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Telegiornaliste anno XV N. 1 (583) del 16 gennaio 2019
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Addio
a Paola Nappi
di Giuseppe Bosso
Una leonessa, una lavoratrice infaticabile e dalla
passione incredibile, una donna energica, bella e ironica:
una persona solare e coraggiosa, quando occorreva battagliera.
Questo il ricordo dei colleghi della redazione toscana di Tgr
Rai di Paola Nappi, venuta a mancare nei primi giorni del 2019.
Una vita dedicata al mondo del giornalismo, sulle orme di papà
Roberto, dagli inizi nella natia Livorno sulle pagine de
La Nazione fino all'approdo alla Rai, a La vita in
diretta agli inizi e poi al Tg1, al Tg2 e a Tgr.
La vita e la carriera di Paola procedono spedite fino a
quel terribile 13 febbraio 2012, mentre stava seguendo la
tragedia della Costa Concordia appena naufragata nelle acque
intorno all'Isola del Giglio.
Un malore improvviso, e l'addio
a quel lavoro tanto amato, a quei colleghi che non avevano mai
smesso di esserle vicini, in questi sette lunghi anni di sofferenza,
e che si sono raccolti intorno ai suoi cari nella chiesa di Santa
Lucia per porgerle l'ultimo saluto.
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Alessandra Martines, vivere in danza
di Maria Cristina Saullo
Imparare a camminare ti rende libero. Imparare a danzare
ti dà la libertà più grande di tutte: esprimere con tutto il
tuo essere la persona che sei (Melissa Hayden).
La protagonista di questo racconto ha esternato, in toto, il
suo essere una libellula che danza nel cielo:
Alessandra Martines incarna ciò che vuol dire essere un’artista
completa; una ballerina che vola sulle punte
e incanta la platea con un sorriso costante,
dolce e sinuoso; un’attrice apprezzata e impegnata
con ruoli di prestigio che l’hanno resa famosa; una donna,
una mamma che ha trasmesso ai suoi figli, Hugo di 6
anni e Stella di 20, quella beltà e francesità
insiti nel suo dna.
La ricordiamo perfettamente al fianco del Pippo nazionale
a Fantastico 7, nel 1986, in coppia con
Lorella Cuccarini: insieme hanno eseguito coreografie
rimaste negli annali dell’arte.
Negli anni, Alessandra inizia anche a recitare: le
vengono proposti ruoli per il cinema e la
televisione.
Nel 1991 Lamberto Bava le propone il ruolo da
protagonista nel film tv Fantaghirò, insieme a
Kim Rossi Stuart: il grande successo fa diventare
Alessandra Martines uno dei volti più noti della tv
italiana, tanto da farle vincere, nel 1992, un
Telegatto come migliore protagonista della serie che
comprende altri quattro film, l’ultimo girato nel
1996.
Nella vita di Alessandra Martines non potevano mancare le
grandi passioni e gli amori importanti come
quello con il regista francese Claude Lelouch, che
sposa nel 1995 e dal quale ha una figlia, Stella, e l’ex
compagno, l’attore Cyril Descours, che ha conosciuto
nel 2008 sul set de La reine et le cardinal,
con il quale hanno il piccolo Hugo. Ed è proprio dopo la sua
nascita che la Martines torna a lavorare in Italia.
In una recente intervista, proprio sugli schermi
Rai, abbiamo ammirato il suo essere ancora una
splendida donna, appassionata e consapevole di dover
ancora esprimere il suo io nell’arte che l’accompagna
da tutta la vita e che l’ha resa e la rende unica. |
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Manuela
Pannullo, migliorare ogni giorno
di Giuseppe Bosso
Poliedrica, brillante e solare; nel 2008 premiata a Venezia con
il Leone d’Argento, Manuela Pannullo è un volto popolare non
solo nella sua Cava de’ Tirreni; attrice, conduttrice,
giornalista, presentatrice di eventi, la incontriamo nella sua
città in occasione della Notte bianca, svoltasi a poche ore
dall’Epifania.
Manuela, che sensazioni ti dà questa serata?
«È il terzo anno di fila che la presento, quest’anno abbiamo
concluso con il concerto degli Stadio, è sempre un impegno che
mi onora e mi gratifica per quello che rappresenta per la mia
città».
Quali sono i tuoi impegni per quest’anno?
«Anzitutto c’è il lavoro quotidiano all’ufficio comunicazione
del comune di Cava, che rappresenta lo spirito quotidiano per
migliorare me stessa giorno dopo giorno; ho la fortuna di
lavorare con splendide persone come il mio capo Rino Ferrara e
ovviamente il sindaco Vincenzo Servalli, una persona che ha una
straordinaria carica umana e preparazione, molto acuto nelle
scelte».
Ma non ti sta stretta la dimensione provinciale?
«Ho spesso pensato di andare via, ma la nostalgia mi assale già
in questi momenti; è successo nel 2008 quando ho vinto il Leone
d’Argento a Venezia per la recitazione, avevo 17 anni ed è
stato già quello un periodo di allontanamento che ho sofferto
in quei 20 giorni; ma è stata anche la svolta che mi ha fatto
capire di insistere nella strada della recitazione e provare
anche il giornalismo, la conduzione; ma è il teatro che mi ha
aiutato tantissimo, è un impegno che mi coinvolgerà presto in
vari spettacoli, ed è una bella sfida anche quella».
Guardando indietro c’è qualcosa che rimpiangi?
«Rifarei tutto quello che ho fatto; nel momento di dover fare
una scelta non ho avuto dubbi nel proseguire nello studio e mi
sono laureata in giurisprudenza l’anno scorso piuttosto che
seguire il sogno della ‘star’, che in Italia viene coltivato
bene ma spesso senza adeguata preparazione e ponderazione; le
delusioni sono dietro l’angolo, quindi ho preferito crearmi un
porto sicuro, lasciando comunque aperte le mie passioni, la
recitazione per l’associazione di cui faccio parte in
particolare».
Quali sono i tuoi sogni?
«Non credo di aver chiuso quel cassetto, perché non ne ho messo
soltanto uno; non ho mai voluto essere costretta ad una sola
scelta; ma devo capire quali sono state le realizzazioni e
quali proseguire; magari anche l’avvocatura».
Il tuo messaggio ai giovani del Sud.
«Abbiamo uno straordinario patrimonio di umanità, qualcosa che
ci rende unici, uno spirito di appartenenza che ci fa adattare
ad ogni situazione. È lo spirito partenopeo che è presente
anche a Cava, abbiamo gli stessi colori. E non ci arrendiamo
mai, anche a 30 anni riusciamo ad inseguire i nostri sogni, e
parlo soprattutto di mio padre, Mario Pannullo, che a 30 anni
pur avendo due figlie decise di iscriversi all’università
laureandosi. Mi ha sempre esortato a studiare, a cercare sempre
di migliorare me stessa, e a 50 anni si iscrisse insieme a me
alla facoltà di giurisprudenza, seguendo quel percorso. È stato
questo il suo più grande insegnamento che porto nel cuore, il
non sentirsi mai arrivati, ma cercare ogni giorno nuove sfide
per migliorarsi, è il modo per sentirsi felici davvero». |
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