Archivio
Telegiornaliste anno XVI N. 14 (631) del 22 aprile 2020
indice della pagina:
Tgiste |
Tutto TV |
Donne |
TGISTE
Roberta
Mancinelli, giornalista sociale
di Giuseppe Bosso
Intervistiamo Roberta Mancinelli, volto di
Tgr Abruzzo.
Come si è svolto fin qui il suo percorso professionale che l’ha
portata fino al Tgr?
«Al netto delle collaborazioni giornalistiche vere e proprie (siti
internet, quotidiani, settimanali e tv internazionali come Euronews), ho
iniziato con il terzo settore, da volontaria prima e collaboratrice poi
negli uffici stampa di Commercio Equo Solidale e Legambiente. Esperienze
che mi hanno formata moltissimo sul piano professionale e che ricordo
sempre con affetto. È molto appagante poter condividere gli obiettivi
del proprio datore di lavoro, sia esso pubblico o privato. Nel caso del
sociale un connubio irrinunciabile».
Pro e contro di raccontare per il servizio pubblico le vicende di un
territorio lontano dalle grandi metropoli, ma non per questo meno attivo
e interessante.
«Vale il principio di cui sopra: più ci si identifica con il racconto,
più si entra in empatia con il proprio lavoro e meglio si arriva anche
al pubblico. Tenendo sempre ben presenti obblighi deontologici e
professionalità. Il racconto dei territori è fatto di contatti umani e
relazioni costanti con il mondo esterno. Non si vive solo dietro un
computer, ma anche in strada. Se non si sta attenti certo si rischia di
restringere gli orizzonti e scivolare nel provincialismo. Come antidoto
funziona viaggiare spesso e leggere molto».
Qual è stato, in questi anni, l’evento che l’ha maggiormente
coinvolta tra quelli che ha avuto modo di raccontare?
«Ci sono molti gravi casi ambientali che riguardano l’Abruzzo. Battaglie
della popolazione contro veri e propri ecomostri (un esempio su tutti
una piattaforma petrolifera che avrebbe dovuto vedere la luce al largo
della costa dei Trabocchi, poi cancellata dai piani della
multinazionale) e processi per disastri come la mega discarica di Bussi
(Pe), oggi Sito di Interesse Nazionale in attesa di bonifica».
Attraverso la trasmissione mattutina Buongiorno Italia assistiamo
all’interazione tra le varie redazioni regionali: è anche un’occasione
di confronto tra diverse realtà territoriali?
«Certo. La Tgr è un’unica testata, ma distribuita in 20 regioni. Ci
incontriamo per la formazione o per gli impegni sindacali, ma anche
parlarsi attraverso un programma unico aumenta il senso di comunità».
Che idea si è fatta del nostro sito e dell’interesse che, come potrà
vedere, riscontra tra i nostri lettori?
«Mi sembra uno strumento utile per conoscere un po’ di più volti che
spesso associamo solo al video. Le storie dei telegiornalisti e delle
telegiornaliste sono diverse e talvolta la tv è solo l’ultimo stadio di
una carriera».
Da poco si è sposata: si può conciliare lavoro e vita privata con i
ritmi della società di oggi?
«Certo che si può! Eravamo una famiglia già molto prima del matrimonio
con due bambini che ci hanno felicemente accompagnati all’altare. È
faticoso e a volte capita di perdere la pazienza, ma è necessario far
quadrare i conti in entrambi gli ambiti».
Nel 2020 qual è la notizia che spera di poter raccontare?
«Non ci sono notizie di serie A e notizie di serie B, spesso microstorie
contengono elementi universali e apparenti grandi fatti si dimostrano
poi deludenti. Servono passione e coraggio, specie nel Servizio
Pubblico, non bisogna mai dimenticarsi di tenere la giusta distanza dal
potere e dalle lusinghe che potrebbero nascondere secondi fini». |
indice della pagina:
Tgiste |
Tutto TV |
Donne |
TUTTO TV
Anna Barbuto, il calcio in rosa
di Giuseppe Bosso
Incontriamo Anna Barbuto, organizzatrice e volto del
programma sportivo Il Calcio in Rosa, in onda
sull'emittente Tv Campane, canale 645 del digitale
terrestre.
Come nasce il progetto Il Calcio in rosa?
