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Telegiornaliste anno XXI N. 2 (781) del 22 gennaio 2025
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TGISTE
Elisa Scheffler, unicità tendenza
di Giuseppe Bosso
Un passato da modella, un presente da conduttrice e giornalista. Incontriamo
Elisa Scheffler, tra i volti del programma di Raidue
Top - Tutto quanto fa tendenza.
Dalla moda al giornalismo: è stato un cambio di rotta o in qualche modo
il suo percorso era pianificato in questo modo?
«Ho studiato questo con un master in comunicazione giornalistica, quindi non
è stato un cambio di rotta ma qualcosa per cui avevo gettato le basi mentre
lavoravo come modella e che ho sviluppato nel tempo».
Il 2024 si è concluso per lei anche con il riconoscimento come
personaggio televisivo al premio Donne per Napoli: le sue sensazioni?
«Un'esperienza davvero bellissima, un premio di cui mi sento molto onorata.
Ringrazio pubblicamente Lello Carlino, Lorenzo Crea e Enzo Agliardi per
questa meravigliosa opportunità. È stata una serata magica».
Tra le storie che ha avuto modo di raccontare per la trasmissione di
Raidue Top - Tutto quanto fa tendenza anche approfondimenti legati a
personaggi che hanno fatto la storia della televisione come Raffaella Carrà
o Rita Pavone. Si pensa che oggi manchino figure di questo spessore, anche
come riferimento per le 'nuove leve'. È d'accordo?
«Da anni a Top racconto personaggi iconici che non tramonteranno mai, mentre
oggi trovare personaggi di questo calibro è difficile. La maggior parte dei
giovani non sanno cosa sia la gavetta, perché tutto è molto veloce e con
l'avvento di internet chiunque può avere un palcoscenico da casa propria.
Poi, bisogna vedere quanto regge nel tempo il palco...».
Cos'è davvero che fa tendenza nella nostra epoca?
«Essere controtendenza forse, mantenere la propria unicità... cosa sempre
più rara».
La Elisa persona e la Elisa personaggio possono definirsi due entità
distinte?
«Io sono quello che faccio, quindi la persona e il personaggio si
sovrappongono. Però, in molti casi, cerco di dividere il lavoro dalla vita
privata, quindi possono essere due entità anche distinte».
Essere sempre in viaggio, che sia alla scoperta del nostro Paese o in
giro per il mondo, non le fa sentire ogni tanto voglia di fermarsi alla
riscoperta delle sue radici o di crearle stabilmente?
Le mie radici sono italiane e tedesche, quindi mi sento europea di sangue e
una cittadina del mondo di mente. Amo viaggiare sin da bambina e sono
curiosa di scoprire, però ogni tanto ho bisogno di fermarmi anche io e avere
dei punti fermi come casa mia. Viaggiare è stupendo, ma a volte può essere
impegnativo, perciò amo anche la dimensione casalinga».
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Rosita
Celentano, tra Chiambretti e illusioni
di Giuseppe Bosso
Schietta, senza peli sulla lingua, per sua stessa
definizione scomoda, incontriamo Rosita Celentano per
ripercorrere alcuni passaggi della sua carriera, con uno
sguardo al presente che la vede impegnata anche a teatro
oltre che al fianco di Piero Chiambretti su Rai 3 in una
trasmissione che riprenderà prossimamente.
Benvenuta su Telegiornaliste, Rosita. Il 2024 negli
ultimi mesi l'ha vista parte attiva della trasmissione di
Rai 3
Donne sull'orlo di una crisi di nervi, dov'è
stata protagonista anche di situazioni movimentate: le sue
impressioni?
«E cosa non è movimentato nella nostra vita? (ride, ndr) Poi
non è detto che quello che è movimentato dal mio punto di
vista lo sia anche per te... battute a parte sono una fan di
Piero Chiambretti da anni, mi piacciono gli artisti a 360
gradi di vecchia scuola, con il quale è stato stupendo
lavorare; lui aveva in mente come sviluppare la
trasmissione, come doveva essere la scenografie, giuste per
quel ruolo; è uno spettacolo vederlo in azione, perché tiene
a fare in modo che di ogni aspetto ne beneficino tutte le
componenti della trasmissione, un vero contenitore
completo».
