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Telegiornaliste anno XXI N. 6 (785) del 19 febbraio 2025
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Carlotta
Balena, ogni giorno una nuova storia
di Giuseppe Bosso
Incontriamo Carlotta Balena,
dal 2021 volto di
Tgr Puglia.
Come si svolge la sua giornata tipo, se possiamo darne una definizione
base?
«La cosa meravigliosa di questo lavoro è che non c’è una giornata tipo,
tutte le giornate sono diverse. Esistono naturalmente delle routine, come
leggere i giornali e scorrere i social media, strumento che – piacciano o
meno – tutti i giornalisti dovrebbero saper maneggiare. Il primo
appuntamento della mattina è la riunione di sommario, nella quale si
discutono gli argomenti da inserire nel telegiornale. Quando non sono in
conduzione, solitamente subito dopo la riunione esco a girare il servizio,
oppure faccio ricerche sull’argomento. Si dice spesso che è un mestiere che
si fa per strada, che è assolutamente vero, ma non solo: le cose bisogna
capirle bene prima di poterle sintetizzare agli altri e per capirle occorre
studiare, sempre. Il motore di tutto è la curiosità».
È uno dei volti della striscia
Gli amici animali. Com'è il suo rapporto con gli 'amici a quattro
zampe' e com'è nata questa esperienza?
«La rubrica è nata nel 2021: fino a quel momento mancava all’interno della
TGR uno spazio specifico dedicato agli animali, argomento che appassiona
sempre più persone. La realizziamo da quattro regioni diverse, toccando sud,
centro e nord, alternandoci alla conduzione. Tutti noi amiamo gli animali ma
cerchiamo sempre di affrontare i temi in maniera “laica” e giornalistica,
impegnandoci ad offrire un servizio che non sia solo una carrellata di
cuccioli ma che offra informazione e strumenti utili. Credo che sia questa
la cifra che ci differenzia dai programmi simili sulle reti della
concorrenza».
Quali sono state le storie o i momenti che più l'hanno coinvolta da
quando ha iniziato la striscia?
«Spesso giriamo le puntate in esterna, e credo che siano le più interessanti
sia per i telespettatori sia per noi conduttori. Personalmente ho avuto la
possibilità di osservare da vicino i delfini di Taranto o conoscere i tanti
volontari che quotidianamente si impegnano per curare i cani abbandonati, i
gatti randagi, o la fauna ferita a causa del contatto troppo ravvicinato con
l’uomo, come le tartarughe marine che restano impigliate nelle reti. Vista
la crescente urbanizzazione dell’ambiente, la convivenza uomo-animali è uno
dei temi centrali della nostra rubrica e gli spunti più interessanti
arrivano proprio dalle interviste con chi lavora quotidianamente per trovare
soluzioni sostenibili a favore di questa convivenza».
Sfatiamo l'idea che l'argomento 'animali' sia un giornalismo per così
dire “minore”, almeno parlando dal punto di vista della sua esperienza.
«Non esiste un giornalismo minore o un giornalismo maggiore, esistono le
notizie. Alcune informazioni possono essere più o meno utili a seconda del
target di riferimento. Se ho un cane sarò più portata a guardare servizi
sull’argomento, ma anche chi non possiede animali può essere interessato a
sapere come reagire se si dovesse trovare davanti un orso, come è composto
l’ambiente marino nel quale si fa il bagno d’estate, che impatto hanno le
specie aliene sull’ambiente nel quale viviamo, per non parlare delle
conseguenze delle nostre scelte di consumo».
Pro e contro di essere telegiornalista in Puglia.
«La Puglia è una regione ricca di notizie, non ci si annoia mai. Oltre ai
temi che da qualche anno sono diventati cardine della nostra informazione,
come la sostenibilità economica e ambientale dell’Acciaieria di Taranto o il
dramma del batterio della Xylella in Salento, c’è tutto un filone legato
alla mafia, forse ancora troppo poco conosciuto fuori dai confini regionali.
