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Telegiornaliste anno IV N. 37 (162) del 20 ottobre 2008
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Vittoria Biancardi: calcio, che passione!
di Pierpaolo Di Paolo
Da due anni Vittoria
Biancardi è redattrice del portale sportivo dedicato al calcio Napoli
Tuttonapoli.net diretto da Francesco Molaro. Tra le esperienze più
importanti, il ritiro 2008 di Jennersdorf del Napoli, durante il quale Vittoria
ha avuto la possibilità di crescere professionalmente cimentandosi nella
fotografia e nelle riprese video, oltre che scrivere per il sito suddetto.
Da un anno collabora con l'emittente televisiva campana Tv Luna, in qualità di
giornalista e di conduttrice di due programmi sportivi riguardanti la prima e la
seconda divisione di calcio (ex serie C): Campania Gol e Anteprima Gol,
e del tg sportivo della stessa rete. Ex calciatrice professionista, ha militato
nel campionato di serie C con l'Aston Volla. Vittoria ha il brevetto di
Dirigente Sportivo presso la LND.
Come mai ti dedichi al calcio? Era tuo obiettivo diventare giornalista
sportiva, un amore per il calcio in particolare, o la consideri solo una tappa
occasionale nella tua vita professionistica?
«Il calcio è una passione che coltivo da quando avevo 12 anni. Tutto è iniziato
con i mondiali del '94: lì ci fu il primo colpo di fulmine e nel corso degli
anni la passione è cresciuta sempre di più. Quando sei piccola non hai
possibilità di coltivarla in maniera concreta, ma appena ne ho avuto
l'opportunità, l'ho subito colta».
Hai seguito il Napoli da inviata in Austria per il ritiro precampionato.
Com'è la vita da inviata?
«La vita da inviata è bella ma molto dura perché i ritmi sono serratissimi e si
lavora dalla mattina fino alla sera tardi. Devi seguire la squadra, gli
allenamenti, e quando torni in albergo hai sempre tanto da scrivere. Io mi son
occupata anche dei contributi video per il sito, per cui dovevo montare le
immagini e le interviste, occuparmi delle fotografie...».
A proposito delle fotografie: spesso gli articoli sono accompagnati da foto
fatte direttamente da te: questa della fotografia è una semplice passione o
intendi diventare una fotografa professionista?
«Per ora è solo una passione, ma non escludo che possa diventare anche una
professione. Questo perché al giorno d'oggi è importante avere quante più
abilità possibile, e non limitarsi al ruolo televisivo o al giornalismo scritto.
Io adoro comparire in tv ma anche scrivere, fare le riprese e fotografare.
Insomma, cerco di essere una giornalista a 360°».
Parliamo degli incidenti nelle stazioni di Garibaldi e Termini per la gara
Roma - Napoli. La violenza sembra non poter esser allontanata da questo mondo.
Chi credi che ne sia realmente responsabile?
«Credo che in questa situazione siamo un po' tutti colpevoli, perché hanno
esasperato i toni tutti, compresi i media. A questo proposito devo dire che ha
giocato a sfavore del Napoli la concomitanza con la giornata di stop per la
nazionale: non essendoci il calcio giocato anche noi siamo stati costretti a
cavalcare più del dovuto questo evento, esasperandolo e dicendo anche tante cose
non esatte pur di mantenere viva l'attenzione».
Ma se tali soggetti sono noti alle forze dell'ordine, al punto che il
ministro
Maroni è stato in grado di elencare i capi di imputazione di ciascuno dei
camorristi coinvolti, perché poi vengono presi provvedimenti contro la tifoseria
in generale invece che contro i singoli responsabili?
«E' una cosa che tutti ci siamo chiesti, qualcuno ha addirittura parlato di un
complotto contro la s.s.c. Napoli. Non vogliamo fare del vittimismo ma è una
situazione che dura da tanto tempo e non solo contro il Napoli calcio, ma contro
tutta la città. Basti ricordare la vicenda rifiuti e l'accanimento nel gettar
fango sui cittadini di questa città, quasi fossero i responsabili anziché le
vittime di quello scempio perpetrato ai loro danni».