«Il Calcio in Rosa nasce 3 anni fa, dalla volontà dei
miei editori di voler fare un programma sportivo diverso da
quelli soliti e con la partecipazione delle donne. Così mi
contattarono. A quel punto, ho ideato e organizzato qualcosa
di veramente originale, che va a ridisegnare un po' lo
standard televisivo, in cui per la prima volta le donne non
fanno da cornice, ma sono vere e proprie protagoniste. Ma la
cosa nuova è il ritmo stesso della trasmissione, che non
abbraccia solo il lato sportivo, informativo e tecnico, ma
anche il gossip e c'è una parte artistica che molto mi
rappresenta, per i miei studi teatrali e cinematografici, e
la mia forte passione per la musica. Quindi ogni puntata in
studio c'è un musicista che canta e suona dal vivo (in
questa stagione Davide Fiore) e poi un esibizione di danza,
proposta da varie Accademie. E in occasioni speciali, mi
propongo personalmente in esibizioni recitative. Tutto
questo rende la trasmissione scorrevole e ritmata, con la
partecipazione interattiva dei telespettatori, attraverso il
numero WhatsApp e i sondaggi e quiz che proponiamo durante
la settimana. Il lavoro da fare è duro, perché sono una
perfezionista e curo tutto nei minimi dettagli, compresa la
parte tecnica, però ne sono molto soddisfatta. Ringrazio Tv
Campane e quindi i fratelli Marigliano per la fiducia, pur
essendo una rete locale è all'avanguardia e ha grandi
potenzialità. E voglio anche ringraziare la mia
collaboratrice Preziosa Lombardi, ospite fissa della mia
trasmissione e brava giornalista. Ovviamente ringrazio tutti
i miei collaboratori, che mi affiancano in questo progetto».
Come vi siete organizzati per la sosta forzata dovuta
all’emergenza virus?
«Stiamo vivendo un periodo difficile per tutti. Questa è la
più grave emergenza mondiale dal secondo dopoguerra, e
dobbiamo tutti ridimensionare le nostre vite. Dobbiamo tutti
fermarci e seguire le istruzioni che il nostro Governo ci
dà, per preservare la vita di chi sta in trincea a lottare
per noi, come gli infermieri e tutto il personale sanitario
e delle forze dell'ordine, e preservare la vita anche delle
persone più a rischio, come i nostri genitori ed i nostri
nonni. Dobbiamo stare a casa, poi dopo vedremo come
riprendere piano piano. Comunque, oltre Il Calcio in Rosa,
ci sarebbero dei progetti estivi molto interessanti, come
gli anni precedenti, ma ne parlerò a tempo debito».
Come crede riprenderà l’attività agonistica e con quali
prospettive?
«Difficile dirlo in questo momento. Dobbiamo prima uscire da
questo tunnel e poi in base al periodo i vertici sportivi
saranno chiamati a fare delle scelte importanti».
Qualcosa cambierà anche nella sua vita dopo questo
momento?
«Ovviamente sì. Ma credo per tutti. Sarà difficile tornare
alla vita di prima, ci sarà sicuramente un ridimensionamento
generale».
Gattuso ha riportato entusiasmo all’ambiente Napoli dopo
l’addio di Ancelotti?
«Direi più che entusiasmo... speranza. Personalmente, il
fallimento di Ancelotti lo attribuirei a tutto il Napoli.
Quindi anche giocatori e società. Ne ha fatto le spese
Ancelotti, ma il meccanismo si è inceppato da parte di
tutti. E ora Gattuso sembra essere il Salvatore della
Patria. Speriamo. Comunque la sua grinta mi piace molto».
Indipendentemente da come potrà concludersi o meno questa
stagione, quali crede siano le prospettive future del
Napoli?
«Credo che il Napoli abbia imparato dai suoi errori e non ne
commetterà altri. Ci sarà un ridimensionamento della rosa
com'è giusto che sia, ma penso che questa squadra ha ancora
molto da dimostrare, e sia i giocatori che la Società hanno
voglia di vincere. Quindi sono molto ottimista». |
indice della pagina:
Tgiste |
Tutto TV |
Donne |
DONNE Manuela
Buzzerra, l'arte è follia
di Tiziana Cazziero
Incontriamo Manuela Buzzerra, scrittrice che ci parla della
sua ultima fatica letteraria.
Ciao Manuela e grazie per la disponibilità. Come in
un’ombra in un quadro di Van Gogh, come nasce l’idea di
questo libro? Cosa ti ha spinto o ispirato?
«Ho sempre voglia di raccontare storie di coraggio. A volte
quotidiane, altre più particolari. Storie in cui i
protagonisti riescano, a un certo punto, a comprendere che
la vita è un soffio e non vale la pena vanificarla vivendo
per inerzia un’infelicità immeritata. Amo molto l’arte, in
ogni sua manifestazione e sono molto attratta dalle menti
folli degli artisti visionari. Mentre questo romanzo
prendeva forma, mi rendevo sempre di più conto che, tra il
protagonista e il mio amato Van Gogh, vi era un parallelismo
che non potevo ignorare».