Per un giornalista c’è davvero tanto da scrivere. Fin qui i pro, ai quali
aggiungo una redazione vista mare! L’unico contro che mi viene in mente è
una mentalità che risente ancora di alcuni stereotipi tipicamente
meridionali nei confronti delle donne di cui sarebbe bene liberare la
società. Tuttavia non credo sia un problema solo pugliese».
L’approdo al Tgr Puglia cosa ha rappresentato nel suo percorso
giornalistico?
«Un sogno che si è realizzato. Io non volevo solo essere una giornalista,
volevo essere una giornalista Rai. Il telegiornale – con la sua sintesi, la
sua immediatezza - è la forma che più mi si addice. Nella vita non potrei
fare altro che questo, e farlo per il Servizio Pubblico è quanto di più
bello potessi chiedere».
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Sofia
e Greta Fronzi, piccole doppiatrici in ascesa
di Giuseppe Bosso
Intervistiamo due giovanissime ma già apprezzate piccole
doppiatrici, le sorelle
Sofia e
Greta Fronzi.
Come vi siete avvicinate al mondo del doppiaggio?
Sofia :«Mi sono avvicinata al mondo del doppiaggio
grazie a mia madre, grande appassionata di arte e teatro e a
mio nonno, estimatore delle grandi voci del doppiaggio
italiano. Mia mamma, infatti, insegna "da sempre"
recitazione, teatro e danza, e -insieme a mio nonno- dirige
la Scuola DanzArti a Roma. Fin da piccolissima ho vissuto
sempre circondata d'arte, musica e soprattutto cultura. I
miei genitori si sono accorti subito del mio particolare
"talento": amavo molto dar "voci" diverse alle bambole,
recitavo tutte le fiabe e favole che mi leggevano, imparavo
velocemente poesie e canzoni e parlavo in modo chiaro,
veloce e preciso a soli tre anni. Mamma e nonno quindi hanno
pensato che il doppiaggio potesse essere un percorso
interessante per me, soprattutto come "scuola" di dizione e
recitazione. Così ho frequentato un corso diretto da diversi
direttori di doppiaggio strepitosi e da un' insegnante di
recitazione e dizione -Barbara Bovoli- che mi ha insegnato
ad amare il teatro e la recitazione. Ricordo ancora la mia
prima riga con la direttrice Novella Marcucci: è stato un
momento emozionante, che mi ha fatto scoprire un mondo nuovo
e subito ho capito che il doppiaggio "faceva per me"! Un
grazie iniziale e particolare lo devo alla direttrice Maura
Cenciarelli che ha subito creduto in me durante il corso di
doppiaggio, riconoscendo in me un bel talento. Ancora un
grazie va a mio nonno, che da sempre recita a livello
amatoriale, scrive opere e con lui ho avuto le mie prime
esperienze teatrali. La sua passione mi ha insegnato che
ogni forma di arte ha un valore enorme ed è un dono per la
vita».
Greta «Per me tutto è iniziato grazie a Sofia.
Vederla lavorare mi ha incuriosita; spesso la osservavo
mentre "doppiava" e in casa non facevamo che recitare,
cantare, danzare e inventare situazioni artistiche creative
ed originali. Un giorno mia mamma ha deciso di iscrivere
anche me al corso di doppiaggio. Ero piccolissima, a
malapena sapevo leggere! Pian, piano ho scoperto quanto mi
piaceva "entrare" nei personaggi e dar loro la mia voce e la
mia interpretazione emozionale. Iniziare così presto è stato
bellissimo, perché mi ha permesso di imparare tanto e di
lavorare su progetti che mi hanno fatta crescere
velocemente».
È un'esperienza che vivete di passaggio o a poco a poco
sta diventando qualcosa che potrà essere davvero la vostra
vita futura?
Sofia:«Per me il doppiaggio è iniziato come un gioco,
qualcosa di nuovo da provare, ma con il tempo è diventato
una grande passione. È un mondo che mi affascina ogni giorno
di più imparo ogni giorno qualcosa di nuovo ed importante
grazie ai direttori che mi dirigono con grande maestria.
