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Telegiornaliste anno XX N. 13 (760) del 10 aprile 2024
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Doriana
Leonardo, ogni cittadino una parte di me
di Giuseppe Bosso
Caposervizio alla
Tgr Molise, conduttrice di
Buongiorno Italia e
Buongiorno Regione su Rai Tre, incontriamo
Doriana Leonardo.
Hai alle spalle un’esperienza durata 8 anni a
Mi manda Rai 3, da sempre una finestra e un riferimento per i
diritti del consumatore: cosa ha rappresentato per te e quali sono le
storie e i casi che hai seguito che ti sono rimasti particolarmente
impressi?
«8 anni e 8 stagioni. Sono state tante, per un gruppo di lavoro che è
sostanzialmente rimasto lo stesso. Qui mi sono formata, ho fatto tutte
le esperienze possibili, da inviata nei collegamenti, ai servizi, i
copioni da scrivere, la postazione web durante le stagioni di
Salvo Sottile. E soprattutto i “casi” da risolvere, da
portare in trasmissione perché il cittadino potesse avere giustizia e
trovare una soluzione al problema. Studiavo i documenti insieme ai
nostri consulenti per capire se il telespettatore avesse ragione e poi
si lavorava alla soluzione, si invitavano in studio le controparti. Un
lavoro per cui bisogna essere molto scrupolosi, vietato sbagliare. Ogni
caso, ogni cittadino che ho seguito è rimasto una parte di me e del mio
bagaglio. Dai truffati, agli esodati, a chi era rimasto vittima di
contratti capestro. Come esperienza, una delle più importanti è stato
seguire il terremoto in Abruzzo, con la tragedia di Rigopiano. Tante
famiglie erano rimaste bloccate o senza corrente elettrica, tanti i
problemi post sisma. Abbiamo dato voce a queste criticità. Ho imparato
tanto anche dai colleghi, dal lavoro di squadra, dai vertici fino al
compagno di scrivania. Ho cercato di assorbire molto dai conduttori,
Elsa Di Gati prima e Salvo Sottile dopo. Otto anni splendidi,
in cui sono diventata anche mamma. Avere una squadra così forte che mi
ha supportato durante la gravidanza e dopo la nascita di mio figlio, nel
2018 è stato fondamentale, mi ha permesso di lavorare per tutto il tempo
che ho potuto, con i ritmi adeguati».
Quali differenze hai riscontrato tra essere volto del tg e inviata di
una trasmissione come quella per cui hai lavorato? Cambiano le
prospettive per un giornalista o sono solo due diversi modi di essere
alfieri dell’informazione?
«Sono due modi diversi di fare informazione, anche se ci sono molti
punti in comune tra un programma che faceva informazione a tutela del
consumatore come Mi Manda RaiTre e il telegiornale. Il ritmo è diverso,
come i tempi. Ma è sempre il racconto del presente, dei problemi, delle
criticità, di un territorio. Storie belle o questioni più spinose».
Cosa ha rappresentato per te l’approdo al Tgr Molise?
«È stato un passaggio che ho fortemente voluto, una volta assunta dalla
Rai. Il mio sogno è sempre stato quello di informare attraverso il
telegiornale, anche se ho scoperto il mondo dei programmi in prima
battuta. Al Tgr Molise ho condotto io un telegiornale, per la prima
volta. Ero sempre stata ‘inviata o spalla in studio’, alla Tgr, oltre ai
collegamenti ho avuto la possibilità di condurre, sia il tg che
Buongiorno Regione. Una grande emozione, una bella soddisfazione. Da
dicembre 2022 sono stata nominata caposervizio, quindi poi sono arrivate
anche le responsabilità da line di un telegiornale e di Buongiorno
Regione. Cerco di fare sempre il massimo».
Essenziale è il filo diretto con enti e istituzioni ma anche con il
cittadino che a voi protagonisti dell’informazione si rivolge come un
vero punto di riferimento: come siete attivi da questo punto di vista a
Tgr Molise?