Teatro, radio, scrittrice, televisione in vari contesti,
dall'intrattenimento al talk show: questo essere in qualche
modo multitasking è da sempre una sua peculiarità. C'è
ancora qualcosa che non ha sperimentato e che anche ora
potrebbe tentare?
«Parlando a livello artistico non saprei dirti; sicuramente
piuttosto mi piacerebbe vivere in una casa ecosostenibile
come quelle di una volta, con camino, stufa e orto, per
godermi il rapporto con gli animali e la natura. Il mio
vissuto è fatto anche di tante cadute che mi hanno resa ciò
che sono oggi, più che al futuro sono orientata a vivere il
presente; guardando indietro quello che cerco di fare è
lasciare dietro di me una scia pulita, sana, in questo mondo
dove è tutto così intossicato dal cibo ai social, allo stile
di vita dove abbiamo perso di vista le cose importanti per
essere felici noi e rendere felici gli altri ed essere
rispettosi verso qualunque specie vivente, ed è in questo
senso che cerco di compiere ogni giorno azioni che non siano
dannose verso gli altri».
A metà degli anni '90 ha affiancato Davide Mengacci ne
La domenica del villaggio, trasmissione forse un
po'dimenticata ma che ha in qualche modo lanciato un format
poi ripreso da altri programmi 'itineranti,' raccontare
l'Italia delle piccole realtà alla ricerca delle sue
particolarità: che ricordo ha di quella esperienza?
«Una grande scuola che ha rappresentato il mio primo
approccio con la televisione in diretta, che mi ha dato
anzitutto la possibilità di conoscere per anni il mio paese,
l'Italia, il paese più bello del mondo che purtroppo viene
svenduto al miglior offerente, perché non siamo stati capaci
di tutelarlo. Abbiamo buttato davvero nelle fogne la nostra
cultura e la nostra costituzione in questo periodo così
triste, almeno dal mio punto di vista. In quegli anni ho
avuto la possibilità di andare alla scoperta di 126 paesi,
conoscere gli usi e costumi della provincia d'Italia
attraverso i suoi dialetti, il suo folklore, i suoi prodotti
tipici e quei vecchi mestieri che si tramandano ancora
adesso di genitori in figli. Sono dell'idea che saranno
proprio le province a salvare il nostro Paese proprio per la
loro capacità di conservare e tramandare questo senso di
tradizione».
Nel 2000 ha preso parte per un anno a Domenica In,
condotta da Carlo Conti con un cast variegato composto da
personaggi di diverse storie e formazione, da Iva Zanicchi a
Raul Cremona e Matilde Brandi, trasmissione storica molto
diversa rispetto a quella di
oggi condotta da Mara Venier: secondo lei sarebbe ancora
un programma che funzionerebbe oggi?
«In realtà è un format che non ha funzionato già allora: era
un contenitore con troppe cose, tra loro non collegate, che
se non viene compreso da chi lo realizza di conseguenza non
sarà compreso nemmeno da chi lo guarda; anche oggi
Domenica In non è quella che amavo vedere fin da
bambina, con personaggi come Corrado, la Carrà, Sandra e
Raimondo, che erano dei beniamini e dei maestri; oggi
purtroppo la televisione riflette il periodo sociale che
stiamo vivendo, tutto è basato sull'informazione che non è
nemmeno reale, manipolata e raccontata secondo la
convenienza del momento; di vero non c'è niente, a
differenza di quella in bianco e nero che piaceva a mia
nonna e che dava ufficialità e concretezza a quello che
mostrava; oggi il livello è “pura propaganda”, ma c'è
intrattenimento e intrattenimento; quello di Chiambretti è
spettacolo come una volta, ma al tempo stesso far parlare i
personaggi nelle loro particolarità».