Oggi posso dire che mi piacerebbe diventasse l'arte del mio
futuro. Sono consapevole che ci vorrà impegno e studio
continuo, ma l'idea che questa possa essere la mia strada mi
emoziona. Amo anche "adattare", cioè tradurre e rielaborare
i testi dall' inglese e dallo spagnolo italiano; sto infatti
studiando molto bene le lingue. Non ho quindi mai smesso un
solo istante di dedicarmi allo studio sia artistico (danza
recitazione, dizione) che scolastico, raggiungendo sempre
eccellenti risultati. Lo scorso anno, addirittura, sono
stata promossa con un bel 10 e lode agli esami di stato di
terza media. Quest' anno frequento il liceo classico Augusto
di Roma e sono, quindi, molto impegnata nello studio
soprattutto del latino e del greco! Conciliare la scuola con
il doppiaggio ed è stato davvero faticoso, ma sicuramente ho
imparato che con il sacrificio e l'impegno tutto si può
fare».
Greta: «Sono ancora piccola, ma ogni volta che lavoro
in uno studio di doppiaggio mi sento felice e a mio agio.
Non so ancora se sarà per sempre, ma so che al momento è
parte importante della mia vita. Mi piace tanto "entrare"
nei personaggi e provare ad emozionare il pubblico con la
mia voce e la mia interpretazione. Grazie al doppiaggio ho
anche scoperto un amore grande per la recitazione in quanto
tale. Credo che il bello di questa esperienza, inoltre, sia
che ci sta facendo crescere, e chissà magari un giorno sarà
davvero la nostra vita!».
Come vivete il rapporto con i vostri colleghi più esperti
e come si pongono nei vostri confronti?
Sofia: «Il rapporto con i colleghi più esperti è
bellissimo e molto stimolante. Ogni volta che lavoro con
loro, cerco di osservare, ascoltare e imparare il più
possibile. Alcuni di loro mi hanno dato consigli preziosi,
altri mi hanno aiutato a migliorare, soprattutto nelle scene
più complessa. Mi sento sempre rispettata, incoraggiata e
stimata. Tra doppiatori ci vogliamo molto bene, siamo
complici e amici».
Greta: «Per me, lavorare con colleghi esperti è una
grande fortuna. Mi piace ascoltarli mentre registrano e
vedere come affrontano le diverse situazioni, così imparo
tantissimo. Sono sempre molto gentili, anche se sono quasi
sempre la più piccola! Alcuni mi trattano come una sorellina
o una figlia da proteggere, altri mi danno consigli utili o
fanno battute per ridere ed entrare in confidenza. Mi sento
accolta e questo mi dà ancora più voglia di migliorare».
Quali sono i personaggi a cui siete più legate?
Sofia: «Ho all’attivo migliaia di righe doppiate e
tanti sono i personaggi a cui ho dato voce e a cui sono
legata. Con l'elencarne solo alcune rischio davvero di "fare
un torto a molti"! Tuttavia non posso non ricordare il mio
primo personaggio importante Embry Ferris in Il mio
grande amico Dude diretta da Maria Pia Tempestini (Di
Meo) (la voce - per citarne solo una- di Meryl Streep. È
stato il mio primo doppiaggio importante: l'attrice era
ironica e un po' snob e mi sono proprio divertita a darle la
voce! Subito dopo non posso non menzionare Masha di Masha
e Orso. Cosa abbia significato per me dare la voce a
Masha lo si può capire dal fatto che fin da piccolina, a
Carnevale, mi mascheravo da Masha, avevo ed ho ancora
l’abitino ufficiale! Sono la voce italiana di Ji-Yeong, la
figlia del protagonista di Squid Game da quando ho 11
anni; sono la piccola June in Feel the Beat per la
direzione dell'adorabile Alessia Amendola; sono Julia nella
nuova serie Disney Ayla e i Mirror; sono Alice in
Alice e Peter diretta dall' immenso Rodolfo Bianchi. Un
altro ruolo significativo è stato Hannah in La mia
prediletta: interpretare un personaggio così complicato
è stata davvero una sfida. A questo proposito non posso non
ricordare il direttore di quest'opera, Emilio Schroder, con
me sempre ironico e affettuoso e da poco scomparso. Il 14
aprile 2024 in occasione del Gran Galà del Doppiaggio di
Romics ho ricevuto il premio Voce del futuro: un
piccolo riconoscimento alla mia già ricca carriera! Un altro
personaggio speciale per me è Leia Organa in Obi-Wan
Kenobi, diretta dal grande Carlo Consolo; una gioia dare
la voce a Summer nel capolavoro d'animazione Leo, con
la voce di Edoardo Leo e con la direzione del maestro Mario
Cordova. È stato un progetto davvero divertente e mi sono
cimentata nella mia capacità di scioltezza e velocità
dialettica; un'esperienza altrettanto significativa è stata
doppiare Julie Graham-Chang nella serie Popularity
Papers.Julie: è un personaggio allegro e brillante.
