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Archivio Telegiornaliste anno XIV N. 31 (578) del 21 novembre 2018
 
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TGISTE Mariaclaudia Catalano, crescere a Canale 21 di Giuseppe Bosso

Incontriamo la giornalista napoletana Mariaclaudia Catalano, volto di Vg21, il telegiornale della storica emittente partenopea Canale 21.

La sua giornata tipo.
«Sveglia presto al mattino e rassegna stampa delle ultime notizie, davanti a un buon caffè, prima di iniziare a lavorare».

Canale 21 rappresenta una buona palestra?
«Sicuramente una palestra ormai di livello nazionale, l’emittente trasmette anche nel Lazio, l’ideale e la migliore per questa professione».

Quanto invece è stata importante l’esperienza di Teleclubitalia?
«Molto per la mia formazione, insieme al mio percorso con Raffaele Auriemma a Radio Crc, ho appreso le basi del giornalismo grazie al direttore Francesco Molaro, all’editore Giovanni Russo e tutto il suo staff; persone che mi hanno dato spazio e la possibilità di crescere umanamente e professionalmente».

In quale argomento si sente maggiormente ferrata?
«Adesso mi occupa di cronaca politica principalmente, ma lo sport è la mia passione, è il mio background».

Il caso Afro Napoli che abbiamo recentemente vissuto che impressione le ha lasciato, essendosi occupata anche di sport e di calcio?
«Penso che nei confronti della candidata si sia fatto del razzismo al contrario, se si parla di tolleranza, uguaglianza e valori si deve lasciare libere le calciatrici di fare le proprie scelte».

Tante colleghe a Canale 21, esperte e in gamba: ce n’è qualcuna a cui si ispira o che ammira particolarmente?
«Sarebbe ingeneroso nei confronti di colleghe così valide fare nomi. Ho molto da imparare da ognuna di loro».

Cosa si aspetta dal 2019?
«Continuare sempre a migliorarmi in questa professione che non finisce mai di farti crescere».

Ha mai dovuto confrontarti con proposte indecenti?
«No, per fortuna posso dire che non mi è mai capitato».

C’è mai stato qualcuno che le ha messo il bavaglio?
«Mai! Se fosse accaduto, avrei proferito interrompere la collaborazione. Il sale del giornalismo è la libertà di espressione».
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TUTTO TV Valeria Cagnoni: ogni viaggio mi emoziona di Giuseppe Bosso

Da diciotto anni, in sella ad una moto con il collega e compagno Emerson Gattafoni, è volto e anima del programma di Raiuno Dreams Road, in giro per l’Italia e per il mondo raccontando paesaggi e storie a due ruote. Abbiamo il piacere di intervistare Valeria Cagnoni.

Ha dovuto confrontarsi con pregiudizi e stereotipi in questa esperienza a Dreams Road?
«Me lo chiedono spesso nelle interviste e la mia risposta è sempre no, almeno per quel che mi riguarda per i viaggi che ho fatto intorno al mondo. C’è più che altro sorpresa, la gente si stupisce di vedermi guidare una moto così grande e macinare così tanti chilometri attraversando interi continenti, ma oltre questo nessun pregiudizio, anzi ammirazione».

Qual è stato in questi anni il luogo che le è maggiormente rimasto impresso?
«Ho viaggiato davvero in tutto il mondo, girando i cinque continenti attraverso quasi cinquanta Paesi, è una domanda che mi mette in difficoltà perché ho amato davvero tutte le mete che abbiamo toccato; e allora le rispondo come faccio sempre in questi casi, cioè che spero che la prossima meta sia ancora più bella di quella precedente; è questo un po’ il motore della nostra vita in viaggio, se il più bello fosse stato il primo non ci sarebbero stati gli stimoli per continuare. Sicuramente ci sono stati viaggi e incontri che ci sono rimasti maggiormente impressi, come quando siamo stati sull’Himalaya o abbiamo incontrato il Dalai Lama, eventi che hanno toccato le corde più profonde».

Una donna alla moto secondo lei intimorisce o affascina maggiormente?
«Intimorire no, almeno spero. La vivo molto naturalmente la cosa, è una passione che non credo intimorisca, ho incontrato tante donne che viaggiano in moto, anche in Italia, ma soprattutto nel resto nel mondo. Da giovane avevo paura a fare il passeggero e così decisi di guidarla io, è una cosa che ho vissuto in modo sereno e normale, nei miei viaggi ho conosciuto tante donne che condividono questa mia passione per moto e viaggi e hanno tutta la mia stima. Per una donna forse è molto più faticoso guidare una moto pesante, ma le donne possono fare tutto… oggi pilotano aerei, vanno nello spazio… la moto è una magnifica passione che racchiude tanti sentimenti, la libertà, il sogno, sentire gli odori, i rumori, i silenzi del paesaggio… è un mezzo che fa assaporare una libertà diversa dal viaggiare in auto».

