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Telegiornaliste N. 19  del 19 settembre 2005


Il dualismo tra serio e faceto di Tiziano Gualtieri

Dalla favola alla triste verità, dove non c'è nulla di fiabesco. Il numero di quest'anno del magazine viaggia a doppio binario su questo parallelo fatto di profonda antitesi su chi vive la fiaba ogni giorno e chi, invece, è gomito a gomito con l'incubo.
Meno male che, ogni tanto, c'è Medici Senza Frontiere che ci tira le orecchie e tenta di riportarci sulla retta via. Questa volta MSF si scaglia contro i tg con l'accusa di vederli scattare per correre dietro ai rumors lasciando colpevolmente sguarnita la triste storia dei bimbi che muoiono di fame in Niger.
Come sempre, in ogni medaglia, vi è sempre un rovescio che coinvolge direttamente Letizia Ortiz Recasolano, la collega della TVE capace di "incastrare" il primo genito di re Juan Carlos, Felipe di Borbone.
A pochi giorni dal suo debutto, non potevamo certo lasciarci sfuggire l'occasione di parlare di un altro collega, questa volta italiano, molto atteso che ha fatto il suo ritorno davanti alle telecamere. Ovviamente si tratta di Enrico "Chicco" Mentana e della sua trasmissione, Matrix, rivoluzione professionale analizzata a fondo per carpire pregi e difetti.
Siamo ritornati anche sulla trasmissione di Paolo Bonolis, "Serie A" dopo la falsa partenza della prima puntata. Gli aggiustamenti ci sono stati, ma forse poteva essere fatto di più.
Anche i fatti di attualità tra le pagine del nostro magazine: una su tutte l'incredibile esclalation dei casi di violenza in famiglia, dove sembra svilupparsi oltre il 95% dei casi ai danni dei minori.
Purtroppo, anche noi, dobbiamo sottostare a quella legge non scritta che impone di parlare anche di argomenti frivoli per consentire al lettore di scaricare e liberare la mente; quale miglior argomento se non quello delle nuove veline che - dopo l'esperimento di far decidere la coppia da chi guarda da casa - è tornata a essere "imposta" dall'alto.
Per proseguire nell'ora d'aria del lettore, spazio anche a una simpatica disquisizione sul tempo dedicato a un argomento che, sicuramente, interessa tutti: il sesso. Un vero e proprio manifesto del "quando non importa. L'importante è che si faccia".
Ovviamente non potevamo dimenticare la quarta puntata del vademecum su come si diventa giornalisti: questa volta si parla dei fantomatici albi di cui si compone l'Ordine.
Infine, chiudiamo il volo d'angelo sul numero di questa settimana con la consueta rubrica dei "promossi e i bocciati". Pollice su per Alberto Brandi, Monica Vanali e Alessia Tarquinio; verso per Stefano De Grandis, Daniele Garbo e Cesara Buonamici.
MONITOR  La regina delle telegiornaliste di Silvia Grassetti

Ha il sapore della fiaba, la storia di Letizia Ortiz Recasolano: conducendo, sera dopo sera, il tg della tv di Stato spagnola, oltre che ad entrare nelle case dei telespettatori, è riuscita a farsi notare anche nella Zarzuela (la reggia), e dallo schermo televisivo reale ha folgorato con la sua bellezza Felipe de Borbon y Borbon, il futuro re di Spagna.
I due innamorati si sono sposati nel maggio del 2004, e per il prossimo novembre è previsto l’arrivo della cicogna; che porterà il piccolo Pelayo, o la dolce Covadonga, o, come sussurrano i soliti beninformati, due gemelli.
Letizia Ortiz Recasolano, nata il 15 settembre 1972 a Oviedo, con il matrimonio reale ha rinunciato alla carriera folgorante che l’aveva già resa, non ancora 30enne, la più famosa telegiornalista spagnola: dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, la determinatissima Letizia aveva esordito nella carta stampata – nel 1996 ha collaborato in Messico con il giornale Siglo XXI; al rientro in patria ha scritto per le agenzie di stampa Bloomberg e Efe e per la rivista Abc.
