Archivio MONITOR Sara Segatori, l'entusiasmo della professione di Giuseppe Bosso Sara Segatori, nata a Foligno il 5 febbraio 1973, è laureata di Lingue e Letterature straniere ed è giornalista professionista dal 5 febbraio 2001. Ha lavorato alla redazione politica del Giornale Radio Rai e presso Radio Capital. Nel 2003 ha condotto Tg3 Doc. Le abbiamo chiesto di raccontarci la sua attuale esperienza ad Agri3. Agri3, la rubrica che conduci fino a fine mese, sostenuta dal il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, si può definire un vero e proprio tg dell'agricoltura e dell'alimentazione: hai avuto bisogno di una specifica preparazione per poterlo condurre o ti ci sei buttata a capofitto? «Mi ci sono buttata. Anche perché è stato un caso. Quando sono arrivata al Tg3 (per passaparola) ho lavorato alla rubrica sul lavoro Articolo1, che poi è finita. Sono transitata per un'altra rubrica su alimentazione e salute (Doc), durata pochi mesi. E poi è arrivata questa convenzione con il Mipaaf. E' stata una sorta di scommessa di tutta la redazione di Articolo1 e Doc. Non puoi sapere tutto di ogni argomento: quando sei a tempo determinato, poi, ti capita più spesso di cambiare settore. Quindi cerchi ogni volta di prepararti il più possibile sugli argomenti e di essere più onesto che puoi in quello che dici». In Italia, e non solo, al centro dell'attenzione sono il tema del clima e i vertiginosi cambiamenti che stanno riguardando il nostro pianeta. Il mondo dell'informazione che ruolo può svolgere? «Il mondo dell'informazione ha una responsabilità incredibile in positivo e in negativo. Con argomenti così delicati come il clima o le emergenze sanitarie e alimentari, ad esempio, devi cercare di stare ancora più attento: per quello che mi riguarda, tento di sentire più opinioni di esperti che posso. Trovo sbagliato tanto creare falsi allarmi, quanto nascondere l'evidenza. E' un equilibrio difficilissimo». A chi hai cercato di dare voce, ai lavoratori del settore o al consumatore con le sue pur giuste richieste? «Proviamo a dar voce ad entrambi. Anche se puntiamo molto ai lavoratori del settore perché nel panorama televisivo, secondo me, sono quelli che al momento hanno un po' meno voce». C'è stato qualche particolare argomento che ti ha interessato trattare o qualcuno che ti ha messo in difficoltà? «In difficoltà, non direi. Certo, qualcosa è meno nelle mie corde, ma non sono sola, il responsabile della rubrica è sempre molto presente e aiuta tantissimo tutti noi, pur lasciandoci ampio margine di manovra. Gli argomenti che mi interessano di più sono quelli con un risvolto sociale, tipo lavoro nero o esperienze di lavoro positivo: ad esempio ho fatto dei servizi su esperienze con persone affette da disagio mentale». Dopo questa esperienza ti piacerebbe passare alla redazione del Tg3 o di qualche altro tg nazionale? «Beh, a chi non piacerebbe lavorare nel cuore del giornale! Però qui ho anche la conduzione, che mi diverte tantissimo. Ci sono finita per caso: era andata via la conduttrice, e il responsabile, quando mi ha conosciuto il giorno del colloquio, ha deciso di farmi fare qualche prova; poiché avevo condotto a Rainews24, mi sono trovata bene. Devo tanto al mio "capo", davvero! Ed eccomi ancora qui, fino a fine giugno con il contratto ad Agri3 Poi... vedremo!». MONITOR Le pin up della Sessa di Silvia Grassetti Pin up del 2000 è il nuovo blog della nota giornalista tv Simona Sessa, conduttrice e regista del programma tv Trendy Night, incentrato sul mondo dei locali notturni delle Marche. Simona, nell’ambito del suo progetto sociale contro la bulimia, lancia un blog di comprensione e comunicazione rivolto alle ragazze che si trovano o sono uscite dal tunnel della bulimia. Il messaggio della giornalista è semplice: la donna formosa deve essere orgogliosa delle proprie curve. Proprio come le Pin up degli Anni '40 e '50. «Noi siamo le pin up del 2000 – spiega la Sessa - e saremo orgogliose di noi stesse. Se riuscirò con il mio operato a farmi notare ed a fare rumore nel mondo dello spettacolo