Girare tanto il mondo fa venire voglia di fermarsi ogni tanto?
«Dico sempre che il viaggio crea una sorta di sana dipendenza. Dopo lunghi ed impegnativi viaggi non nascondo che tornare a casa è un piacere, soprattutto per stare con la mia famiglia, ma dopo poco il viaggiatore deve sempre ripartire. E così sia. Un poeta francese disse viaggio per verificare i miei sogni, è un po’ così anche per me, sognare sempre e ripartire sempre».

La collocazione nel palinsesto non penalizza il vostro programma?
«Sono 18 anni che facciamo la trasmissione e devo dire che ha sempre riscosso grande successo sebbene talvolta non siano pubblicati gli share; d'altronde non abbiamo un’agenzia stampa che cura questi aspetti, ma le soddisfazioni le abbiamo avute nel corso degli anni con ascolti molto positivi, anche adesso che sta andando in onda Dreams Road Story che è una riedizione degli ultimi dieci anni al sabato mattina alle 11:30, e anche in questa particolare e non facile fascia riusciamo a conseguire un buon 12%, numeri molto alti che a noi e credo anche all'azienda soddisfino, altrimenti non saremmo stati così longevi negli anni. Certo non siamo molto pubblicizzati, negli anni siamo andati in onda in diversi palinsesti, per esempio domenica mattina alle 9:30, una fascia sulla quale non avremmo molto scommesso e che invece ci ha riservato piacevoli sorprese. Non sono scelte che prendiamo noi ma la Rai, ci adeguiamo a chi è del mestiere».

Quale riscontro avete avuto dal pubblico, non solo degli appassionati delle due ruote?
«Siamo affezionati al nostro pubblico, persone che ci seguono da 18 anni anche in rete nel nostro fan club, ormai una community dove il riscontro più bello è anzitutto da parte di chi ha capito che i nostri sono viaggi ‘veri’, senza esibizioni o eroismi, viaggi che farebbero tutti, e il commento più bello è proprio quello di chi dice viaggiamo con voi anche se non abbiamo la possibilità di farlo, è come se li portassimo con noi; è bello portare il mondo nelle case degli italiani, con paesaggi, cultura, musei, ed è bello anche sapere che ci sono telespettatori che poi fanno viaggi seguendo i nostri percorsi e lo raccontano, e tornano con le stesse sensazioni che gli abbiamo dato noi, vuol dire che il nostro è un racconto fatto con verità, passione e anche con umiltà da parte nostra, siamo poco presenti in video, perché preferiamo lasciar parlare le nostre immagini».

C’è ancora qualche posto dove le piacerebbe scorrazzare con la moto per raccontarlo ai suoi spettatori?
«Si, sono tanti i luoghi ancora da scoprire. Il mondo è grande e cambia molto velocemente, quindi anche luoghi già visitati riservano sempre grandi sorprese. Prossimamente vorrei andare in Perù, in Giappone e in Alaska».

Quali differenze ha riscontrato tra le strade italiane e quelle del resto del mondo?
«Siamo appena rientrati da un mese bellissimo in Spagna che mi ha felicemente sorpreso, attraverso i Pirenei, dove ho trovato una qualità delle strade talmente eccellente che mi fa chiedere come mai da noi, che siamo il Paese più bello del mondo, non riusciamo ad eguagliare quei livelli. Così come attraverso gli Stati Uniti, il Canada ho riscontrato una grande qualità della sicurezza del manto stradale. La consolazione, posso dirlo avendo viaggiato davvero in tutto il mondo, è che non siamo nemmeno gli ultimi della classe, ma dobbiamo avere più cura del nostro Paese».
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DONNE Cecilia Scerbanenco, vivere per la cultura di Antonia Del Sambro

Cecilia è una donna che respira cultura e letteratura fin da piccola, figlia di uno dei giallisti più importanti d’Italia e che è stato e continua a essere il maestro di molti autori, da anni fa la curatrice dei libri di suo padre, ne gestisce l’archivio omonimo e intanto scrive, racconta, traduce.

Come ogni anno anche questo 2018 la vede impegnata come presidente di giuria del premio letterario Scerbanenco che raccoglie la partecipazione dei giallisti più famosi e bravi del nostro Paese e delle case editrici più importanti. Eh sì perché il premio Scerbanenco è talmente prestigioso che solo ad essere selezionati per partecipare è già un privilegio.

Cecilia Scerbanenco non è solo una delle donne italiane più colte ma ha anche la sensibilità giusta per comprendere e scoprire i nuovi talenti letterari, la stessa sensibilità che ha profuso nella stesura de Il fabbricante di storie. Vita di Giorgio Scerbanenco. Più di un omaggio filiale al celebre padre. Un libro di memorie e di inediti che l’ha fatta conoscere e apprezzare anche come autrice e che ha regalato ai tanti estimatori e lettori di Giorgio un ritratto unico e privato che fa conoscere prima l’uomo e poi lo scrittore.

Instancabile, volitiva, impegnata attivamente nella cultura italiana Cecilia, come già è stato per suo padre, si candida a diventare un vero esempio e un vero punto di riferimento per chi ama la scrittura e la letteratura in ogni sua sfaccettatura.

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