 L’esordio televisivo avviene su Cnn Plus come anchorwoman. Ma non le basta: Letizia punta alla tv di Stato. Prende l’iniziativa di mandare una videocassetta al direttore di Tve Alfredo Urdaci, e la spunta, sbancando il botteghino: nel 2001 è lei l’inviata di Tve a New York dopo gli attacchi terroristici al WTC; riceve il Premio Larra come migliore giornalista di meno di 30 anni; conduce
il tg spagnolo in prima serata sulla tv pubblica; dopo la caduta di Saddam Hussein, nel 2003, sarà inviata in Iraq per realizzare un servizio sul contingente spagnolo ad Umm Qasr.
Tutto questo a tempo di record, in una carriera “fulminante” che si è guadagnata grazie alle sue molte doti: bravura, bellezza, professionalità, determinazione.
Una carriera che però Letizia ha deciso di interrompere per sposare il principe Felipe: dal novembre del 2003, con l’ufficializzazione del fidanzamento “reale”, Letizia lascia il suo lavoro e si dedica a imparare il mestiere di futura regina.
Gli ex colleghi si stupiscono della trasformazione della tgista: da professionista libera, rampante, dinamica, a principessa e futura madre dell’erede al trono di Spagna, senza la minima esitazione o il più piccolo segno di cedimento.
Una telegiornalista da ammirare in meno, certo. Ma allo stesso tempo, una fiaba in più su cui fantasticare. Un bebè in arrivo.
E la chiosa d’obbligo: e vissero tutti felici e contenti.
MONITOR Serie A - Atto secondo di Omar Kappa

Dopo la prima puntata di rodaggio, due settimane fa, definita dallo stesso Bonolis come “numero zero”, torna, con una miglior messa a punto, la trasmissione calcistica di mezzasera di Canale5.
A differenza delle molteplici tribune televisive, che discutono di avvenimenti sportivi come se fossero al Consiglio di Sicurezza dell’ONU a dirimere questioni belliche, qui la parola d’ordine è “non prendiamoci sul serio”: nessuna accorata polemica, né tragedie nazionali per un rigore non concesso. Immagini, piuttosto, voci dei protagonisti, e molta ilarità.
Una Gialappa’s Band tornata all’antico dà il suo forte contributo sbeffeggiando a 360 gradi, senza limiti, e frenando eventuali pistolotti demagogici e banalità giornalistiche, e costringe gli stessi opinionisti a ridere di se stessi.
Il cambiamento più evidente è il popolamento delle gradinate alle spalle del conduttore: anche qui il gioco viene svelato, con innocenza o autoironia, e senza imbarazzi, dalla finta tifosa milanista - che ammette di essersi lasciata mascherare in tal modo per esigenze coreografiche.
Ma la novità più importante, quella che tutti i lettori di telegiornaliste.com desideravano, e, viste le polemiche della scorsa settimana (si parlava di un abbandono), molti si aspettavano, arriva dopo una mezz'oretta.
Monica Vanali scende dal loggione portandosi a fianco di “habla habla” Bonolis, e riesce pure ad inserirsi nella discussione e porgere qualche domanda.
D’altra parte un'esperta giornalista sportiva come la bionda padovana era sprecata in quel ruolo di lettrice dei risultati assegnatole nella prima puntata; per quello scopo si poteva utilizzare una giovane velina qualunque.
Certo la bella Monica gli spazi se li dovrà conquistare con i denti, visto che il conduttore raramente ci concede pause verbali. Ma la nostra beniamina ha le spalle larghe, dopo anni di interviste dopopartita e la conduzione di Studio Sport su Italia1.
La presenza della brava Vanali è un motivo in più, oltre alla visione dei gol della giornata, per sintonizzarsi su Serie A.