forse potrò cambiare qualcosa. Potrò contrastare il trend della donna taglia 40 - che detta solo la moda». Recentemente Repubblica ha pubblicato una lettera in cui Simona faceva outing ammettendo di aver sofferto di bulimia. La lettera è stata ripresa dai giornali delle Marche ed è diventata un piccolo caso regionale. Sui due più noti quotidiani marchigiani sono state pubblicate due interviste dove Simona parla della sua sofferenza: «I miei articoli sono stati d'aiuto a molte ragazze che mi guardano in tv e che conoscono ed apprezzano il mio personaggio mediatico. E questo mi ha dato la carica per continuare. Ecco perché ho deciso di creare questo blog che si rivolge a tutte le ragazze malate di bulimia o ex bulimiche: per confrontarci anche in chiave scherzosa sull’odiata malattia che insieme potremo sconfiggere». Prosegue Simona: «Agli uomini piacciono le donne formose. Non a caso la donna più desiderata del mondo, icona della sensualità, resta sempre Marilyn Monroe, taglia 46. E’ vero che cambiano i tempi ed i canoni di bellezza: ma quella della Monroe resiste nel tempo ed ai tempi. Chi può negare che all’uomo giri la testa quando vede una bella donna, formosa, che sculetta ancheggiando e mostra una scollatura sexy?». «Sono orgogliosa della mia taglia 44 - 46 e lo sarò sempre», conclude la Sessa. «Il nostro corpo è uno spettacolo e dobbiamo essere felici di ciò che la natura ci ha dato». CRONACA IN ROSA Professione maestra di Erica Savazzi «A me piace questo mestiere, è sempre bello vedere i bambini che imparano, crescono, ragionano. Purtroppo però i risultati calano e capita di trovarsi di fronte a delle situazioni inimmaginabili. Con i genitori non c’è più un rapporto confidenziale, bisogna stare attenti a quello che si dice, a volte sono gli stessi alunni che ci pregano di non dire alcune cose ai loro genitori, per paura». A parlare così è E. G. una insegnante della scuola primaria di Suno, in provincia di Novara, a cui abbiamo chiesto un parere sui fatti di cronaca che hanno visto protagonisti studenti – vandali e professori incapaci di reagire durante l’anno scolastico appena terminato. E’ vero che gli alunni sono cambiati? «Sono cambiati la società, gli alunni, le regole di comportamento e anche le sanzioni. E forse anche la conoscenza stessa delle norme del vivere civile. E’ cambiata soprattutto la concezione del rispetto che si deve al prossimo». E’ successo pochi giorni fa: un insegnante punisce un allievo che impedisce a un compagno di andare in bagno accusandolo di essere gay e gli fa scrivere cento volte “Sono un deficiente”. I genitori denunciano l’insegnante, che rischia due mesi di reclusione e una sanzione di 25.000 euro. Cosa ne pensa? «L’insegnante ha sbagliato a dare un castigo in forma negativa. Avrebbe dovuto far scrivere per esempio “I miei compagni vanno rispettati”, perché l’alunno è in fase di formazione e non deve crescere pensando di essere deficiente. Bisognava fargli capire che doveva rispettare i compagni. D’altra parte gli alunni dovrebbero arrivare in classe conoscendo un minimo di comportamento civile, dovrebbero sapere che ogni compagno – quale che sia la sua situazione – va rispettato, per cui ogni trasgressione va punita, anche duramente. Ci sono sempre state forme di prevaricazione, ma l’educazione delle famiglie, prima ancora che della scuola, dovrebbe insegnare a rispettare gli altri». C’è stato anche il caso del preside picchiato dai genitori di un alunno perché aveva vietato i cellulari in classe. «La preparazione dei docenti è una questione centrale. Si presume che siano adeguati al loro ruolo. Qualora non lo fossero sono possibili degli interventi: il genitore si può rivolgere al dirigente scolastico e anche ricorrere a vie legali. Il fatto che un genitore abbia aggredito un preside indica in primo luogo la mancanza di rispetto e la svalutazione del lavoro dei docenti, nonché la pretesa di ricattarli. Il genitore vuole sostituirsi all’insegnante nella gestione scolastica del figlio». Qual è il rapporto studente - genitore? «Ci sono ragazzi che