Ha ancora un senso in questo contesto la responsabilità oggettiva delle
società, per fatti di ordine pubblico che può (dovrebbe) essere garantito
unicamente dalle autorità?
Non c'è il rischio che, così facendo, le autorità concedano un "ruolo" agli
autori di queste violenze esponendo le società al loro ricatto?
«Sicuramente è così. Chiudendo le curve non si risolve niente, anzi. La
responsabilità oggettiva è una norma superata, che nella realtà attuale non ha
alcuna ragione d'essere ed è anzi produttiva di situazioni perverse.
La verità è che la società non può più nulla contro queste persone, che a torto
son chiamate Ultras e che invece, giustamente, tu definivi camorristi. E' solo
lo Stato che deve intervenire.
Utilizzando la responsabilità oggettiva invece stiamo scaricando ogni
responsabilità su chi non ha di certo i mezzi per assicurare l'ordine pubblico.
Le società hanno bisogno d'aiuto e lo Stato deve cominciare a schierarsi dalla
parte giusta, colpendo individualmente i responsabili invece di lavarsene
le mani con provvedimenti generali utili solo ad esporre la società al ricatto
dei criminali».
Dunque il provvedimento con cui il giudice Tosel ha chiuso le curve equivale,
da parte delle istituzioni, a uno schierarsi con i criminali?
«Di fatto sì. Di fronte ad atti di violenza, colpire una generalità di tifosi
anziché i reali responsabili non è giustizia, è solo l'atto di uno Stato inerme
che abbandona i suoi cittadini nelle mani dei criminali. Paradossalmente sono
proprio questi provvedimenti a concedere a quei criminali un ruolo, permettendo
loro - ancora e sempre impuniti - di bussare alle porte delle società e
pretendere dei soldi in cambio di partite tranquille.
E, stando così le cose in Italia, le società dovranno cedere.
In Inghilterra le cose vanno bene perché chi sbaglia paga con il carcere.
La pena c'è, è individuale ed effettiva. Qui è effettiva solo l'impunità
del singolo, e a pagare sono sempre le masse incolpevoli.
Questo non porta a nessuna giustizia, ma solo a rendere il singolo criminale più
potente all'interno della società. E in questo processo lo Stato diventa il suo
principale alleato».
A questo proposito, Matarrese ha auspicato l'introduzione delle celle
direttamente negli stadi. Può essere un primo passo verso un auspicabile
interventismo?
«No, questo è veramente eccessivo. Lo stadio dovrebbe essere un luogo di
divertimento, dove potersi distrarre dai problemi quotidiani. Sfido chiunque a
rilassarsi davanti a una gabbia coi criminali dentro, è un passo verso la
direzione sbagliata.
Se posso dirlo sinceramente, la trovo una cosa proprio stupida, priva di ogni
logica.
E' sbagliato perché ci allontana ancora di più dall'idea di uno stadio quale
momento di gioia ed aggregazione. Abbiamo diritto ad uno stadio a misura di
famiglia, e per raggiungere questo sogno occorre uno Stato capace di intervenire
e colpire individualmente i violenti». |
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CRONACA IN ROSA Napolitano, pensaci tu!
di Camilla Cortese
Un tam tam senza precedenti ha invaso il Quirinale la scorsa
settimana. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto circa
una e-mail ogni due minuti: «Presidente Napolitano non firmare la legge
Gelmini sul maestro unico».
Un movimento pacifico e originalissimo ha riposto i propri
desideri nella più alta carica dello Stato con l’ingenuità di un bimbo
speranzoso. Chissà, forse gli italiani pensano che il presidente della
Repubblica sia Babbo Natale. O forse, oramai, nell’era del disinteresse per la
politica, negli anni del funerale della militanza ideologica, il capo dello
Stato pare l’unico di cui potersi fidare.