CAMPIONATO Fuga per due  di Rocco Ventre

Il terzo turno fa registrare il primo pareggio della stagione proprio nel big match tra Manuela MorenoMaria Grazia Capulli; ne approfittano Luisella Costamagna e Maria Concetta Mattei che si ritrovano da sole in testa alla classifica a punteggio pieno. Prima sconfitta stagionale per la campionessa Francesca Todini che deve cedere il passo alla sempre competitiva Monica Vanali.
Arriva la prima  vittoria scacciacrisi per Maria Luisa Busi (vittoria schiacciante sulla Gasparini),  Elsa Di Gati Irma D'Alessandro.
Terzo turno di serie B negativo per Paola Ferrari che, orfana del suo 90° minuto, perde in popolarità e viene eliminata. Stessa sorte per la collega di Rai Sport Simona Rolandi.
CRONACA IN ROSA  In medio stat virtus di Fiorella Cherubini

Argomento tabuato, da evitare nei salotti, guai ad ammettere che piace e barattato con l’amore. Era questo, il sesso ai tempi di Dante.
Sommo poeta che attraversava selve oscure, si aggirava indefesso in mezzo ad anime prave, eppur davanti a Beatrice trascurava il codice del latin lover - in tempi più moderni gentilmente commentato, in diretta tv, da quel trionfo di eleganza che risponde al nome di Costantino Vitagliano.
Argomento inflazionato, sbandierato ai quattro venti, figurante tra le urgenze, divorziato dall’amore. Questo è il sesso ai tempi di Costantino Vitagliano.
Reperto archeologico di qualche palestra milanese che viaggia su e giù per l’Italia, si aggira indefesso tra Buona Domenica e Uomini e donne, eppur quando si trova di fronte Alessandra dimentica il contegno dantesco quand’ella altrui saluta… e mostrasi sì piacente a chi la mira.
Panta rei, diceva Eraclito. Tutto scorre, le cose cambiano. Oggi mica solo i medici son senza frontiere, anche i sondaggisti: nessuno scrupolo, mettono a fuoco un argomento, prelevano un campione di cavie, e via.
Preferisce il sesso ora che è in età adulta o quando aveva vent'anni? A questa domanda il 90% delle donne ha risposto: in età adulta.
Diamo un occhio al podio: Barbara d’Urso dice che da buona terrona è stata sempre passionale, a 20, 25, 30 e 40 anni, e che c'è "il mestiere" anche nel fare l'amore.
Forse è un’espressione ermetica per dire che anche il sesso ha bisogno di pratica, e che l’intesa col partner è frutto di ripetuti tentativi. La medaglia di bronzo le spetta di diritto.
Passiamo ad Elena Sofia Ricci, colei che non rivuole indietro i suoi vent'anni, che a letto non ama mentire, e che per mentire vuole essere pagata. A lei un bell’argento, in assenza di un cric.
Scala la classifica piazzandosi al primo posto Irene Pivetti, 42 anni, che confessa: «Sto dieci volte meglio che a vent'anni, pazienza le rughe, il tempo fa miracoli, a 60 sarò un Padreterno». Una meritatissima medaglia d’oro all’illusione.
Se a sessant'anni la Pivetti diventerà "un Padreterno", care signore, non disperate delle rughe, date il benvenuto alla cellulite, ci son buone speranze per tutte. L’estetica fa miracoli: dove manca natura, arte procura.
Le 40enni hanno sconvolto il Kamasutra, oggi dominano la scena, al diavolo le rose rosse e i bigliettini colorati, qui si fa sul serio. A quarant'anni la donna è più matura, sa quello che vuole, inventa un'alcova in ogni dove: vasche, spiagge, giardini, divani, e non dimentichiamoci gli elettrodomestici.
Tra Dante e Costantino, Beatrice ed Alessandra ci sarà pure una via di mezzo?
Abbasso le ipocrisie, le false mode e la sospetta "mezz'età dell'oro": venti, trenta, quarant'anni, quando ne abbiam voglia perché aspettare?
