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Telegiornaliste anno XV N. 34 (616) del 11 dicembre 2019
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Mary
De Gennaro, in famiglia a Telenorba
di Giuseppe Bosso
Incontriamo Mary De Gennaro, giornalista e conduttrice del programma
Mattino Norba, in onda su
Telenorba.
Mary, cosa rappresenta per te il gruppo Norba?
«La mia seconda famiglia, che da 14 anni mi ha accolta e mi ha dato la
possibilità di realizzare il mio sogno di diventare conduttrice e
giornalista».
Mattino Norba si alterna al programma pomeridiano condotto da
due conoscenze del nostro sito,
Daniela Mazzacane e
Grazia Rongo, in cosa cercate di distinguervi?
«Abbiamo orari diversi e siamo rivolti a un differente target, io lavoro
con il mio autore Giorgio Gambino e il mio partner Antonio Procaci;
sebbene siano programmi differenti, c’è un ottimo rapporto di amicizia
tra di noi».
E a proposito di Grazia, alias Greis, come avrai notato anche
tu sei stata ultimamente “oggetto” delle sue vignette…
«Sì, è stata per me una bellissima sorpresa, molto simpatica, che mi ha
permesso di scoprire un mondo per me nuovo, quello delle vignette; è un
vero talento il suo».
Rispetto alle tue precedenti esperienze lavorative cosa c’è di
diverso in questa nuova avventura?
«Le levatacce mattutine – ride, ndr – cosa nuova per me; per il resto,
dopo oltre 600 dirette che ho realizzato nel corso degli anni, penso di
poter dire che è un ulteriore passo e gratificazione per me».
Sei reduce da tre anni di conduzione del programma pomeridiano al
fianco di Michele Cucuzza: come ti sei trovata con lui?
«Molto bene, ho trovato armonia e collaborazione, è stata una
“convivenza” che ha portato risultati positivi anche dal punto di vista
degli ascolti».
I contenuti possono prevalere sul trash che va così di moda in questi
anni?
«I contenuti sono importanti, alla fine è il pubblico il giudice
definitivo, ed è quello che cerchiamo di fare, puntando sulla
territorialità. Informare in modo divertente ed elegante, questo ci
tengo a dirlo».
Ti senti realizzata?
«Sto vivendo un momento in cui mi rendo conto di quello che ho costruito
negli anni. I sacrifici che ho vissuto mi hanno permesso di imparare
tantissimo, e lo dico in ogni senso: negli anni mi sono occupata di
tutto, dal montaggio dei servizi alla scelta delle musiche, realizzando
servizi esterni in giro per il mio territorio e nel resto d’Italia. Sono
soddisfatta di quel che ho costruito ma al tempo stesso sono consapevole
che ho ancora tanta strada da fare. E la percorrerò». |
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Al Festival di Napoli con Mena Alfano
di Giuseppe Bosso
Imprenditrice, event planner, in questi giorni alle prese
con gli ultimi preparativi in vista del
Festival di Napoli, kermesse canora giunta alla
quinta edizione, che il 13, il 14 e il 15 dicembre si
svolgerà a Caserta presso gli studi Studi Event TV di Italia
Mia, incontriamo
Mena Alfano, coordinatrice generale della
rassegna.
Anzitutto ci racconta come è nato il suo rapporto con il
Festival di Napoli?
«Tutto è cominciato un po’per caso a settembre quando ho
conosciuto il direttore artistico Massimo Abbate, in
occasione della registrazione, alla Sonrisa di Sant’Antonio
Abate, di un format dedicato al luxury wedding; Maria Rosa
Borsetti, che conoscevo da un anno e che ha collaborato con
me in questa occasione, ci ha presentati perché sapeva che
Massimo era alla ricerca di un’organizzatrice di eventi
sulla zona di Napoli ed è così che è nato questo “team”, con
Maria Rosa che si occupa del progetto comunicativo del
festival e dagli altri splendidi collaboratori che tengo a
ringraziare: Giovanni Galotta, social media partner; la
giornalista di Italia Informs Martina Bertucci; Patrizia
Novi, Giusy Santaniello e Michele Del Sorbo».
Gli studi di ItaliaMia, storica emittente campana, sono
la location scelta per questa edizione: pensa sia la
copertura giusta per la buona riuscita della kermesse?
«Sono molto ottimista su questo aspetto, in considerazione
dell’approccio caldo che abbiamo trovato. Come ti dicevo, la
messa in onda su Italia Mia e il seguito che sta avendo la
rassegna anche sulla tv nazionale (come ha dimostrato
l’ospitata di Massimo alla trasmissione di Marisa Laurito
sulla Rai) rappresentano una buona base di partenza per
questo ‘anno zero’, in cui il Festival si sposta dalla
cornice, comunque prestigiosa, del teatro Politeama di
Napoli agli studi casertani di ItaliaMia, con la
trasmissione in mondovisione. Se penso che tutto è
cominciato appena il 3 ottobre, nemmeno due mesi fa, e che
siamo riusciti in soli due mesi ad allestire tutto, mi rendo
conto del grandissimo lavoro che abbiamo svolto, e ora è
tempo di raccoglierne i frutti. Per me è una grande
soddisfazione, avendo sviluppato questo progetto dalla a
alla z in così poco tempo a disposizione».
