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Telegiornaliste anno XVI N. 1 (618) del 15 gennaio 2020
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Marta
Abiye, impegno e passione
di Giuseppe Bosso
Volto popolare agli appassionati delle due e quattro ruote, Incontriamo
Marta Abiye, giornalista di
Sky Sport.
Lei e i motori: un incontro casuale o da lei cercato?
«Sono sempre stata appassionata di motori, ho sempre seguito le gare di
Formula 1 e MotoGP; una passione che mi è stata trasmessa da mio padre».
Ha avvertito scetticismo nei suoi confronti nell’avvicinarsi a piloti
e colleghi esperti?
«No, non lo ho avvertito. Per me la chiave è stata l’umiltà. Se si vuole
imparare bisogna essere umili e saper ascoltare: io l’ho fatto e lo
faccio ancora. Per me è un privilegio poter fare questo lavoro, ogni
giorno imparo qualcosa, ma l’approccio deve essere sempre quello.
Arroganza e supponenza sono invece grandi ostacoli anche per i più
talentuosi tra noi».
Possiamo ritenere superato lo stereotipo della donna immagine nel
giornalismo sportivo oppure pensa ci sia ancora molto da fare?
«Io credo di sì: in un mondo prettamente maschile si potrebbe pensare
che ci sia scetticismo nei confronti delle donne; in realtà con impegno,
professionalità e passione si abbattono tutte le barriere».
Quali sono i personaggi che l’hanno maggiormente colpita tra quelli
che ha avuto modo di intervistare?
«Devo dire che sono molti: senza dubbio tra i personaggi che mi hanno
colpito di più c’è Lewis Hamilton, un pilota unico non solo per
l’immenso e indiscutibile talento, ma anche per i moltissimi interessi
che coltiva al di fuori dalla pista. Mi piace il suo modo di comunicare
è sempre diretto e trasparente ed emana energie positive. Anche
Valentino Rossi mi ha colpito per la sua semplicità e simpatia, se si
pensa ad un nove volte campione del mondo è difficile immaginare che sia
così disponibile e carino con tutti, lui lo è davvero!».
Per il 2020 quali pensa potranno essere i protagonisti delle due
ruote che faranno parlare di sé?
«Credo che l’uomo da battere sarà ancora una volta Marc Marquez, anche
se Dovizioso (negli ultimi 3 anni vice campione del mondo) saprà dire la
sua. In casa Yamaha sarà interessante osservare Valentino Rossi che
sulla base delle prestazioni del 2020 deciderà il suo futuro. Tra gli
altri non dimentichiamoci di Fabio Quartararo - Rookie of the Year
2019 - e vera rivelazione dell’anno appena concluso».
E le sue aspettative per il nuovo anno?
«Mi aspetto un campionato avvincente ricco di adrenalina e carico di
emozioni forti : credo che non mancheranno i colpi di scena per cui ci
sarà da divertirsi. Senza dimenticare il mercato piloti che si scatenerà
in vista del 2021».
Chiudendo gli occhi e vedendosi tra dieci anni come si immagina?
«Faccio davvero fatica ad immaginarmi tra dieci anni: la vita serba
sempre delle sorprese, speriamo solo che siano belle come quelle che ho
avuto la possibilità di vivere fino ad oggi».
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Amadeus, una vita in musica
di Giuseppe Bosso
A poche settimane dal via della edizione numero 70 del
Festival della canzone italiana che animerà Sanremo
tra il 4 e l’8 febbraio, non mancano, come da prassi,
le polemiche per cantanti in gara e ospiti e presenze
annunciate o ritirate.
Sarà comunque una bella sfida quella che attende Amadeus,
al secolo Amedeo Umberto Rita Sebastiani,
conduttore e direttore artistico della kermesse, per il
quale l’Ariston rappresenta al tempo stesso una
consacrazione e un ulteriore passo in avanti di una
oramai quarantennale carriera, quasi sempre all’insegna
della musica.
Ravennate di nascita, cresciuto a Verona, dopo
aver mosso i primi passi come disk jockey in
emittenti venete, a metà degli anni’80 avviene il
fatidico incontro con colui che gli aprirà di fatto la
scalata al successo: Claudio Cecchetto, deus ex
machina di Radio Deejay, “mentore” in quel periodo di
altri giovanotti destinati a future glorie come
Lorenzo Cherubini e Rosario Fiorello, dei quali
diventerà collega e amico fraterno.
E proprio con Jovanotti, dopo gli anni di Radio
Deejay, farà il suo debutto sul piccolo schermo, nel
1988 su Italia 1, diventando ben presto volto
familiare e amato dell’emittente “giovane” del gruppo
Mediaset. A partire dall’estate del 1993, per
cinque anni consecutivi, conduce lo storico
Festivalbar, affiancato da splendide partner come
Federica Panicucci, Simona Ventura e Alessia
Marcuzzi.