pur impegnandosi il meno possibile vogliono avere buoni voti da mostrare ai genitori. Così come ci sono genitori che pur vedendo che i figli non studiano mai, pretendono risultati eccellenti. Il brutto voto non viene nemmeno preso in considerazione, e se viene assegnato i familiari non si arrabbiano con lo studente indisciplinato ma con gli insegnanti. D’altra parte, nella mia esperienza è ormai evidente che il rapporto affettivo coi genitori è sempre più assente. Qualche giorno fa abbiamo chiesto ai ragazzi di quinta elementare di spiegarci le loro aspettative per il futuro. E' emerso che vogliono tanti soldi, fare carriera e avere bei vestiti e una bella auto. Nessuno ha menzionato il lato affettivo». Secondo lei cosa c’è alla base degli spiacevoli fatti di cronaca sentiti durante questo anno scolastico? «Nella società del comunicare l’importante è apparire, e siccome è difficile farsi notare per cose positive va bene qualsiasi cosa. Finché non si distingue più tra bene e male». Cosa può fare un insegnante quando si trova di fronte a episodi di questo genere? «Purtroppo poco. L’alunno arriva già da casa con una certa educazione. In questi casi l’insegnante – che è anche un educatore – dovrebbe intervenire facendo ragionare i ragazzi, “rieducandoli”. Ci vorrebbero delle ore apposite di recupero comportamentale. Poi può anche intervenire lo psicopedagogista scolastico, che però dovrebbe lavorare non solo con il ragazzo, ma con tutta la famiglia. Infine credo siano necessarie delle pene severe, anche pecuniarie. E sarebbe bene tornare a insegnare l’educazione civica seriamente». FORMAT Pagelle di fine anno di Giuseppe Bosso Tradizionalmente giugno è il mese delle somme e dei bilanci sulla stagione trascorsa, e il mondo della televisione non sfugge a questa regola. Ecco allora la pagella dei promossi e bocciati di Telegiornaliste. L'annata 2006-2007 non sarà ricordata positivamente da molti personaggi di spicco, che hanno visto fallire programmi annunciati come sicuri successi: da Amadeus, tornato a furor di popolo (e di milioni) a Mediaset, che doveva rappresentare la novità nel preserale di Canale5 con Formula segreta, alla coppia di fuoriclasse Simona Ventura - Teo Teocoli, mandati allo sbaraglio dalla Rai con Colpo di genio, il cui titolo, a distanza di settimane dalla repentina chiusura, suona decisamente ironico. La Ventura - inoltre - si è trovata alle prese con la più deludente delle quattro edizioni dell’Isola dei famosi, così come l’altra “signora del reality” Barbara D’Urso, che non ha saputo ripetere con Circus e 1, 2, 3... stalla! i brillanti ascolti degli anni passati del Grande Fratello e della Fattoria. Malgrado queste "stecche", e con buona pace dei detrattori, i reality show chiudono ancora in positivo l’annata, dal boom mediatico autunnale de La pupa e il secchione al discusso La sposa perfetta, inframmentati dall’ennesimo Grande fratello. Spostandoci alla voce informazione e approfondimento, due erano i grandi ritorni attesi, quelli di Michele Santoro ed Enzo Biagi. Mentre il primo, dopo l'iniziale flop, ha soddisfatto le attese di Rai2 con Annozero, (che ha raggiunto il tetto massimo di ascolti con la puntata dedicata agli abusi sessuali coperti dal Vaticano), il grande maestro del giornalismo italiano, per contro, non sembra aver fatto presa sul pubblico che pure a gran voce lo invocava da anni. Di certo la collocazione oraria non ha aiutato. Può ritenersi soddisfatto Maurizio Costanzo: abbandonata dopo un decennio Buona Domenica nelle mani di Paola Perego, la quale è riuscita nell’incredibile impresa di far rimpiangere la gestione precedente, Costanzo ha rispolverato con successo il veterano dei talk show targati Mediaset, mantenendo su buoni ascolti la fascia mattutina di Canale5. Dietro la lavagna anche Gianfranco Funari e Fabio Canino: il primo per aver creato più polemiche che ascolti con Apocalypse show, e il secondo per essere durato lo spazio di una puntata con Votantonio. Soddisfacente l’annata della fiction, tra conferme - Un medico in famiglia, Distretto di