Quali sensazioni le ha lasciato la conferenza stampa di
presentazione che si è tenuta alla Sonrisa di Sant’Antonio
Abate qualche settimana fa?
«Positive, anzitutto per la cornice di un luogo stupendo,
che grazie anche alla popolarità che le ha dato un format
come il Boss delle Cerimonie ha saputo farsi conoscere in
tutto il mondo per il suo stile barocco in cui antichità e
modernità hanno saputo congiungersi».
In questa edizione vedremo musica lirica e cantanti di
nuova generazione insieme: come sono stati selezionati i
concorrenti?
«I ragazzi che parteciperanno sono stati selezionati con
cura e scrupolo, sono tutti bravissimi artisti che si sono
formati al conservatorio, selezionati da Massimo affiancato
dalla giuria che ha svolto le selezioni; non nel modo in cui
vediamo, per esempio, ad Amici o in altri talent
show, ma magari in un futuro ci potremmo anche arrivare con
questo tipo di format. Sono certa che il pubblico non
resterà deluso».
Cosa rappresenta per lei la musica, soprattutto quella
napoletana?
«Ascoltare pochi giorni fa la
sigla del festival mi ha davvero commosso, per la
melodia napoletana che esprime: poesia, anima, emozioni, la
nostra cultura, l’incoronazione dell’amore».
Cosa c’è nella sua vita, oltre il festival e questi
eventi?
«Non mi fermo mai – ride, ndr – chi mi conosce lo sa molto
bene. Nasco come imprenditrice che gestisce due attività a
Sant’Antonio Abate, mia città. Poi, dieci anni fa, ho deciso
di intraprendere in parallelo un percorso diverso, e ho
frequentato i corsi di Enzo Miccio e di Cira Lombardo per
diventare wedding planner e organizzatrice di eventi di
lusso. Faccio tutto con impegno e passione, ma devo
ringraziare tantissimo le ragazze che mi affiancano, il mio
team. Mi piace dire che siamo una montagna, un gruppo unito
e coordinato dove ognuno svolge il suo ruolo».
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DONNE Nilde
Iotti: emancipazione e coraggio
di Antonia Del Sambro
Nel dicembre di venti anni fa moriva Nilde Iotti.
Prima donna nella storia della Repubblica italiana
a ricoprire la terza carica istituzionale più importante;
laureata in Lettere grazie a una borsa di studio,
all’Università Cattolica di Milano, nel 1942:
un momento terribile per la nostra nazione; un
momento in cui la giovane Nilde dovette forzatamente
iscriversi al Partito Nazionale Fascista presso la
Federazione dei Fasci Femminili di Reggio Emilia, poiché era
una condizione necessaria per svolgere l’attività di
insegnante. Lei, che della libertà individuale e
collettiva, poi, ne fece una bandiera personale!
E sarà per la emancipazione culturale in un momento
storico e sociale così importante, o sarà per la sua
nascita in terra emiliana, una terra di lotte e
di forte idealismo da sempre, che Nilde, prima di
diventare celebre per il suo ruolo di Presidente della
Camera dei Deputati, diventò famosa soprattutto per le
sue lotte, femminili e femministe: le sue lotte
per la parificazione di genere ancora prima del’68,
la sua battaglia personale nel portare avanti, con la
caparbietà della donna innamorata, la sua
relazione clandestina con Togliatti, un uomo che non
solo era già sposato, ma stava attraversando il
momento più rilevante della sua intera carriera politica
con la formazione della Costituente. E non erano
pochi quelli nel Partito che la vedevano come una rovina,
una sfasciafamiglie, una distrazione pericolosa
per un leader di così grande importanza.
Ignorando quanto fosse dura per una donna del suo
lignaggio essere considerata solo l’amante dell’uomo
forte. Ma Nilde era una donna dal carattere energico
e volitivo, con una solida cultura, e una
esperienza nella politica fatta accanto a il
Migliore. E fu così che la ex ragazza di
Reggio Emilia, diventata una donna di lotta e di
riflessione, inizia il cammino politico sulle proprie
gambe. È vicina al pensiero di Berlinguer, alle
lotte studentesche, alla rivoluzione femminista
del ‘68 e alle battaglie etiche degli anni Settanta,
come il referendum sul divorzio e sull’aborto.
E a distanza di venti anni dalla sua morte, Nilde Iotti è
ancora uno straordinario esempio di emancipazione femminile,
al di là di come la si pensi politicamente. Una donna
la cui storia deve essere raccontata e conosciuta
soprattutto dalle nuove generazioni; un modello di
coraggio e di forza tutto in rosa. Una politica che
prima di essere proclamata terza carica dello Stato è
riuscita a essere essenzialmente una donna dalla parte
delle donne. |
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