Nei primi mesi di vita della nuova La 7 ha condotto il
talk show Tema, in cui si è trovata a fare da tramite
con persone di vario tipo che raccontavano le loro storie. È
un'esperienza che ripeterebbe ne avesse l'occasione?
«Ricordo con piacere quell'esperienza perché sono stata al
tempo stesso autrice e conduttrice di quella trasmissione,
dove la gente in studio rappresentava l'opinione pubblica a
confronto con gli ospiti che raccontavano le loro storie e
si confrontavano con gente comune: storie spesso
particolari, anche folli in alcune occasioni; per rispondere
alla tua domanda ti dico che dove c'è dialogo, dove c'è la
possibilità di confrontarsi anche nelle diversità e posso
fare da tramite tra chi racconta la sua esperienza e
l'opinione pubblica sarà sempre qualcosa di costruttivo e
interessante».
Al di là di questa esperienza con Chiambretti da anni la
vediamo in video più in veste di ospite che come
conduttrice: mancanza di proposte o di progetti?
«Intanto per me è sempre un piacere partecipare da ospite
come ho fatto ultimamente per parlare di un tema a me molto
caro come la tutela dei diritti degli animali: sono
contraria agli allevamenti intensivi e a ogni forma di
sfruttamento come avviene negli spettacoli circensi o in
occasione di sagre, acquari, palio; e ovviamente anche
pellicce, piume, e cosmesi fatte sulla pelle e dolore di
esseri senzienti, insomma in generale ogni evento che
coinvolga un essere vivente; io sono un personaggio scomodo,
che prende posizione su argomenti che possono infastidire
qualcuno ed è quindi meglio che non mi si veda e senta
tanto. Ma per me non è un problema: potrei sempre fare
intrattenimento parlando di tematiche sociali in altre
forme, anche se è bizzarro questo mondo dello spettacolo,
almeno per me che posso dire di essere nata alla rovescia;
non ho mai cercato la popolarità fin da quando sono nata, me
la sono trovata e dalla popolarità sono scappata; faccio
questo mestiere se trovo qualcosa che mi piace fare davvero
e che mi rappresenta, come adesso nella trasmissione di
Piero o nel teatro che mi impegna attualmente, altrimenti
faccio altro».
E parliamo proprio di questo suo impegno a teatro con lo
spettacolo L'illusione coniugale, che il suo regista
e co interprete Stefano Artissunch definisce un’esperienza
che invita a riflettere sulle complessità e le
contraddizioni dell’animo umano: condivide questa
definizione?
«Assolutamente sì: scoprì questo testo, di Eric Assous, nel
2015 e l'ho inseguita; ho conosciuto Stefano e la
produttrice Danila Celani che mi hanno colpito per la loro
professionalità e onestà, ritrovando Attilio Fontana, altra
persona speciale con cui avevo precedentemente interpretato
un'altra commedia qualche anno fa; la compagnia che abbiamo
creato ha sviluppato una grande complicità. Credo che anche
attraverso una risata si possa imparare qualcosa, non solo
con una caduta, anche se le cadute servono per capire la
direzione giusta ed evolvere: sono tutte opportunità».
Come scrittrice ha pubblicato tre libri per l'editrice
Salani, tutti o comunque almeno due sicuramente
caratterizzati da titoli impattanti. La ricerca del titolo
'forte' per così dire, non pensa sia diventata qualcosa di
inflazionato oggi?