Il tempo è tiranno, non aspetta nessuno.
CRONACA IN ROSA  Aumentano i casi di violenza in famiglia di Rossana Di Domenico

Il numero di infanticidi commessi in Italia è cresciuto notevolmente rispetto al passato.
In una società come la nostra, dove il bambino viene tutelato da norme giuridiche specifiche, il fenomeno dell’ infanticidio rimane uno dei delitti che suscita nell’opinione pubblica un sempre più forte allarme sociale, soprattutto se si tiene conto del fatto che una buona percentuale di questi reati viene commessa nell’ambito del nucleo familiare, luogo dove il bambino dovrebbe invece essere maggiormente protetto.
Esiste un nome per questo fenomeno: figlicidio, termine che indica, appunto, l’uccisione del figlio da parte del genitore - sia il padre, sia la madre. Il nostro ordinamento penale non prevede il reato di figlicidio, ma punisce quelli di infanticidio (art. 578 del Codice Penale) e di omicidio volontario (art. 575).
Le dinamiche psicopatologiche dell'infanticidio attengono a tematiche depressive; non c'è uno schema comportamentale valido per tutte le madri infanticide, ma di certo nessuna percepisce la reale portata di un gesto così efferato, e tutte hanno una forte tendenza al suicidio.
Secondo i dati ISTAT relativi a tutti gli omicidi volontari compiuti in Italia nel 1998, su un totale di 670 casi, 128 risultano essere omicidi perpetrati in famiglia; di questi, il 17% è rappresentato da casi di figlicidio.
Alcune storie ci lasciano senza parole per la loro inspiegabilità: è il caso di Annamaria Franzoni che, secondo il giudice che l’ha condannata a 30 anni di reclusione, nel gennaio del 2002 ha massacrato il figlio Samuele di tre anni.
L’ultimo caso assurto agli "onori" della cronaca si è verificato a Merano: una donna, dopo avere ucciso a coltellate il figlio di 4 anni, ha tentato di suicidarsi gettandosi dalla finestra della Questura.
Molti esperti sostengono che la causa principale di questi eventi sia da attribuire alla crisi della famiglia, alla mancanza di dialogo tra i coniugi, a forme di abbandono e solitudine che colpiscono la donna-madre.
Secondo noi, non ci sono attenuanti o motivazioni che tengano: gli apparati statali e la società civile devono individuare, ed attuare, ogni forma di prevenzione e protezione utile a salvaguardare l'incolumità e la salute dei nostri bambini.
FORMAT  Le nuove veline di Striscia di Giuseppe Bosso

 Come ogni anno, dopo la calda estate che presto sarà solo un malinconico ricordo nel freddo invernale, anche la nuova stagione televisiva riparte, con i suoi programmi, vecchi e nuovi, e i suoi volti, vecchi e nuovi.
Non sfugge a questa regola anche la scatenata combriccola di Striscia la notizia, che, tanto per cambiare, si presenta ai nastri di partenza con due, o meglio tre, grosse novità: come l'anno scorso, al fianco dello storico Ezio Greggio, non ci sarà infatti Enzo Iacchetti, almeno nei primi mesi di programmazione.
Ceduta lo scorso anno la scrivania all'effervescente Michelle Hunziker, quest'anno arriva, direttamente da Zelig, Franco Neri, anche lui temporaneamente conduttore della striscia satirica firmata Antonio Ricci qualche mese fa.
Ma la grande sorpresa viene dalle nuove veline: tra una news e l'altra, ad intrattenere il pubblico con stacchetti e balletti non ci saranno più la mora pugliese Lucia Galeone e la bionda russa Vera Atyushkina, sostituite, da una nuova mora e una nuova bionda.