Prestare la mia voce a una serie così amata, tratta dai
libri di Amy Ignatow, mi ha riempita di soddisfazione. Sono
la voce di tantissimi altri personaggi e di moltissime
piccole e giovani attrici e sfido i lettori a riconoscermi e
scrivermi! Aspetto i vostri messaggi; sono la
voce di Matilda Wormwood in Matilda The Musical di
Roald Dahl: Matilda è intelligente, coraggiosa e
determinata; un personaggio che mi assomiglia davvero. Ho
avuto anche la fortuna di fare parte del cast ufficiale di
Matilda the Musical nella stagione teatrale 2023/2024
debuttando al Teatro Sistina di Roma per poi con la tournée
al Teatro Verdi di Firenze, a Milano e al Teatro Team di
Bari, sotto la direzione di Massimo Romeo Piparo.
Condividere questa esperienza con mia sorella Greta, anche
lei nel cast cast, è stato ancora più speciale. Guardando
indietro, mi rendo conto di quanto ogni personaggio ha
contribuito a farmi crescere, non solo come doppiatrice, ma
anche come persona. Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa
di speciale che porto nel cuore».
Greta «Nella mia breve carriera non posso vantare lo
stesso numero di lavori di mia sorella, tuttavia, anche io
nel citarne alcuni rischio di far torto a direttori e opere!
Direi che il personaggio a cui sono più legata è Mary, la
piccola protagonista di Buffalo Kids; questo film
d'animazione trasmette un messaggio profondo: accettare le
proprie difficoltà e trasformarle in forza. Mary affronta le
sue sfide con coraggio e darle voce è stato davvero
emozionante: tutti possiamo essere eroi! Interpretarla è
stato come raccontare una parte di me, del mio percorso e
della mia forza. Un altro ruolo speciale è stato Lisa in
The Fabelmans. Questo film, così toccante, mi ha dato
l'opportunità di crescere come artista, esplorando emozioni
e sfumature nuove nell' arte della recitazione. Interpretare
un personaggio in una storia diretta da Steven Spielberg è
stato davvero un onore. Poi c'è Sky in Action Pack,
un personaggio vivace e positivo che mi ha fatto divertire
tantissimo con la sua energia contagiosa; Cristobal in
Mayans MC e Dori in Losing Alice, due ruoli
importanti, che mi hanno permesso di interpretare anche
ruoli drammatici. Un altro progetto che porto nel cuore è
Just the Two of Us, che affronta temi delicati; ed
infine Emma in Emma e il giaguaro nero, dove do voce
ad un' attrice coraggiosa, un po' come me! Ogni personaggio
che ho interpretato mi ha donato qualcosa di speciale e
ringrazio tutti i direttori che mi hanno dato fiducia».
Tra di voi più complicità o competizione?
Sofia «Tra di noi c'è sicuramente più complicità che
competizione. Essere entrambe nel mondo del doppiaggio,
dell' arte ,del cinema, della recitazione e del musical...ci
aiuta ,ci rende complici e amiamo supportarci a vicenda.