Il fenomeno è stato preceduto da un’estesissima catena di
sms: «Vai sul sito del Quirinale, clicca su posta e manda una e-mail a
Napolitano per chiedergli di non firmare il decreto».
Sicuramente i padri della Costituente non avrebbero mai
immaginato una simile circostanza e un così esteso appello direttamente al
presidente della Repubblica che, come non ha mancato di ricordare Napolitano,
secondo la Costituzione
«non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli
attribuisce» poiché «è il Governo che si assume la responsabilità del merito
delle scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento,
che possono essere contrastati, respinti o modificati solo nel Parlamento
stesso».
Italiani ignoranti della Costituzione? Molto.
Strumentalizzazione orchestrata da sindacati e partiti della Sinistra
indebolita? Probabile. Ma come si spiegano allora le
occupazioni di atenei in tutta Italia, le presidenze
occupate dai collettivi, il volantinaggio e i sit-in degli studenti
universitari?
Tra Milano, Firenze, Verona, Torino e Napoli, verso Pisa,
Roma, Parma e Cagliari, sta forse nascendo una sottocultura para-politica e
trasversale, un movimento di coscienza
e di buon senso che dice no ai tagli da far west, alla
riduzione delle borse di studio, alla precarizzazione del corpo docente. No
alla legge 133/2008 e alla svendita delle università pubbliche. La Sinistra
attuale, col carisma che (ahimè) si ritrova, di quegli studenti imbestialiti non
ne avrebbe aizzati che qualche sparuto gruppetto. |
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FORMAT
Per i reality è tempo di radio di
Federica Santoro
Giovanna, una giovane donna di Brescia alle prese
con la sua prima gravidanza, Gianluca di Messina, reduce dalla rottura del suo
fidanzamento, Dolores da Siena, che a giugno affronterà la maturità, Max da
Imola, che ha iniziato una dieta, Elena da Napoli, fresca di pensionamento e
Roberta da Bologna che ha invece appena trovato un nuovo posto di lavoro. Sono
questi i protagonisti del primo reality show radiofonico che potremo
ascoltare per nove mesi, fino alla prossima estate, sulle frequenze di Radio
Kiss Kiss.
Lanciato da Pippo Pelo, come novità
all’interno del suo fortunatissimo programma
Pelo e Contropelo, oramai da sette
anni sulle frequenze della radio napoletana, il reality seguirà la vita di sei
concorrenti che stanno affrontando un momento di grande cambiamento.
«Condivideremo con loro gioie e dolori - ha annunciato Pelo - tentando,
assieme al pubblico, di dar loro utili consigli e soprattutto di farli
sorridere, come è nel nostro dna».
Dalla tv alla radio, il reality continua ad
essere la forma d’intrattenimento preferita dall’industria dello spettacolo, dal
Grande Fratello alla Fattoria e dall’Isola dei Famosi alla Pupa e il secchione,
sembra che nessuno possa più farne a meno.
Certo questa nuova forma radiofonica potrebbe
riservare qualche sorpresa, se non altro perché ci risparmierà ore incollate
alla tv. Il nostro spirito voyeristico risulterà sicuramente messo a dura prova,
ma la nostra resterà senza dubbio soddisfatta ascoltando le storie che, di volta
in volta, potremo seguire dai racconti in diretta dei vari concorrenti.
La squadra della risata è poi una delle migliori.