Una delle due è Melissa Satta; nata negli Usa ma italianissima, negli ultimi mesi ha acquisito una certa notorietà per la sua partecipazione al programma di Teo Mammuccari Mio fratello è pakistano, ma soprattutto per le sue love-stories con i calciatori Coco e Borriello, e attualmente con il "tronista" Daniele Interrante, amico del cuore del più noto Costantino (prossimo allo sbarco sull'Isola dei famosi, dove speriamo resti molto a lungo).
L'altra nuova velina è Thais Souza Wiggers, dal Brasile per sfondare, con - parole della redazione di Striscia - «il ritmo nel sangue».
Da anni le veline in carica duravano almeno un paio d'anni, per poi salpare verso altri lidi in cerca di nuove fortune: da Lanfranchi-Graziani e Palmas-Barolo, passando per Canalis-Corvaglia- secondo un sondaggio le veline più amate di sempre, tanto che sono state promosse a conduttrici nell'ultima settimana di programmazione a giugno.
Perchè invece Lucia e Vera, veline della scorsa edizione di Striscia, non sono state confermate? Il pubblico non le ha certo disdegnate, come dimostrano le tantissime e-mail ricevute sul sito del programma, le numerose serate in discoteca che le hanno viste coinvolte e i tanti, soliti, siti fioriti in rete.
Le due "ex" non piangono sul latte versato e, se la Galeone si rimbocca le maniche, per la Atyushkina c'è già una nuova soddisfazione, il calendario di Controcampo, realizzato in coppia con l'ex valletta del Processo di Biscardi, Jennipher Rodriguez, nella speranza magari di ottenere lo stesso successo di chi le ha precedute - leggi Alessia Fabiani e Mascia Ferri, per le quali il passo dal calendario alla conduzione in coppia è stato breve.
A Melissa e Thais "in bocca al lupo", che i loro stacchetti combacino bene il pungente ritmo del Gabibbo & soci. A Lucia e Vera altrettanti "in bocca al lupo": che anche per loro Striscia sia un buon trampolino di lancio per una carriera brillante.
Come Elisabetta Canalis insegna. Anche se noi preferiamo un pò di "testa", oltre le gambe.
FORMAT Telegiornaliste/i + Telegiornaliste/i – di Filippo Bisleri

 Il primo gradino del podio della classifica di Telegiornaliste lo assegniamo, questa settimana, ad Alberto Brandi. Pur in presenza di un cast un po’ ridimensionato (ragioni di budget?) a Guida al campionato, il biondo telegiornalista di casa Mediaset, grazie anche alla spumeggiante presenza di Federica Fontana e al collega Maurizio Mosca, confeziona settimana dopo settimana puntate doc. Da ottimo giornalista qual è. Bravo. Per lui “8”.
Secondo gradino del podio a Monica Vanali che, sgomitando un po’, si è ritagliata spazi maggiori e possibilità di interagire con ospiti in studio e in collegamento nel cantiere del programma che è Serie A. Dove, purtroppo, la presenza di Bonolis tarpa le ali ad una meravigliosa professionista come Monica che, forse, avrebbe meritato la co-conduzione. Per lei i nostri complimenti e un bel “7+”.
Ultimo gradino del podio per la sempre spumeggiante Alessia Tarquinio, la cara “caciara” di casa Sky. La ripresa del campionato ci ha riportato negli schermi di casa questa brava e giovane telegiornalista che, in anni di gavetta, si è costruita un’esperienza invidiabile che la porta sempre ad essere all’altezza della situazione. Brava Alessia, continua così. Per lei un meritato “7”.
Ultimo gradino del contropodio a Stefano De Grandis di Sky. Davvero al limite della parodia la sua intervista, dopo Milan-Siena, allo sconfitto tecnico toscano De Canio. Domande scontate e spesso con termini in aperta contraddizione tra di loro tanto che lo stupito Gigi De Canio era in netta difficoltà a rispondere alle domande dell’affaticato (probabilmente è ancora in fase di allenamento come bordocampista per la nuova stagione) De Grandis. Bocciato. Con un “4.5”.
