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Telegiornaliste anno XVI N. 18 (635) del 27 maggio 2020
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Francesca
Succi, dieci anni dopo il covid di Giuseppe Bosso
Quale sarà l’Italia dopo il coronavirus e con quali prospettive
affronterà il futuro? Al momento si possono solo raccontare le piccole e
grandi storie di chi è alle prese con i primi giorni di ripresa. Ma,
guardando più lontano, si può già immaginare da qui a dieci anni quale
sarà il ricordo di questi mesi difficili e con quali segni? C’è qualcuno
che ci ha provato.
Francesca Succi, giornalista, scrittrice e non solo, nella sua
ultima fatica letteraria, Dove eravamo rimasti.
Francesca, di cosa parla il tuo libro?
«Dove eravamo rimasti è una storia attuale. Si colloca dieci anni
dopo il coronavirus. La pandemia da Covid-19 è un lontano ricordo.
Francesca, donna forte e inarrestabile, (sì, la protagonista si chiama
come me), in un mondo da poco restaurato e uscito dalla crisi economica,
cresce la figlia Atena concepita nel 2020 qualche settimana prima del
lockdown con Alessandro, uomo fragile e incapace di gestire le proprie
emozioni. Fra passato, presente e futuro si sviluppa la storia di una
famiglia contemporanea da cui scaturisce una riflessione profonda e
complessa».
Ti sei ispirata a qualcuno che conosci o ammiri nell'elaborazione dei
personaggi, nomi a parte?
«Chi scrive trova sempre l’ispirazione in qualcuno o in qualcosa di
reale».
Come mai questa scelta di parlare in anticipo di un futuro a lunga
distanza da questa emergenza?
«Ho voluto ipotizzare uno scenario. Si tratta dell’eventualità.
Raccontare il passato e il presente è molto bello ma alla fine è una
scelta facile, ciò che ti fa vibrare ed emozionare è il futuro.
Fantasticare e provare a delineare cosa potrà accadere: non è
stimolante!?».
Un titolo, una frase che evoca il ritorno sullo schermo di Enzo
Tortora dopo il carcere, potremmo dire più che mai attuale per quello
che abbiamo vissuto: come mai questa scelta?
«Quando mi è venuto in mente il titolo ero sotto la doccia: ho pensato
alla storia che stavo per scrivere e ai protagonisti. Per me è stata
come un’illuminazione! Mi sono ritrovata a scrivere questo libro durante
una situazione storica mai vista prima e questo ha fatto sicuramente la
differenza. Le situazioni difficili hanno sempre ispirato e stimolato la
creatività. Francesca e Alessandro sono due persone comuni, con le loro
vite e i loro problemi. La loro relazione è stata interrotta dal
Covid-19 e dopo il periodo di quarantena si ritroveranno con l’anima
ammaccata chiedendosi: dove eravamo rimasti? Ma il libro non
svelerà a loro e al lettore la fine di tutto. Ci sono momenti nella
vita, come quello che abbiamo passato tutti, che ci lasciano in attesa.
Molti di noi dopo il coronavirus si chiederanno: dove eravamo rimasti?».
Sui
social hai annunciato l’uscita con la copertina, con il mare in
evidenza: è un elemento del racconto?
«L’ultima volta in cui Francesca e Alessandro si vedono prima del
lockdown è proprio al mare. Durante quel weekend al mare concepiscono
Atena. Il mare rivela sempre tutto e rivelerà anche alla protagonista
diverse sfumature che aveva ignorato».
E tu “dove eri rimasta” al momento del lockdown e da dove sei
ripartita?
«Ho vissuto e questo mi sembra già abbastanza dopo tutto quello che è
successo. Chi è riuscito a vivere e a superare la pandemia può ritenersi
fortunato. Potrà dire: io c’ero e raccontarlo magari ai propri nipoti in
futuro. Ho trascorso la quarantena a casa lavorando tantissimo. Mi sono
ritagliata del tempo per fare chiarezza e nel farlo c’è stata anche la
scrittura di questo libro».
Come ti sei organizzata per la promozione, non potendo per ovvie
ragioni al momento contare su incontri e presentazioni in giro per
l’Italia?
