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Telegiornaliste anno XVII N. 20 (670) del 9 giugno 2021
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TGISTE Ana
Quiles, Superlega? Gestita male di Giuseppe Bosso
I calciofili di tutta Italia hanno imparato a conoscerla negli ultimi
mesi grazie alle sue partecipazioni a svariate trasmissioni sportive,
sia Rai che Mediaset. Abbiamo il piacere di incontrare la giornalista
spagnola
Ana Quiles Boix, per parlare della stagione agonistica appena
conclusa e delle prospettive future, tra Europei e novità allo studio
per il calcio del 2022.
La stagione ormai conclusa, con gli Europei rimandati di un anno alle
porte, ha visto l’Inter trionfare dopo nove anni di dominio bianconero
così come nella Liga l’Atletico di Simeone interrompere il duopolio
Real-Barcellona, sebbene nelle coppe europee si sia registrata, con
l’eccezione del Villareal finalista in Europa League, una vera e propria
‘tirannia’ inglese: ritiene che questi siano segni di nuovi scenari che
si stanno delineando per le prossime stagioni?
«È presto per dire che ci sarà un cambiamento perché potrebbe trattarsi
anche di una stagione molto particolare (ricordiamoci dell’impatto che
ha avuto la pandemia) che però ha permesso a squadre un meno
relevanti di spuntare e tirare fuori il meglio di se. Sono
particolarmente felice per la vittoria del Villarreal, una squadra di
una città di 50 mila abitanti è riuscita ad accedere al podio europeo,
risultato di un progetto ideato da più di 20 anni. L’Atletico Madrid ha
vinto la Liga, hanno sofferto tanto in questi ultimi anni e sono stati
anche un po’ sfortunati ma la mentalità del Cholo è il motore
assoluto e prima o poi il premio doveva arrivare. Poi in Italia, il
meritato scudetto dell’Inter (e anche la peggior Juve) ha rotto un
monopolio, questo era anche necessario per il bene del calcio e per il
posizionamento internazionale del Calcio. Se questo rimarrà una realtà
nelle prossime stagioni non lo so, ma sicuramente è un piccolo grande
passo».
Riscontri molta popolarità, anche grazie ai
social, tra il nostro
pubblico: cosa pensa di questo grande interesse per le giornaliste,
soprattutto sportive, da parte degli italiani? Anche in Spagna è così?
«Non credo sia solo per le giornaliste sportive, considerare ancora un
fenomeno strano vedere una donna che parla di calcio mi sembra assai da
bigotti. L’unica cosa che penso sia cambiata è che adesso con i social
le persone hanno un po’ più di accesso alle persone che guardano in tv e
questo crea un rapporto un po’ più da vicinanza, a me piace interagire
con le persone che mi seguono. In Spagna è lo stesso, ma penso sia una
cosa che succede ormai in tutto il mondo».
Negli ultimi tempi ha suscitato particolare scalpore e polemica la
vicenda della Superlega, per ora pare momentaneamente accantonata: qual
è la tua opinione?
«È stata gestita male dall’inizio, dal punto di vista della
comunicazione soprattutto. L’idea non mi dispiace del tutto, è vero che
i grandi club suscitano molto più interesse, ma da lì a dire che devono
salvare il calcio e che gli altri non contano c’è una grande differenza.
Se fosse più inclusiva e dessero l’opzione ad altre squadre di
partecipare, perché no? La UEFA prende troppi soldi che sono generati
esclusivamente da questi club».
Crescente è negli ultimi anni l’interesse per il calcio femminile.
Ritieni possa ipoteticamente in futuro scalzare quello maschile in
termini di attenzione e competitività?
«In Spagna, ad esempio, il calcio femminile verrà ufficializzato come
lavoro il prossimo 15 giugno. Ci sarà uno stipendio minimo e una
regolarizzazione che fino adesso non c’era. Questo è già un grande
passo, che però non eguaglierà il calcio maschile principalmente dal
punto di vista economico e ci vorrà tanto tempo per farsi che questo sia
possibile».
I tuoi prossimi impegni?
«I miei prossimi impegni saranno seguire l’Europeo da Roma per la tv
spagnola e anche alla Rai. Dovrò fare uno switch di lingua e squadra
ogni giorno, ma sarà una bella sfida». |
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Appunti
di fine stagione
di Giuseppe Bosso
Come da prassi, a fine maggio anche i programmi
televisivi vanno in pausa, ed è tempo di
bilanci.
