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Archivio Telegiornaliste anno XVIII N. 2 (686) del 19 gennaio 2022
 
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TGISTE Ricordo di Maria Cristina Ruini di Giuseppe Bosso

Addio alla giornalista dal dolce sorriso”. (Il Resto Del Carlino).

Un terribile lutto ha colpito non solo l’emittente èTv Rete 7, ma l’intero mondo del giornalismo che sul finire dello scorso mese di novembre si è simbolicamente stretto intorno alla famiglia di Maria Cristina Ruini, venuta a mancare dopo una lunga e dolorosa malattia, che tuttavia aveva combattuto fino all’ultimo con la determinazione e la forza che avevano contraddistinto il suo percorso professionale.

Un percorso che, fin dagli esordi, l’aveva vista sempre in prima linea raccontare la sua provincia modenese con competenza e professionalità, riconosciute da colleghi, tra cui i rappresentanti dell’Associazione Stampa Modenese che ricorda “lo stile e il rigore dei suoi servizi, la capacità di affrontare con misura ogni tipo di notizia, passando dalla cronaca agli approfondimenti “ ed esponenti delle istituzioni,

Anche Telegiornaliste si unisce nel cordoglio nei confronti del marito Antonio e della figlia Arianna.
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TUTTO TV Paolo Calissano tra up e down di Silvestra Sorbera

L'attore Paolo Calissano, scomparso lo scorso 29 dicembre, è stato volto noto di molti programmi televisivi e soap opera.

Nel 1993 compare nella pubblicità televisiva del gelato Magnum di Algida, e dopo alcune esperienze d'attore di fotoromanzi debutta nel cinema e in televisione.

L'attività professionale cinematografica è molto ricca. In televisione lavora per diversi programmi, quali: Giochi senza frontiere e Divieto d'entrata su Rete 4, insieme a Natalia Estrada. Nel 1995-1996 è su Italia 1 al fianco di Samantha de Grenet, con il programma di video amatoriali 8 mm. È noto per aver recitato nelle due stagioni della serie televisiva La dottoressa Giò, nella miniserie televisiva Per amore, nella soap opera Vivere, e nelle due stagioni della serie tv Vento di ponente.

Nel 2000 è stato protagonista del videoclip Mi amor di Ivana Spagna. Nel 2004 ha partecipato al reality show L'isola dei famosi, ma ha abbandonato volontariamente il programma prima del tempo a causa di un infortunio al ginocchio.

Rimasto coinvolto in un caso di stupefacenti, il 20 dicembre 2007 ritorna a recitare, debuttando al Teatro Brancaccio di Roma con il musical A un passo dal sogno, scritto da Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime e ispirato dal romanzo di Chicco Sfondrini e Luca Zanforlin, ma la sua partecipazione viene interrotta improvvisamente nel febbraio del 2008 per un malessere.

Nel 2014 ritorna in televisione dopo quattro anni in occasione di un'intervista di Barbara D'Urso durante il programma Pomeriggio Cinque.

Il 29 dicembre 2021 viene trovato morto in casa a Roma, apparentemente a causa di un'overdose di psicofarmaci. Gli inquirenti ritengono che l'attore fosse deceduto due giorni prima del ritrovamento ma l'ultima chiamata alla sua ex fidanzata Fabiola Palese è avvenuta la sera del 29 dicembre 2021.
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DONNE Annella Prisco, raccontare in "doppio" di Giuseppe Bosso

Scrittrice, coordinatrice e manager culturale, è critico letterario e vice presidente del Centro Studi “Michele Prisco” intitolato alla memoria di suo padre, vincitore del Premio Strega nel 1966, incontriamo Annella Prisco, per parlare della sua ultima fatica letteraria, edita da Guida.

Benvenuta tra noi Annella: anzitutto come nasce il suo romanzo Specchio a tre ante e a cosa si è ispirata?
«Il mio romanzo Specchio a tre ante nasce dall’attenzione a voler raccontare una storia che abbia come principale motivo d’ispirazione la dimensione del “doppio”, doppio binario di vita, avendo da sempre immaginato che spesso una sola esistenza non sia sufficiente a racchiudere le tante, troppe sollecitazioni o alternative che l’esterno ci manda. E la storia di Ada, la protagonista del mio intreccio, rappresenta proprio questo tipo di condizione».