Conquista il contropodio il giornalista Mediaset Daniele Garbo, che, non pago di aver definito l’Ascoli una squadra umbra (serve una cartina geografica?), ha collezionato un’altra serie di gaffes durante la cronaca di Treviso-Livorno. Tutta una serie di topiche degne di Paperissima e meritevoli della richiesta di un periodo di riposo per il telegiornalista. Rimandato. Con un “5”.
Solitamente la promuoviamo, Cesara Buonamici ci piace, ma il suo attacco diretto a Paolo Bonolis e a Serie A in apertura del Tg5 di domenica 11 settembre ha stonato davvero. È bastato un minuto di "sforo" del programma sportivo (che porta tanti soldini nelle casse non floridissime di Mediaset) e un lungo spot pubblicitario (altri soldi per le reti del Biscione) e il vice direttore ad personam si è scatenata in una reprimenda contro chi danneggia i tempi del Tg5. Peccato, un’occasione persa per evitare sterili polemiche. Da non ripetere. “5.5”.
TELEGIORNALISTI Mentana, Matrix guardando alla Rai di Filippo Bisleri

A cinquant’anni, Enrico "chicco-mitraglietta" Mentana ha intrapreso, con Matrix, una nuova rivoluzione professionale. Da quando è stato costretto a lasciare la direzione del Tg5 - rimanendo, ben remunerato, al soldo del Cavaliere -, Mentana ha realizzato una serie di iniziative speciali, tra cui l’intervista esclusiva ad Oriana Fallaci pre-incontro con Benedetto XVI.
Ora prova a sfidare Bruno Vespa con Matrix, che ha risposto con l’anticipazione della data di inizio di Porta a porta.
Chicco Mentana, però, ha lavorato al progetto di Matrix con certosina meticolosità. I bene informati dicono che anche dalle vacanze abbia curato, con la precisione che gli è riconosciuta anche da chi non lo stima professionalmente, i dettagli del programma.
Un programma che, per l’ex direttore del Tg1, una delle vittime del manuale Cancelli della spartizione delle direzioni dei tg e “colpevole” di essersi separato dalla prima moglie, potrebbe essere un trampolino di lancio. I "rumors” all’interno del mondo dei media sottolineano spesso la vicinanza di "Mitraglietta” all’area politica del centrosinistra. In particolare, pare che l’amicizia con il consigliere anziano della Rai ed ex direttore del Tg3 in versione “TeleKabul” Sandro Curzi, potrebbe portare, in caso di vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni, il Chicco nazionale nuovamente alla direzione del Tg1.
Vuole fare il giornalista in un tg, Mentana, e vuole tornare, ora che lo stato di separato non condiziona più la possibilità di avere un ruolo di comando in casa di mamma Rai, a guidare il tg della rete ammiraglia. Scalzando il suo amico Clemente Mimun e portando con sé anche qualche buona penna del Tg5.
Nonostante le avvisaglie della nuova stagione televisiva che si annuncia come di forte confronto tra Mentana e Vespa, e che sarà caratterizzata dalla disfida politica e dai “rumors” che vogliono Mentana sempre più vicino ad una nuova Rai in cui il centrosinistra sia l’asso pigliatutto”, Chicco Mentana vuole accreditarsi come un nuovo modello di giornalista, un giornalista moderno, con idee chiare, capace di far capire di prediligere un determinato schieramento politico senza costruire tg o trasmissioni "di palazzo" o funzionali all’editore.
Con occhietti vispi e buone entrature negli ambienti che contano della stampa, della politica e della finanza, Mentana sta dunque conducendo la sua rivoluzione mediatica. Con l’incognita del risultato delle elezioni politiche. Per intanto cura Matrix - e critica le lungaggini delle repliche di Paperissima sprint e fa saltare una puntata per «rispetto degli spettatori».
Se le elezioni lasceranno il Cavaliere a Palazzo Grazioli e il centrodestra al Governo potrebbe pensare ad un nuovo programma: Matrix reloaded.