Tra promossi, bocciati, conferme e
nuove proposte, nella stagione del covid e del
post-lockdown chi si è particolarmente distinto?
Sicuramente tra i vincitori del 2020-2021 va
annoverato Amadeus, per il secondo anno
consecutivo brillante padrone di casa nella settimana
dell’Ariston e ormai collaudato trascinatore del
preserale di Raiuno con i Soliti Ignoti.
Nulla di nuovo sotto il sole per i ‘veterani’
Fabio Fazio, Maria De Filippi e Barbara D’Urso:
piacciano o no le loro trasmissioni, sono sempre lì.
Anno di rilancio anche per la fiction made in
Italy, che pur tra le mille difficoltà che la
pandemia ha creato in sede di riprese è riuscita a
sfornare nuovi successi, come la seconda stagione de
Il silenzio dell’acqua su Canale 5 e il
nuovo capitolo di Un passo dal cielo su
Raiuno.
Ma probabilmente la stagione che va in archivio verrà
soprattutto ricordata per l’ormai definitiva
consacrazione di
Prime Video e di
Netflix, piattaforme sempre più consolidate ed
entrate nell’uso quotidiano di gran parte del popolo
italiano. Tra fiction e serie di successo e riusciti
esperimenti come Lol – Chi ride è fuori, il
video on demand si è ormai stabilmente consolidato al
pari dei palinsesti tradizionali. Vedremo cosa ci riserverà
il futuro da questo punto di vista. |
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DONNE Crudelia,
la riscossa dei cattivi di Giuseppe Bosso
Superato il lungo stop forzato causa pandemia anche
le sale cinematografiche di tutto il mondo hanno
riaperto i battenti.
E tra le pellicole che nei primi giorni hanno riscosso
grande successo al botteghino si segnala soprattutto
il nuovo live action targato Disney, ispirato al
classico La carica dei 101.
Un progetto nato in realtà quasi dieci anni fa quello
che ha portato alla realizzazione del film diretto da
Craig Gillespie ed interpretato da Emma Stone,
nei panni della villain probabilmente più famosa
dell’universo Disney in versione primi passi, ed Emma
Thompson. Fin dal 2011, infatti, la celeberrima
major californiana aveva in mente di sviluppare una
storia diversa dal solito: stavolta niente eroi buoni
contro malvagi, niente storyline impostata nel
classico canovaccio che inesorabilmente si
conclude con il trionfo del bene sul male. Per la prima
volta, o meglio seguendo probabilmente la scia iniziata già
con la Angelina Jolie di Maleficient e,
per uscire dal mondo Disney, con Joker due
anni fa, sono i cattivi i protagonisti.
Giusto e sacrosanto, nel vedere La carica dei 101,
non provare alcuna simpatia per quella perfida
aguzzina di poveri cuccioli che per lei non
rappresentano altro che pellicce da indossare, così come
per qualunque altro antagonista di classici che hanno
riempito le sale cinematografiche soprattutto in occasione
delle festività natalizie, dalla Strega di
Biancaneve a Jafar di Aladin,
solo per citarne un paio. Ma ci siamo mai chiesti il
perché di tanta cattiveria, che abbiamo dato sempre per
scontata? Non ci siamo mai fermati per un attimo a
riflettere sul fatto che anche loro, in un
passato anche lontano, non fossero stati a loro volta
vittime di ingiustizie e cattiverie, che tuttavia
avevano avuto l’effetto di assorbire anziché contrastare?
E infatti Crudelia non sarà certo la
classica eroina che sconfigge il male; altrimenti,
come avrebbe potuto, col senno di poi, mirare ai
cuccioli di Pongo e Peggy?
Per Emma Stone il successo di Crudelia è l’ennesima
prova d’autore a cui l’attrice originaria dell’Arizona
ci ha ormai abituati da anni; una carriera iniziata
all’alba del nuovo millennio e che ha toccato il massimo
con la conquista dell’Oscar nel 2017 per la
memorabile interpretazione di La La Land. Un
anno indimenticabile per lei, sancito anche dalla
nascita, ad aprile, della primogenita Louise Jean. |
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