«Grazie a Dio ho le corna, il titolo del primo libro
di cui parli, è una frase che ho scoperto nel momento in
cui, da brava cornuta, ho capito come mi cambiava lo
scoprire il tradimento di un compagno, di come quella ferita
si metabolizzava; quindi con quel titolo ho cercato di
rendere costruttivo un momento doloroso, ed è da lì che sono
nati gli altri due. Sulla questione che poni oggi invece io
penso che viviamo in una società in cui gli slogan sono uno
strumento per confondere e manipolare la gente, che non
riesce ad andare oltre... come ti dicevo prima parlando
della televisione di oggi che è propaganda più che
informazione reale, con una marea di trasmissioni che non mi
rappresentano per quello che divulgano, per non parlare
della pubblicità. Tornando a quello che ti dicevo sul mio
impegno contro gli allevamenti intensivi, hai presente,
senza fare nomi, quello spot di quel marchio di carne “dove
ci sono io c'è gioia”?».
Sì.
«Bene. Quando lo sento, io vorrei chiedere: gioia per chi?
Gioisce forse la creatura che in quell'allevamento è
sottoposta a torture? E poi davvero mangiare quella carne
manipolata con antibiotici e altro mi farà bene? Sono
domande che bisognerebbe porsi senza farsi imbambolare da
quegli slogan. Ma purtroppo oggi la gente vive prona sul
cellulare o sul tablet e quello non è vivere».
Giunta a questo momento della sua vita, le capita di
guardarsi indietro pensando a quello che è stato e a quello
che non è stato, o è più proiettata a godere l'oggi?
«Sto imparando sempre più a godere il presente, ma
premettendo che sono una grande malinconica: mi guardo
dietro, ho avuto una bella infanzia, un'adolescenza
impegnativa, le mie delusioni, le mie paure, le mie
fragilità... e guardo a tutto questo con tenerezza perché è
ciò che mi ha portata a quella che sono oggi; sono legata
alla mia famiglia, ai miei amici storici che anche quando
non vedo per tanto tempo ritrovo sempre ricordando con gioia
anche i momenti più lontani».
È sempre stata una donna molto schietta e diretta, senza
peli sulla lingua: Rosita Celentano è mai stata
imbavagliata?
«Credo di no. Forse qualche volta per diplomazia evito di
parlare, pondero bene quando è il momento di dire una verità
e quando è il momento di tacere, nel primo caso cercando
sempre il modo giusto di dire le cose, che possono essere
dette in più di una maniera. Il cuore funziona perché ha un
battito preciso, così anche una battuta se non è fatta
seguendo il giusto ritmo non fa ridere. C'è un tempo e c'è
un modo per fare e per dire tutto, anche se in passato sono
capitate occasioni in cui non sono riuscita a rispettare
questi ritmi. Se per bavaglio intendi condizionamento da
altri ti rispondo che i condizionamenti sono anche quelli
che inconsapevolmente possono nascere da una nostra paura o
da una nostra fragilità».
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Alice
Weidel, l'incognita della Germania
di Giuseppe Bosso
Per qualcuno una minaccia. Per altri un'incognita.
Non sono mancate le gaffe e gli scivoloni,
soprattutto dopo la chiacchierata intervista con
l'altrettanto chiacchierto deus ex machina di X Elon Musk.
Come la si pensi, una cosa è certa: le imminenti elezioni
politiche che si terranno in Germania vedranno tra i
protagonisti più in vista la leader (in solido con Tino
Chrupalla) del movimento di estrema destra Alternative für
Deutschland, Alice Elisabeth Weidel.
Originaria della Renania, un dottorato di ricerca
conseguito all'università di Bayreuth, inizialmente avviata a
una carriera di consulente aziendale, vira poi con
decisione verso la politica, nonostante le prime esperienze
elettorali siano deludenti.
Nel 2017 l'ingresso nel Bundestag, il parlamento federale
tedesco, e non si può dire che negli anni le sue
dichiarazioni siano passate sotto silenzio, riguardassero
l'auspicata uscita della Germania dall'Eurozona, l'immigrazione,
le politiche familiari o vicende personali.
Dichiaratamente lesbica e madre adottiva di due
figli con la compagna Sarah Bossard di due figli non fa
mistero di ambire ad essere la seconda donna cancelliere
della storia tedesca dopo Angela Merkel.
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