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Telegiornaliste anno XIV N. 23 (570) del 19 settembre 2018
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Cecilia
Leo, comunicare è la mia passione
di Giuseppe Bosso
Incontriamo Cecilia Leo, giornalista pugliese che lavora a La 7.
Come sei arrivata a La 7?
«Il mio percorso è iniziato in Puglia, il successivo trasferimento a
Roma ha agevolato maggiori opportunità lavorative, tra cui quella di
poter collaborare col programma di La7. Quindi dopo avere fatto uno dei
tanti colloqui, tre anni fa è iniziata questa nuova avventura
professionale».
La tua giornata tipo.
«Mi occupo anche di uffici stampa. Relativamente al lavoro per La 7 non
c’è uno schema tipo, ogni giorno mi alzo sapendo che posso ricevere
chiamate da un momento all’altro per occuparmi di una notizia improvvisa
o di un evento; servizi da fare, argomenti da approfondire… diverso dal
lavoro di redazione che facevo prima; mi è capitato purtroppo di essere
in Puglia quando ci fu il terremoto due anni fa che aveva sconvolto il
Centro Italia, e mi sono dovuta precipitare per seguire gli eventi.
Bisogna essere sempre attenti a quello che può accadere».
Di questa estate, tra gli eventi e i fatti che hai avuto modo di
seguire, quale ti rimarrà maggiormente impresso?
«Ci siamo fermati per la pausa estiva di
Tagadà; abbiamo avuto tanto a che fare con la politica e mi
è rimasto particolarmente impresso il caso delle bambine bruciate a
Roma, difficile approcciarsi alla comunità rom e avvicinarsi al padre;
le emozioni ci sono, ma un giornalista deve saper mantenere il giusto
distacco nell’affrontare queste vicende».
Qual è, dal tuo punto di vista di giornalista, il ritratto
dell’Italia del 2018?
«Molto complessa, con molte sfaccettature e con un divario sempre più
ampio purtroppo tra ricchi e poveri; difficile raccontare anche su Roma
tra un quartiere all’altro, tra quartieri disagiati e quartieri dove la
vita è molto diversa; sono due Italie diverse, è il sentore di quello
che è oggi il nostro Paese».
Dalla provincia alla capitale, quali difficoltà hai incontrato?
«Professionalmente non ce ne sono state, se vuoi raccontare non ci sono
differenze tra città o provincia se lo fai in modo obbiettivo; i
problemi riguardano il lato logistico, abbandonare le mie radici».
Hai mai dovuto confrontarti con la parola compromesso?
«Per mia fortuna, e ne sono fiera, no, se non intendi il dover
rinunciare a qualcosa sul lato affettivo per il lavoro».
Cosa vedi nel domani?
«Spero di poter continuare a fare questo lavoro, il più bello del mondo,
mi piace comunicare a prescindere sia la vita che la bellezza; spero di
farlo sempre in modo corretto, com’è giusto che sia rispettando le
responsabilità che richiede». |
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TUTTO TV L’Amica
Geniale in anteprima
al cinema
di Lisa Pinto
L’Amica Geniale, la serie tv in onda ad
ottobre su Rai 1, che ha letteralmente incantato il
pubblico nel corso dell’ultima edizione del Festival del
Cinema di Venezia, si prepara ad un evento davvero
unico.
Attesa quasi terminata quindi per i fan,
rapiti dalla saga di Elena Ferrante che negli anni ha
appassionato ben oltre dieci milioni di lettori in tutto
il mondo, e che ora potranno finalmente vedere in
anteprima, sul grande schermo, i primi due episodi
della serie solo nei giorni 1, 2 e 3 ottobre proprio
al cinema.
Grande aspettativa per questo lavoro che è valso, fuori
concorso a Venezia, una standing ovation di oltre 10
minuti ed applausi scoscianti per il regista,
Saverio Costanzo e per le giovani attrici che
interpretano le due amiche.
Per ora sono stati girati otto episodi tratti dal
primo libro della serie, L’Amica geniale, che
verranno trasmessi in quattro prime serate. Le prime
due andranno in onda su Rai 1 il 30 ottobre.