«Fondamentale è il ruolo delle fonti e il rapporto che si instaura. Il
Molise è una regione che va raccontata dal territorio, più si gira e più
si incontrano persone e problemi, ma anche storie interessanti, dal
fascino autentico, tante tradizioni. E poi bisogna scavare e qualcosa si
trova sempre, anche se non era subito evidente».
Si parla ormai sempre più insistentemente di intelligenze artificiali
come qualcosa a cui in futuro dovremo abituarci: la possibilità di
essere così sostituita un domani ti preoccupa?
«Non mi preoccupa al momento. Il lavoro giornalistico, se fatto bene,
con scrupolo, coscienza, curiosità e passione non potrà essere
sostituito. Se in futuro mancheranno questi ingredienti allora forse
potremmo riparlarne. Il nostro compito è informare correttamente e la
componente emotiva, quella che spinge a porre una domanda in maniera
creativa è difficilmente raggiungibile dall’intelligenza artificiale.
Spero».
Mamma e giornalista oggi, gioie e dolori.
«Diventare mamma è stata la grande emozione della mia vita, mio figlio
Edoardo è stato fortemente voluto da me e dal mio compagno. Mai avrei
immaginato quanto potesse cambiare la nostra vita e le prospettive.
Improvvisamente, lui è diventato il centro, l’obiettivo, lui riempie la
maggior parte dei miei pensieri, lui ha scaldato la nostra vita aiutato
in momenti anche difficili, della nostra famiglia, come la morte di mio
suocero e non solo. Per me la famiglia e mio figlio è tutto.
Naturalmente, essere mamma ha sconvolto le mie priorità lavorative e mi
ha fatto compiere delle scelte diverse. Ovviamente c’è maggiore
stanchezza. Come tutte le mamme, devo conciliare la vita familiare con
quella lavorativa. Quando torno stanca da lavoro, magari per un turno
più pesante, io non posso riposare, non posso dormire. Quindi serve
organizzazione e anche un bel po’ di sacrificio. Ho i miei genitori che
mi aiutano, sono fondamentali, così come il sostegno del Caporedattore.
Con un bimbo piccolo può succedere di tutto e la forza di una mamma
lavoratrice è anche quella di non far mancare nulla a nessuno, né ai
figli né sul posto di lavoro».
Il tuo percorso di ieri ha formato quello che sei oggi: e il percorso
di oggi a cosa ti porterà?
«Ho delle speranze per il futuro, naturalmente, e credo fortemente che
tutto il mio percorso, tutto quello che ho costruito, facendo parte del
mio bagaglio, mi aiuterà ad affrontare tutto quello che verrà».
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Martina Galluccio, Vanina esperienza toccante
di Giuseppe Bosso
Nel cast della serie di Canale 5 Vanina – Un
vicequestore a Catania, nel ruolo della protagonista
da adolescente una giovanissima ma più che promettente
attrice, Martina Galluccio, che abbiamo il piacere di
incontrare.
Benvenuta sulle nostre pagine Martina, anzitutto parliamo
della tua nuova avventura che ti vede nel cast della serie
di Canale 5 Vanina Guarrasi: come hai vissuto questa
esperienza?
«Vanina è stata, per me, un’esperienza molto toccante in cui
ho girato la mia prima scena di sangue. Mi ha permesso di
lavorare con Giusy Buscemi e tanti altri professionisti
sempre molto gentili e disponibili nei miei confronti».
Hai avuto modo di interagire con Giusy Buscemi, di cui
sei la controparte da adolescente?
«Sì, ho interpretato il ruolo di Giusy Buscemi da giovane:
conoscerla è stato molto emozionante; fin dal primo momento
che ci siamo incontrate si è mostrata molto dolce e
disponibile da farmi sentire subito a mio agio. Penso che
Giusy sia un’attrice molto bella e talentuosa».
Come ti sei avvicinata al mondo della recitazione?
«All’età di 6 anni, guardando la tv, ho espresso il
desiderio, ai miei genitori, di partecipare ad un programma
televisivo. Quindi mi hanno iscritta prima ad un corso di
teatro e, successivamente, ad un’agenzia di spettacolo. Poi,
dopo vari provini, sono riuscita ad interpretare diversi
ruoli e, quindi, a lavorare in TV».