polizia, R.I.S. - e ottime novità, tra le quali vanno citati I Cesaroni di Claudio Amendola ed Elena Sofia Ricci, che hanno saputo trattare in maniera garbata e divertente le tematiche legate alla famiglia allargata dei giorni nostri. Non si può non ricordare la grande annata di Michelle Hunziker, che è passata dal bancone di Striscia la notizia al palcoscenico di Sanremo con la consueta carica di ironia e freschezza. Un grande plauso va a Flavio Insinna, rivelazione di Rai1 che, toltosi la divisa del capitano Anceschi di Don Matteo, ha raccolto il timone di Affari tuoi tenendo testa alla corazzata Striscia, senza far rimpiangere i predecessori Bonolis e Clerici. Sorride La7, che si consolida con programmi di grande qualità come Le invasioni barbariche, Markette e con l'irriverente Maurizio Crozza, sia pure caduto nell'occhio del ciclone per la famigerata imitazione di Papa Benedetto XVI. Infine i canali satellitari, che stanno conoscendo una felice affermazione in Italia, anche grazie all'apporto di personaggi emergenti come Geppi Cucciari, che ha conquistato la platea di Sky Vivo con il suo scoppiettante show. CULT Vasco: il tour di un fenomeno sociale di Silvia Grassetti Più che un successo crescente, quello rappresentato da Vasco Rossi è un vero e proprio fenomeno sociale. Ce ne siamo occupati nel numero 21, quando abbiamo incontrato i fan del Blasco perfino su Second Life, scoprendo che è l’unico cantante italiano, finora, ad avere un fan club dalla “seconda vita”. Ma la conferma l’abbiamo avuta assistendo alla data zero del Vasco Rossi Live 2007, il concerto che si è tenuto a Latina lo scorso 13 giugno. Una prova generale alla presenza di 18.000 vascomani, tra cui l’attrice Claudia Gerini e Federico Zampaglione dei Tiromancino, rigorosamente sul prato insieme ai più accaniti ammiratori del rocker di Zocca. Parliamo di fenomeno sociale perché così si spiega la presenza fra il pubblico di tutte le fasce d’età: non solo giovani, non solo padri, madri, e figli, ma anche nonni e nipotini. Sotto i nostri occhi la nonna in jeans ricamati e caschetto biondo platino ha accompagnato un nipote di dieci anni dagli occhi lucidi che neanche a Gardaland. Il bimbo, cullato dalle note della sua musica preferita, verso le 23.00 si è addirittura addormentato, e il concerto ha continuato a gustarselo così: tra due asciugamani, sdraiato sul prato ai piedi del proprio idolo. Viene da dire: il posto più rassicurante del mondo. Forse più dei precedenti, questo tour di Rossi ha un’impronta politica: il palco rappresenta «una civiltà invasa dalla giungla, la nostra civiltà assediata dall’inciviltà dei nostri politici, dei kamikaze che pretendono di far rispettare la legge di Dio e non quella degli uomini», aveva affermato Vasco in conferenza stampa. Proseguendo: «Una giungla bianca, malata, priva di clorofilla, che s’infila nelle crepe della nostra imperfetta società e la corrompe. E chi dice che la soluzione a tutto questo è semplice, è un farabutto, lo fa solo per i propri interessi elettorali». La soluzione Vasco non ce l’ha, ma ha la musica, «che unisce, aggrega, consola. E’ una benedizione. Il concerto è un rito laico e pacifico che non conosce la violenza delle tifoserie». E la scaletta, forse per il principio che attraverso il rock si svegliano le coscienze, tra passato e presente propone le canzoni più “politiche” e critiche di Rossi, tra cui Stupendo, Gli spari sopra, C’è chi dice no. Un tour impegnato, quindi, e impegnativo, perché 9 date costano 15 milioni di euro. L’entourage che accompagna il rocker è composto da un centinaio di persone. Il palco, estremamente scenografico coi suoi dieci maxischermi, ha dimensioni che fanno pensare alle band d’oltreoceano: 75 metri di larghezza, 26 di profondità, sei torri dai 18 ai 28 metri d’altezza. Tre chicche: la presenza di Luca Rossi, figlio di Vasco, che in alcune date si esibirà come dj; l’apertura del concerto, affidata alla Cavalleria Rusticana di Mascagni, ad accompagnare l’ingresso della band. Infine il debutto di Matt Laug, già batterista di Alanis