«Promozione ed eventi esclusivamente digitali per il momento. Ho sempre
creduto nel digitale prima del Covid-19. Il mio
Studio di
Comunicazione si occuperà di tutta la parte organizzativa e
strategica.
Con il coronavirus abbiamo finalmente capito che il digitale non è una
minaccia ma uno strumento da integrare nelle nostre esistenze».
Vuoi ringraziare qualcuno per l’ispirazione che hai tratto o che ti
ha sostenuta nella realizzazione?
«Passerò da presuntuosa ma ringrazio solo me stessa. Ogni piccolo
successo l’ho ottenuto grazie alla mia tenacia e alla mia infinita forza
di volontà».
Il tuo invito ai lettori che saranno interessati all’acquisto.
«Questa non è una storia d’amore ma una storia di vita. Una storia in
cui tutti possono immedesimarsi e dove voglio far capire che l’attesa
non è qualcosa di negativo. A volte la vita ci pone di fronte delle
interruzioni per farci riflettere al fine di migliorarci. Se Francesca e
Alessandro non fossero stati separati dal Covid-19 si sarebbero trovati
in un futuro con meno consapevolezze. E forse anche per noi sarà lo
stesso. Il Covid-19 ha mescolato le carte, ora spetta a noi giocarle
bene». |
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Addio
a Patricia Millardet di Antonia Del Sambro
Patricia Millardet era nata in Francia, a
Mont-de-Marsan, nella regione Nuova Aquitania, ma era
una francese anomala, glielo riconoscevano tutti.
Troppo emotiva, troppo passionale, a volte anche
troppo attaccabrighe per mantener l’aplomb
tipico di molte donne della sua stessa nazione di origine.
Amava l’Italia e amava Roma, la città che
l’aveva accolta e dove era riuscita a farsi conoscere
da bravi registi come i fratelli Taviani.
Patricia sapeva essere solare e triste al tempo stesso.
Sapeva amare incondizionatamente, anche chi a volte
il suo amore non lo avrebbe meritato, come raccontano
le cronache rosa degli anni Novanta, e odiare
con altrettanta convinzione.
A volte sapeva imporsi anche sul set. Lo fece su
quello de La Piovra la fiction Rai
degli anni Ottanta più famosa della storia,
dove la Millardet interpretava il ruolo della giudice
Silvia Conti. Un personaggio che se da una parte
l’ha resa più che famosa al pubblico internazionale,
dall’altra gli ha dato non poche beghe, perché la
Millardet donna e il suo alter ego Conti non potevano essere
più diverse. Durante gli anni Duemila Patricia
soffrì anche di una brutta depressione poi superata
grazie alla partecipazione a un’altra nota fiction italiana:
Il bello delle donne.
Il 13 aprile scorso Patricia Millardet ha detto
addio ai suoi fan in maniera definitiva, stroncata da un
attacco di cuore a poco più di sessanta anni. Ma la
grazia, la determinazione, la bellezza
del giudice Conti resteranno sempre nel cuore di
quanti l’hanno amata, come attrice e come
donna. |
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DONNE Imprenditrici
in ripresa dopo il lockdown
di Giuseppe Bosso
L’Italia bloccata per due mesi dal covid 19, l’Italia che
sta cercando di ripartire, alle prese con una crisi
economica che ha colpito il nostro Paese in maniera
durissima, specialmente in settori strategici come il
turismo, alla vigilia dell’estate. Con quali prospettive e
con quali speranze? Ne parliamo con
Carolina Pierro e Sonia de Cicco, esercenti
napoletane del settore extraalberghiero.
Raccontateci come avete vissuto l’emergenza Covid fin
dall’inizio.
«Ringraziamo la vostra testata per l’opportunità che ci
state dando di raccontare la nostra situazione. Stiamo
combattendo da mesi, è proprio il caso di dirlo, è stato un
pugnale al cuore; per una piccola realtà come la nostra, sia
pure in una splendida città come Napoli, il lockdown è stato
un colpo durissimo, al quale stiamo cercando di reagire con
la necessità di dover riaprire velocemente; se non riparte
la macchina del turismo, non solo noi ma tanti operatori del
settore andranno incontro a morte. La collaborazione tra
tutti è fondamentale».