Il tema della storia è importante e sempre attuale: la
schizofrenia. Hai trovato difficoltà nel parlare di questa
malattia?
«Ho voluto trattarla con delicatezza. Ho conosciuto
direttamente una persona che ne ha sofferto, una persona a
cui ho voluto molto bene. L’affetto nei suoi confronti mi ha
guidata nel descrivere questa patologia così invalidante,
dissipando le difficoltà che, altrimenti, avrei di sicuro
incontrato».
Arte e malattia mentale, quale connubio può esserci tra
questi due mondi opposti, ma forse legati, da cosa? Hai
pensato a qualcosa che legasse queste realtà nella stesura
del libro?
«Ritengo che ogni patologia mentale, che comprenda la
follia, abbia in sé un fascino dato da una sensibilità
enfatizzata, nel bene e nel male. L’arte è follia di per sé.
Non vi è artista vero che non sia folle. La follia è la
capacità di lasciarsi andare, vivendo in mondi paralleli,
fatti di visioni e introspezione che i così detti sani non
possono conoscere».
Schizofrenia e suicidio, la mente umana è un filo di
capello e basta talvolta un nulla per rompere un equilibrio
precario, in modo definitivo. Hai forse voluto mandare un
messaggio con il tuo libro? Forse non si parla abbastanza di
questi malesseri dell’anima?
«Nel caso del mio romanzo, il suicidio è stato guidato dal
“saper amare”. La schizofrenia era diventato il macigno che
gravava prepotentemente su un amore, fino a quel momento,
privo di macchia. Tutto ciò che è invisibile viene ignorato.
Si curano le ferite della carne, ma quelle dell’anima
vengono trascurate, pur essendo le più importanti».
Il libro nasce come una storia d’amore tra la
protagonista, una gallerista d’arte e questo pittore, per
poi essere travolto da una serie di eventi che lo
trasformano in thriller. Scelta voluta e ponderata oppure la
storia si è evoluta in corso d’opera?
«Ad un certo punto, i personaggi prendono vita e viaggiano
da soli. Io ci dialogo durante la stesura, la storia prende
forma da sola tramite la mia fantasia. Si inizia con un’idea
e poi arriva la genialata. Quando si scrive bisogna tenere
le porte della mente sempre aperte, bisogna far circolare
l’aria, le percezioni devono restare il più possibile
purificante per poter accogliere l’evolversi degli eventi».
Oggi l’editoria affronta un momento molto ostico, la
pandemia con il covid-19 ha sconvolto il mondo e l’economia
che si è fermata o quasi azzerata. Siamo in una fase di
stallo e di dubbio per il futuro molto instabile. Cosa pensi
possa fare il mondo editoriale, quindi autori ed editori per
dare una svolta in crescita verso questo settore?
«Il mondo dell’editoria in Italia era già in crisi, a mio
avviso. Subiva una crisi di idee. In Italia, paese
notoriamente composto da pochi lettori, si pubblica e si
“investe" su chi sicuramente farà vendere. Se si fa un giro
in una qualsiasi libreria, negli scaffali principali si
troveranno libri firmati (non scritti) da veline, calciatori
e nomi famosi dello spettacolo o dei social. Libri che, per
chi è avvezzo alla lettura, già al primo impatto fin dalle
primissime pagine, si capisce bene non possano comunicare
granché. Però vendono! Io credo che si debba educare il
pubblico alle letture di chi sa scrivere, di chi lo fa con
passione e di chi ha qualcosa da dire e lo fa conoscendo la
grammatica. Lo so, sono severa su questo argomento, ma credo
fortemente che ci siano tante capacità inascoltate, ma
ahimè, non hanno un nome blasonato per farsi strada».
Quando nasce Manuela scrittrice? Cosa ti ha avvicinato
alla scrittura?
«In realtà, non lo so. Nel senso che, credo, ognuno di noi
nasca con una passione che a volte matura diventando una
dote. Io ci sono nata con la voglia ingestibile di scrivere.
Lo facevo sin da piccola, inventando poesie e racconti. Ho
sempre amato le parole e il loro potere salvifico. Le curo
da sempre, sono la mia medicina e mi fa piacere sapere che
riescano a sedare gli animi di molte persone che mi scrivono
in privato ringraziando per ciò che scrivo. Sono fortunata
ad avere loro, le parole, come amiche. Non mi tradiranno
mai, ne sono certa».
Cosa si deve aspettare un lettore da questo libro?
«Non riuscirà a staccarsi. Sarà un crescendo di emozioni di
vario tipo e colpi di scena. Sarà un catarsi, si andrà giù
con la protagonista donna per poi risalire, come una stella
in un quadro di Van Gogh». |
indice della pagina:
Tgiste |
Tutto TV |
Donne |
|