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Telegiornaliste anno XXI N. 23 (802) del 1 ottobre 2025
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Due
chiacchiere con Marina Denegri
di Silvestra Sorbera
La giornalista e scrittrice
Marina Denegri ci racconta del suo percorso lavorativo e dei suoi
progetti di scrittura
Come è nata la tua passione per la scrittura?
«Fin da bambina ero affascinata dalla scrittura. Sognavo di diventare
inviata, di vivere il giornalismo sul campo, ma quando è arrivato il momento
di scegliere il percorso di studi, ho seguito la logica anziché il cuore. Mi
sono laureata in giurisprudenza e sono diventata avvocato, lavorando per
anni in un ente pubblico. Eppure, la scrittura non mi ha mai abbandonata.
Cercavo ogni occasione per esprimermi: pareri, capitolati, relazioni
tecniche. Ogni documento era per me un piccolo spazio di racconto. Il
rimpianto di non aver intrapreso la strada del giornalismo, però, cresceva
silenziosamente e impetuosamente. Così, ho iniziato a scrivere parallelamente
per una testata, ho ottenuto il tesserino da pubblicista e, dopo la
pandemia, ho preso una decisione coraggiosa: mi sono licenziata e ho scelto
di dedicarmi alla comunicazione a tempo pieno. Matta? Forse lo pensano in
molti. Ma non mi sono mai pentita di quella scelta».
Di cosa ti occupi principalmente?
«Oggi mi occupo prevalentemente di sport, soprattutto di calcio, dalle Coppe
europee alla Serie C. Seguo anche altri sport, in particolare tennis e sci.
Il mio sogno è poter raccontare le Olimpiadi di Milano-Cortina. Scrivo anche
di eventi e promozione del territorio, e sono addetto stampa dell’attore
Corrado Oddi».
Il tuo ultimo libro di cosa parla?
«Naturopatia e Sport, scritto in collaborazione con la naturopata
Giusi Baldoni, è un testo che esplora il legame tra benessere naturale e
attività sportiva. Attraverso un approccio olistico, il libro propone
strumenti e pratiche della naturopatia per migliorare la performance,
prevenire gli infortuni, favorire il recupero e mantenere l’equilibrio
psicofisico dell’atleta. Un punto di riferimento per chi vuole coniugare
movimento e salute in modo consapevole. Un libro pensato per atleti
(professionisti e amatoriali), allenatori, operatori del benessere e per
chiunque voglia prendersi cura di sé in modo naturale e integrato. È già
diventato un progetto educativo per le scuole ma per adesso non posso dire
di più».
Quando tempo dedichi alla scrittura?
«Tantissimo. Ti direi quasi tutto il giorno».
Nuovi progetti all'orizzonte?
«Sì, ho in mente un nuovo libro, ma il mio obiettivo più grande è migliorare
in ogni ambito. Sono una perfezionista: ogni cosa che faccio è mirata a
ottenere il meglio, con cura, dedizione e uno sguardo sempre rivolto al
miglioramento continuo. Per me ogni progetto è un’occasione per crescere,
affinare le mie competenze e dare il massimo. Non cerco la perfezione per
vanità, ma per rispetto verso ciò che faccio». |
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Luisa
D'Aprile, crescere con i personaggi
di Giuseppe Bosso
Tra le più apprezzate e ormai conosciute voci del
doppiaggio, incontriamo
Luisa D’Aprile.
Benvenuta sulla nostra testata, Luisa. Anzitutto dove
possiamo ascoltarti in questo periodo, a quali attrici e
quali personaggi stai prestando voce?
«Buongiorno Giuseppe, ti ringrazio per avermi coinvolta
nella vostra attività, mi fa molto piacere. Mi potete
ascoltare tutti i giorni su Rete 4 ne
La Promessa, sono la voce italiana di
Jana, oppure su Rai 2 o Raiplay nella serie live action
Occhi di Gatto in cui doppio Tamara, o
ancora sulle piattaforme streaming: Netflix nella serie
Nobody wants this, in cui doppio Morgan, su Disney plus
in Ironheart, dove sono la voce di Riri/Ironheart, o
su Amazon Prime nella serie Countdown, in cui doppio
l'agente Evan Shepherd. Tra i miei ultimi lavori usciti al
cinema ci sono Mr. Morfina, in cui doppio Sherry, e
I Peccatori in cui doppio Pearline».
Originaria della provincia pugliese, possiamo dire che
anche come molti tuoi colleghi sei una smentita al refrain
secondo cui il mondo del doppiaggio, almeno per come poteva
essere visto fino a qualche anno fa, è un ambiente chiuso e
riservato, quasi “familiare” se pensiamo a molte storiche
dinastie di questo ambito artistico. Come ti sei approcciata
a questo mestiere?
«Fin da piccola ho studiato dizione e ho preso parte a
diversi laboratori teatrali in Puglia. Sono sempre stata
affascinata dal teatro in tutte le sue forme e dal mondo del
doppiaggio, e così ho frequentato un paio di masterclass
incentrate sul doppiaggio con Luca Ward e Davide Lepore. In
seguito mi sono trasferita a Roma e ho cominciato a
"bussare" alle porte dei vari studi per poter assistere ai
turni di doppiaggio e presentarmi ai vari direttori. Dopo
diversi provini sono arrivate le prime chiamate lavorative,
e ho cercato e cerco sempre di fare tesoro di tutti gli
insegnamenti e i consigli delle persone con cui ho lavorato
e lavoro. All'inizio non è stato facile proprio perché di
solito l'accesso alle sale non è consentito ai non addetti
ai lavori per motivi di riservatezza sui prodotti, ma alla
fine la pazienza, lo studio e la determinazione mi hanno
permesso di non mollare e di iniziare questo bellissimo
percorso lavorativo».
