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Telegiornaliste anno XVI N. 31 (648) del 25 novembre 2020
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TGISTE Laura
Fanara, rialzarsi dopo il Covid
di Giuseppe Bosso
Incontriamo Laura Fanara.
Dagli esordi nella natia Sicilia all'approdo a
Mediaset, passando per Telelombardia.
Dalle emittenti palermitane al network nazionale, quale pensa sia
stata la sua marcia in più?
«Sicuramente una grande passione, io amo questo lavoro, e col passare
degli anni ho cercato di non dimenticare mai questa passione e di
alimentarla sempre. Ma credo che la mia cocciutaggine sia un altro
fattore importante. Nel tempo i momenti difficili e i motivi per mollare
sono stati molti, se non fossi stata sempre così testarda e determinata,
forse non ce l’avrei fatta».
Ha avuto modo di vivere in prima persona il virus che ha sconvolto le
nostre vite: questo ha influito nel suo modo di trattare l’argomento dal
punto di vista giornalistico?
«Non ho cambiato il mio modo di parlare del Covid, sono cambiata io.
Questo virus mi ha fatto perdere mio padre, ma un dolore così profondo
stravolge tutta la vita di una persona. Adesso vedo tutto con occhi
diversi e affronto il mio lavoro, ma soprattutto la mia vita con un
punto di vista nuovo, ferito, ma ancora più forte e sensibile».
Al di là della sua esperienza personale, quale crede sia il ritratto
dell’Italia alle prese con la pandemia?
«È un’Italia arrabbiata… questo virus ti toglie tutto... la gioia di un
abbraccio, la libertà di fare anche solo una passeggiata, la possibilità
per molti di lavorare… ma non è un’Italia rassegnata, vedo un’Italia
forte, che si è già rialzata una volta e ha la ferma convinzione di
farlo di nuovo».
Dall’informazione sportiva alla cronaca, come ha vissuto questo
passaggio?
«In modo sereno. La mia passione è sempre stata lo sport, ma ho iniziato
a 22 anni facendo cronaca, spettacolo, sport… “per fare bene questo
lavoro devi sapere fare tutto” mi disse il mio direttore di allora e lo
ringrazierò sempre per questo. Quando dopo tanti anni di sport sono
passata alla all news di Tgcom24 e poi all’informazione di Pomeriggio 5,
l’ho vissuta come un’evoluzione… l’ho fatto con più esperienza e 10 anni
in più, sono stata contenta».
La sua giornata tipo, ammesso possa definirsi così per la varietà di
impegni che richiede la professione giorno per giorno?
«Non esiste una giornata tipo, ma il motivo per cui amo questo lavoro è
anche questo. Ogni giorno è un giorno diverso, con una sua esperienza e
una sua emozione nuova. Sono una persona precisa, ordinata, organizzata
e l’imprevedibilità di questo lavoro e le mille sfaccettature delle
persone e delle situazioni con cui mi confronto costantemente, mi
permettono di allargare ogni giorno di più il mio orizzonte».
Sulla sua
pagina pubblica di Facebook a giugno ha, per così dire, ‘celebrato’
i suoi dieci anni a Milano tra
Telelombardia a Tgcom: riguardando indietro in cosa pensa di essere
cambiata e cosa eventualmente non rifarebbe?
«Milano e questi 10 anni hanno cambiato la mia vita. Nel 2010 è arrivata
in Lombardia una ragazza con un grande entusiasmo e la voglia di
coronare un sogno facendolo diventare la sua quotidianità. Questa città
e le persone che hanno creduto e credono ancora oggi in me, mi hanno
permesso di diventare una donna grata… perché avere la possibilità di
fare ciò che si ama non è un regalo concesso a tutti. Qui ho perso il
mio papà e con lui il mio cuore, ma è comunque qui che giorno dopo
giorno sto ritrovando la forza di andare avanti e ricominciare a
sorridere. Oggi sono sicuramente una persona più matura, consapevole e
con tanti angoli un bel po’ smussati da alcuni colpi della vita molto
duri».
La notizia che vorrebbe dare nel 2021.
«Non ho dubbi. Non dimenticherò mai il giorno in cui ho dato in diretta
la notizia della Pandemia… ogni giorno si danno tante notizie, ma questa
non è come le altre. Ho dovuto dare la notizia dell’inizio della
Pandemia, nel 2021 vorrei annunciarne la fine».
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Noemi
Gherrero, parole per dirlo
di Giuseppe Bosso
Incontriamo Noemi Gherrero, conduttrice da qualche settimana
della trasmissione
Le parole per dirlo, viaggio nella lingua
italiana per raccontare il nostro modo di parlare nei suoi
aspetti più vitali e concreti, insieme a Giuseppe Patota e
Valeria Della Valle.
Noemi grazie della disponibilità: anzitutto le sue prime
impressioni su Le parole per dirlo e come sta
vivendo questa esperienza?
«Le prime tre puntate sono andate molto bene. Siamo partiti
con temi e volti fortissimi: dal linguaggio televisivo con
Augias a quello politico con Carofiglio. Siamo tutti molto
soddisfatti».
Un’esperienza diversa da quelle che finora ha affrontato,
anche come attrice e come modella: con quale spirito si è
cimentata in questa nuova esplorazione, per così dire?
«In realtà la conduzione non mi è nuova anche se ho sempre
lavorato su eventi live da unica presentatrice ed affiancato
come spalla soprattutto su programmi sportivi. Io sono me
stessa. Porto in studio quello che sono senza stress. In
trasmissione abbiamo più mondi che si incontrano, da quello
accademico linguistico dei professori a quello dei ragazzi
sempre curiosi e scevri da precostituzioni. Un bel confronto
generazionale in cui mi infilo senza difficoltà».