Già collaudata da anni di scherzi, gag, parodie di programmi e personaggi
celebri, ci saprà sorprendere anche in questa nuova sfida partita sabato 11
ottobre dal Palais Saint-Vincent, dove
Pelo e contropelo si è aggiudicato la
Grolla come miglior morning show d’Italia
nell’ambito del prestigioso Premio Casinò
di Saint-Vincent per la Radio. Assieme al capobanda Pippo Pelo, presenti i
comici che con lui animano la mattina di Radio Kiss Kiss:
Gigi e Ross, noti per la parodia delle Iene;
I Ditelo Voi, imperdibili ne I Tre
Capitolando e Fedora, unica donna del gruppo, che ha il compito di
trovare le notizie strane del giorno. |
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CULT Sex
Toys, il piacere è donna di Valeria Scotti
Eros e arte per un viaggio più fisico che spirituale. In fondo, qualsiasi
oggetto può diventare uno strumento di piacere per lei.
I sex toys, poi, non fanno più scandalo, semmai incuriosiscono e
soddisfano. Una recente indagine Aispa, condotta su 200 donne milanesi, ha
messo in evidenza che il 20% circa del campione ha sperimentato almeno una volta
sex toys, mentre il 30% ha provato a toccarli e a maneggiarli. Non più
perversione, ma terapia. Parola di medico.
E mentre spuntano un po' ovunque sexual store, è il tempo di esporre i
gadget in una mostra dall’omonimo nome, Sex Toys, inaugurata lo
scorso 14 ottobre alla
Wannabee Gallery di Milano. Ventidue gli artisti che hanno affrontano
nelle loro opere il tema del sesso con ironia e spudoratezza, senza mai toccare
la volgarità.
E allora c’è Cadeau, il ferro da stiro con vibratori multicolor,
il water con giocattolino incorporato – attenzione, non è uno spremiagrumi – o
Chi fa da sé fa per 3, con la ragazza dagli slip alle ginocchia in cerca
di qualcosa nel frigorifero. E non perché abbia fame…
Sono davvero tanti gli artisti che hanno aderito alla collettiva: Annalù E.
Santambrogio, E. Negretti, F. De Molfetta, A. Reggioli, G. Pellegrini, Andros,
G. Solito, G. Zanet, Hackatao, H. Brown, C. Monnini, I. Falconi , M.Bonfanti, P.
Schmidlin, A. Spadari, S. Pappalettera, T. Morelli, T. Porta, Vania Elettra Tam.
E c’è anche un volto, o meglio una chioma platinata conosciuta: Andy,
musicista dei Bluvertigo. Per My-yoyo, luxury brand di accessori, lingerie e
cosmetica, l’artista si è cimentato con i distributori automatici di love e
sextoys. Comodo trovarli nelle toilette per signore, all'interno dei
ristoranti più trendy, nei centri benessere, negli istituti di bellezza. Basta
inserire i soldi e selezionare il prodotto che più interessa: dadi dell’amore,
gel per massaggi, geisha’s ball e paperelle vibranti, per le più vezzose con
tanto di boa e Swarovsky sul becco.
Insomma, di sesso oramai se ne parla dappertutto. A questo punto, meglio farlo.
Anche da sole. |
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DONNE Mariela
Castro Espìn e la nuova Cuba di
Federica Santoro
«A sentire le vostre associazioni gay, mi pare di capire che
in Italia c'è molto dibattito e proteste su questo argomento. Insomma, mi pare
che da voi ci sia molta insoddisfazione tra gay, lesbiche e transessuali. Forse
il signor Rutelli dovrebbe occuparsi degli italiani. Dei cubani già ci stiamo
occupando noi».
Con queste parole Mariela Castro Espìn aveva risposto,
qualche mese, fa alle accuse rivolte da Francesco Rutelli al governo cubano,
colpevole secondo il rappresentante del Pd di non riconoscere i diritti dei gay.
Tutto si risolse in uno scambio acceso di battute che però portò, per la prima
volta, un po’ di luce sulle battaglie cubane per i diritti civili di donne, gay
e lesbiche. Un movimento che ha radici lontane, nella rivoluzione cubana del
1959, quando Vilma Lucila Espín Guillois - madre di Mariela, instancabile
combattente per l’emancipazione della donna e la difesa dei diritti
dell’infanzia - fondò la Federazione delle donne cubane, alla cui
organizzazione e direzione si dedicò per tutta la vita.