La serie, dai numeri importanti, è una coproduzione HBO e
Rai Fiction e racconta la storia al femminile di Lila
e Lenù, due amiche cresciute assieme in un
contesto semplice e degradato. La loro condizione
diventa un punto di forza per emergere, una storia
dal forte impatto emotivo in cui è facile restare
affascinati non solo dal canovaccio ma anche dalle
ambientazioni di una Napoli anni ’50 magistralmente
ricreate per l’occasione.
Numeri ed impegni da vero e proprio kolossal, con le
riprese durate circa 8 mesi. Il set,
ricostruito, con 20 mila metri quadrati tra cui: 14
palazzine, 5 set di interni, una chiesa e
un tunnel ed un cast d’eccezione con circa
150 attori e 5000 comparse. Un vero e proprio
caso letterario con cifre che in poco tempo hanno
appassionato milioni di lettori e che, dopo la messa in
onda televisiva, siamo sicuri sarà destinato a
crescere.
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Teresa
Iaccarino, rinata tra gli ulivi
di Giuseppe Bosso
Dieci anni fa chi scrive ha avuto l’onore e la gioia di
conoscerla di persona, in una piovosa giornata di inizio
dicembre, per una piacevole
intervista, dalla quale è nato un rapporto di
cordiale amicizia mantenutosi nel tempo.
Oggi, in un assolato pomeriggio di agosto ci rechiamo a
casa sua, nel cuore di Anacapri, per un incontro
concordato da tempo, in cui
Teresa Iaccarino, volto storico di Telecapri,
per parlare di come la sua vita è molto cambiata
negli ultimi anni.
Smentendo il titolo di un celebre film del 1950 diretto
da Giuseppe De Santis, c’è molta pace tra gli ulivi e
altre piante disseminata intorno alla casa della
giornalista, prima volto amatissimo della tv dei più piccoli
e poi stimata professionista dell’informazione presso
l’emittente dell’isola azzurra; un rapporto iniziato il
6 luglio 1977 e interrottosi dopo la terribile
giornata del 12 giugno 2015, quando Teresa è rimasta
coinvolta in uno spaventoso incidente.
Spaventoso ma dal quale per fortuna e nonostante le inevitabili
difficoltà che ne sono seguite ha saputo riprendersi;
anzi, è stato per lei l’inizio di una nuova, non meno
importante, pagina di vita. Una pagina di vita
lontana dai riflettori del piccolo schermo, ma sempre con
l’affetto e la stima degli amici di una vita,
primo tra tutti il collega Enzo Colimoro, e del
pubblico che non l’ha mai abbandonata e dimenticata,
ricordando la passione che ci ha sempre messo nel seguire
eventi come il Miracolo della liquefazione del sangue di
San Gennaro che proprio in questi giorni si ripete a
Napoli.
«Il 12 giugno 2015 è e resterà sotto tutti i punti di vista,
materiali e psicologici, l’inizio della mia seconda vita; il
mio motto è non ho il diritto di lamentarmi e ho il dovere
di vivere per nome e conto di quelli a cui non è stata concessa
una seconda vita come è stato concesso a me. Il passato,
fatto soprattutto negli ultimi tempi anche di grandi
tradimenti, nei miei valori più sacri, di amarezze e delusioni
e anche di grandi umiliazioni, non mi appartiene più. Hanno
però ancora il potere di commuovermi le centinaia di
testimonianze di affetto e di stima quotidiana che mi arrivano
a riprova che si è sempre percepito, quello che per me non era
un lavoro ma una vera passione in cui ho sempre messo il cuore…
una passione, un cuore ed un entusiasmo che mi stanno
accompagnando anche in questa seconda vita nel cercare di
realizzare quei progetti che avevo chiuso in un cassetto prima
di quel 6 luglio 1977 quando per un caso fortuito la mia vita
ha preso una svolta completamente diversa da quella che stavo
programmando».
Circondata da tutto questo affetto, sincero e
incondizionato, Teresa è la dimostrazione di come
anche la più atroce delle sofferenze può essere superata e
diventare nuova vita. E di questo non possiamo che esserne
felici.
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