Greta «Sì, è vero, c'è molta complicità tra noi. Per
me Sofia è un modello: lei ha iniziato prima di me e mi ha
insegnato tante cose. Non sento competizione, piuttosto
direi che mi dà sicurezza sapere che c'è lei accanto a me.
Mi piace condividere queste esperienze con lei, soprattutto
quando abbiamo lavorato nel musical Matilda... sono momenti
di vita artistica e di vita vissuta che ci uniscono ancora
di più».
Avete entrambe alle spalle esperienze teatrali: più
difficile metterci la voce o il volto?
«Entrambe le esperienze sono colme di magia e richiedono
molta competenza. Quando "metti" solo la voce, come nel
doppiaggio, devi riuscire a trasmettere tutto: emozioni,
intenzioni e carattere, senza poter contare sull'espressione
del viso e del corpo. In teatro, invece, voce, volto e corpo
interagiscono per dar vita al tuo personaggio. Il pubblico
ti osserva e non c'è possibilità di errore e alla fine
quell' applauso ti ripaga di tutta la fatica! Entrambi mondi
versatili, meravigliosi e complicati; abbiamo avuto anche
esperienze nel campo cinematografico. Io, Sofia, sono stata
la protagonista del cortometraggio Chiara come l'acqua
per il Giffoni Film Festival, ed ho interpretato un ruolo
nel film Come far litigare mamma e papà di Gianluca
Ansanelli, con Giampaolo Morelli e Carolina Crescentini. Io,
Greta, ho interpretato un piccolo ruolo nella serie
televisiva italiana diretta da Alexis Sweet e Laszlo Barbo,
trasmessa in prima visione su Canale 5 I fantastici 5
con Raoul Bova e sono nella pubblicità di PothoSì.
Concludendo possiamo dire che amiamo tutte le forme d'arte».
Dove potremmo ascoltarvi prossimamente?
«Al momento, non possiamo rivelare molto sui nostri progetti
futuri, perché sono ancora riservati, ma possiamo dirvi di
non perdetevi The Legend of Ochi e Bridget Jones -
Un amore di ragazzo.
Vi invitiamo a tenere d'occhio il nostro
profilo Instagram, le piattaforme streaming e le
programmazioni televisive, perché presto potremmo
sorprendervi».
Sofia «Se in questi giorni ascolterete il messaggio*
dell'UNHCR, l'Agenzia ONU per i Rifugiati: potrete sentire
la mia voce, donata per lanciare un appello urgente!».
* UNHCR ringrazia la giovane attrice e doppiatrice Sofia
Fronzi per aver prestato la sua voce a una bambina rifugiata
in uno dei video della campagna.
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Letizia
Meuti, il mio cinese napoletano
di Tiziana Cazziero
Incontriamo la scrittrice e giornalista
Letizia
Meuti per parlare della sua ultima opera.
Ciao Letizia e ben arrivata. Giornalista, blogger e autrice
del romanzo Un cinese napoletano. Idea curiosa, come
nasce questo titolo? Da dove è arrivata l’ispirazione?
«Il titolo già così, a mio parere, fa subito simpatia. Tutto
nasce dalla mia voglia di raccontare una storia unica nel suo
genere, molto attuale, in cui volevo mettere in risalto alcune
tematiche importanti dei nostri giorni: l’inclusione,
l'integrazione, l'immigrazione e la multiculturalità. Lo
scenario che immaginavo era proprio il nostro bel paese:
l'Italia. Ho pensato che solo una delle nostre città del
meridione fosse adatta a fare da cornice a questo tipo di
narrazione, così pensando su quale fosse la più indicata, Napoli
ha subito attirato la mia attenzione, forse perché ho lasciato
lì (simbolicamente) un pezzo del mio cuore, ma ho subito pensato
che fosse la perfetta incarnazione dell' accettazione e della
bontà d' animo».
Cinesi e napoletani rappresentano due culture di fama
internazionale, eppure tanto diverse tra loro, cosa ti ha spinto
a unirle in questo libro?
«Intanto la mia passione per entrambe le culture. È un
incontro/scontro come lo chiamo io, tra oriente e occidente, in
cui poi, si noterà che nonostante siano agli antipode, molte
cose li accomunano e che alla fine non sono così diversi».