Mariela è direttrice del Cenesex, il Centro cubano di
educazione sessuale che, dal 1989, si batte per far avanzare la battaglia sui
diritti civili. Membro esecutivo dell’Associazione Mondiale per la salute
sessuale,
psicologa e direttrice della rivista Sexologia
y sociedad, ha dedicato proprio come sua madre la vita alla lotta contro le
discriminazioni di genere e per i diritti delle donne e dei gay a Cuba.
Figlia di Vilma Lucila Espín e Raul Castro, Mariela è oggi
una figura chiave nella politica cubana. Attraverso
campagne di educazione sessuale e articoli dove affronta
apertamente l’omosessualità e la transessualità, opera pressioni sul governo per
ottenere il riconoscimento della parità. «Miriamo a una cultura sempre
più aperta verso omosessuali, bisessuali, transessuali – ha dichiarato di
recente - Prima della rivoluzione, Cuba era una società razzista e maschilista,
ma le leggi sono andate verso l'affermazione delle pari opportunità». Infatti è
già stata approvata dal parlamento una legge che prevede che le operazioni
chirurgiche richieste dai trans siano a carico dello Stato. Inoltre, è in fase
di esame la legge che dovrebbe garantire uguali per le diritti coppie gay e
lesbiche, equiparando le unioni omosessuali a quelle eterosessuali.
Al di là del riconoscimento legale, i gay, le lesbiche e i
trans di Cuba vogliono rispetto, «che nessuno si senta in diritto di
discriminarli, umiliarli, picchiarli, escluderli o respingerli» e inoltre, ha
dichiarato la Espìn, «bisogna rafforzare questa etica nelle famiglie perché
accettino tutti e non si discrimini a causa dell'orientamento sessuale».
Purtroppo l’obiettivo non è dei più facili in una società caratterizzata da
"machismo" e da scarso rispetto delle diversità, nella quale in molti ricordano
i campi di lavoro in cui gli omosessuali e i nemici politici venivano confinati
negli anni 60. |
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TELEGIORNALISTI
Paolo Di Capua, la scommessa di Metropolis tv
di Giuseppe Bosso
Giornalista dal 2005,
Paolo Di Capua
conduce il tg di Metropolis tv. In passato, oltre ad aver scritto per
l'omonimo quotidiano di Castellammare di Stabia, ha lavorato in alcune testate
free press e come modello per alcune campagne promozionali.
Paolo,
Metropolis tv
è una scommessa vinta a distanza di due anni di vita?
«Diciamo che potrebbe esserlo, ma niente è sicuro. Il nostro è un network
giovane con ampi margini di crescita, specialmente in una zona come la Campania.
Insomma, credo che solo col tempo si potrà dare una risposta a questa domanda».
L’impiego massiccio di tecnologia e nuove forme di comunicazione sono il
futuro dell’informazione?
«Certo. È inevitabile che il progresso porti a questo. Ormai da tempo si legge
poco e la stampa è man mano calata, permettendo alla televisione prima, e a
Internet poi, di acquistare preponderanza per la tempestività nel riuscire a
dare una notizia e per la caratteristica di essere fonti di informazioni
gratuite. Credo proprio che il futuro sarà caratterizzato da una continua
digitalizzazione».
Dopo la strage di Castel Volturno, il problema immigrati in Campania ha
acquistato una maggiore attenzione da parte dei media. Quale deve essere, in un
simile contesto, il ruolo dell’informazione?
«Duplice a mio giudizio: sicuramente condannare queste forme di violenza, ma
al tempo stesso fare molta attenzione nella selezione delle immagini da far
vedere al pubblico, perché le scene più cruente e sanguinose possono essere mal
captate da chi è mentalmente debole e rischia di essere portato a pensare, per
spirito di emulazione, a comportarsi in quel modo e dare sfogo libero alle più
profonde sensazioni violente. Insomma, un lato investigativo che deve andare di
pari passo a uno psicologico».