Qual è stata la reazione della vostra clientela?
«Ci hanno subito contattati per sapere in che modo avremmo
gestito le prenotazioni sia di breve che di lungo termine.
Abbiamo rassicurato tutti che avremmo saputo fronteggiare
l’emergenza, con voucher e agevolazioni che permetteranno ai
nostri clienti di poter usufruire della nostra ospitalità
anche in periodi diversi da quelli per cui avevano prenotato
alla medesima tariffa, nel momento in cui sarà possibile
venire a Napoli anche da altre regioni. Il cliente e il
passaparola che può fare ad altre persone è da sempre la
nostra migliore pubblicità».
Con quali prospettive pensate di affrontare l’estate?
«Come le dicevamo, la necessità di ripartire in tempi rapidi
anche in considerazione dell’estate in arrivo impone più che
mai la collaborazione anche con altri operatori ed
esercenti. Su questo versante abbiamo in mente vari progetti
per poter rispettare le misure igieniche che si sono rese
necessarie, dalla sanificazione delle strutture alla
predisposizione di screening e di mascherine per i clienti;
sarà essenziale limitare il contatto nelle aree comuni della
nostra struttura e anche per questo abbiamo quindi ideato di
predisporre, per esempio, un servizio di chip che permetterà
ai nostri ospiti di poter scegliere la colazione nelle loro
stanze. Ma turismo è anche, ovviamente, attività culturali e
possibilità di spostarsi in città per visitare musei e altre
strutture, e anche per questo abbiamo in progetto un
servizio di noleggio di mezzi di trasporto alternativo e lo
sharing di monopattini e bike, necessari per limitare
l’affollamento sui mezzi pubblici».
Da parte delle istituzioni che sostegno avete avuto?
«Purtroppo è da marzo che per questa pandemia mondiale tutto
è fermo. Inermi corrispondiamo e non si sa’ ancora per
quanto altro tempo ancora, un fitto, delle spese di
condominio e spese di utenze senza introiti. È stato, come
ben sappiamo un vero danno per tutta l’economia ma
soprattutto per chi viveva di turismo ed un vero è proprio
programma di sostegno al nostro settore non c’è stato.
Sappiamo che l’associazione b&b ABBAC Campania ha chiesto
per iscritto alla Campania di estendere alle strutture
ricettive professionali e non professionali gli accordi
territoriali che prevedono detassazioni e canoni di fitto
concordati ma senza esito positivo. Al momento gli
spostamenti tra regioni sono ancora congelati ci auguriamo
che tutto questo possa finire quanto prima per poter
ritornare ad accogliere i nostri clienti all’interno della
nostra struttura sicuramente con misure di sicurezza, come
già detto metteremo a disposizione dei kit anti Covid 19,
compreso di mascherina guanti e gel igienizzante, la
struttura è già stata sanificata con protocollo ed attestato
di sanificazione affisso. Per il momento non ancora, né da
parte della Regione né da parte del Comune, ma per il
momento la priorità sul versante ‘pubblico’, per così dire,
riguardava la sanificazione in tempi rapidi, e su questo
possiamo dire di avere avuto rapido riscontro. In ogni caso,
Il più grande incentivo che la regione o il comune potrà
riconoscere al settore turistico sarà quello di implementare
una strategia concreta che dia risposte e sicurezza ai
potenziali visitatori».
Il turismo potrà essere protagonista della rinascita?
«Il turismo è Napoli, la possibilità di godere delle
bellezze della città. Incentivare la sua ripresa è ridare
speranza, anche alle altre regioni e alle altre città che
hanno vissuto questa emergenza. Siamo desiderosi di poter
riprendere la gestione della nostra attività il prima
possibile quando tutti gli spostamenti saranno autorizzati.
Con molta prudenza e gradualmente si ritornerà a viaggiare,
si ritornerà a visitare la nostra bella Napoli per
assaporare un buon caffè, una buona pizza o una buona
sfogliatella e per poter ritornare a visitare i nostri
monumenti storici e culturali».
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