su un
punto: a Londra Rachel ci sarà. |
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