I protagonisti narrati sono stati ispirati da qualcuno in
particolare? Alcuni di questi hanno per te un significato più
profondo rispetto ad altri personaggi?
«Come fanno anche altri miei colleghi, ho raccolto le
testimonianze di persone a me vicine appartenenti a quel mondo,
che mi hanno raccontato molto delle loro vite: di come sono
arrivati nel nostro paese, per esempio, come hanno affrontato i
problemi di dover lasciare tutto e trasferirsi, alcune volte per
sempre, il rimpianto di aver lasciato le famiglie compresi i
figli ecc... tutte cose che mi hanno molto toccata e che ho
voluto raccontare. Un personaggio a cui sono legata maggiormente
è senz' altro la figura del professor Andrea Costanzo,
napoletano doc, che indossa la vita come un abito sgualcito.
Credo che non esistano parole migliori per descrivere questa
figura e la sua malinconia per una vita che ormai non c' è più,
ma che si porta ancora dietro».
A quale pubblico è rivolto il romanzo? Ti sei rivolta a un
target specifico oppure possono leggerlo tutti?
«Questo libro, nello specifico, penso sia un po' adatto a tutti
senza distinzioni».
Vuoi raccontarci qualche aneddoto legato alla stesura del
romanzo? Un episodio particolare che ricordi in modo speciale?
«Una curiosità: il sottotitolo, Una storia I.T.A.L.I.A.-Na,
non ne parlo mai, non doveva esserci all' inizio. Ero partita
con l' idea di far iniziare i nomi dei singoli personaggi con
un' iniziale derivante dalla parola Italia, una cosa un po'
curiosa, poi, nel corso della narrazione, mi sono accorta che il
tutto diventava un po' pesante, così abbandonai l' idea, ma
rimase nel sottotitolo per un volere della mia agenzia».
Cinesi e napoletani due culture a confronto, c’è forse un
messaggio nascosto nella storia?
«Come dicevo anche prima sono due mondi opposti che si
incontrano e si accorgono che poi alla fine tanto diversi non
sono. Credo che un vero e proprio messaggio nascosto non ci sia,
magari la voglia di far venire alla luce problematiche che anche
se non di facile gestione, prima o poi vadano risolte, se non
tutte, almeno una parte».
Perché un lettore dovrebbe scegliere di leggere Un cinese
napoletano? Cosa rimane di questa storia?
«È una storia raccontata volutamente in maniera leggera, ma che
insegna anche alcune cose a mio dire importanti: intanto la
tolleranza, visto i tempi, non cosa facile penso, verso chi è
differente da noi, ma soprattutto la riscoperta del concetto di
unione tra paesi, modi, usi, costumi e tra persone
specialmente».
A te come scrittrice cosa ti ha lasciato dentro la stesura di
questa storia?
«A me molto, soprattutto lo scoprire cose di cui non sapevo
tantissimo, è stato un grande arricchimento per me».
Autrice, blogger e scrittrice, come concili i vari impegni
con la vita privata?
«Facendo una cosa per volta possibilmente! Scherzo, penso che ci
voglia una grande organizzazione e una grande voglia di portare
avanti questi bei progetti».
Questa è stata la tua prima pubblicazione, hai altro che
bolle in pentola? Ti va di anticipare le news su eventuali
romanzi futuri?
«Spero che in primavera, massimo per la metà di quest' anno
escano gli altri miei due libri. Il primo che sto finendo in
questi giorni, è sempre sulla falsa riga di questo, però non
parlo più di famiglia ma di ragazzi, figli che crescono e si
affacciano al mondo circostante, compreso quello lavorativo con
tutte le problematiche che ne concerne. Nel secondo. invece, ho
abbandonato un po' la leggerezza di questo stile narrativo,
perché la storia è ambientata in un periodo storico molto
importante, sia del nostro paese che a livello mondiale ed ho
pensato che fosse la cosa migliore per raccontare quello che
successe veramente in quei tempi».
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