Giovanissima ma con già un importante curriculum, tra
cinema, fiction e spot: qual è stata finora l’esperienza più
coinvolgente e quali le figure che ti hanno trasmesso di
più?
«Onestamente non ne ho una preferita ma forse quella che mi
ha coinvolta di più è stata
Le cronache di Nanaria, un set molto lungo
in cui si sono creati forti legami con gli altri attori.
Riguardo le figure, non so dare una risposta completa
perché, quando sono su un set, mi trovo a mio agio e riesco
quasi da subito a calarmi nel personaggio, facendo risaltare
sempre un po’ la vera Martina».
E proprio con Le cronache di Nanaria hai avuto
modo di essere, per usare un termine tecnico, la ‘villain’
del cast: un personaggio di questo tipo rappresenta la vera
prova del fuoco per un’attrice emergente?
«Forse sì, perché non è semplice interpretare il ruolo della
“cattiva”, ma devo ammettere che mi sono molto divertita nel
farlo».
Stai studiando anche da doppiatrice: a quale tipo di
personaggi o attrici di piacerebbe dare voce?
«Ho sempre amato i personaggi Disney e mi piacerebbe dare
voce ad una principessa».
Cosa farà Martina da grande?
«Spero di avere una lunga carriera nel Cinema, di diventare
un’attrice professionista e una brava doppiatrice ma,
questo, non prima di aver approfondito gli studi».
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Anna
Ferretti, benvenuti su Moonevents
di Giuseppe Bosso
Ci sono due pazzi che sono stanchi di vivere in manicomio:
una notte decidono di provare a fuggire…
così inizia la barzelletta che Joker racconta a Batman nella
conclusione di The Killing Joke, capolavoro del fumetto
datato 1988. La nostra intervista potrebbe iniziare così: c’è
una creativa imprenditrice originaria della Puglia, che decide
di mettersi alla prova come scrittrice, elaborando una storia
che sarebbe riduttivo definire semplicemente ‘fantasy’, popolata
da maghi, vampiri e altre creature che vivono a metà tra il loro
mondo e il nostro. Incontriamo
Anna Ferretti per parlare di
Moonevents, edito da Albatros, da poco in
libreria.
Benvenuta, Anna, anzitutto come si è avvicinata al mondo
della scrittura e com’è nato Moonevents?
«Buongiorno a voi, diciamo che fin da piccola ho nutrito sempre
una grande fantasia e ciò mi ha condotto ad elaborare con la
semplice immaginazione, mondi chimerici e bizzarri che mi
permettessero di evadere da una quotidianità spesso complicata.
La prima volta che tentai di mettere tutto su carta, avevo
appena 9 anni. Brevi composizioni infantili e canzonette, frutto
dell'ammirazione, di una bimba di quell'età, per il mondo
Disney. Così allo stesso modo, le esperienze vissute poi da
adulta, i viaggi che mi hanno condotto nelle città che ho sempre
desiderato visitare, mi hanno portata ad elaborare Moonevents».
Chi leggerà la sua opera, senza fare spolier, potrebbe
rimanere sorpreso da com’è riuscita a condensare, sia pure su
una base strettamente fantasy, molti generi anche con più o meno
velate citazioni ad altre famose opere, da Cenerentola a
Harry Potter: dove ha trovato questa ispirazione?
«Come dicevo poc'anzi, il mondo fiabesco mi ha sempre
affascinata e ispirata, diventando tutt'ora, la koinè del mio
pensiero. Così fondendo, realtà e fantasia, ha preso vita questo
romanzo. Tuttavia, il lettore, man mano che si addentrerà
nell'opera, potrà riconoscere oltre che personaggi favolosi e
incantati, derivanti da Cenerentola, La Bella e la
Bestia, Harry Potter, Twilight, ecc., anche
tratti di letteratura inglese come Shakespeare, Charles Dickens,
dove nelle caratteristiche dei miei personaggi, si riscontrano,
magari anche velatamente, tratti delle loro opere».
Quali sono stati i riscontri che ha avuto, anche interagendo
tramite i social network con i suoi lettori?