Grande è l’attenzione che Metropolis tv, da sempre, ha per le storie
personali anche drammatiche dei cittadini campani, soprattutto bambini come il
piccolo
Chicco Muci
"adottato" dalla Juve Stabia.
«Metropolis cerca, oltre ovviamente a raccontare i fatti, di soffermarsi su
quegli aspetti più vicini alla gente che si trova, spesso suo malgrado,
coinvolta nella cronaca, siano anche drammi quotidiani che in genere si pensa a
non considerare. Ecco, siamo alla continua ricerca del volto dietro la notizia.
E soprattutto, cerchiamo di essere vicini alla gente».
Cosa ricorda con particolare attenzione di questi suoi primi anni a
Metropolis tv?
«Non potrò mai dimenticare del primo servizio importante che realizzai in
occasione di un drammatico incidente automobilistico in cui persero la vita
molte persone: giunto sul posto, vidi feriti coperti di sangue e trasportati via
in barella, persone estratte da automobili ridotte a un barattolo di latta. È
stato il mio primo vero contatto con il giornalismo in tempo reale. Poi non
dimentico l’emozione di aver seguito, lo scorso anno, la Scafatese conquistare
in serie C2 una salvezza che pareva ormai insperata al termine di un campionato
caratterizzato da molti momenti no per la squadra».
Tante donne nella sua redazione... i vostri rapporti?
«Essendo il "cocco" della redazione, sono molto coccolato (ride, ndr).
Battute a parte, cerco sempre di avere un buon rapporto con le mie colleghe
anche se, come tutte le donne, hanno le loro piccole e grandi vanità… ma
capitano anche a me. Per il resto, sono ragazze molto esuberanti e
professionali».
La notizia di cui non vorrebbe più parlare ad un tg?
«Non vorrei più sentir parlare, come agli inizi del mio lavoro giornalistico,
di consigli comunali caratterizzati da una forte noia». |
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Il football diventa sexy di
Mario Basile
La nuova frontiera del football americano?
Curve mozzafiato e sexy lingerie. Chi pensa che il football sia solo roba per
energumeni vigorosi carichi di testosterone, si sbaglia di grosso. Negli States
il football in lingerie è già realtà. Gli ingredienti della versione sexy
del tradizionale gioco americano sono presto detti: una campo regolamentare di
football, il classico pallone ovale e due squadre composte da bellissime ragazze
vestite, per così dire, solo di biancheria sexy. E per ovviare agli
scontri fisici che fanno impazzire il pubblico sugli spalti e alla tv bastano
casco, ginocchiera e protezione per gomiti e spalle.
La novità è che ciò che adesso è solo un
torneo a quattro squadre, la cui prima edizione si è disputata nel 2004 ma solo
con due team, diventerà, a partire dalla stagione sportiva 2009-2010 un vero e
proprio campionato denominato Lingerie Football League. Si affronteranno
dieci squadre, che si andranno ad aggiungere a Los Angeles Temptation,
Phoenix Scorci,
Tampa Breeze e Miami Caliente,
le quattro squadre che si giocheranno l’ultimo torneo in programma nella prima
metà del 2009.
Musica per le orecchie della tv che detiene i
diritti in esclusiva delle partite, la
Horizon Productions, già pronta a
trasmettere tutto il campionato in pay-tv. Gli spettatori potranno così ammirare
non solo allo stadio, ma anche seduti comodamente in poltrona, le grazie (e i
gesti tecnici, si tratta pur sempre di uno sport…) delle belle atlete in gioco.
Le più famose sono Joanne McCarthy, sorella minore della modella Jenny, e
l’attrice Villayna La Salle. Con buona pace delle giocatrici di football
americano femminile, che hanno più volte rimarcato quanto il football in
lingerie con lo sport vero c’entri poco essendone solo una parodia più o meno
riuscita. Punti di vista o pizzico d’invidia? |
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