Cosa potrebbe rappresentare, metaforicamente, questo specchio nella società di oggi alle prese con le paure legate alla pandemia?
«Ho scritto questo romanzo prima della pandemia, e non ci sono quindi collegamenti col drammatico scenario che stiamo vivendo. Oggi è la paura che ci domina in tutti i sensi, un’angoscia irrazionale che naturalmente trae spunto dal costante bombardamento di notizie allarmistiche e poco rassicuranti, con un senso di costante precarietà ed insicurezza. E la paura, per certi versi, pur non essendoci alcun collegamento con lo scenario attuale, alberga anche nello spirito della mia protagonista: paura di mettersi in gioco, paura di affrontare scenari nuovi ed inediti che la vita e il destino le procurano, paura spesso, di dover voltare le spalle e dare un taglio netto a quegli schemi borghesi nei quali si è formata, paura soprattutto delle incognite e degli imprevisti…».

Nell’approcciarsi alla scrittura quanto ha inciso la figura di suo padre, vincitore del premio Strega nel 1966?
«Non credo di essere stata influenzata particolarmente dalla figura di mio padre scrittore, anche perché la mia attitudine a scrivere si è sviluppata quando purtroppo lui era già mancato, e questo mi ha impedito di poter avere uno scambio diretto ed un confronto con lui come Maestro di scrittura. Certo che non escludo che il fatto di essere vissuta sin da piccola in un contesto dove si respirava cultura, con continui contatti con importanti scrittori, studiosi e ideologi del Novecento che frequentavano la mia casa, abbia in qualche modo inciso, anche se a livello inconscio, sulla mia formazione».

Perché l’ambientazione di parte della storia, legata alle origini della protagonista, nel Cilento? Cosa rappresenta per lei questa terra?
«La scelta di ambientare parte del mio romanzo nel Cilento è nata da una grande attrazione verso quei luoghi, scoperti peraltro da me abbastanza tardi, ma dai quali sono stata affascinata e catturata proprio perché sono posti che conservano un impronta autentica, che non sono stati contaminati da speculazione edilizia ed altro, ma hanno ancora quell’atmosfera “antica” e genuina che li rende unici, e poi devo confessare che sono luoghi carichi di un’energia molto forte, sono pieni di luce, colori e odori che rasserenano e ricaricano! E il Cilento quindi per me rappresenta il buen retiro, approdo ma nel contempo punto di ripartenza verso nuovi orizzonti e progetti, perché credo che l’unica nostra ancora di salvezza, specie nel momento che viviamo, sia quella di guardare avanti con ottimismo e fiducia, e soprattutto di alimentare sempre un nuovo progetto ed obiettivo da raggiungere».

Come ha organizzato le presentazioni del libro tenuto conto delle restrizioni che la pandemia ha imposto riguardo gli spostamenti negli ultimi mesi e quali riscontri ha avuto, anche tramite i social, dai suoi lettori?
«Nonostante il periodo così particolare, questo mio romanzo ha avuto tantissima visibilità. Uscito a fine 2020, il libro ha camminato nei primi mesi soprattutto attraverso trasmissioni on line, presentazioni in remoto ed altri strumenti adeguati al momento. Poi dall’estate 2021 sono cominciate una serie di presentazioni dal vivo e fino a metà di questo nuovo anno ne ho già una serie programmate in varie città d’Italia e all’estero. Mi auguro di poterle realizzare tutte, perché certamente l’incontro con relatori e lettori in presenza ha tutto un altro significato. Devo molto in questo mio percorso al costante impegno della giornalista e editor Mary Attento, che dall’uscita del romanzo cura per me la comunicazione ed è sempre vigile e pronta ad individuare gli spazi giusti per una promozione equilibrata, incisiva, ma mai invasiva!».

Ha in cantiere altri libri?
«Nuovi progetti in cantiere ce ne sono. Ho molti impegni culturali, tra giurie di prestigiosi premi letterari di cui faccio parte, convegni, collaborazioni giornalistiche e poi naturalmente il desiderio di sviluppare la trama di un nuovo romanzo che già mi sollecita e che mi auguro di elaborare e portare a termine nei prossimi mesi».
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