«Considerando che il libro è pubblico solo dal 29 febbraio,
posso dire di aver avuto un riscontro piuttosto positivo durante
il mese successivo fino ad ora. Partiamo dal fatto che sono
molto attiva sui social già da tempo. Sono un'amante del vogue,
del trendy, per cui fino ad oggi avevo pubblicato per lo più
contenuti riguardanti l'estetica. Temevo che questo nuovo
argomento potesse non avere uguale rispondenza. Posso dire
invece che sono rimasta piuttosto soddisfatta, in quanto non
solo sto ricevendo molti consensi e complimenti, l'emozione di
scrivere le prime dediche a coloro che hanno acquistato il libro
e che abitano non troppo distanti da me, è stata unica devo
dire, forse anche un po' imbarazzante le prime 2 o 3 volte...
tuttavia la cosa più entusiasmante, che mi sta dando le maggiori
gratificazioni, è che mi sta permettendo di conoscere persone
culturalmente affini al mondo letterario, e ciò per me è fonte
di ispirazione e crescita quotidiana».
Nonostante non si direbbe, possiamo dire che gli italiani
siano un popolo di lettori?
«Diciamo che il mondo editoriale in Italia, in generale, è
piuttosto complicato, anche se resta un settore sempre
apprezzato. A ciò si affianca una cultura “del leggere”, dove
l'Italia non è certamente tra i primi paesi al mondo. Nonostante
questo le nuove tecnologie come audio libri ed ebook,
contribuiscono in maniera sostanziale alla fruizione ed
apprezzamento di un'opera, soprattutto tra i giovani. Malgrado
la crescita di questo nuovo settore digitale, però,
fortunatamente, il libro di carta resta sempre quello più
apprezzato dal pubblico in genere, soprattutto quando la lettura
è vissuta come un momento di svago e di sviluppo personale. Poi
vogliamo mettere l'odore della carta di un libro appena
stampato? Meraviglioso e travolgente! Ovviamente la mia
ambizione, va oltre i confini nazionali, vorrei vedere la mia
opera tradotta in altre lingue, per affacciarmi a Paesi che
potenzialmente fruiscono maggiormente della lettura».
Quali sono le difficoltà che ha incontrato in sede di
produzione e di promozione del suo libro?
«Come ho detto poco fa, affacciarsi al mondo dell'editoria in
Italia non è semplice. Per gli scrittori emergenti pubblicare la
propria opera è molto complicato, se non si è uno scrittore già
affermato, piuttosto che un influencer con milioni di follower,
dalle case editrici importanti non è facile farsi notare. Questa
è una realtà che tende a scoraggiare i nuovi scrittori e se non
si è temerari e fiduciosi, non si va avanti. A mio parere, non
ci si deve arrendere alle prime difficoltà che si incontrano sul
proprio cammino. Sono convinta che quando si ha un'idea e se si
crede davvero in essa, bisogna portarla avanti con convinzione e
fermezza, perché tempo ci vorrà e sicuramente ci saranno
sacrifici da fare, ma quell'idea ti condurrà dove volevi
arrivare. Questa è una consapevolezza che ho sviluppato con le
esperienze vissute. Certo una cosa è sicura, bisogna contare
sulle proprie forze... posso dire che nel tempo ho aperto
numerosi cerchi, che alle volte ho creduto di non riuscire più a
chiudere, o almeno di non riuscire a chiuderli tutti, ma mi sono
resa conto che con il duro lavoro e la determinazione, si può
arrivare a tutto! Per quanto riguarda la promozione del libro,
Moonevents è un romanzo fantasy per cui destinato ad un
pubblico di nicchia, ma è comunque un genere apprezzato in varie
fasce di età. I social hanno un ruolo fondamentale nella
pubblicizzazione, così come le presentazioni e i firma copie che
danno l'approccio diretto con il lettore. Detto questo
approfitto per informare i lettori che il 16 maggio nella città
di Francavilla Fontana, farò la prima presentazione, oltre che
in programma ho vari altri eventi».