Morissette, che non ha fatto rimpiangere l’ex Mike Baird. Anzi. DONNE Femminista d'avanguardia di Tiziana Ambrosi Margaret Brent, ovvero l'antesignana del femminismo moderno. Siamo talmente abituati al suffragio universale e a godere dei diritti guadagnati da altri - spesso con il sangue e il sacrificio - che spesso ci dimentichiamo dove affondano le radici delle nostre libertà. E altrettanto spesso bisogna risalire, come in una sorta di albero genealogico, a tempi lontani. Margaret Brent nacque nel 1601 nel Gloucester, Inghilterra, da una famiglia piuttosto antica - viene fatta risalire la discendenza addirittura a Guglielmo il Conquistatore - e numerosa. Elettrizzata dalla conquista del Nuovo Mondo, Margaret, insieme con la sorella e due fratelli, si imbarca nel 1638 alla volta delle coste americane, destinazione St. Mary, Maryland. Le conoscenze e gli agganci, soprattutto politici, della famiglia resero più facile la loro nuova vita, garantendo incarichi di un certo livello e una certa quota di terre. Margaret si dimostrò subito più avanti rispetto al suo tempo. In una società del tutto maschilista, capì che per affermarsi una donna doveva partire dall'indipendenza economica. Fu assegnata alle due sorelle Brent una quantità ridicola di terra rispetto a quanto dato agli altri coloni. Grazie all'intercessione di Lord Baltimore le due sorelle riuscirono ad ottenere appezzamenti molto più ampi e così nel 1639 Margaret divenne la prima proprietaria terriera, donna, del Maryland. Per niente impaurita dagli eventi, nel 1646 diede supporto al Governatore Calvert organizzando e armando dei volontari per reprimere la rivolta di Claiborne. Con astuzia e caparbietà, con modi non usuali per una donna di quel tempo, con orgoglio riuscì a conquistare la fiducia e il rispetto di molti, primo fra tutti il Governatore, che la "ripagò" nominandola sua esecutrice testamentaria. In un periodo inquieto, con l'amico e protettore Lord Baltimore lontano, sull'orlo di una guerra di religione tra protestanti e cattolici, la possibilità di perdere la colonia, Margaret si vide infine nominata avvocato di Lord Baltimore. Essenzialmente per pagare i suoi debiti. Ma la battagliera Margaret non si fece scappare l'occasione, e mosse istanza innanzitutto per avere voce in Consiglio, in secondo luogo per esercitare due voti, uno come proprietaria terriera e uno come esecutrice degli interessi di Lord Baltimore. La prima donna a chiedere di votare. I tempi però non erano ancora maturi e il nuovo Governatore liquidò la faccenda, affermando che si trattava di privilegi da riservare alle regine. Alla morte della sorella, Margaret ereditò la sua quota di terre, si trasferì in Virginia e fondò una comunità: Peace. Non si sposò mai, altro tratto distintivo rispetto alle donne dell'epoca, quando oltretutto gli uomini erano in sovrannumero di sei a uno. Morì nel 1671, nella sua Peace, senza veder realizzato il suo sogno, che rimarrà inespresso per altri duecento anni, quando finalmente le donne cominciarono a prendere coscienza di loro stesse e nacquero i primi movimenti femminili organizzati. TELEGIORNALISTI Federico Pini, la mia passione è la tv di Nicola Pistoia «La mia è una passione nata ai tempi universitari, quando ho cominciato a collaborare con un'emittente televisiva toscana. Ricordo le mie prime esperienze di conduzione, i primi servizi di cronaca, una bella emozione». Con queste parole esordisce Federico Pini, giornalista del Tgcom, alla nostra richiesta di parlarci dei suoi inizi. E aggiunge: «Mi ha sempre affascinato fotografare la realtà con la parola, raccontare storie, essere a contatto con la gente». Se potessi scegliere, quali argomenti ti piacerebbe trattare? «Mi occupo di un settore che mi piace molto: la televisione, che è poi un punto di osservazione privilegiato sulla realtà. Sono molto interessato al costume e all'attualità, ma anche alle tematiche religiose. Mi piacerebbe approfondire anche questo aspetto dal punto di vista giornalistico in programmi come Miracoli, per intenderci, andato in onda sulle