Oltre che di programmi musicali, Amadeus si cimenta con
successo anche nella conduzione di show di
intrattenimento, da Matricole a Il
Quizzone, dimostrandosi ottimo padrone di casa
e ormai non più soltanto volto emergente.
Nell’autunno 1999 dopo quasi un decennio nella
scuderia Mediaset passa in Rai, dove oltre a
un’edizione non proprio memorabile di Domenica In
(che in quegli anni patisce la dura concorrenza della
Buona Domenica di Canale 5 targata
Maurizio Costanzo) si specializza nella conduzione di
giochi televisivi di grande successo, come In
bocca al lupo! e Quiz show, diventando
degno rivale del suo grande amico Gerry Scotti,
con cui condivide la stessa fascia del preserale.
E proprio durante la conduzione de L’eredità,
a cavallo tra il 2002 e il 2006, conosce la ballerina e
showgirl partenopea Giovanna Civitillo, per la quale
manda a monte il matrimonio con la moglie Marisa, dalla
quale aveva avuto la figlia Alice: dalla loro unione
nel 2009 nasce José Alberto.
Il resto è storia recente: dopo una breve parentesi
nuovamente a Mediaset, nel 2008 torna nuovamente in Rai,
dove per sette stagioni conduce su Raidue il fortunato
Mezzogiorno in famiglia nel week end e, dal 2015,
è immancabile volto de L’anno che verrà. Nei
primi giorni di agosto 2019 viene annunciata la sua
designazione a direttore artistico e conduttore del Festival,
una sfida che ha subito accettato con entusiasmo, e che
promette di affrontare con la verve che l’ha sempre
contraddistinto, a partire da quegli anni ruggenti di
Radio Deejay.
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DONNE Fabrizia
Cacace, minerali in passerella
di Giuseppe Bosso
Incontriamo la promettente stilista napoletana Fabrizia
Cacace, che il prossimo 22 febbraio, con il patrocinio del
Comune di Napoli e dell'Accademia della Moda, presenterà
presso il Museo Mineralogico di Napoli le sue creazioni in
un evento dedicato al mondo naturalistico.
Fabrizia, cosa succederà dunque il 22 febbraio?
«Presenterò le mie collezioni, la location non è casuale,
dal momento che la struttura è il primo museo mineralogico
in Europa, sfortunatamente ancora poco conosciuto, e che
spero, nel mio piccolo, di portare alla luce».
In cosa consiste, nel dettaglio, il lavoro che
presenterà?
«Sono una ventina di abiti divisi in due sezioni, una
dedicata al mondo dei minerali, chiamata Mineral Space,
e una dedicata agli oceani, Geometric Ocean».
Parlare di oceani e di mare inevitabilmente è parlare
anche delle problematiche ambientali che stiamo vivendo.
«Sì, è anche per questo che ho voluto ispirarmi a questa
tematica, ora più che mai attuale e al centro
dell'attenzione».
Come mai ha voluto ispirarsi proprio al mondo dei
minerali?
«Sono molto legata, nel mio lavoro, alla natura circostante,
e mi piace trarre dalla natura la massima ispirazione
possibile; adoro estrapolarne le forme e riprodurle con la
manipolazione dei tessuti, come potrete vedere».
Ha trovato il sostegno delle istituzioni?
«Sì, e non solo grazie al Comune di Napoli che ha
patrocinato l'evento. Ho iniziato a frequentare il museo un
po'per caso, dovendo documentarmi per la realizzazione della
mia tesi di laurea e sono stata supportata sin da subito
dalla Dottoressa Carmela Petti e dal direttore Piergiulio
Cappelletti. Ho trovato, devo dire, subito il pieno appoggio
e sostegno da parte del Comune, e in particolare devo
ringraziare la dottoressa Alessandra Clemente, assessore
alle politiche giovanili, che mi è stata molto vicina e ha
seguito passo dopo passo questo progetto».
Perché proprio a Napoli e a fine febbraio?
«L'evento capiterà in concomitanza con la settimana della
moda di Milano: anche Napoli e il sud possono dire molto in
questo settore, e spero che un giorno anche Napoli possa
essere teatro di una sua fashion week, è una sfida che mi
auguro venga raccolta da altri colleghi».
Restare al sud per lei è stata una scelta di coraggio o
di cuore?
«Di cuore. Mi rendo conto che Milano e altre capitali
europee rappresentano il massimo approdo e la vera
consacrazione per un giovane stilista, ma riuscire a
realizzarmi qui, a casa mia, è la mia più grande
soddisfazione». |
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