VADEMECUM Gli elenchi dell’Albo di Filippo Bisleri

La Legge n. 69 del 3 febbraio 1963 istituisce, come detto, l’Ordine dei giornalisti.
Nel suo primo articolo, al comma 1, si definisce subito l’Albo, che si compone di due elenchi: al primo sono iscritti i giornalisti professionisti, al secondo i giornalisti pubblicisti (articolo 26).
È anche specificato che i giornalisti che abbiano abituale residenza fuori dal territorio italiano devono iscriversi nell’Albo di Roma. L’Albo conterrà (articolo 27) cognome, nome, data di nascita, residenza e indirizzi degli iscritti nonché la data di iscrizione e il titolo in base al quale è avvenuta (professionista o pubblicista).
A ciascun iscritto è rilasciata una tessera identificativa. All’Albo dei giornalisti sono annessi anche due particolari elenchi: quello dei giornalisti di nazionalità straniera e quello di coloro che, pur non esercitando vera e propria attività professionale, assumono la direzione responsabile di periodici o riviste a carattere tecnico, professionale o scientifico (sono esclusi quelli sportivi e cinematografici).
Per l’iscrizione all’elenco dei professionisti si richiede un'età non inferiore a 21 anni, l’avvenuta iscrizione nel registro dei praticanti, l’esercizio continuo della pratica giornalistica per almeno 18 mesi, la dichiarazione del direttore dell’avvenuta pratica presso una redazione, e il superamento della prova di idoneità professionale (l’Esame di Stato).
Sono “giornalisti professionisti” coloro che «esercitano la professione giornalistica in modo esclusivo e continuativo». Si tratta, insomma, di coloro che sono dipendenti di una testata o free - lance (collaboratori non subordinati ad un editore), il cui lavoro e il cui provento è esclusivamente legato al giornalismo.
Sono invece “giornalisti pubblicisti” coloro che «svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se esercitano altri impieghi e professioni».
Abbiamo detto del registro dei praticanti che contiene quanti sono tirocinanti nei 18 mesi che precedono l’Esame di Stato.
Il tirocinio può essere svolto nelle redazioni di un quotidiano, di un periodico, di un’agenzia di stampa, di un tg, di un radiogiornale oppure in una scuola di giornalismo riconosciuta dall’Ordine.
(4 – continua)
EDITORIALE  La voce sui Vip di Tiziano Gualtieri

L'accusa è di quelle pesanti. Altro che Tg4 o Studio Aperto: tutti i telegiornali italiani sono affetti da sindrome da gossip. Alle notizie sui pettegolezzi o sulle notizie di cronaca frivole che vedono protagonisti i vip viene concesso moltissimo spazio; poco o nulla - per contro - ai vari drammi colpevolmente dimenticati che, in varie parti del mondo, si stanno consumando. Una su tutte la più grave emergenza nutrizionale che, da trent'anni a questa parte, sta colpendo il Niger e il Sahel.
Oltre tre milioni le persone che rischiano di essere uccise da siccità, cavallette e politiche miopi di Governi assolutamente disattenti alle esigenze della popolazione più debole, in particolare i bambini che ormai cadono - quotidianamente - come mosche stecchite. Il tutto, ovviamente, nell'assoluto (o quasi) silenzio mediatico.
La BBC inglese per prima ha iniziato a trasmettere le immagini strazianti dei piccoli ridotti in fin di vita, poi è stata la volta della CNN e dai principali network di tutto il mondo. In Italia, invece, le televisioni sembrano aver giudicato l’emergenza di scarso interesse.
Così mentre sappiamo tutto di veline e calciatori, di matrimoni e corna, poco o nulla ci viene raccontato su quella che giorno dopo giorno assume le dimensioni di una vera e propria strage.