reti Mediaset». In questo mondo dove il precariato la fa da padrone tu sei un privilegiato? «Mi sento molto fortunato, conosco tanti colleghi in gamba che non hanno ancora un contratto a tempo indeterminato e lo trovo profondamente ingiusto. Purtroppo l'accesso alla professione è regolato da meccanismi ancora poco trasparenti». Secondo te, entrare a far parte di una scuola di giornalismo prestigiosa come quella di Urbino, è una condizione imprescindibile per la formazione di un buon giornalista? «Aver frequentato la scuola di giornalismo di Urbino per me è stata una palestra importantissima, perché si lavora sul campo e su più fronti: carta stampata, radio, tv e internet. La scuola mi ha permesso di ottenere il praticantato e di sostenere l'esame di Stato per professionisti: un modo democratico per permettere di accedere a questa professione anche a chi, come me, non è figlio di qualcuno che conta». Il Tgcom cura anche i contenuti di Mediavideo. Come gestite le due redazioni, quella su internet e quella televisiva? «Tgcom è presente su internet, in tv con delle pillole informative sulle tre reti Mediaset spalmate fra il primo e il secondo tempo dei film, e su Mediavideo. E' possibile grazie a un articolato lavoro di squadra». Un consiglio a chi come te volesse intraprendere questa professione? «Tanta tenacia e determinazione. Mettere in conto numerose porte sbattute in faccia. Ma consiglio anche di non scoraggiarsi mai, di provare comunque a bussare alle porte di qualche redazione con proposte originali. E senza santi in Paradiso (quello dell'editoria). Non demordere ma provare a fare l'esame per entrare in una scuola di giornalismo. Io consiglio l'Ifg di Urbino». OLIMPIA Antonietta Di Martino, la donna che vola di Mario Basile A Brescia, una sera di trent’anni fa, Sara Simeoni scrisse la storia. Lei che nel salto aveva già raggiunto un bel traguardo due anni prima con l’argento delle Olimpiadi di Montreal, andò oltre: più in là di ogni aspettativa, volando più in alto di sempre. Il suo salto fece registrare 2.01 m. Record del mondo e tutti a dire: «Chapeau Sara!». Lo stesso anno a Praga, Sara fece il bis confermando la sua immensa classe. Il tempo ha portato via il suo record. Se lo aspettava. I primati, del resto, sono fatti per essere eguagliati e migliorati. La Simeoni non credeva certo che il suo record rimanesse imbattibile in ambito italiano per trent’anni. Colei che avrebbe cancellato quel primato, infatti, si chiama Antonietta Di Martino, ed è nata solo due mesi prima del record di Sara. Campana di Cava dei Tirreni, la Di Martino ha stabilito il nuovo record lo scorso 8 giugno al Premio Nebiolo di Torino volando un centimetro più su del mito Simeoni: 2.02. Un’impresa che, come spesso accade, nasce da lontano e tra mille difficoltà. Cinque anni fa Antonietta s’infortuna al bicipite femorale. L’anno dopo un infortunio, più grave, alla caviglia, che le costa la ricostruzione dei legamenti. In pratica lo stesso intervento a cui si è sottoposto Totti l’anno scorso, e con cui il capitano giallorosso fa ancora i conti. La stella di Antonietta Di Martino sembrava essere finita così: stroncata dal fato. Peccato, perché era una grande promessa. Nel 2001 a Catania aveva fatto capire con la vittoria ai campionati italiani di salto in alto di avere la stoffa per arrivare ai livelli di due grandi come Antonella Bevilacqua e Sara Simeoni. Una previsione che si è rivelata totalmente sbagliata. Quest’inverno, infatti, la Di Martino con un salto di due metri batte il record italiano al coperto stabilito dalla Bevilacqua tredici anni prima. Poi l’apoteosi al Premio Nebiolo. E’ la nuova regina del salto in alto azzurro. Messo alle spalle il primato stabilito, la Di Martino pensa già al nuovo obiettivo: la Golden League di Oslo. Ma il vero target è un altro: le Olimpiadi di Pechino 2008. Come tante altre atlete azzurre di diverse discipline, Antonietta punta in alto: vuole la medaglia d’oro. E se continua così non è certo un sogno irrealizzabile. |
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