Alla scoperta della lingua italiana, tenendo comunque
conto delle varie caratteristiche di ogni territorio: in che
modo rapportarsi al pubblico con questa tematica?
«Noi parliamo a tutti perché il messaggio è per tutti.
Abbiamo poi sempre dei servizi specifici sui dialetti
proprio per tener conto della immensa ricchezza che abbiamo.
Esaltiamo le differenze nella unicità del nostro essere
italiani».
Lingua italiana che da anni risente non poco di influenze
straniere, a partire dal crescente utilizzo di termini
anglofoni: state tenendo conto anche di questo
nell’organizzazione delle puntate?
««Affrontiamo in ogni puntata il tema degli anglismi e del
loro utilizzo nel linguaggio specifico così come parliamo
sempre di neologismi e dei motivi per cui il nostro
vocabolario è sempre più scarno. Il nostro è sì un programma
che fa didattica però l'intento è soprattutto quello di
intercettare, catturare quello che è oggigiorno».
La realizzazione del programma inevitabilmente risentirà
della pandemia che stiamo vivendo: in che modo avete
organizzato la produzione?
«Noi siamo già partiti tenendo presente i rischi di una
seconda ondata. In studio consideri che siamo tutti
distanziati e i ragazzi sono in collegamento. Deduco che se
non ci fossero più le condizioni faremo anche l'ospite in
collegamento».
Oltre al programma quali sono i suoi prossimi impegni?
«Sto girando un film a Bologna con un cast meraviglioso.
Opera prima di Chiara Sani. Avevo un po' di progetti ma ora
cinema e teatro sono piuttosto fermi. Porterò appena
possibile in giro la mia mostra fotografica realizzata
proprio nel periodo della quarantena. Prossima tappa a
Verona in streaming il 12 dicembre».
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DONNE Rossella
Pisaturo, reinventarsi nel lockdown
di Giuseppe Bosso
Social manager, giornalista con tesserino conseguito
quest’anno, voce di
Rcs Radio Castelluccio, incontriamo Rossella
Pisaturo.
Da presentatrice di eventi e social manager, oltre che
conduttrice radiofonica come ha cambiato la tua vita
professionale la pandemia?
«Non potendo usufruire dello studio radiofonico a Salerno
per andare in diretta FM, causa lockdown, abbiamo dovuto
reinventarci tutti. Siamo stati immersi nella tecnologia,
con lo smartworking. È stato inizialmente difficile e
strano, la nostra preoccupazione era rassicurare l’utente a
casa che ci seguiva in diretta social. Spero davvero di
esser stata in grado di trasmettere il giusto supporto con
l’informazione e le varie interviste. È stata una bella
sfida, dal punto di vista professionale, ogni giorno ho
imparato cose nuove, mi informavo e studiavo costantemente.
Si dice “da un problema può nascere una risorsa”, pensi
si possa dire così anche per questo momento, nel senso di
possibilità che possono nascere anche da una situazione di
emergenza come quella che stiamo vivendo?
«Se intendi come possibilità di scoprire nuove forme di
comunicazione, si. Credo che molte cose oramai non si
ristabiliranno più. La tecnologia è diventata parte
integrante del nostro quotidiano. Dal nuovo approccio con il
pubblico, ritengo comunque che si sia abituato a non
usufruire del mezzo via FM. I social vestono un ruolo
importantissimo».
Come è cambiato invece il tuo modo di relazionarti con
gli ospiti delle tue trasmissioni?
«Mi è dispiaciuto, ovviamente, non accogliere più i miei
ospiti, non intervistarli in presenza. Adesso stiamo agendo
con interviste telefoniche. Siamo in zona rossa e gli
spostamenti sono effettivamente un problema. Mi piace molto
il contatto diretto con le persone, accoglierli in studio e
far sentire loro a proprio agio. Tuttavia, è giusto dare
altre priorità. Ci troviamo in un momento storico, la
situazione è delicata e non possiamo commettere errori!».
Come ti sei avvicinata al mondo radiofonico e con quali
prospettive?
«La radio è il mio primo amore. Ho intrapreso questo
percorso a Napoli, durante gli anni universitari, e da
allora non l’ho più lasciato. Mi hanno “buttata” ai
microfoni letteralmente per gioco, perché ho una parlantina
sveglia. Avevo già capito di non poterne fare più a meno. Da
allora, poi, ho studiato anche per quello. Alternavo studio
universitario a corsi di dizione, formazione. È stato
impegnativo, gestire il tutto. Ma credo fermamente che i
sacrifici, ripaghino sempre. Conclusa la parentesi
napoletana, sono ritornata nel salernitano. Ho conosciuto
l’Editore di Rcs75 Radio Castelluccio Lucio Rossomando ad
una mostra, già 3 anni fa, e ci siamo subito capiti. Sono
grata di far parte di questa splendida famiglia, ho potuto
seguire eventi importanti. Sono reduce da un Giffoni Film
Festival davvero impegnativo, e anche quest’anno abbiamo
seguito il Festival di Sanremo direttamente dalla Sala
Stampa Lucio Dalla».
Ti sta stretto il contesto di Radio Castelluccio?
«No, non mi sta stretto. Ho trovato un ambiente in cui mi
sento gratificata, una costante sfida quotidiana, adrenalina
pura. Sarebbe difficile immaginarmici senza!».
Qual è stato l’evento che più ti è mancato nell’anno
della pandemia, e che speri di ritrovare presto?
«Più che un evento specifico, ti dico che mi è mancata la
possibilità di partecipare dal vivo a varie cose. Anche una
semplice conferenza stampa! Lo dico sempre: il contatto con
le persone, è alla base di questo lavoro. Spero di ritrovare
al più presto questo contatto». |
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