Per gioco, se ci fosse la possibilità di realizzare un film
sul suo libro e lei potesse, magicamente, scegliere gli
interpreti, a chi assegnerebbe i ruoli dei suoi personaggi,
almeno cinque dei principali?
«Beh sicuramente Cornelius e Desdemona, gli imperatori eterni,
li potrebbero interpretare benissimo Kristen Stewart e Robert
Pattinson. Hanno già dimostrato che il ruolo di vampiri gli si
confà alla perfezione, l'incarnato pallido e gli sguardi vitrei,
nella saga di Twilight, sono caratteristiche che li ha
contraddistinti. Per quanto riguarda Achim, l'antagonista del
romanzo, vedrei bene Willem Dafoe, che per la maggior parte
delle volte nella sua carriera cinematografica, ha interpretato
il ruolo del cattivo, quindi chi meglio di lui?! Infine Angelica
e Ivory, i protagonisti del mio romanzo, sono due fratelli
gemelli e in questi ruoli ci vedrei bene rispettivamente: come
Angelica, l'attrice Matilda De Angelis, protagonista della serie
crime La legge di Lidia Poet su Netflix, temeraria e
audace e come Ivory, l'attore Lorenzo Zurzolo che, con i suoi
occhi chiari e la sua acconciatura un pò scapigliata, lo vedrei
adatto in questo ruolo. Oppure, perché no, alcuni dei miei amici
con i quali stiamo realizzando un cortometraggio di due o tre
scene circa, tra le principali, come: “la nascita della razza
mista”. Durerà non più di dieci minuti circa, e se riusciremo a
terminarlo in tempo, verrà proiettato durante la prima
presentazione di maggio e poi in seguito. Si tratta di un libro
fantasy, per cui si può dare un po' di libero sfogo alla
fantasia e rendere l'evento un po' più suggestivo! ».
Chi è Anna Ferretti, al di là della sua attività di
scrittrice?
«Beh io mi considero una persona piuttosto dinamica e
determinata, soprattutto cerco di vedere sempre il lato positivo
delle cose. Queste mie peculiarità mi hanno portata ad
intraprendere, nel corso del tempo, molti percorsi che
apparentemente potrebbero sembrare discordanti ma che alla fine
conducono tutti ad un punto di unione. La mia fervida
immaginazione, stravaganza, ma anche la mia passione per lo
stile ricercato e l'acribia per il dettaglio, sono sfociati, nel
tempo, non solo nella scrittura e nell'accoppiamento dei capi di
vestiario, ma anche nel fascino del design interno. Diciamo che
alcuni, scherzosamente, mi hanno definita, una sorta di dandy
contemporanea. Come dicevo prima, nella mia vita ho aperto
numerosi cerchi che con duro lavoro e devozione e alle volte
anche con dei momenti di sconforto e abbattimento, sono riuscita
a chiudere e mi hanno condotto ad essere la donna che sono oggi.
Ho conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza,
concludendo anche la pratica notarile; sono un'imprenditrice,
titolare di una struttura extra-alberghiera in Puglia
Tenuta Anna vicino al mare, che ho per
l'appunto, io stessa progettato e arredato, non solo negli
interni ma anche nell'aria esterna: giardino e piscina. Ma a
parte questo, negli ultimi anni ho architettato altri edifici,
dando libero sfogo all’inventiva e designer che è in me. Ma
ovviamente non ci si ferma qui, nella vita si punta sempre a
migliorarsi e ad andare oltre!».
Ha in mente un sequel, anche non nell’immediatezza, o di
proseguire con un nuovo genere?
«Moonevents di per sé si presta ad avere un seguito a cui
ovviamente sto già pensando, ma che in questo momento è ancora
solo un'idea. Per ultimare quest'opera ho impiegato diverso
tempo, anzi diversi anni direi. Ma come dicevo prima la
perseveranza e la risolutezza alla fine pagano sempre. Nel
frattempo poi, ho composto un altro romanzo, che ha come filo
conduttore sempre il genere fantasy, ma con una trama incentrata
su una mia reale quotidianità. Lo scrivere resta e resterà per
me, sempre la migliore evasione dall'ordinarietà».
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