Mentre uno studio dell'Osservatorio sulle Crisi Dimenticate (mai nome fu più azzeccato) a cura di Medici Senza Frontiere e dell'Osservatorio di Pavia, scopre la vergognosa censura dei tg italiani sull'argomento, viene da chiedersi - però - quanta colpa sia da attribuirsi ai giornalisti e quanta a chi attende e ascolta i vari appuntamenti con le notizie.
L'argomento non è dei più facili da trattare, ne sono consapevole e si perde nella notte dei tempi. Molti di voi penseranno possa trattarsi di una scusa. Forse - in parte - è anche così, ma siamo davvero sicuri che siano i giornalisti a fare il telegiornale, a selezionare le notizie, a decidere cosa trattare e - invece - il tutto non dipenda anche dalla volontà, conscia o meno, di dare al telespettatore ciò che egli si attende?
Il telegiornale è ormai diventato un momento distintivo di ogni Rete: ogni canale viene identificato, principalmente, dal telegiornale che propone e che, spesso, non è altro che un programma di "intrattenimento generalista" che fa da traino a tutto ciò che viene dopo. Onestamente, quanti italiani alle 13 o alle 20, hanno voglia di vedere cadaveri di bambini dalla pancia gonfia a causa della malnutrizione, corpi scheletrici o morenti?
E non venitemi a dire che si può trattare della fame nel mondo senza mostrare queste cose. Troppo comodo, per non dire vigliacco, parlare di questo annoso problema senza guardare in faccia chi soffre. Troppo facile girarsi dall'altra parte ignorando quelle immagini o, peggio, nascondendosi dietro il buon gusto.
Così se il "politically correct" mediatico impedisce di mostrare la vera realtà, perché potrebbe dare fastidio alla sensibilità altrui, ecco che si sceglie di eliminare il problema alla radice: non dando spazio alla notizia.
Un dato eloquente che conferma quanto fin qui detto: tra luglio e agosto i notiziari di punta (pranzo e prima serata) di Rai, Mediaset e La7 nel loro insieme hanno dedicato appena lo 0,1% del tempo alla crisi nutrizionale in Niger.
Dovendo scegliere il male minore, da segnalare che è La7 quella - per modo di dire - che si è dimostrata più sensibile al problema dedicando ben, e dico ben (sic) otto minuti di servizi. Sei quelli del Tg3, quattro quelli divisi tra gli altri due telegiornali della Rai. Per un totale di undici. Assolutamente da bocciare Mediaset con un minuto - scarso - dedicato dal Tg5. Da vergogna i zero secondi di Studio Aperto e Tg4.
Ma tutto il sistema dovrebbe riflettere su questo affronto e infilare la testa sotto la sabbia per la vergogna.
Diciannove miseri minuti, in totale, su circa 436 ore di notizie. Forse, però, è proprio questo ciò che la gente vuole. Quando è a tavola non vuole pensare troppo, non ha bisogno di farsi carico di problemi altrui quando la propria vita ne è già piena.
Molto meglio dare risalto alle notizie di gossip sui Vip (11 ore e 35 minuti), alla curiosità morbosa del caso Donegani a Brescia (7 ore e 22 minuti), o ai teneri compagni domestici (2 ore e 15 minuti).
Personalmente come esponente della categoria mi vergogno. Mi vergogno non per la supponenza con cui i media italiani snobbino le vere notizie, accanendosi su fatti che possono - senza ombra di dubbio - essere catalogati come vere e proprie stupidaggini senza senso. Mi vergogno per chi con il suo comportamento ha fatto credere - a chi doveva decidere cosa mettere nel tg - che i gossip siano il sale della vita.
Purtroppo, e qui lo dico con grande rammarico, i telegiornali e la carta stampata, debbono sottostare alla legge che tutto debba essere realizzato a misura di spettatore. Anche il dare le notizie e il trattenere il telespettatore è diventato un businness.
Che molto spesso viene fatto sulla pelle di chi non può difendersi e muore di fame nell'indifferenza italica che uccide per la seconda volta queste vittime inermi.
 
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