Ogni personaggio, si tratti di attrici in carne e ossa o
personaggi animati, rappresenta simbolicamente una
'maschera' a cui dare anima attraverso la sua voce. Quali
sono i personaggi che più hai sentito vicini al tuo modo
d'essere e quali, invece, l'opposto?
«Ogni personaggio mi ha dato tanto e mi ha fatto crescere
permettendomi di ricercare e tirar fuori emozioni sempre
diverse e molto intense. Tra i personaggi più vicini al mio
modo di essere ci sono sicuramente Evan Shepherd,
interpretata da Violett Beane nella serie tv Countdown
e Jana Exposito, interpretata da Ana Garces ne La
Promessa. In entrambi i casi si tratta di personaggi
molto positivi, determinati e con un forte senso della
giustizia. Invece un personaggio che ho amato doppiare ma
molto distante da me in quanto a background e ideali è Iris,
nella serie tv Mayor of Kingstown visibile su
Paramount Plus, e interpretata dalla bravissima Emma Laird.
Iris è una ragazza con un passato alle spalle molto
difficile e coinvolta in giri lavorativi loschi e
pericolosi, per cui ho dovuto lavorare molto su me stessa
per trovare la vocalità giusta da utilizzare e rendere il
più possibile giustizia al personaggio. Un altro personaggio
distante dal mio modo di essere è Lucy, protagonista della
serie tv Tell me lies, visibile su Disney plus. Lucy
è un personaggio molto complesso emotivamente, spesso
apatico ma che nasconde dentro sé traumi legati al proprio
passato che la portano a fare scelte autodistruttive e a
invischiarsi in una relazione tossica».
Anche grazie ai social e alla diffusione di eventi come i
vari Comicon siamo passati da un doppiaggio improntato alla
concezione di “voci nell'ombra” a un vero e proprio fenomeno
di massa che ha attirato e attira l'attenzione e la
curiosità di fan e appassionati. Ci sono stati anche per te
momenti e occasioni particolari di condivisione con il
pubblico che ricorda ancora adesso?
«È sempre un piacere e un onore ricevere l'affetto da parte
del pubblico, mi è capitato di rilasciare qualche intervista
live su piattaforme online con gli ascoltatori che facevano
domande in diretta ed è stato molto bello ed emozionante!
Anche incontrare persone appassionate di doppiaggio in posti
come il Romics è sempre divertente e riempie davvero il
cuore di gioia per tutto il calore e la partecipazione
dimostrati».
Non posso non affrontare anche con te la delicata
tematica legata all'intelligenza artificiale che rappresenta
un'incognita per mestieri come il vostro, ma non solo. Al di
là delle iniziative di agitazione in corso, quale pensi
dovrà essere la strada da seguire perché il progresso
tecnologico rimanga sempre un supporto e non un sostituto
dell'espressione artistica frutto dell'ingegno umano?
«Sicuramente quello che possiamo fare noi è puntare sempre
più sulla qualità, ora più che mai, ricercare quanto più
possibile la verità e l'autenticità in ciò che facciamo,
mettendoci il cuore, affinché gli spettatori possano
continuare ad emozionarsi e ad apprezzare il nostro lavoro».
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Claudia
Cardinale, diva senza tempo
di Giuseppe Bosso
Scelgo il silenzio anche a costo di passare per stupida,
perché non amo le parole e le discussioni: trovo noiosissima, e
persino pericolosa, la chiacchiera.
Se c'è un film che non vorrei aver fatto? Molti: e sono
quelli cominciati male. Quando il regista incomincia, il primo
giorno, a mettere la macchina da presa al posto sbagliato, io so
immediatamente come sarà il film: sbagliato.
L'amore è una gabbia con sbarre di fortuna.
Non è mai facile parlare di qualcuno che non c'è più. A
maggior ragione quando si tratta di una vera e propria icona
non solo della storia del cinema, ma della
storia d'Italia.
Perché Claudia Cardinale non è stata soltanto un'attrice
che ha legato il suo volto e il suo carisma a
pellicole di grande successo; che nella sua carriera durata
oltre sessant'anni ha recitato con registi e attori
(per citarne solo un paio) come Visconti, Monicelli,
Sordi, Belmondo; è stata anzitutto una donna
che ha fatto parlare di sé anche per le sue scelte
decisamente non convenzionali.
Come quando, nel 1967, si presentò in udienza da Papa
Paolo VI in minigonna; o per l'impegno civile
profuso in iniziative a favore della comunità LGBTQ+; per
Amnesty International; per l'UNESCO...
Ed è per questo che vogliamo ricordarla, prima ancora che
per le sue memorabili interpretazioni (come ne Il
Gattopardo danzando con un'altra icona da poco venuta a
mancare come Alain Delon) come la donna che ha
rappresentato un esempio memorabile.
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